Singolare coincidenza: ho letto il vivo poemetto di Giuseppe Villa intitolato Rovi il 18 agosto, due ore dopo che a messa avevo ascoltato – dal Libro dei Giudici – la parabola degli alberi che decidono di ungere un re. Mi sono parsi due testi da leggere a specchio l’uno dell’altro e così ve li propongo, mettendo nel primo commento il testo di don Giuseppe, che potrebbe essere intitolato Parabola delle nozze dei rovi e del fuoco; nel secondo quello del Libro dei Giudici; nel terzo un mio saluto all’autore del primo.
Parabola dei rovi e del fuoco accesa dal prete e poeta ambrosiano Giuseppe Villa
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Rovi – di Giuseppe Villa
In quel tempo
I rovi coprivano la terra
e le nuvole del cielo
non lasciavano cadere pioggia.
Le terre coltivate
erano abbandonate
in balia dei rovi
e i buoi e le pecore
calpestavano il suolo.
Tutta la vegetazione
si rifugiava sotto i rovi.
La città fortificata
era una solitudine,
un pascolo abbandonato,
abbandonato come il deserto.
Colonne di fumo
salivano dalla boscaglia:
il fuoco divorava roghi e pruni.
Come rovi tagliati
Che si danno alle fiamme
erano i popoli:
anche se intrecciati
e fradici di bevande,
erano consumati per intero.
Il fuoco di rovo divorava
i signori del mondo,
gettati nello stagno profondo,
dove giace il diavolo
che aveva sedotto le genti,
con il marchio della bestia
per adorare la sua immagine.
Gente indifesa e delusa
si disperdeva triste,
chi al proprio paese
altri al mestiere di sempre,
col solo frutto di stringere
un fascio di rovi.
Appena alzarono lo sguardo
videro un fuoco
e si avvicinarono per capire
cosa stava accadendo:
una fiamma vivace
ardeva sopra i rovi
e, senza consumarli,
cuoceva del pane e del pesce.
“Venite a mangiare
alle nozze del fuoco e dei rovi”.
Da Giuseppe Villa, Teologia e poesia, Ancora 2017, pp. 204s
Parabola degli alberi che decidono di ungere un re
Dal Libro dei Giudici 9, 8-15
Si misero in cammino gli alberi
per ungere un re su tutti loro.
Dissero all’ulivo:
“Regna su di noi”.
9Rispose loro l’ulivo:
“Rinuncerò al mio olio,
grazie al quale
si onorano dèi e uomini,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
10Dissero gli alberi al fico:
“Vieni tu, regna su di noi”.
11Rispose loro il fico:
“Rinuncerò alla mia dolcezza
e al mio frutto squisito,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
12Dissero gli alberi alla vite:
“Vieni tu, regna su di noi”.
13Rispose loro la vite:
“Rinuncerò al mio mosto,
che allieta dèi e uomini,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
14Dissero tutti gli alberi al rovo:
“Vieni tu, regna su di noi”.
15Rispose il rovo agli alberi:
“Se davvero mi ungete re su di voi,
venite, rifugiatevi alla mia ombra;
se no, esca un fuoco dal rovo
e divori i cedri del Libano”.
Giuseppe Villa è un poeta biblico. La sua produzione poetica è folta di immagini tratte dalle Scritture. In questo brano, oltre ai rovi e al fuoco, e a chi si rifugia sotto i rovi, e al fuoco che esce dal rovo, figure tutte presenti nel brano del Libro dei Giudici; puoi trovare la desolazione di Gerusalemme, la pioggia che non cade, lo stagno e la bestia dell’Apocalisse, il Roveto dell’Esodo che arde senza consumarsi, Gesù risorto che nel Vangelo di Giovanni cuoce il pesce in riva al lago. Le “nozze del fuoco e dei rovi” le puoi intendere come l’unione dell’umano e del divino nella figura di Cristo. Aprente sul passaggio dall’antico al nuovo Patto è l’immagine finale del Risorto che invita tutti al banchetto delle nozze. Un bel saluto a don Giuseppe.
Quante cose interessanti!
Temi attuali, densissimi e che aiutano discernernimenti di cui vi è estremo bisogno. In questa nostra drammatica epoca le scritture aiutano tanto. I popoli ed anche il popolo eletto ne hanno passate di tutti i colori ma Dio è sempre stato vicino e ha condotto la storia non con i potenti ma con i piccoli fiduciosi in lui (fossero anche potenti come la santa Elisabetta d’Ungheria regina).
Su queste scie posto un racconto distopico, insomma non cose vere ma stimoli all’attenzione e alla riflessione. Come si vede sono un cercatore del vero e non mi sono mai accodato ad eventuali correnti, pur credendo nella comunione e nell’obbedienza, che sono altra cosa. È con questo spirito semplice che di cuore dico che oggi a Roma abbiamo molti vescovi buoni e davvero in gamba. Così come giornalisti di umano grande spessore come Luigi.
https://gpcentofanti.altervista.org/2040-2/
Interessante sapere che nell’antica religione indiana dei VEDA al fuoco ( sacro) ci si poteva avvicinare solo grazie alla poesia o ai ritmi ( metri) liturgici :
“Avvolgendosi nei metri egli si avvicina al fuoco , per non ferirsi ” ( Taittirya Samhita)
Nella Bibbia Mose per avvicinarsi al rovo ardente si deve togliere i sandali .
I poeti , i mistici sanno qualcosa che noi non sappiamo : il fuoco puo’ divorare chi non gli si avvicina coi dovuti modi, coi ritmi prescritti.
https://gpcentofanti.altervista.org/la-sordita-strutturale-della-nostra-epoca/