La vita di Gesù narrata dal giornalista Tornielli con il commento di Papa Francesco
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Luigi Accattoli
Andrea Tornielli Vita di Gesù. Con il commento di papa Francesco
Piemme 2022 – pp. 364 – euro 17.90
Andrea Tornielli. È direttore editoriale dei media vaticani presso il Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. In precedenza ha lavorato come vaticanista al mensile internazionale 30Giorni, come inviato speciale e vaticanista al quotidiano Il Giornale, come caposervizio e vaticanista al quotidiano La Stampa e al sito web Vatican Insider. È autore di vari libri, fra i quali le biografie di Papa Pio XII (2007) e di Papa Paolo VI (2009), pubblicate per Le scie di Mondadori, e i bestseller Il nome di Dio è misericordia. Una conversazione con Papa Francesco (2016) e Dov’è Dio? La fede cristiana al tempo della grande incertezza. Una conversazione con Julián Carrón (2017).
22 Marzo, 2023 - 14:21
Luigi Accattoli
Indice dei primi dieci capitoli
Introduzione. Ogni giorno il Vangelo per incontrare Gesù – di papa Francesco
A chi legge
1. Quella brezza nella casa di Nàzaret. Anno 6 a.C. L’annuncio a Maria. La decisione di Giuseppe. Il viaggio da Elisabetta. (Luca 1)
2. Nella notte di Betlemme. Anno 6 a.C. In viaggio per il censimento. La nascita a Betlemme. L’adorazione dei pastori. La presentazione di Gesù al Tempio. (Luca 2)
3. I Magi, la fuga e il sangue innocente. Anno 5 a.C. La visita dei Magi. L’invidia di Erode. La strage degli innocenti. Una famiglia che fugge in Egitto. (Matteo 2)
4. Ritorno a Nàzaret, la vita nascosta di Gesù. Anno 4 a.C. In viaggio verso la Galilea. Anno 7 d.C., Gesù dodicenne tra i dottori del Tem pio di Gerusalemme. Al lavoro nella bottega di Giuseppe. (Matteo 2, Luca 2)
5. Il Battesimo, le tentazioni e quel vino mancante. Anno 28 d.C., gennaio-marzo. Sul Giordano con Giovanni Battista. Lo scontro con Satana. L’incontro con Giovanni e Andrea. La chiamata degli apostoli. Il miracolo alle nozze di Cana. (Luca 3, Giovanni 1, Matteo 4, Giovanni 2)
6. Il ritorno a Gerusalemme e quell’incontro al pozzo. Anno 28 d.C., aprile-maggio. La cacciata dei mercanti dal Tempio. La visita di Nicodèmo. L’acqua della donna samaritana. (Giovanni 2-3-4)
7. Pescatori di uomini e guarigioni in Galilea. Anno 28 d.C., estate. Il figlio del funzionario del re. Nella sinagoga di Nàzaret. La pesca miracolosa. L’indemoniato di Cafàrnao. La suocera di Pietro. Un lebbroso da purificare. Il paralitico calato dal tetto. La vocazione di Matteo. (Giovanni 4, Luca 4-5-6, Matteo 8, Marco 2)
8. «Beati… Beati…» Il Regno di Dio che innalza gli umili. Anno 28 d.C., agosto. Il Discorso della Montagna. Padre Nostro, una preghiera semplice. (Matteo 5-6-7, Luca 16, Luca 12)
9. Il centurione, la vedova e la peccatrice. Anno 28 d.C., settembre ottobre. La guarigione del servo. Un miracolo a Nain. Il profumo sui piedi bagnati di lacrime. La nuova famiglia di Gesù. (Luca 7-8, Matteo 8, Marco 3)
10. Le parabole del Regno e un viaggio nella notte. Anno 28 d.C., novembre-dicembre. Il seminatore, la zizzania e il granello di senape. La tempesta notturna sul lago. L’indemoniato e la mandria di maiali. (Matteo 13, Marco 4-5)
22 Marzo, 2023 - 14:22
Luigi Accattoli
Questo mio modesto tentativo. Dal prologo dell’autore intitolato “A chi legge” riporto questi due paragrafi: Premetto subito, a scanso di equivoci, che sono ben cosciente di quanto questo mio modesto tentativo sia, rispetto al risultato finale, ingenuo e incompleto, innanzitutto per la mia poca fede.
Ho cercato di raccontare la storia di Gesù, la sua vita terrena, dall’inizio alla fine, componendo in un’unica narrazione i testi dei quattro Vangeli e ricostruendo con l’immaginazione e tentando di immedesimarmi, anche tutto ciò che gli evangelisti non hanno scritto. Per collocare le scene, per datarle, per inquadrarle in un contesto, ho fatto delle scelte cercando sempre di prediligere le ipotesi più plausibili e accettate dagli studiosi. Una bussola per il mio percorso è stata la Vita di Gesù Cristo scritta dall’abate Giuseppe Ricciotti, pubblicata per la prima volta nel 1941 e da allora per molti anni rieditata. [pagina 19]
22 Marzo, 2023 - 14:23
Luigi Accattoli
Con il lebbroso che si sente amato. Dal diciottesimo tra i 26 capitoli del volume riporto questo brano sulla guarigione dei dieci lebbrosi [in corsivo sono le parole riprese dal testo evangelico: Una mattina, nei pressi di Èfraim, mentre Gesù e i suoi discepoli stavano per entrare in città, vennero incontro a loro dieci lebbrosi. La Legge prescriveva che stessero lontani dal centro abitato, tenuti a distanza da tutti. Quasi una maledizione che si aggiungeva alla malattia. I dieci avanzavano in gruppo: provenivano da regioni diverse ma condividevano lo stesso destino e si aiutavano tra di loro. Si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Sapevano chi era, avevano sentito parlare di lui. Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». Partirono immediatamente. E mentre essi andavano, furono purificati. Guarirono prima di arrivare a destinazione, si guardarono l’un l’altro con sorpresa, guardarono i loro volti, le loro braccia, le loro gambe. La pelle e i nervi erano ritornati come prima della malattia. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Una volta ancora, la testimonianza di fede era venuta non dai vicini, ma dai lontani, non da coloro che condividevano la stessa fede, ma dagli “stranieri”. Uno, uno soltanto dei dieci era ritornato a ringraziare, prostrandosi davanti ai piedi del Nazareno per la guarigione ricevuta. Gesù accompagnò le sue parole con uno sguardo pieno di compassione. E quel samaritano non fu guarito soltanto nel corpo.
Testo di commento di Papa Francesco, preso dall’udienza generale del 30 dicembre 2020: «Naturalmente tutti erano felici per aver recuperato la sa lute, potendo così uscire da quella interminabile quarantena forzata che li escludeva dalla comunità. Ma tra loro ce n’è uno che a gioia aggiunge gioia: oltre alla guarigione, si rallegra per l’avvenuto incontro con Gesù. Non solo è liberato dal male, ma possiede ora anche la certezza di essere amato. Questo è il nocciolo: quando tu ringrazi, esprimi la certezza di essere amato. E questo è un passo grande: avere la certezza di essere amato. È la scoperta dell’amore come forza che regge il mondo». [pp. 250s]
NB. Tornielli accompagna la sua presentazione dei brani evangelici con brevi paragrafi a loro attinenti che prende dai testi, dalle omelie, dai documenti, dai discorsi a braccio di Papa Francesco. Il volume è dunque utile anche come antologia della predicazione evangelica del Papa.
22 Marzo, 2023 - 14:24
Luigi Accattoli
Dall’introduzione di Papa Francesco. Il volume ha cinque pagine di introduzione di Papa Francesco, intitolata “Ogni giorno il Vangelo per incontrare Gesù”, dalla quale riporto questo brano: Un aspetto decisivo che sempre mi colpisce leggendo il Vangelo è l’importanza degli sguardi, un particolare su cui si sofferma spesso anche questa Vita di Gesù. Alcuni sguardi si incrociano: pensiamo a Zaccheo, arrampicato sull’albero in modo un po’ grottesco, che desidera guardare Gesù senza essere visto, e viene invece guardato dal Signore, il quale gli dice che andrà a casa sua. Pensiamo al cieco di Gerico: non poteva vedere, ma cercava lo sguardo di Dio, voleva essere guardato da Gesù, e fino a che non ha trovato quel volto posato su di lui, non ha cessato di gridare, di chiedere, di supplicare. In ogni pagina del Vangelo ci sono sguardi, è il modo in cui le persone incontrano Gesù. Ci sono anche gli sguardi dei dottori della Legge, di coloro che cercavano di metterlo alla prova, e anche gli sguardi meravigliati di quanti non capivano. È importante lo sguardo, sono importanti gli sguardi. Non basta solo leggere, non basta ascoltare, è bello entrare in prima persona negli episodi evangelici, componendo nella mente e nel cuore lo sguardo di Gesù. Immaginare, ad esempio, i suoi occhi posarsi, tra tante altre persone, su una povera vedova che dona una piccola elemosina al Tempio: lo sguardo di Gesù scrutava i maestri della Legge che passeggiavano nel Tempio per farsi notare e mostrarsi perfetti, ma poi viene attirato da quella vedova che dona due monetine, due spiccioli, più di tutti perché era tutto ciò che aveva. Quello sguardo è la canonizzazione della generosità. Pensiamo ancora a Giàiro, che va a chiedere aiuto per sua figlia, gravissima, e quando è davanti al Maestro gli vengono a dire che nel frattempo è morta. Guarda Gesù e Gesù lo guarda e lo rassicura. Gesù ha una capacità unica di guardare negli occhi. E mentre Giàiro dice a Gesù che è inutile ormai recarsi a casa sua, Gesù prosegue e riporta in vita la figlia. Ma tutto è cominciato dallo sguardo. Anche la vedova di Nain ha sicuramente guardato il Signore quando si è avvicinato con i suoi discepoli. Che cosa poteva chiedere con gli occhi quella donna afflitta e piegata dal dolore? Certamente non la vita del figlio, perché era sicura che fosse morto e che niente e nessuno potesse riportarlo in vita. Eppure chiedeva qualcosa con quel suo sguardo. Gesù, guardando lei e il suo dolore, si commuove profondamente. Si avvicina al corteo funebre e risuscita il figlio morto restituendolo alla madre. Altre volte ci troviamo di fronte a sguardi incapaci, che in un primo momento non riescono a vedere il Signore: pensiamo ai discepoli di Èmmaus. I loro occhi erano come velati. Pensiamo alla Maddalena, quando va al sepolcro, e pensa che Gesù risorto sia il giardiniere. E poi, il Signore si manifesta: lo stesso accade a noi, quando prendiamo in mano il Vangelo, leggiamo qualcosa e al nostro sguardo a un certo momento il Signore si svela, si manifesta, e proviamo l’esperienza spirituale unica dello stupore, che ci fa incontrare Gesù. [pp. 13-15]
22 Marzo, 2023 - 14:24
Luigi Accattoli
Mia nota. Da quando ho avuto in omaggio il volume di Tornielli (che lunedì 27 presenteremo nella mia parrocchia romana: Madonna dei Monti) mi è diventato abituale utilizzarlo quando preparo le lectio di Pizza e Vangelo. Non mi è utile per intendere la filologia del testo, le argomentazioni sulle parole greche usate dagli evangelisti, le collocazioni cronologiche e geografiche degli episodi e neanche le linee di teologia biblica che se ne possono cavare: per queste indagini dispongo di altri strumenti. Tornielli mi è utile per il campo lungo, per l’occhiata d’insieme, per la freschezza dell’approccio narrativo. La sua narrazione è piana, facilitante l’attenzione, ma la sua interpretazione è sempre bene informata. Per esempio nel brano della benedizione dei fanciulli – che sto studiando per la prossima lectio – così riassume l’insegnamento dell’episodio: “I bambini hanno un cuore semplice e puro, dipendono in tutto dai genitori, hanno bisogno del loro sguardo per sentirsi sicuri, hanno bisogno di loro per essere liberi. Così noi dipendiamo da Dio” (p. 250). E’ detto con semplicità, ma dietro c’è uno scavo. L’ho avvertito, quello scavo, perché in contemporanea mi sono trovato a leggere Joachim Jeremias che in “Teologia del Nuovo Testamento” afferma: “Diventare di nuovo bambini significa imparare a dire di nuovo Abbà”. E c’è il teologo Joseph Ratzinger che nell’opera giovanile “Il Dio di Gesù Cristo” (1976) argomenta come al fondo dell’importanza che Gesù attribuisce ai bambini sta la sua esperienza in tutto fondamentale del rapporto con il Padre: “L’orientamento del suo vivere, come la radice e il fine che lo caratterizzavano, si esprimevano così: Abbà – Padre caro”. Dunque possiamo affidarci a questo fruibilissimo ma affidabile lavoro di compilazione e divulgazione compiuto dal collega Tornielli. Il giornalista mette a disposizione la sua arte comunicativa e divulgativa ma comunica e divulga quanto ha laboriosamente ruminato.
Andrea Tornielli
Vita di Gesù. Con il commento di papa Francesco
Piemme 2022 – pp. 364 – euro 17.90
Andrea Tornielli. È direttore editoriale dei media vaticani presso il Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. In precedenza ha lavorato come vaticanista al mensile internazionale 30Giorni, come inviato speciale e vaticanista al quotidiano Il Giornale, come caposervizio e vaticanista al quotidiano La Stampa e al sito web Vatican Insider. È autore di vari libri, fra i quali le biografie di Papa Pio XII (2007) e di Papa Paolo VI (2009), pubblicate per Le scie di Mondadori, e i bestseller Il nome di Dio è misericordia. Una conversazione con Papa Francesco (2016) e Dov’è Dio? La fede cristiana al tempo della grande incertezza. Una conversazione con Julián Carrón (2017).
Indice dei primi dieci capitoli
Introduzione. Ogni giorno il Vangelo per incontrare Gesù – di papa Francesco
A chi legge
1. Quella brezza nella casa di Nàzaret. Anno 6 a.C. L’annuncio a Maria. La decisione di Giuseppe. Il viaggio da Elisabetta. (Luca 1)
2. Nella notte di Betlemme. Anno 6 a.C. In viaggio per il censimento. La nascita a Betlemme. L’adorazione dei pastori. La presentazione di Gesù al Tempio. (Luca 2)
3. I Magi, la fuga e il sangue innocente. Anno 5 a.C. La visita dei Magi. L’invidia di Erode. La strage degli innocenti. Una famiglia che fugge in Egitto. (Matteo 2)
4. Ritorno a Nàzaret, la vita nascosta di Gesù. Anno 4 a.C. In viaggio verso la Galilea. Anno 7 d.C., Gesù dodicenne tra i dottori del Tem pio di Gerusalemme. Al lavoro nella bottega di Giuseppe. (Matteo 2, Luca 2)
5. Il Battesimo, le tentazioni e quel vino mancante. Anno 28 d.C., gennaio-marzo. Sul Giordano con Giovanni Battista. Lo scontro con Satana. L’incontro con Giovanni e Andrea. La chiamata degli apostoli. Il miracolo alle nozze di Cana. (Luca 3, Giovanni 1, Matteo 4, Giovanni 2)
6. Il ritorno a Gerusalemme e quell’incontro al pozzo. Anno 28 d.C., aprile-maggio. La cacciata dei mercanti dal Tempio. La visita di Nicodèmo. L’acqua della donna samaritana. (Giovanni 2-3-4)
7. Pescatori di uomini e guarigioni in Galilea. Anno 28 d.C., estate. Il figlio del funzionario del re. Nella sinagoga di Nàzaret. La pesca miracolosa. L’indemoniato di Cafàrnao. La suocera di Pietro. Un lebbroso da purificare. Il paralitico calato dal tetto. La vocazione di Matteo. (Giovanni 4, Luca 4-5-6, Matteo 8, Marco 2)
8. «Beati… Beati…» Il Regno di Dio che innalza gli umili. Anno 28 d.C., agosto. Il Discorso della Montagna. Padre Nostro, una preghiera semplice. (Matteo 5-6-7, Luca 16, Luca 12)
9. Il centurione, la vedova e la peccatrice. Anno 28 d.C., settembre ottobre. La guarigione del servo. Un miracolo a Nain. Il profumo sui piedi bagnati di lacrime. La nuova famiglia di Gesù. (Luca 7-8, Matteo 8, Marco 3)
10. Le parabole del Regno e un viaggio nella notte. Anno 28 d.C., novembre-dicembre. Il seminatore, la zizzania e il granello di senape. La tempesta notturna sul lago. L’indemoniato e la mandria di maiali. (Matteo 13, Marco 4-5)
Questo mio modesto tentativo. Dal prologo dell’autore intitolato “A chi legge” riporto questi due paragrafi: Premetto subito, a scanso di equivoci, che sono ben cosciente di quanto questo mio modesto tentativo sia, rispetto al risultato finale, ingenuo e incompleto, innanzitutto per la mia poca fede.
Ho cercato di raccontare la storia di Gesù, la sua vita terrena, dall’inizio alla fine, componendo in un’unica narrazione i testi dei quattro Vangeli e ricostruendo con l’immaginazione e tentando di immedesimarmi, anche tutto ciò che gli evangelisti non hanno scritto. Per collocare le scene, per datarle, per inquadrarle in un contesto, ho fatto delle scelte cercando sempre di prediligere le ipotesi più plausibili e accettate dagli studiosi. Una bussola per il mio percorso è stata la Vita di Gesù Cristo scritta dall’abate Giuseppe Ricciotti, pubblicata per la prima volta nel 1941 e da allora per molti anni rieditata. [pagina 19]
Con il lebbroso che si sente amato. Dal diciottesimo tra i 26 capitoli del volume riporto questo brano sulla guarigione dei dieci lebbrosi [in corsivo sono le parole riprese dal testo evangelico: Una mattina, nei pressi di Èfraim, mentre Gesù e i suoi discepoli stavano per entrare in città, vennero incontro a loro dieci lebbrosi. La Legge prescriveva che stessero lontani dal centro abitato, tenuti a distanza da tutti. Quasi una maledizione che si aggiungeva alla malattia. I dieci avanzavano in gruppo: provenivano da regioni diverse ma condividevano lo stesso destino e si aiutavano tra di loro. Si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Sapevano chi era, avevano sentito parlare di lui. Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». Partirono immediatamente. E mentre essi andavano, furono purificati. Guarirono prima di arrivare a destinazione, si guardarono l’un l’altro con sorpresa, guardarono i loro volti, le loro braccia, le loro gambe. La pelle e i nervi erano ritornati come prima della malattia. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Una volta ancora, la testimonianza di fede era venuta non dai vicini, ma dai lontani, non da coloro che condividevano la stessa fede, ma dagli “stranieri”. Uno, uno soltanto dei dieci era ritornato a ringraziare, prostrandosi davanti ai piedi del Nazareno per la guarigione ricevuta. Gesù accompagnò le sue parole con uno sguardo pieno di compassione. E quel samaritano non fu guarito soltanto nel corpo.
Testo di commento di Papa Francesco, preso dall’udienza generale del 30 dicembre 2020: «Naturalmente tutti erano felici per aver recuperato la sa lute, potendo così uscire da quella interminabile quarantena forzata che li escludeva dalla comunità. Ma tra loro ce n’è uno che a gioia aggiunge gioia: oltre alla guarigione, si rallegra per l’avvenuto incontro con Gesù. Non solo è liberato dal male, ma possiede ora anche la certezza di essere amato. Questo è il nocciolo: quando tu ringrazi, esprimi la certezza di essere amato. E questo è un passo grande: avere la certezza di essere amato. È la scoperta dell’amore come forza che regge il mondo». [pp. 250s]
NB. Tornielli accompagna la sua presentazione dei brani evangelici con brevi paragrafi a loro attinenti che prende dai testi, dalle omelie, dai documenti, dai discorsi a braccio di Papa Francesco. Il volume è dunque utile anche come antologia della predicazione evangelica del Papa.
Dall’introduzione di Papa Francesco. Il volume ha cinque pagine di introduzione di Papa Francesco, intitolata “Ogni giorno il Vangelo per incontrare Gesù”, dalla quale riporto questo brano: Un aspetto decisivo che sempre mi colpisce leggendo il Vangelo è l’importanza degli sguardi, un particolare su cui si sofferma spesso anche questa Vita di Gesù. Alcuni sguardi si incrociano: pensiamo a Zaccheo, arrampicato sull’albero in modo un po’ grottesco, che desidera guardare Gesù senza essere visto, e viene invece guardato dal Signore, il quale gli dice che andrà a casa sua. Pensiamo al cieco di Gerico: non poteva vedere, ma cercava lo sguardo di Dio, voleva essere guardato da Gesù, e fino a che non ha trovato quel volto posato su di lui, non ha cessato di gridare, di chiedere, di supplicare. In ogni pagina del Vangelo ci sono sguardi, è il modo in cui le persone incontrano Gesù. Ci sono anche gli sguardi dei dottori della Legge, di coloro che cercavano di metterlo alla prova, e anche gli sguardi meravigliati di quanti non capivano. È importante lo sguardo, sono importanti gli sguardi. Non basta solo leggere, non basta ascoltare, è bello entrare in prima persona negli episodi evangelici, componendo nella mente e nel cuore lo sguardo di Gesù. Immaginare, ad esempio, i suoi occhi posarsi, tra tante altre persone, su una povera vedova che dona una piccola elemosina al Tempio: lo sguardo di Gesù scrutava i maestri della Legge che passeggiavano nel Tempio per farsi notare e mostrarsi perfetti, ma poi viene attirato da quella vedova che dona due monetine, due spiccioli, più di tutti perché era tutto ciò che aveva. Quello sguardo è la canonizzazione della generosità. Pensiamo ancora a Giàiro, che va a chiedere aiuto per sua figlia, gravissima, e quando è davanti al Maestro gli vengono a dire che nel frattempo è morta. Guarda Gesù e Gesù lo guarda e lo rassicura. Gesù ha una capacità unica di guardare negli occhi. E mentre Giàiro dice a Gesù che è inutile ormai recarsi a casa sua, Gesù prosegue e riporta in vita la figlia. Ma tutto è cominciato dallo sguardo. Anche la vedova di Nain ha sicuramente guardato il Signore quando si è avvicinato con i suoi discepoli. Che cosa poteva chiedere con gli occhi quella donna afflitta e piegata dal dolore? Certamente non la vita del figlio, perché era sicura che fosse morto e che niente e nessuno potesse riportarlo in vita. Eppure chiedeva qualcosa con quel suo sguardo. Gesù, guardando lei e il suo dolore, si commuove profondamente. Si avvicina al corteo funebre e risuscita il figlio morto restituendolo alla madre. Altre volte ci troviamo di fronte a sguardi incapaci, che in un primo momento non riescono a vedere il Signore: pensiamo ai discepoli di Èmmaus. I loro occhi erano come velati. Pensiamo alla Maddalena, quando va al sepolcro, e pensa che Gesù risorto sia il giardiniere. E poi, il Signore si manifesta: lo stesso accade a noi, quando prendiamo in mano il Vangelo, leggiamo qualcosa e al nostro sguardo a un certo momento il Signore si svela, si manifesta, e proviamo l’esperienza spirituale unica dello stupore, che ci fa incontrare Gesù. [pp. 13-15]
Mia nota. Da quando ho avuto in omaggio il volume di Tornielli (che lunedì 27 presenteremo nella mia parrocchia romana: Madonna dei Monti) mi è diventato abituale utilizzarlo quando preparo le lectio di Pizza e Vangelo. Non mi è utile per intendere la filologia del testo, le argomentazioni sulle parole greche usate dagli evangelisti, le collocazioni cronologiche e geografiche degli episodi e neanche le linee di teologia biblica che se ne possono cavare: per queste indagini dispongo di altri strumenti. Tornielli mi è utile per il campo lungo, per l’occhiata d’insieme, per la freschezza dell’approccio narrativo. La sua narrazione è piana, facilitante l’attenzione, ma la sua interpretazione è sempre bene informata. Per esempio nel brano della benedizione dei fanciulli – che sto studiando per la prossima lectio – così riassume l’insegnamento dell’episodio: “I bambini hanno un cuore semplice e puro, dipendono in tutto dai genitori, hanno bisogno del loro sguardo per sentirsi sicuri, hanno bisogno di loro per essere liberi. Così noi dipendiamo da Dio” (p. 250). E’ detto con semplicità, ma dietro c’è uno scavo. L’ho avvertito, quello scavo, perché in contemporanea mi sono trovato a leggere Joachim Jeremias che in “Teologia del Nuovo Testamento” afferma: “Diventare di nuovo bambini significa imparare a dire di nuovo Abbà”. E c’è il teologo Joseph Ratzinger che nell’opera giovanile “Il Dio di Gesù Cristo” (1976) argomenta come al fondo dell’importanza che Gesù attribuisce ai bambini sta la sua esperienza in tutto fondamentale del rapporto con il Padre: “L’orientamento del suo vivere, come la radice e il fine che lo caratterizzavano, si esprimevano così: Abbà – Padre caro”. Dunque possiamo affidarci a questo fruibilissimo ma affidabile lavoro di compilazione e divulgazione compiuto dal collega Tornielli. Il giornalista mette a disposizione la sua arte comunicativa e divulgativa ma comunica e divulga quanto ha laboriosamente ruminato.
Un contributo che può stimolare molti al continuo vissuto tornare al Gesù, Dio e uomo, dei vangeli, chiave di ogni cosa.
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