Mi ferisce il passo veloce di una mamma che va avanti e indietro con il passeggino cercando di addormentare il bambino. E’ vero che al mare siamo tutti un po’ nervosi, ma avevo già notato a Roma, in chiesa, lo stesso spettacolo: una donna giovanissima muoveva il passeggino con la destra, quasi a scatto, accanto al banco dov’era seduta. Immagino che le mamme d’oggi, costrette a imparare la velocità quando sono alla guida di un’automobile, o quando lavorano al computer, debbano fare un esercizio mentale, più che fisico, per riscoprire la lentezza sorella della tenerezza. Una volta si diceva che era lei che la insegnava a lui, quando arrivava il bambino: lei che già sapeva da nove mesi i ritmi della nuova vita. Arrivo infine alla spiaggia e trovo – sotto l’ombrellone accanto – una mamma più giovane delle altre che ride lentissima al pupo di pochi mesi, mentre lo imbocca. Mi conforto a quella vista e dico a me stesso: lodata sia la maternità, che insegna a due e a tre creature alla volta l’arte di vivere e quella di amare (vedi post del 13 luglio).