Nel post dell’altro ieri confidavo d’aver scritto nelle ultime settimane due testi di maggiore impegno sulla figura di Joseph Ratzinger: uno di tipo professionale, un profilo del Pontificato, scritto per il Messaggero di Sant’Antonio e che ho riportato per intero quel giorno; e un altro personalissimo, sul mio debito verso di lui, pubblicato da Il Regno, che riporto oggi. Nei commenti l’intero testo regnicolo, che la rivista ha intitolato Il mio grazie a Benedetto maestro di libertà.
Non prevedevo la sua elezione. Avevo invece capito che era capace di rinunciare. Ma non avevo immaginato che da emerito continuasse a parlare.
Nei giorni del commiato da papa Benedetto, provocato da intervistatori di varia provenienza, mi sono chiesto che cosa avessi imparato dalla sua lunga frequentazione, partita quando Franco Rodano mi disse, nel 1969, «leggi Introduzione al cristianesimo», che quell’anno era stato tradotto in italiano dalla Queriniana. E tante sono state nei decenni le vie per cercarlo e per amarlo, non tutte facili.
Ho imparato molto, e potrei riassumerlo con quattro motti: l’incoraggiamento a chiedere a Dio di manifestarsi nella sua presente eclissi dal mondo; la passione per la figura di Cristo come ci viene presentata dai Vangeli; la teologia dell’amore, che trova un prolungamento provvidenziale nella predicazione della misericordia di Francesco; la spinta a restare libero anche in circostanze obbliganti.
Considero il primo tra questi doni quello che riguarda la preghiera. Lo richiamo evocando un’orazione che formulò da cardinale, nella Via crucis del 2005, e scrisse alla vigilia dell’elezione a papa: «Signore Gesù, aiutaci a riconoscere, in quest’ora di oscurità e di turbamento, il tuo volto. Mostrati di nuovo al mondo in quest’ora. Fa’ che la tua salvezza si manifesti».
Ecco, io sono contento che sia stato papa uno che pregava così: fatti riconoscere, mostrati di nuovo. Questa mi appare come tutta la preghiera di oggi e dunque a suo tempo esultai a sentirla in bocca a un cristiano che subito dopo fu eletto vescovo di Roma.
Negli anni del pontificato, da cronista, andai raccogliendo le sue invocazioni a Dio perché si manifestasse nel nostro tempo immemore della sua presenza. E sempre trovavo le parole che rivolgeva a Dio più vive – più audaci – di quelle che rivolgeva agli uomini.
Mi piace ora richiamare la più forte di tali invocazioni, che pronunciò durante l’udienza generale del 23 agosto 2006, commentando le parole dell’Apocalisse «Vieni, Signore Gesù» (22,20): «Sei già venuto, Signore! Siamo sicuri della tua presenza tra di noi. È una nostra esperienza gioiosa. Ma vieni in modo definitivo!».
Metto come secondo tra i doni di Benedetto la passione per la figura di Cristo che troviamo nei Vangeli. Quando preparo le lectio per gli appuntamenti quindicinali del gruppo di lettori della Bibbia di cui sono animatore da vent’anni (si chiama Pizza e Vangelo, perché prima si mangia una pizza e poi si legge il Vangelo) sempre scorro i tre volumi di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI intitolati Gesù di Nazaret (2007, 2011, 2012) e spesso vi trovo un aiuto appropriato.
Per terzo, tra gli insegnamenti metto quella che ho chiamato teologia dell’amore, che ha il suo capo d’opera nell’enciclica Deus caritas est (2006) e la sua divulgazione in decine e decine di Angelus, catechesi, omelie. Richiamo una sola battuta, che pronunciò il 7 giugno 2009: «Dio è tutto e solo amore». E segnalo che papa Francesco, il 15 settembre 2013, dirà: «Gesù è tutto misericordia, Gesù è tutto amore».
Il quarto insegnamento lo chiamo spinta a restare libero – nelle questioni essenziali – anche quando le circostanze, le aspettative altrui, le tradizioni paiono farsi obbliganti. Papa Benedetto è per me un maestro di libertà.
Il mite Joseph ha rivendicato per sé – ma in definitiva per tutti – libertà prima di lui impensabili: che un prefetto della fede e un papa pubblichino testi di teologia, che un papa rinunci al papato, che da papa e più ancora da papa emerito pubblichi libri-intervista in cui propone convincimenti personali sulle materie più varie. Benedetto ha osato il nuovo in terreni delicatissimi, contribuendo in maniera decisiva a quella riappropriazione dell’identità soggettiva che può essere considerata come l’impresa condivisa di tutti i papi del Concilio e del dopo Concilio. Tra tutti egli è stato forse il più umile ma anche il più libero.
Le vistose libertà che si prende papa Francesco vanno commisurate con questa libertà delle libertà che Benedetto ha rivendicato in pienezza, proponendo sue opinioni teologiche, facendole valere con ampiezza di argomentazioni ed esponendosi al contraddittorio. Come fa a introduzione della trilogia su Gesù: «Ognuno è libero di contraddirmi» (vedi a p. 20 del primo volume).
La rinuncia al pontificato può essere considerata il culmine della sua vasta rivendicazione di libertà soggettive. Ha deciso in proprio, da solo, senza consultare nessuno. Con quella decisione il timido Joseph ha dato prova di una libertà intellettuale straordinaria, paragonabile solo a quella che 54 anni prima aveva permesso a Giovanni XXIII d’azzardarsi a convocare un concilio: anche lui senza consultare nessuno.
https://gpcentofanti.altervista.org/la-recente-lettera-di-ratzinger/
Roger Haight, Tissa Balasuriya, Leonardo Boff, Jacques Dupuis, Anthony de Mello, Benjamin Forcano, Ivone Gebara, Jeannine Gramick, Robert Nugent, Gustavo Gutiérrez, Mattew Fox, Marciano Vidal, Paul Collins, Teresa Berger, Edward Schillebeeckx, José Maria Castillo, André Guindon, Franco Barbero, Juan José Tamayo. E’ un elenco largamente incompleto di ecclesiastici messi a tacere dal “mite” Prefetto della Congregazione della fede Ratzinger.
Alberto Farina
Intanto in Nicaragua il regime di Ortega condanna il sacerdote cattolico Alvarez a 26 anni di carcere.
Dal ” misericordioso” Francesco, il paladino degli oppressi, quello pronto a combattere per le cause degli oppressi, silenzio totale, come sul catd. Zen.
Forse un giorno gli storici scriveranno la verita’ su questo pontificato.
http://ilsismografo.blogspot.com/2023/02/nicaragua-nicaragua-condenan-obispo.html?m=1
“Su questa triste e inedita vicenda, della quale non si trovano eventi simili in tutta la storia recente dell’America Latina, neanche quando la regione era sotto il dominio di numerose dittature militari neo-fasciste, il Papa e più in generale la Santa Sede non ha mai detto pubblicamente una sola parola
Louis Badilla Ilsismografo
Stamane Vatican News. Nicaragua, condannato a 26 anni di carcere il vescovo Álvarez. Il vescovo di Matagalpa è stato condannato da un tribunale nicaraguense dopo essersi rifiutato di lasciare il Paese insieme ad altri sacerdoti e oppositori politici
https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2023-02/nicaragua-condannato-vescovo-carcere-alvarez-ortega-chiesa.html
Ieri Vatican News. Nicaragua, espulsi negli Stati Uniti sacerdoti e seminaristi
Le autorità del Paese del Centro America hanno cacciato oltre 200 detenuti politici, tra cui alcuni religiosi accusati di “cospirazione”. Sono stati tutti privati dei loro diritti civili. Resta in carcere monsignor Rolando José Álvarez
https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2023-02/nicaragua-liberati-espulsi-stati-uniti-sacerdoti-seminaristi.html
Vatican News dell’8 febbraio. Nicaragua, condannati preti e laici. Hollerich: “Rilasciate il vescovo e gli altri detenuti”. Dieci anni di carcere a un gruppo di sacerdoti e laici di Matagalpa, la stessa diocesi di monsignor Álvarez rinviato a giudizio per cospirazione. L’accusa è di presunti reati gravi contro lo Stato. Il presidente della Comece prende posizione con una lettera: “Faremo il possibile presso le istituzioni europee per la promozione della libertà, dello stato di diritto e della democrazia nel Paese”
https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2023-02/nicaragua-sacerdoti-condannati-lettera-hollerich.html
Vatican News del 10 gennaio. Nicaragua, a processo il vescovo di Matagalpa accusato di cospirazione – Monsignor Rolando José Álvarez Lagos dovrà affrontare il processo in una data ancora da precisare. Confermati gli arresti domiciliari
https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2023-01/nicaragua-rinviato-a-giudizio-il-vescovo-alvarez.html
Vatican News del 14 dicembre 2022. Nicaragua, il vescovo Álvarez accusato di cospirazione e messo agli arresti domiciliari – Associazione a delinquere finalizzata a minare l’integrità nazionale e a diffondere notizie false a danno dello Stato e della società: questa la formulazione del capo d’accusa nei confronti del pastore di Matagalpa, già costretto nella sua residenza dal 19 agosto scorso. Da tempo nel Paese latinoamericano sono in atto gesti persecutori nei confronti della Chiesa cattolica per un presunto sostegno agli oppositori del governo Ortega
https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2022-12/nicaragua-chiesa-america-latina-vescovo-alvarez-arresto-accusa.html
Vatican News del 21 agosto 2022. Il dolore del Papa per il Nicaragua: il dialogo sia base di una convivenza rispettosa – Le restrizioni imposte dal governo alla Chiesa del Paese centroamericano in un crescendo di tensione hanno suscitato preoccupazione in Francesco, che ne ha parlato al termine della preghiera mariana dell’Angelus: la Vergine “Purissima” ispiri nei cuori di tutti “una concreta volontà” di giungere a una pacificazione
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2022-08/dolore-papa-francesco-nicaragua-dolore-convivenza-rispetto.html
Vatican News del 19 agosto 2022. Nicaragua, prelevato con la forza il vescovo Álvarez, è agli arresti domiciliari a Managua – Il vescovo Rolando José Álvarez è stato prelevato con forza nella notte dalla Curia arcivescovile di Matagalpa dove era rinchiuso dagli inizi di questo mese insieme ad altri sacerdoti e laici. La polizia ha condotto il presule e le altre persone a Managua. Immediate le proteste e le reazioni di solidarietà al vescovo che ha potuto incontrare il cardinale arcivescovo di Managua Leopoldo Brenes. La preoccupazione del segretario generale dell’Onu
https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2022-08/nicaragua-chiesa-america-latina-vescovo-alvarez-polizia.html
Viva il Sismografo. Il Sismografo ha ripreso il mio articolo al quale è dedicato questo post:
https://ilsismografo.blogspot.com/2023/02/italia-il-mio-grazie-benedetto-maestro.html
Dal Sismografo, cui tu inneggi, prendo il comunicato con le parole del papa all’Angelus di ieri, perché ha parlato del Nicaragua e del vescovo Rolando Alvarez, condannato a 26 anni di galera (che in Italia tante volte non si danno neanche agli assassini) solo perché difende la libertà della chiesa. La colluvie di copiaincolla con cui hai dimostrato quanto Maria Cristina Venturi avesse, come sempre, torto, ora non serve più. Finalmente ha parlato il papa, eccome! Ha detto di essere «addolorato non poco», ( la litote deve essergli parsa necessaria per non esagerare: dire “molto” sarebbe stato troppo); ha detto che a quel vescovo “vuole tanto bene” (il che, visti certi precedenti, non è così rassicurante perché mi pare che sia un’espressione che adopera anche quando punisce qualcuno); ha detto che prega per il Nicaragua, e questo va benissimo; ci ha invitato a fare altrettanto, il che va ancora meglio e infine ha invocato il Signore chiedendogli «di aprire i cuori dei responsabili politici e di tutti i cittadini» – così, mettendo tutti sullo stesso piano – alla ricerca del «dialogo».
Evidentemente, difendere i diritti della chiesa nicarguense e l’innocenza di quel vescovo e chiederne la liberazione è parso, come si dice adesso, inappropriato.