Ma quale ragione spinse Giuda al tradimento? La parola a Giuseppe Ricciotti. La primitiva catechesi non ci ha trasmesso altra ragione che l’amore al lucro. Quando gli evangelisti presentavano Giuda come ladro e amministratore fraudolento della cassetta comune preparavano in realtà la scena di Giuda che si reca dai sommi sacerdoti per chiedere: che cosa mi volete dare…? Ma, anche fuori dei vangeli, quando Pietro parla del traditore ormai suicida non accenna ad altro profitto del tradimento se non all’acquisto d’un campo con la mercede dell’iniquità (Atti 1, 16-19). La ragione del lucro è dunque sicura; tuttavia insieme con essa non è escluso che ve ne siano state altre di cui la primitiva catechesi non si occupò, e qui il campo è aperto a ragionevoli congetture e resta sempre l’inaspettato contegno tenuto da Giuda soltanto due giorni dopo: visto che Gesú è stato condannato, il traditore improvvisamente si pente e va ad impiccarsi. Ebbene, questo non è il contegno di un semplice avaro: un avaro tipico, un uomo che non avesse avuto altro amore che per il denaro, sarebbe rimasto soddisfatto del lucro ottenuto, qualunque fosse stata la sorte successiva di Gesú. Avaro e cupido Giuda fu certamente, ma oltre a ciò era qualche cosa d’altro. Esistono in lui almeno due amori: uno è quello dell’oro, che lo spinge a tradire Gesú; ma a fianco a questo esiste un altro amore che talvolta può anche essere piú forte, perché a tradimento compiuto prevale sullo stesso amore dell’oro e spinge il traditore a uccidersi per disperazione. Qual era l’oggetto di questo amore contrastante con quello dell’oro? Per quanto ci si ripensi, non si trova altro oggetto possibile se non Gesú. Se Giuda non avesse sentito per Gesú un amore tanto grande che talvolta prevaleva su quello per l’oro, non avrebbe né restituito il denaro né rinnegato il suo tradimento. Ma se egli amava Gesú, perché lo tradí? Certamente perché il suo amore era grande ma non incontrastato, non era l’amore generoso, fiducioso, luminoso di un Pietro e di un Giovanni, e conteneva pur nella sua fiamma alcunché di fumoso e di tenebroso: in che consistesse però questo elemento oscuro non sappiamo, e per noi rimarrà il mistero dell’iniquità somma.
Giuseppe Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, Mondadori 1962, p. 600s
Ma quale ragione spinse Giuda al tradimento? La parola a Giuseppe Ricciotti. La primitiva catechesi non ci ha trasmesso altra ragione che l’amore al lucro. Quando gli evangelisti presentavano Giuda come ladro e amministratore fraudolento della cassetta comune preparavano in realtà la scena di Giuda che si reca dai sommi sacerdoti per chiedere: che cosa mi volete dare…? Ma, anche fuori dei vangeli, quando Pietro parla del traditore ormai suicida non accenna ad altro profitto del tradimento se non all’acquisto d’un campo con la mercede dell’iniquità (Atti 1, 16-19). La ragione del lucro è dunque sicura; tuttavia insieme con essa non è escluso che ve ne siano state altre di cui la primitiva catechesi non si occupò, e qui il campo è aperto a ragionevoli congetture e resta sempre l’inaspettato contegno tenuto da Giuda soltanto due giorni dopo: visto che Gesú è stato condannato, il traditore improvvisamente si pente e va ad impiccarsi. Ebbene, questo non è il contegno di un semplice avaro: un avaro tipico, un uomo che non avesse avuto altro amore che per il denaro, sarebbe rimasto soddisfatto del lucro ottenuto, qualunque fosse stata la sorte successiva di Gesú. Avaro e cupido Giuda fu certamente, ma oltre a ciò era qualche cosa d’altro. Esistono in lui almeno due amori: uno è quello dell’oro, che lo spinge a tradire Gesú; ma a fianco a questo esiste un altro amore che talvolta può anche essere piú forte, perché a tradimento compiuto prevale sullo stesso amore dell’oro e spinge il traditore a uccidersi per disperazione. Qual era l’oggetto di questo amore contrastante con quello dell’oro? Per quanto ci si ripensi, non si trova altro oggetto possibile se non Gesú. Se Giuda non avesse sentito per Gesú un amore tanto grande che talvolta prevaleva su quello per l’oro, non avrebbe né restituito il denaro né rinnegato il suo tradimento. Ma se egli amava Gesú, perché lo tradí? Certamente perché il suo amore era grande ma non incontrastato, non era l’amore generoso, fiducioso, luminoso di un Pietro e di un Giovanni, e conteneva pur nella sua fiamma alcunché di fumoso e di tenebroso: in che consistesse però questo elemento oscuro non sappiamo, e per noi rimarrà il mistero dell’iniquità somma.
Giuseppe Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, Mondadori 1962, p. 600s
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