“Mi trovo pienamente nel comunicato del G8, mi sembra che quello indichi la strada. Non ho altro da aggiungere, se non richiamare l’importanza della preghiera perché Dio ci aiuti e ci doni la pace”: così il papa ieri ai giornalisti che gli chiedevano una battuta sull’eruzione mediorientale. Impressiona l’umiltà delle parole di papa Benedetto. In effetti il suo appello di domenica e la deliberazione di San Pietroburgo – venuta poche ore dopo – si toccavano a ogni riga, ma egli poteva riformularli nel proprio linguaggio, aggiungere un grido del cuore. Si è limitato a parlare come avrebbe potuto fare un cristiano comune, spogliandosi dei toni alti dei moniti papali. Al punto di equilibrio formulato dagli uomini di buona volontà, assistiti dai migliori esperti, ha aggiunto il richiamo alla preghiera. Ammiro questa semplicità. Essa comporta più novità di quante al momento siamo in grado di comprendere. Ma qualcuna ne possiamo intuire. La via più feconda credo sia quella di ascoltarlo come uno che parla a nome di tutti (vedi post del 13 luglio).
Ratzinger: “Mi trovo pienamente nel comunicato del G8”
19 Comments
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Semplicità…gentile Luigi,credo proprio che questa sia la parola giusta per descrivere il pontificato di Benedetto XVI.
Semplicità e modestia nel misurare le parole,nell’affidarsi completamente a Dio,semplicità nei modi(il Papa non usa l’elicottero quando si deve spostare sulle Alpi,l’anno scorso salì con i fedeli in funivia perchè non voleva interrompere il traffico,semplicità nel rapporto con i fedeli.Le agenzie dicono che in questo preciso momento sta passeggiando con Don Georg per i viottoli di Les Combes.Ieri si è fermato a fare foto con i fedeli oltre il confine svizzero e ha avuto parole gentili con tutti.
Un grande Papa!!!
Per chi vuole vedere qualche immagine dell’escursione di Papa Benedetto al San Bernardo(nessun tg ha mostrato il filmato):
http://www.inforegioni.rai.it/ram/regioni/valdaosta/tgr/20060719new1biftgr_ore_14_00_del_giorno_19_luglio_2006-valdaosta-00.ram
Saluti.
Sì un grande Papa.
Anni fa, quando Ratzinger era ancora per molti il grande inquisitore, lo vidi per strada vicino San Pietro. Presi coraggio e lo fermai, una cosa che mi costò molta fatica, perchè al fondo sono un timido. Avevo letto il suo “Il sale della terra”, che a mio parere è il suo libro per il grande pubblico che è riuscito meglio. Glielo dissi, e lui fu molto gentile. Camminammo un pò insieme, scambiammo alcune parole sul testo, poi si informò su di me, con molta cortesia e delicatezza. Giunti sin quasi alla sua abitazione, ci salutammo e fu prodigo di auguri e di parole gentili. Ero per lui un perfetto sconosciuto, sia chiaro. Non potei evitare di metterlo a confronto con altri suoi colleghi, dignitari ecclesiastici spesso considerati e presentati come “progressisti”, aperti, moderni. Ne avevo conosciuti alcuni, e mi aveva colpito la loro freddezza personale, la distanza o la distrazione nell’approccio diretto, talvolta una certa impressione di superficialità nel campo corto del dialogo personale. Tutto mi sembrava contraddire la loro fama, evidentemente centrata più sul profilo “politico” che su quello personale.
Chiaro che non bisogna generalizzare, ma Ratzinger mi pare proprio così: il Pontefice (come allora il Prefetto) coincide con il sacerdote, e il sacerdote con la persona. Non c’è distinzione, non c’è la faccia per il palcoscenico e quella privata. Un prete deve essere così: se gli manca il talento del rapporto diretto col singolo, la sua missione che senso ha?
Caro dottor Accattoli,
non posso che condividere questa sua riflessione.
ho sentito che oggi il Papa ha lanciato un nuovo appello perche’ si aprano almeno dei corridoi umanitari per aiutare la popolazione libanese.
ammiro molto questo suo incessante impegno, il suo sforzo di aiutare gli uni e gli altri. peccato che scrittori come melloni, oggi sul corriere, travisino completamente la sua neutralita’.
Saluti
Lella
Caro Accattoli, avevo sentito la breve dichiarazione del papa ieri e francamente mi aveva piuttosto deluso; la prima impressione, molto a pelle, era di una sorta di sereno accodamento (o accomodamento) ai Grandi del mondo, proprio nel momento in cui stanno mettendo a nudo l’impotenza a cui sono costretti dal reciproco gioco dei veti. Arrivavo addirittura a sospettare, una sorta di quieto disinteresse estivo.
Quest’impressione non è del tutto scomparsa. Ma leggendo il tuo post ci ho comunque riflettuto sopra. Sembra obiettivamente che papa Benedetto stia cercando di concentrare l’attenzione del cristianesimo sul suo “proprium”, sul suo nucleo centrale di mistero d’amore. E, parallelamente, di demitizzare e demediatizzare il papato, non certo riducendo l’importanza del suo “officium amoris” ma privandola di clamori e aspettative spurie. Se questa è davvero la cifra segreta del pontificato, obiettivamente ne può venire tanto bene per la Chiesa.
Ciao Francesco, non so come ringraziarti per il tuo racconto.
Mi fa piacere che tu abbia avuto la fortuna di incontrare e di conversare con l’allora Prefetto Ratzinger.
Io posso raccontare che tanti anni fa andai a Roma con i miei genitori e il cardinale Ratzinger celebrava la Messa vespertina in San Pietro. Fu un’esperienza fortissima, soprattutto per l’omelia ma anche per la totale “immersione” del cardinale nel mistero dell’Eucarestia.
Alla fine salutò noi pellegrini e ricordo che augurò a tutti una buona permanenza a Roma. Mi colpirono molto i suoi occhi azzurrissimi e la dolcezza dello sguardo.
Fui fortunata perchè io e mio fratello eravamo i bimbi più piccoli (dieci e dodici anni) e così il cardinale ci accarezzò il viso. Sarò sincera: speravo proprio nella sua elezione.
Ciao, Maria Grazia.
Mi ricollego alle sue belle parole signor Accattoli, Benedettto XVI e’ davvero “uno che parla a tutti”, questa non solo e’ una novita’ ma lì sta tutta la grandezza di quest’uomo, questo e’ il motivo di fondo per cui sempre in qualunque stagione dell’anno o momento riesce comunque a riempire piazze chiese, spianate, insomma ovunque vada c’e’ sempre tantissima gente cha va da lui, le sue parole sono davvero per tutti, questo Papa parla effettivamente alle menti ma soprattutto ai cuori di chiunque va da lui e riesce sempre a trovare le parole giuste non solo per le varie necessita’ ma soprattutto sembra che le sue parole riescano ad adattarsi alle esigenze di ognuno, se segui questo Papa, lo ascolti, mediti le sue parole le fai tue e arrivi a conoscerlo e comprenderlo fino in fondo e al meglio, poi hai la bellissima e mi creda unica sensazione che lui sia sempre con te, che ti accompagni ogni istante, le sue parole, i suoi sguardi, le sue espressioni ti vengono in mente e in aiuto proprio nel momento in cui hai davvero piu’ bisogno di lui, questa e’ l’essenza e il compito primario del Papa lui deve essere fra la gente ma non solo a parole lo deve essere soprattutto fisicamente e Benmedetto XVI riesce ad essere con ognuno di noi pur rimanendo al Palazzo Apostolico perche’ ha il grande dono di arrivare al cuore delle persone e lì rimanere sempre, questa e’ la novita’ piu’ bella che quest’uomo e’ riuscito a portare nella mia vita.
Riguardo poi alla semplicita’ delle sue parole e’ qui la sua vera forza, se sei una persona semplice la gente ti sente piu’ vicino ti ascolta e soprattutto ti capisce meglio e quindi sposa subito i tuoi messaggi perche’ li capisce al volo e li fa suoi immediatamente, besta sentirlo parlare una sola volta in qualunque contesto o leggere uno qualunque dei suoi libri per tocare con mano quanto quet’uomo faccia della semplicita’ il suo punto di forza ed di partenza, se non sbaglio si e’ definito un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore….il papa che appena eletto usa queste parole che poi si affida e chiede in piu’ di un’occasione il sostegno e l’aiuto dei fedeli tutti con la preghiera per la sua persona, non solo per le sue intenzioni particolari, queta e’ la misura, la chiave di volta di Benedetto XVI quest’uomo prima di essere il Papa e’ un unomo di Dio, un autentico e unico uomo di chiesa, il sacerdote solo dopo viene il Papa, Benedetto XVI ha fatto scopo del suo Magistero Petrino quello di riportare Gesu’ Cristo in mezzo alla gente e soprattutto nei cuori della gente da dove ultimamente e’ stato allontanato, il centro di tutto non deve essere ne’ la chiesa ne’ il Papa il centro e’ e deve essere solo e unicamente Gesu’ Cristo e’ questo che sta a cuore di Benedetto XVI ed e’ per questo che lui si adopera con tanto ardore.
La cosa piu’ bella che ogni fedele puo’ fare e’ seguire sempre le sue parole e mi crede pregare e sapere di farlo per il Papa, per le sua intenzioni e soprattutto insieme a lui e’ davvero la cosa piu’ bella, e’ un momento unico in cui davvero senti Benedetto XVI lì con te e mi creda davvero non vorresti ne ‘ potresti essere in compagnia migliore perche’ insieme a te c’e’ davvero Gesu’ Cristo.
Francesca.
Gent.mo Luigi, la ringrazio per il suo intervento circa la semplicità di Benedetto XVI. Come le ebbi a dire in un mio precedente post, tra i pregi e le caratteristiche di Papa Benedetto, sottolineai proprio la sua semplicità nel porsi e la forza nel parlare direttamente al cuore delle persone, ma, sempre con estrema dolcezza. Purtroppo,proprio ieri sul Corriere della Sera ho letto con molta amarezza, l’articolo del Sig. Alberto Melloni che, mi ha fatto rabbrividire. Addirittura si vuol far passare Benedetto XVI per una persona fredda, distaccata ed indifferente alla situazione attuale del Medio Oriente; addirittura un Papa che invece di preoccuparsi dei problemi di quella regione in particolare, passa i pomeriggi al pianoforte ed altre assurdità del genere come la presunta mancanza della diplomazia vaticana, causata dal cambio dei vertici alla Segreteria di Stato. Io mi domando e tutti gli appelli che costantemente Papa Benedetto ha pronunciato in svariate occasioni con la richiesta di corridoi umanitari di aiuto per le popolazioni martoriate dal conflitto in essere, non ultima la dichiarazione della Sala Stampa Vaticana in quale considerazione sono stati presi da questo illustre signore? Non voglio dare la senzazione di avere i paraocchi, ne la presunzione di giudicare ma, come fedele trovo profondamente ingiusto e soprattutto irrispettoso accusare il Papa e con lui la chiesa di fredda indifferenza. Posso accettare che il Sig. Melloni non veda di buon occhio il Papato di Benedetto XVI come si evince anche dal volume ” L’inizio di Papa Ratzinger” ma, il rispetto viene prima di tutto. Queste critiche e direi accuse a mio avviso sono di parte e prive di qualsiasi fondamento.
Gradirei un suo parere grazie
Alberto Melloni vorrebbe dalla Chiesa l’espressione di una “prossimità nuova” a Israele e alla sua “speranza di vivere” e lamenta che Benedetto XVI non sia in grado di affermarla a motivo della sua “solitudine”. Io credo invece che una più efficce prossimità debba essere espressa sia a Israele, sia alla nazione palestinese, sia al Libano da sempre martoriato. E trovo che quella prossimità il papa l’abbia espressa efficacemente – poche ore dopo che Melloni aveva licenziato il suo commento – con la “dichiarazione” di ieri, che non è affatto rituale e che mostra – a smentita dei timori del commentatore – come il papa sia ben supportato dalla Segreteria di Stato, nonostante l’interregno in cui essa si trova tra i cardinali Sodano e Bertone. Quella dichiarazione non ha nulla di scontato nello scenario attuale e indica l’unica via d’uscita dal dramma medio-orientale: quella del rispetto del diritto di tutti. Forse Melloni avrebbe scritto un articolo diverso, se il commento gli fosse stato chiesto ieri e non l’altro ieri. Trovo bella comunque la sua passione per il “diritto degli ebrei a vivere”, la condivido e da essa cerco di imparare. Di più: Melloni è un cristiano e dunque anche in lui “parla” quella prossimità della Chiesa a Israele che giustamente gli sta a cuore.
Saluti, Luigi Accattoli
Gent.mo Luigi la ringrazio per aver considerato il mio post e per aver espresso il suo parere. Vorrei comunque sottolineare che il Sig. Melloni non avrebbe in nessun modo modificato il suo articolo ( e non sto facendo un processo alle intenzioni) perchè temo che c’è da parte del sig. Melloni una sorta di “non accettazione” latente verso la figura di Benedetto XVI e del suo operato e peraltro vorrei ribadire, che Benedetto XVI non lascera’ mai solo nessun popolo in nessun caso qualsiasi esso sia perche’ il suo modo di agire e di vedere e’ quello di un cristiano e non quello di un politicante o altro.
Comunque, la rigrazio nuovamente per la sua attenzione verso il mio post.
Jenny68
E’ stato ripetuto in mille salse che Ratzinger è il Papa della sobrietà, dell’autoriduzione, del ritorno all’essenziale: Parola, Eucarestia, Preghiera, Catechesi. La prima ricaduta di questo è sul piano della visibilità geopolitica della Santa Sede: un meno di protagonismo, di iniziativa, di movimento. La scelta di un canonista-teologo come Segretario di Stato da parte di un Pontefice che non ha esperienza politico-diplomatica la dice lunga. La decisione di ridurre lo spazio dei Nunzi Apostolici, che mi pare abbiano oggi incontri molto più brevi col Papa durante le loro visite a Roma, è un altro indizio. E un ulteriore segno è la biografia di Ratzinger: prete nella roccaforte straussiana bavarese, anche da Vescovo di Monaco e da Prefetto a Roma non ha mai mostrato molto interesse o attitudine per la politica di tutti i giorni, per quanto anch’essa importante e con una sua dignità. Non credo abbia mai vissuto – ad esempio – i problemi, i travagli, i cambiamenti e le complessità della cultura politica dei cattolici italiani, preti e laici. Nè ha dovuto combattere all’opposizione, come Wojtyla in Polonia. Ecco, quindi, un uomo decisamente meno “politicus”.
D’altra parte, Melloni appartiene alla schiera degli studiosi e degli osservatori che hanno guardato con fiducia al passaggio da Giovanni Paolo a Benedetto. E proprio anche per questi orientamenti del Papa tedesco, per le potenzialità riformistiche contenute nel suo “ritorno all’essenziale”. Basta leggersi il suo libretto “L’inizio di Papa Razinger”. Ora – a parte il merito della questione israelo-palestinese – sembra dolersi del basso profilo politico delle dichiarazioni pontificie e del ruolo attuale della Santa Sede.
Sarà anche vero, ma questa è proprio la concretizzazione del nuovo corso. E non si può volere tutto.
Perché “una non accettazione”? Ritengo che da parte di Melloni ci sia, semplicemente, una diversa valutazione di questo primo anno (o poco più) di pontificato: una fase che sta dando filo da torcere a tutti i commentatori, mi sembra, per questo stile sommesso e quasi riservato (da ultimo nell’incontro delle famiglie nella Spagna di Zapatero, dove il papa ha sorpreso molti per la sua grande pacatezza). Ma questo stile è, in sé, una novità e – per ora – la maggior novità di Benedetto XVI. Per il resto, ho come l’idea che la Deus caritas est sia solo il primo tassello di una costruzione con cui il papa voglia ripresentare il mistero di Gesù Cristo e della Chiesa a tutti gli uomini. Con semplicità, “con mitezza e rispetto”, lasciando trasparire – dietro il teologo raziocinante e il curiale inflessibile – l’animo dell’innamorato, l’animo della Sposa.
Era il mese di marzo del 2003. Mi trovavo a Roma per alcuni giorni di riposo e pensai bene di fare due passi in Vaticano. In Borgo Pio incontrai un sacerdote completamente vestito di nero, cappello compreso per proteggersi dal freddo. In mano stringeva una valigetta e, passeggiando, salutava gli stranieri che incontrava nelle diverse lingue. Lo affiancai per qualche metro, poi fui sicuro della sua identità: era l’allora Cardinale Joseph Ratzinger. Con la faccia tosta che contraddistingue un po’ tutti noi campani, mi permisi di fermarlo. Mi presentai, lui fu molto cortese con me. Camminammo sino a Piazza Indipendenza, chiacchierammo abbastanza, volle sapere cosa facessi nella vita, da dove provenissi, cosa facessi a Roma. Non ricordo come, ma il discorso scivolò ad un certo punto su Israele. Il Cardinale Ratzinger, futuro Benedetto XVI, sospirò: “Bisogna pregare ogni finchè cessi l’odio in Medio Oriente: faccia anche lei la sua parte recitando il Rosario”. All’epoca, lo scontro con il Libano non era stato neanche paventato…Ora, dico io, anche alla luce della domenica di preghiera indetta dal Papa e dalla sua richiesta di una tregua immediata con l’apertura di corridoi umanitari, come si fa a dire, più o meno esplicitamente, che il Pontefice poca attenzione presti alla questione Mediorientale? L’articolo di Melloni l’ho trovato offensivo. Credo anch’io che se anche scritto a 24 ore di distanza, il “pezzo” sarebbe stato identico e preciso. Come si può pensare che il Papa sia isolato quando, ragionando secondo i criteri della Fede, Lui è il Vicario di Cristo in Terra ed è mosso dallo Spirito Santo? Come si può lasciar trasparire che il Papa abbia commesso il grave errore di depotenziare la Segretaria di Stato, creando una specie di vacatio, proprio in un periodo così delicato? Ma uno dei quesiti fondamentali è anche questo: non sarà che Melloni è prevenuto nei confronti di Benedetto XVI? Ad ogni buon conto, Melloni si è attirato solo critiche con l’articolo “incriminato”. Ciò dovrebbe farlo riflettere e renderlo più obiettivo.
Saluti a tutti
Buona domenica a tutti.
ho avuto modo di leggere l’articolo di melloni, ma anche quelli di dino boffo su “avvenire” e di monsignor fisichella su “il corriere”. questi ultimi pongono l’accento sulla volgarità (boffo) e sulla parzialità e “ingenuita’” (fisichella) dell’articolo di melloni, che io ho trovato sgradevole nelle sue sue ironiche insinuazioni.
mi permetto di ricordare a melloni che il Papa non ha depotenziato la segreteria di stato, anticipando l’allontanamento di sodano. questi resta “primo ministro” del Pontefice fino a settembre. pare pero’ che le continue indiscrezioni ed i tentativi di fare pressione sul Papa lo abbiano indotto ad anticipare i tempi.
quanto alla supposta solitudine del Papa, rammenterei a melloni che il vicario di Cristo, per definizione, non è mai solo: non è Lui, ma Cristo, che guida la chiesa. questa è la dottrina cattolica a cui, penso, melloni aderisca.
grazie per tutte le testimonianze sull’allora cardinale Ratzinger.
saluti, lella.
Lella, lei cita due fonti (Boffo e Fisichella) che non possono essere obiettive: uno è il direttore del quotidiano della Cei, l’altro uno dei più stretti collaboratori del Papa. Ovvio che comunque vada devono dire qualcosa a difesa della Santa Sede.
Quanto alla segreteria di Stato, è vero che il Papa ha scelto un non diplomatico alla guida del servizio diplomatico vaticano e il disbrigo degli affari della Chiesa, il cardinale Tarcisio Bertone, suo ex collaboratore, numero due della Congregazione per la dottrina della Fede.
Una valutazione possibile di un pontificato si può fare anche dal tipo di collaboratori che il Pontefice sceglie: William Levada, non teologo, è a capo della CdF; Bertone, non diplomatico, alla guida della Segreteria di Stato. Questo significa che il Papa ha in mente una Curia più ‘servente’ e meno ‘autonoma’ rispetto a quella wojtyliana. Il che, considerati certi eccessi passati, non è assolutamente sbagliato.
E’ un depotenziamento quello del cambio alla guida della Segreteria di stato? Se parliamo di competenze diplomatiche sì. Ma da un punto di vista ecclesiologico, se diamo per buono il principio enunciato sopra, è invece coerente con il disegno ratzingeriano. E tutto sommato la pulizia nella Chiesa passa anche da questo.
Quanto alla supposta solitudine del Papa, ce ne fu uno che disse di trovarsi “su un pinnacolo” e di provare tanta solitudine. Si chiamava Paolo VI.
Buongiorno a Tonizzo e a tutti.
Mi sta bene che mons. fisichella e boffo non siano obiettivi, pero’ trovo che nemmeno melloni sia il massimo della trasparenza.
la sua avversione a papa ratzinger è arrivata davvero al limite.
ho trovato sgradevole, in particolare, l’insiniazione che il Papa, da tedesco, ha qualche problema con il popolo ebraico.
saluti, lella.
Cara Lella io non trovo sgradevole quello che dice Melloni su Ratzinger e l’Olocausto. Forse perché ha avuto il coraggio di sottolineare quello che tanti pensano. E avere un’opinione differente non è una cosa da condannare, il mondo è bello perché vario. Non foss’altro che probabilmente la Germania è finita in mano ad una banda di criminali nazisti: ma che ogni dittatura in qualche modo deve reggersi sul consenso popolare. Difatti c’è stato chi nel mondo ebraico ha criticato la presa di posizione del Papa ad Auschwitz, come il rabbino di Roma Riccardo Di Segni.
Ne ho parlato con Accattoli, e lui mi ha detto che sono polemiche passeggere. Sicuramente (lui ha visto il precedente viaggio di Wojtyla ad Auschwitz nel 1979, io no per motivi anagrafici) è così. Ma queste polemiche da parte ebraica ci sono state. E bisogna comunque tenerne conto. Buona giornata.
Ciao Tonizzo, io non credo affatto che esista una responsabilita’ collettiva del popolo tedesco. leggere la storia a posteriori e’ certamente piu’ facile che viverla direttamente. quando pio xii era in vita, molti (anche ebrei) lo consideravano un santo per aver aperto i cancelli della villa di castelgandolfo agli ebrei persecuitati, ma poi l’opinione su questo pontefice e’ cambiata molto.
a volte mi chiedo: fra 60 anni come verra’ giudicato il bombardamento del libano da parte di israele? un atto di legittima difesa? forse…ma se non sara’ cosi’?
p.s. in ogni caso è ora di finirla con questa storia della gioventu’ nazista di ratzinger!! anche oggi la solita solfa sul corriere. facciamo progressi: ora si ammette che fu un arruolamento forzato. che scoperta!!! io lo sapevo dall’aprile dello scorso anno!!!
Lella, mi permetto di osservare – a difesa momentanea della mia quasi indifendibile corporazione – che non si fa torto a nessuno se si dà notizia, come faceva l’altro ieri il Corsera, di una pubblicazione in lingua tedesca realizzata per incarico dell’arcivescovado di Monaco, che fornisce il supporto documentale a quanto già conoscevamo – qui hai perfetta ragione – da diversi testi autobiografici del cardinale Ratzinger e in particolare da “La mia vita”, tradotto in Italia dalla San Paolo. Dovrebbe farti piacere, non trovi? Risaluti, Luigi