Tra i visitatori del blog , c’è un gruppo preoccupato delle critiche che colpiscono papa Benedetto, tanto da prendere male anche un’osservazione innocente del tipo “se fosse rientrato dalla vacanza avrebbe avuto più ascolto” (vedi post precedente). Credo si tratti di persone giovani e questo spiega forse a metà la loro preoccupazione, perché non hanno conosciuto la critica assai più forte incontrata dai predecessori. Per restare a Giovanni Paolo, basterà ricordare i malumori che provocava il suo viaggiare, o l’ipersensibilità cui andava incontro il suo richiamo all’origine polacca. Ricondotte le critiche al già visto, dirò che un papa sempre le deve mettere nel conto perché figura unica e bianca, cioè posta sul candelabro; perché il suo fare e dire tocca anche i non cattolici e i non credenti, e tutti quindi sono come provocati a interloquire; perché tanto decide nella Chiesa e dunque ognuno cerca di averlo per sé. Se il papa è chiamato a parlare a nome di tutti, è naturale che tutti si attendano di essere interpretati.
Perchè tanti criticano il papa
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Quello che mi preoccupa, francamente, è che nel non-criticare Benedetto XVI molti criticano allegramente Giovanni Paolo II (sull’esempio, del resto citato, di Magister, che peraltro un mese dopo la morte di Wojtyla già stilava simpatiche classifiche di come Ratzinger fosse più trendy e più up-to-date). Non mi preoccupa la cosa in sé ma l’incoerenza. E’ un po’ contraddittorio proclamarsi ultrafedeli a un papa e criticare il papa appena defunto. E se si tratta (com’è legittimo) di preferenze personali, sarebbe meglio non tirare in ballo lo Spirito Santo. Scusate il tono un po’ polemico, ma sono un po’ infastidito da questi elenchi sommari di buoni e cattivi, pro-Papa e anti-Papa, e del resto non ho la saggezza paterna e pedagogica di Accattoli.
Possibile che non si capisca che l’obbedienza e la fedeltà si esercitano anche nell’esercitare – umilmente e in spirito di comunione – la propria intelligenza e la propria valutazione dei fatti? Anche i documenti vaticani chiedono la nascita di un'”opinione pubblica” ecclesiale, che difficilmente può esistere se si presuppone che tutto quello che un papa fa sia intoccabile (salvo sfogarsi appena è morto).
Personalmente l’argomento che Benedetto XVI avrebbe dovuto “tornare a casa” mi sembra poco fondato (il papa non è un presidente che deve “seguire-la-situazione-dalla-Casa-Bianca” a puro uso dei media; e soprattutto nessuno può giudicare la sua effettiva partecipazione alla preghiera e alla penitenza da lui indette). Ma non ho alcun dubbio che il vescovo che ha sommessamente avanzato la questione fosse in assoluta buona fede, preoccupato solo del bene della Chiesa e dell’umanità, altrettanto quanto Benedetto XVI e qualche zelante commentatore di questo blog.
Caro Accattoli, effettivamente io sono molto giovane ed ho conosciuto papa Wojtyla solo negli ultimi anni o, meglio, gli ero vicina per la sua malattia, non certo perche’ capissi qualcosa di teologia o di diplomazia vaticana.
io penso che si possa discutere, animarsi, difendere a spada tratta papa ratzinger oppure non essere d’accordo con cio’ che dice. vorrei pero’ maggiore rispetto da parte di alcuni cosiddetti esperti. si puo’ dire la propria opinione senza offendere la persona del pontefice (sapendo che egli e’ molto attento e quindi legge tutto…).
penso che il successo diplomatico di ieri (la santa sede invitata al summit di roma come osservatore) debba fare riflettere chi si ostina a considerare il papa come un solitario un po’ sconsiderato…
Saluti, Lella.
Che le critiche al papa vengano dai non cattolici non sorprende, anzi in un certo senso ci sarebbe da meravigliarsi (e forse da preoccuparsi) del contrario. Per i cattolici è diverso. Essere cattolici significa cercare di seguire il papa, comprendere a far proprie le ragioni di ciò che insegna. Quando il papa (chiunque egli sia) dice o fa qualcosa che non ci piace, la prima reazione di un cattolico dovrebbe essere quella di confrontarsi seriamente con il suo magistero, mettersi in discussione e, se alla fine un dissenso dovesse rimanere, viverlo con umiltà e sofferenza. Invece mi pare che siano in tanti, che si proclamano cattolici, a voler insegnare il mestiere al papa.
Quando una parola del papa mi sorprende, mi pongo due domande. Una da giornalista: questa parola sorprendente che cosa dice all’umanità? Un’altra da cristiano: se colui che è chiamato a parlare a nome di tutti parla cosi’, quali conseguenze ne vengono per la mia comprensione dell’avventura cristiana?
Saluti a tutti, Luigi Accattoli
Carissimi Amici,buon pomeriggio.
Posso farLe una domanda,gentile Accattoli?Se è compito del giornalista riportare la parola del Papa,perchè il giornale per cui Lei scrive ignora completamente il Pontefice?Grazie.
Maria Grazia.
In assoluto ogni paragone fra Papi e’ sbagliato, ogni papa e’ diverso dall’altro perche’ ogni persona e’ diversa dall’altra, soprattutto quello fra Benedetto XVI e Giovanni Paolo II non ci vuole certo un esperto per evidenziare quanto fossero diversi ma al contempo, se mi consentite, complementari, e certo imparagonabili praticamente su tutto, e’ la maggior parte dei media che non perde occasione, come Benedetto XVI fa o dice qualcosa, di infilare tre le righe come aveva fatto, o avrebbe fatto, nella medesima occasione, o situazione, Giovanni Paolo II e naturalmente la maggior parte delle volte, per non dire sempre, quello che esce in negativo dal suddetto paragone e’ logicamente Benedetto XVI, e qui oltre all’errore del fare paragoni si aggiunge quello di usare ad arte il paragone stesso per arrivare a denigrare sempre la stessa persona. Senza contare che poi il paragone fra i due e’ enormemente sbagliato soprattutto alla luce del forte legame che li univa, della loro amicizia, della loro complicita’ e collaborazione.
Se poi qualcuno non condivide o non si trova in sintonia con il fare, o il dire di Benedetto XVI questo non lo autorizza a sparare a zero sul Papa, arrivando a dirgli perfino cio’ che dovrebbe o avrebbe dovuto fare, o dire, rasentando spesso perfino l’offesa gratuita. Il Papa per noi cattolici rappresenta la guida da seguire certo non come automi senza riflettere, le sue parole vanno recepite, meditate e solo dopo seguite e messe in pratica, ma se non si arriva a questo dovremo chiedere a noi stessi perche’ non siamo d’accordo, o non condividiamo le sue parole, non passare all’ attacco del Papa e dare per scontato che e’ lui fuori rotta, su quella sbagliata e quindi va corretto criticato o addirittura consigliato, come giustamente dice Leonardo siamo davvero in troppi a voler insegnare al Papa il suo mestiere!!!!!!!!!!!
Saluti a tutti Francesca.
Cara Maria Grazia, sono in ferie dal 13 luglio e non sono autorizzato a dare risposte a nome del giornale. A mio parere gli interventi dalla Valle d’Aosta andavano riportati tutti. Saluti, Luigi Accattoli
C’è una platea di afficionados a Papa Benedetto che sono stati conquistati dalla sua dolcezza, dalla sua semplicità, dalla profondità e solidità della fede e della dottrina tutte messe a servizio della missione sacerdotale, episcopale e pontificale. Sono – credo – anche i frequentatori di questo blog. Persone in buona fede, grate per come questo Papa -un tempo additato come cardinale tetragono e inquisitore – le sa avvicinare ogni volta alla Parola e al Corpo di Cristo, al Mistero della Fede e della Chiesa.
C’è poi tutto un settore di tifosi ratzingeriani che hanno un’origine un tantino sospetta. Noti per le loro posizioni “conciliari” e – per dir così – avanzate, sono state spesso assai critiche con le scelte vaticane dell’ultimo trentennio, nelle quali non sembra che Ratzinger potesse considerarsi estraneo…
Ora, però, visto l’esito del Conclave del 2005, hanno puntato tutto sul cosiddetto “fianco nascosto” del teologo tedesco: che sarebbe appunto quello della sua sobrietà, del suo agostinismo come disponibilità a cambiare, della sua distanza da trionfi, kermesse e raduni vari. Sono inoltre affascinati anche dalla sua statura intellettuale, indubbiamente interessante anche per i loro palati, spesso sofisticati. E così il loro gioco è scoperto: si loda Ratzinger per criticare Wojtyla, si saluta quest’epoca nuova come il ritorno all’essenziale, si derubrica la precedente come la complessa ma tutto sommato troppo eccentrica “esperienza polacca”.
E’ un gioco evidente, credo che anche Accattoli lo sappia assai bene.
Ed è legittimo, sul piano delle opinioni e degli stessi orientamenti ecclesiali.
Solo, ci vorrebbe un meno di partigianeria e un più di coerenza, e anche un filo di gradualità. Non si capisce come la storia della Chiesa possa leggersi per rotture, per fratture, e non per continuità. Inoltre, occorre anche rendersi conto che guardare all’epoca wojtyliana come a una strana parentesi rispetto al “come si fanno le cose qui da noi, nel mondo occidentale…” significa consegnare la memoria di Giovanni Paolo ai club del devozionismo privato, alla gelosia di gruppi fondamentalisti e irragionevoli, facendo un torto gigantesco alla storia e alla Chiesa.
Caro Accattoli,ho capito perfettamente.
Mi dispiace solo notare che un quotidiano a cui ero tanto affezionata(Corriere)si sia fatto “bagnare il naso” anche da Repubblica,che ha dedicato quasi quotidianamente articoli al Papa.
Saluti.
gentile accattoli,
dispiace anche a me questo atteggiamento di alcuni quotidiani e in particolare del “corriere”.
anche oggi piccolo spazio (intervista a sodano), mentre la concorrente “repubblica” pubblica un articolo sull’addio a genova del cardinale bertone (con promessa, pero’, di portare il papa nella citta’ ligure) e sulla “festa” di ieri per il congedo di navarro.
sono piccole cose che tuttavia al lettore fanno piacere. non sara’ per caso anche questa indifferenza nei confronti del pontefice che contribuisce al calo di vendite del “corriere”? (vedi dagospia di oggi).
personalmente leggo i titoli degli articoli dei quotidiani su internet (ovviamente non posso leggerli se non a pagamento) e mi regolo su quale acquistare in base alla presenza o meno di articoli interessanti.
Saluti, Lella.
Non so che cosa potrà rispondere Accattoli sulla tiratura del Corriere, cara Lella; ma un dato sull’argomento giornalisti e lettori di cose vaticane glielo posso dare io, se Luigi me lo consente. Quantomeno sul mutevole pubblico di Internet, visto che scrivo su un quotidiano online. Ed è interessante specialmente per un tema che – su un mezzo così moderno – sembra apparentemente stridente.
Posso dirle che in generale l’argomento Chiesa e Vaticano – e non è un’offesa, ma una constatazione – è considerato di nicchia dai lettori. Un buon pezzo su un tema bioetico o una forte intervista su un problema ecclesiologico e la visione del Papa in materia (ad esempio), per quanto ben scritto difficilmente interessa. Tocca lei e qualcunaltro. Ma non la maggioranza dei lettori.
Quando il Vaticano fa notizia? Quando il Papa dice qualcosa che arriva a toccare la vita di tutti non solo a livello interiore, morale; quando si parla di sesso o matrimonio gay, allora una corrispondenza vaticana fatta bene viene letta; quando un sacerdote finisce in galera per pedofilia, l’argomento si lascia leggere; quando un religioso è motivo di scandalo – come Padre Fedele Bisceglia, vera o presunta che sia la faccenda – troverà sempre un bel pugno di lettori. Pronti a leggere e commentare.
Così come sono pronti a leggere o commentare un frivolo argomento quale il Codice da Vinci, oggetto di una vera e propria campagna suicida da parte di qualche Eminenza che ha lanciato parole d’ordine come “boicottaggio” che ricordavano più Alberto Sordi e i compagnucci della parrocchietta che altro. L’Opus Dei, in quel frangente, seppe invece sfruttare la vicenda a suo vantaggio, e ha guadagnato qualche fedele in più svecchiando la propria immagine.
Ma torniamo a noi. Per quel che mi riguarda, tenevo una rubrica – si chiamava “Credenze” – sul mio giornale. Non superava i 2.500 lettori ed usciva il giovedì. Eppure trattava di tutto quanto fa religione, inclusi gli album dei santini e quant’altro.
Scommette che se domattina la riesumassi per parlare di Milingo la cosa farebbe un botto di accessi?
Il problema, secondo me, è che sui media il Vaticano appare per problemi più “terreni” che spirituali. Perché si scrive volentieri della festa di Navarro? Perché fa colore, come sapere di che marca siano gli occhiali da sole del Papa o perché abbia sostiuito la sartoria Gammarelli con l’Euroclero. Così come fa attraente guardare alla Chiesa anche come sede di potere ed esercitarsi in uno sport che tutti – bene o male – esercitano in questo campo: il totocarica. Successore al cardinale Bertone incluso.
Certo, queste sono forse le deformazioni professionali e certe deviazioni del mestiere. E’ però vero che altre volte da Oltretevere arriva qualche segnale strano e bisogna interpretarlo o riferirlo. Se c’è la piaga dei preti pedofili, io non sono certo il primo a tacere sull’argomento. Il buon nome della Chiesa, in quel caso, si tutela facendo piazza pulita di certe cose.
Un’ultima cosa. Posso però garantirle che per quanto questo mezzo chiamato Internet sia moderno, la voglia di sacro nella gente c’è. Te ne accorgi quando ti scrivono polemizzando su un pezzo piuttosto che un altro, e argomentano senza uno straccio di Catechismo in mano. Segno che comunque qualcuno là fuori ha un bisogno disperato di credere. E per questo la Chiesa deve essere sempre più un posto per tutti. Che è quello che sta alla base del mio lavoro e mi può spingere alle volte a forzare la mano su certe cose.
Un abbraccio a tutti voi, sabato mattina si va in vacanza.
Grazie Tonizzo per questa bella spiegazione che ha voluto regalarci.
io non sono affatto esperta di linee editoriali dei quotidiani o “dell’odiens” che puo’ avere questo o quell’argomento.
posso parlare solo per me e dire che mi piacerebbe che si dedicasse piu’ spazio alle parole del papa su qualunque argomento egli si pronunci (e non solo sui matrimoni omosessuali o sull’aborto).
sarebbe molto bello se si potesse discorrere di teologia sui quotidiani o sui settimanali. so che è un’utopia, perche’ si tratta di argomenti di nicchia e comunque difficili ed impegnativi, pero’ mi accorgo che molti non conoscono nemmeno la biografia del pontefice regnante e allora perche’ non partire proprio da questo per poi allargare il discorso?
buone vacanze, tonizzo :-))
Lella
A proposito di Milingo…Credo sarebbe un segnale forte da parte del Papa la scomunica e la sospensione a divinis per apostasia nei confronti di questo Vescovo africano davvero poco degno di far parte del collegio episcopale. Ecco, in questa circostanza, non lo nascondo, sarei molto contento di vedere Joseph Ratzinger nelle vesti dell’inquisitore. Per carità, il Papa non lo è e non lo è mai stato, credo che su questo concorderemo tutti. Ma nel caso di Milingo, c’è bisogno di un intervento forte. Scomunica! Non vorrei sbagliare, ma mi sembra che Monsignor Lefebvre fu scomunicato per molto meno…Milingo, malgrado il perdono di Giovanni Paolo II, è tornato nella setta dei Moon, convive con Maria Sung, si fa promotore del matrimonio per i sacerdoti…c’è chi parla di possessione diabolica, chi di plagio…io credo che sia solo ora che questo personaggio venga posto fuori dalla Chiesa per apostasia. Il perdono? Certo, quello si concede, ma quando c’è pentimento. E Milingo vi sembra pentito per quello che sta combinando? Troppo comodo tornare indietro, ormai la frittata è fatta. Ecco, spero proprio che Benedetto XVI indossi le vesti del teologo di ferro intransigente e allontani questo seme cattivo dalla vigna del Signore. Qualcuno mi dirà che Milingo ha fatto grandi cose, come guaritore ed esorcista, che ha missioni sparse in tutta l’Africa. Io dico: sarebbe un errore per la Chiesa non condannare in maniera esemplare chi tradisce in questo modo Cristo ed i Suoi rappresentanti sulla terra.
Gianluca Barile
Il discorso sull’ignoranza da parte di tanti della biografia di Papa Ratzinger ci può stare.
Se il nostro gentile ospite me lo permette,vorrei segnalare due link molto utili a comprendere bene la personalità di Ratzinger(la biografia è solo alla seconda “puntata”,ne seguiranno altre.
Dalla rivista “30 giorni”:
http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=10247
http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=10477
Buona serata e buone ferie a tutti.
Maria Grazia
Naturalmente anch’io mi associo all’augurio di buone vacanza a Tonizzo e lo ringrazio per il chiarimento, davvero illuminante ma, lasciatemelo dire, anche molto triste.
Inoltre non posso che concordare quando si dice che c’e’ una grande ignoranza sulla biografia di Josef Ratzinger soprattutto nel giornalismo, al piu’ tardi qualche giorno fa e’ stata fatta una precisazione sul fatto che l’arruolamento del giovane Ratzinger nella gioventu’ nazista fu il frutto di un’imposizione…. lo precisano ora dopo un anno e piu’ di pontificato????…..!!!! Forse loro lo hanno capito solo adesso, o peggio solo adesso lo hanno scoperto, o probabilmente e piu’credibilmente finora hanno preferito la tesi del passato nazista, certo di piu’ effetto dal punto di vista del ” fare notizia “…. in ogni caso che dire ” meglio tardi che mai” !!!!!.
Riguardo a Milingo anch’io sono per vedere Benedetto XVI nelle vesti del cardinale di ferro, nell’intrnsigente, nell’inquisitore, davvero ci vorrebbe una santa scomunica, dopo il perdono di Giovanni Paolo II, dopo la cura Bertone, incurante di tutto e per niente redento e’ tornato sui suoi passi, sarebbe ora che Ratzinger lo mettesse a posto una volta per tutte!!!!
Ancora buone vacanze e un sentitissimo grazie al sig. Accattoli per questo blog!!!
Saluti Francesca
buongiorno a tutti e un grazie particolare a maria grazia per gli articoli segnalati, davvero molto interessanti :-))
per quanto riguarda milingo, mi fido del giudizio di benedetto xvi che di certo, conoscendo benissimo la situazione, adottera’ i provvedimenti piu’ opportuni per la chiesa universale.
mi permetto solo di dire questo: se nel 2001 si fosse dato retta al cardinale ratzinger, probabilmente il problema milingo, oggi, non ci sarebbe piu’.
anche il procedimento a monsignor milingo, come pure quello contro maciel degollado e chissa’ quanti altri, fu tolto dalle mani del cardinale ratzinger e risolto in modo diverso rispetto alla volonta’ dell’allora prefetto dell’ex sant’uffizio.
giovanni paolo II accolse milingo con tutti gli onori a castelgandolfo e, invece di sgridarlo, lo riaccolse nella chiesa senza battere ciglio (con buona pace di ratzinger). Ora il papa e’ benedetto xvi e prende decisioni indipendentemente dai precedenti consolidati nel pontificato precedente. pensiamo, appunto, a maciel degollado, protetto da wojtyla fino all’ultimo, e ridotto ad una vita di silenzio da ratzinger.
qui non mi sembra esista molta continuita’ fra i due pontefici e quindi non credo che milingo verra’ perdonato tanto facilmente stavolta.
e’ chiaro che difficilmente i commentatori prenderanno le parti di ratzinger, perche’ nessuno criticherebbe mai l’operato di wojtyla (c’e’ gia’ chi dice che giovanni paolo, buonissimo, perdono’ milingo ma ratzinger non sara’ altrettanto “buono”…assurdo!!!), ma i piu’ attenti rifletteranno su dati che ormai sono storici…
saluti, lella.
Mons. Lefebvre non fu scomunicato per “molto meno”, ma per “molto di più”: ordinò dei vescovi senza il consenso del papa. La scomunica fu automatica, come avviene in quei casi.
E’ giusto cercare di riavvicinarsi ai lefebvriani, ma senza dimenticare che Lefebvre creò consapevolmente uno scisma.
Parlando di mons. Milingo, ricordiamo che fu già fatto oggetto di un “preavviso di scomunica”, avvertendo che sarebbe stata impartita se non avesse receduto dai suoi passi (l’adesione alla setta di Moon e il “matrimonio” celebrato all’interno di questa setta). Cosa che effettivamente lui fece, raccontando come fu toccato da un impressionante incontro col vecchio Giovanni Paolo II che lo esortò: “torna alla Chiesa!”.
Non so che cosa sia che non ha funzionato da allora ad oggi, suppongo che mons. Milingo non abbia gradito il regime di “isolamento” (si fa per dire) a Zagarolo che pure era stato in qualche modo concordato. Probabile che sconti delle pesanti antipatie in Vaticano. Ma sicuramente nulla depone, in questo momento, a suo favore, e temo inevitabile, con la consueta tempistica ecclesiastica, un qualche intervento. Dico “temo” perché, specie in Africa, la cosa procurerà delle conseguenze piuttosto serie.
Una precisazione sul ragionamento di Gianluca. Proporre il matrimonio dei preti (o meglio, l’ordinazione a prete di uomini sposati) non è assolutamente qualcosa che vada contro la Chiesa: tant’è vero che lo hanno sostenuti vari vescovi anche all’ultimo Sinodo (non lo dico in base a voci ma in base a documenti del Sinodo stesso, regolarmente pubblicati sul sito del Vaticano). Non foss’altro perché i preti tuttora si sposano nelle Chiese orientali, anche in quelle in comunione con Roma, e per molti secoli si sono sposati anche nella Chiesa latina, per comune ammissione.
Ma un conto, ovviamente, è sostenere una diversa disciplina ecclesiale, un conto è trasgredire a quella esistente. Milingo del resto si è “sposato” quando già era prete, e anzi addirittura vescovo. Il che dovrebbe comportare sanzioni canoniche dure (ma non la scomunica).
Dove davvero Milingo sembra mettersi fuori della Chiesa (lo dico senza voler ipotecare né il giudizio degli uomini né quello di Dio) è nell’adesione alla setta di Moon (e al fatto che il “matrimonio” sia celebrato all’interno della medesima). Da cui è stato evidentemente strumentalizzato fin dall’inizio, dimostrando quantomeno gravissima ingenuità.
Ora, col prendere in mano la causa dei preti sposati (che è cosa altra dalla sua!), sembra a sua volta voler strumentalizzare un problema molto doloroso della Chiesa, senza che si veda come ciò possa fare del bene né alla Chiesa né a tante persone che vivono una situazione spesso drammatica e comunque bisognosa di preghiera e carità, non di rivendicazioni da palcoscenico.
Gianluca, il celibato dei sacerdoti è solo una scelta storica depennabile anche in questo preciso istante senza tanti problemi. Io sono favorevole. Che faccio, vado a legarmi al palo che c’è a Villa Giulia a Palermo, dove l’Inquisizione di Sicilia celebrava i suoi autodafé?
Oppure bruciamo i pastori anglicani convertiti che vengono incardinati nell’Eparchia orientale della Chiesa cattolica, dove – orrore! – possono esserci i preti sposati? E i diaconi, dove li mettiamo? Ammazza che arrosto! 🙂
Allora, chiariamo qualche cosina a proposito di Milingo. Almeno per quello che mi risulta, se sbaglio spero che Luigi mi corregga. Così come spero di trovare un modo per parlare proprio con Milingo, ma la vedo molto dura.
Emmanuel non è tornato nella setta di Moon. Il reverendo non ha partecipato alla riunione con cui Milingo ha fondato il movimento “Married Priests Now” in America. Questo riferitomi da testimone oculare della riunione, padre Giuseppe Serrone, prete sposato e fondatore dell’Associazione sacerdoti sposati. Anche perché la setta Moon sfrutta la questione del matrimonio dei preti per fini politici, essendo vicina a Bush. Mentre i preti sposati sono di centrosinistra ed hanno fini spirituali.
Detto questo, passiamo a Maria Sung. Pare che Milingo e la donna si amassero da prima del matrimonio e come tali si conoscessero. Inoltre, vi ricordo che Milingo – sia pure in maniera sbruffona – ha detto di essersi avvicinato ai moonies per dare un forte segnale alla Chiesa.
Quale segnale? Quello di essere stato emarginato per le sue idee. Salutato come volto nuovo della Chiesa degli anni ’60, arcivescovo ad appena 38 anni, Milingo fondamentalmente è rimasto nella Chiesa, sia pure con un’interpretazione un po’ larga del suo stile. Guardare le sue messe di guarigione per credere.
Allora, a questo punto facciamo una scelta. O finiamo nel ritualismo più completo, per cui quello è il Messale Romano e solo in un modo è celebrabile, oppure applichiamo quel poco di elasticità che ci vuole sempre nella vita, e cerchiamo di fare proselitismo. Non si può parlare di Chiesa oggi sentendosi maggioranza, non lo siamo più. Questo è un concetto che ogni fedele deve capire. Non è con i megaeventi di piazza che la Chiesa va avanti.
Ecco, io noto con dispiacere che si accenna all’inquisizione con una gioia scellerata, se mi permettete. Perché vedo che mea culpa, purificazione della memoria, medicina della misericordia sembrano concetti buoni per la carta di qualche libro, non per la vita dei cristiani. Non è col muro contro muro che si recuperano i figli reietti, da Milingo fino ai divorziati risposati. E’ contro questo che mi scaglio: non si può e non si deve ridurre la Chiesa ad un’elite di fedeli – magari irreggimentati in qualche movimento – che si sentono a posto perché rispettano la norma e il precetto scrupolosamente. E’, permettetemi, il culto più ateo che possa conoscere. O fanatico, che è la stessa cosa.
Un’ultima, amarissima constatazione: fino a quando Paolo VI è stato in vita, si è potuto parlare liberamente di teologia e questione dei preti sposati. Raccapriccia leggere sudori freddi su quest’argomento, e terrorizza notare che chi non la pensa in un certo modo o è pazzo o è plagiato. Milingo incluso: che non è stato plagiato proprio da nessuno.
Lella, mi pare che sia tu stavolta a paragonare i due papi, preannunciando battaglia se qualcuno – tra i giornalisti – si azzarderà a scrivere qualcosa che somigli a quanto tranquillamente oggi tu dici. Sei simpatica! Luigi Accattoli
Luca, Milingo è un pericolo per la Chiesa proprio perchè, come Monsignor Lefebvre, minaccia implicitamente di ordinare nuovi presbiteri. Lefebvre, al contrario, non apparteneva ad una setta, non si era sposato con una agopunturista cinese e non sosteneva il matrimonio per i sacerdoti. Onestamente, se devo scegliere, ho più rispetto per l’anima di Lefebvre che non per lo stile di vita di Milingo. La Chiesa è comprensione, Dio è il Padre pronto ad accogliere tutti. Ma come insegna la parabola del figliol prodigo, occorre che chi sbaglia, per ottenere perdono, si penta. Vedete pentimento in Milingo? Io vedo un anziano vescovo che ha rotto il celibato e la castità. Punto.
Caro tonizzo, trovo molto arguto ciò che scrivi, ma consentimi di non condividere.
Matrimonio e sacerdozio potranno forse un giorno viaggiare sullo stesso binario…ma avrei onestamente difficoltà nell’andare a messa da un prete sposato, che magari sta per divorziare ed ha pure qlc amante.
Non diciamo sciocchezze!
Chiedo scusa per il tono perentorio, ma trovo che dei valori non siano negoziabili.
La Chiesa, corpo mistico di Cristo, ha sancito che i religiosi debbano essere celibi.
Chi vuol sposarsi, può fare il diacono, l’accolito o il ministro per l’Eucarestia.
Quale la differenza? I sacerdoti possono consacrare l’ostia, che è il Corpo di Cristo, gli altri no. Un motivo ci sarà. E poi, sbaglio o Gesù non ha mai preso moglie? Se dobbiamo seguire il Suo insegnamento, ciò lo dobbiamo fare dall’inizio alla fine, non a nostro piacimento. A meno che qualcuno di voi non sia rimasto malauguratamente impressionato dal Codice da Vinci. Ma quella è un’altra storia…è fantasia mista a menzogna. Il 16 marzo – non sono sicuro sulla data – ho partecipato ad un’udienza generale del Papa. Parlando a braccio, ricordo che Benedetto XVI ha detto testualmente: “Chi crede in Gesù ma non nella Chiesa, o chi crede in una Chiesa diversa da quella attuale, crede in un Dio di fantasia, in un Gesù inventato”. Lo ha detto il Papa…che in materia di Fede è infallibile.
Salutoni
No, Gianluca: il Papa è infallibile solo quando parla di fede ex Cathedra Petri, ossia proclamando un dogma. E l’unica volta in cui tale potere è stato usato dalla sua affermazione è stato nel 1950: quando Pio XII affermò il dogma dell’assunzione al cielo di Maria corpo e anima.
Ripeto, matrimonio e sacerdozio possono benissimo andare assieme, sennò non si capirebbe perché nel mondo ci sono milioni di fedeli curati da pastori con figli (ripeto anche nella nostra Chiesa, oltre che nell’Ortodossia).
Quanto ai preti che hanno un’amante… ce ne sono tanti che ne hanno una in queste condizioni. Tanto vale che agiscano scopertamente alla luce del sole.
Quanto all’esempio di Cristo, esso non è vincolante: San Pietro era sposato, tant’è vero che c’è pure il detto “essere come la moglie di San Pietro” per definire una donna brutta e avara.
A parte questa notazione simpatica, ripeto: la Chiesa ha sancito che alcuni consacrati devono essere celibi per motivi storici, non per motivi di diritto divino. Quindi niente di strano nell’abolire questa tradizione (non obbligo, ma tradizione).
Io non mi troverei male ad andare da un sacerdote sposato. Chiedi agli ortodossi se andare da un pope sposato crei loro dei problemi. Eppure sono ortodossi… cioè, come dice la parola, più rigidi di noi nel rispetto delle norme. Come la mettiamo?
Ti ringrazio per l’arguzia di cui mi fai segno.
PS: Quanto al “Codice da Vinci” e relative (frivole) polemiche su un fumettaccio che ha irretito tanti gonzi: che Gesù abbia avuto o meno moglie, la cosa non mi fa né caldo, né freddo. Non ci troverei niente di scandaloso, dopotutto siamo cristiani adulti, no?
caro accattoli, mi porto avanti con il lavoro :-)))
a parte gli scherzi e tornando alla questione milingo, io sono del parere che il simpaticone sia molto pericoloso perche’ non solo rischia di portarsi dietro mezza africa, ma sfrutta il potere, anche mediatico, che possiede per colpire la chiesa dall’interno, essendo egli vescovo e non solo sacerdote.
al sinodo si e’ discusso liberamente della possibilita’ del matrimonio fra i preti: e’ un passo avanti se era dai tempi di paolo vi che non se ne parlava piu’. la risposta del sinodo (e del papa) e’ stata negativa ma, come per i divorziati risposati, se ne continuera’ a parlare, almeno questa e’ la mia speranza visto che dovrebbe esserci maggior liberta’ di parola fra vescovi, sacerdoti e cardinali. la discussione e’ stata possibile grazie anche all’ora di interventi liberi che il papa ha concesso alla fine di ogni seduta sinodale.
io non ho la sfera di cristallo e non so se la chiesa cambiera’ mai idea su questo punto (che, ha ragione tonizzo, non e’ un dogma ma una tradizione), pero’ non penso proprio che colpi di testa alla milingo siano la soluzione, anzi…
non e’ mettendo la chiesa di fronte al fatto compiuto (il suo matrimonio) che puo’ sperare in un cambio di rotta della chiesa: o decide di fare il prete o di fare il marito, non puo’ fare entrambi almeno in seno alla fede cattolica. perche’ allora non diventa protestante?
personalmente sono contraria al matrimonio dei preti, perche’ il sacerdozio e’ un dono e chi fa questa scelta compie un atto di amore verso tanti fratelli.
nel libro intervista “il sale della terra”, il papa spiega che scegliere il sacerdozio non puo’ significare rinunciare alla propria vita, privarsi di una famiglia propria, ma la decisione va vissuta con gioia, consapevoli del dono (e non del peso) che si riceve. chi vive il sacerdozio come una rinuncia al matrimonio non puo’ diventare prete.
saluti, lella.
Cari amici,
la questione Milingo è molto semplice, molto di più di tutto il folklore, le provocazioni e il colore suscitati dall’arcivescovo africano.
Ha a che fare precisamente con il problema dell’africanizzazione del cristianesimo. Ossia con la ricerca di soluzioni di compatibilità tra la cultura africana e il cattolicesimo romano. Non dimenticate che in Africa, sino a cinquant’anni fa, la Chiesa era retta da missionari e preti europei. Lo stesso Mons. Lefebvre era Arcivescovo di Dakar, ed era noto per la sua ostilità al clero indigeno. Il tema di una “classe dirigente” per la Chiesa africana è venuto fuori proprio con Papa Giovanni e col Concilio, e non a caso Milingo emerge alla fine degli anni ’60 a Lusaka. Con il venir fuori di un corpo ecclesiastico locale più qualificato, emergono anche i problemi della cosiddetta inculturazione: se cioè Roma possa trasportare i suoi riti, la sua visione delle cose, la sua antropologia tutta occidentale nel cuore del continente nero. In questo senso, la questione del celibato dei preti è simbolicamente centrale: nella cultura Africana il celibato maschile è per lo più inconcepibile, e molti osservatori ritengono che il clero africano – alto o basso che sia – infrange di fatto la legge del celibato nella tolleranza silente di Roma. A questo si affianca tutta la questione dei riti di guarigione, il rapporto con gli spiriti africani, ecc.ecc.ecc.
Milingo – col suo modo fintamente ingenuo e comunque efficacemente teatrale – è impegnato da decenni su questo fronte: africanizzare il cristianesimo. Lui lo fa a modo suo, e la Chiesa ufficiale risponde come può. Ma se si è arrivati al punto di oggi, con la setta di Moon che si diverte alle spalle del Vaticano, è perchè le stesse risposte di Roma, negli anni, sono state inadeguate. La storia di Milingo è anche una storia di cattiva coscienza, di persecuzioni, di semi-segregazioni nei conventi dei Passionisti, di dimissionamenti e boicottaggi che hanno esasperato la situazione sino ai livelli di oggi. Sullo sfondo restano nodi cruciali, con cui la Chiesa e la teologia dei prossimi anni dovranno fare i conti.
buongiorno a tutti 🙂
se mi permettere, vorrei ringraziare, attraverso questo forum ed il nostro gentile ospite, l’ottimo vaticanista di skytg24, stefano maria paci, che fa sempre ottimi servizi sul papa (il migliore in assoluto riguardo ai collegamenti da les combes con tutti gli interventi di benedetto xvi), il decano dei vaticanisti della rai, giuseppe de carli, che ieri ha posto l’accento sulla grande disponibilita’ di papa ratzinger a rispondere ai giornalisti (e’ difficile avvicinare il papa, ma benedetto non si e’ mai negato ed ha risposto anche alle domande piu’ insidiose) e l’inviato del tg5 a les combes (purtroppo non ricordo il nome) che ieri sera ha realizzato il servizio migliore sulla partenza del papa da aosta.
ho trovato molto ironica la risposta di ratzinger sul suo primo anno di pontificato ” sto imparando il mestiere”.
noto che stamattina tutti i giornali commentano simpaticamente la spontaneita’ del papa tranne, purtroppo, il “corriere” che pone l’accento su una spiacevole uscita di un consigliere comunale valdostano che chiama il papa “signor ratzinger”.
saluti, lella.
Finalmente Milingo é stato scomunicato. Si tratta di una vicenda triste che non poteva avere un finale diverso da questo. Fa bene la Chiesa a non preoccuparsi delle critiche ( che ci saranno ) di tanti saccenti esperti di cose sacre, dando risposte a quei tanti credenti che sarebbero scandalizzati di un non intervento per fatti cosi gravi.Il vero pericolo per la Chiesa é quello dei cattolici infedeli. Se vogliono un’altra Chiesa, se ne vadano pure; nessuno li obbliga a rimanere e nessuno li giudica male, mentre loro, se la chiesa non si allinea alle stramberie, la offendono senza pietà.