Il Papa cita Saba: Dio si nasconde negli angoli oscuri della città
18 Comments
Luigi Accattoli
Città vecchia – di Umberto Saba
Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un’oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.
Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà.
Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d’amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s’agita in esse, come in me, il Signore.
Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.
Umberto Saba, da “Trieste e una donna” (1910-1912)
9 Luglio, 2024 - 12:44
Luigi Accattoli
Francesco domenica a Trieste. In visita a Trieste IN OCCASIONE DELLA 50ª SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI IN ITALIA il papa nell’omelia della messa in Piazza Unità d’Italia (Trieste) ha parlato così: Un poeta di questa città, descrivendo in una lirica il suo abituale ritorno a casa di sera, afferma di attraversare una via un po’ oscura, un luogo di degrado dove gli uomini e le merci del porto sono “detriti”, cioè scarti dell’umanità; eppure proprio qui – egli scrive – così, cito: «io ritrovo, passando, l’infinito nell’umiltà», perché la prostituta e il marinaio, la donna che litiga e il soldato, «sono tutte creature della vita e del dolore; s’agita in esse, come in me, il Signore» (U. Saba, «Città vecchia»). Questo, non dimentichiamolo: Dio si nasconde negli angoli scuri della vita della nostra città, avete pensato a questo? Agli angoli oscuri nella vita della nostra città? La sua presenza si svela proprio nei volti scavati dalla sofferenza e laddove sembra trionfare il degrado. L’infinito di Dio si cela nella miseria umana, il Signore si agita e si rende presente, e si rende una presenza amica proprio nella carne ferita degli ultimi, dei dimenticati, degli scartati. Lì si manifesta il Signore. E noi, che talvolta ci scandalizziamo inutilmente di tante piccole cose, faremmo bene invece a chiederci: perché dinanzi al male che dilaga, alla vita che viene umiliata, alle problematiche del lavoro, alle sofferenze dei migranti, non ci scandalizziamo? Perché restiamo apatici e indifferenti alle ingiustizie del mondo? Perché non prendiamo a cuore la situazione dei carcerati, che anche da questa città di Trieste si leva come un grido di angoscia? Perché non contempliamo le miserie, il dolore, lo scarto di tanta gente nella città? Abbiamo paura, abbiamo paura di trovare Cristo, lì.
Fabrizio De André che si ispirò a Saba. Anche Fabrizio De André ha una canzone intitolata “Città vecchia” e anche quella una volta Francesco ebbe a citare: con Saba consentendo, con de André dissentendo. Ne ragionammo qui nel blog quattro anni addietro:
Che bello, in “un’oscura via di città vecchia”, sentir levarsi la voce di quel maestro di vita che è Umberto Saba!
Bello (e così raro) incontrare le parole di qualcuno che riconosce il suo pensiero “farsi più puro dove più turpe è la via”.
Bello, anche, che il papa, in visita a Trieste, abbia ricordato alla città il suo poeta, e che tu ce l’abbia detto: io non lo sapevo.
Luigi Accattoli, la mia gratitudine per te è infinita. Sappi che è sempre presente, anche quando, siccome è troppo grande perché si possa riuscire a dirla, io non la dico.
Saba mi è molto caro. A volte mi è parso di indovinare il suo passo (ed era, sempre, come quello che si vede nella foto del piccolo monumento con cui la sua città lo ricorda, e che tu ci hai donato), ma io lo vedevo qui: in Oltrarno, per le vie di Firenze dove Montale lo aiutò a rifugiarsi al tempo delle atroci leggi razziali. E mi ripetevo qualche sorridente verso del suo “Teatro degli Artigianelli” quando passavo lì davanti, in Via dei Serragli: cioè spesso, perché allora abitavo da quelle parti,,
Vedi, hai aperto un fiume di ricordi.
Fiorenza Bettini
11 Luglio, 2024 - 17:39
fiorenza
Mi piacciono, moltissimo, anche le sue poesie sugli uccelli. Ma sono tante…Non sono riuscita a sceglierne una.
Fiorenza Bettini
11 Luglio, 2024 - 18:19
Luigi Accattoli
Fiorenza in risposta alle tua gratitudine ti mando ancora un Saba, stavolta legato a Firenze, tant’è che alla tua città s’intitola la minima poesia che metto al commento seguente. La conoscerai senz’altro, ma la metto lo stesso. Bacio
11 Luglio, 2024 - 21:39
Luigi Accattoli
FIRENZE – di Umberto Saba
Per abbracciare il poeta Montale
– generosa è la sua tristezza – sono
nella città che mi fu cara. È come
se ogni pietra che il piede batte fosse
il mio cuore, il mio male
di un tempo. Ma non ho rimpianti, nasce
– altra costellazione – un’altra età.
Dal Canzoniere – volume terzo – sezione Parole (1933-1934)
11 Luglio, 2024 - 21:42
fiorenza
Grazie!
Ma: mi leggi nel pensiero? La conoscevo, sì, ma non la rileggevo da tanto tempo, chissà perché, forse perché mi emoziona troppo. Ora mi era proprio tornata in mente, mi ero ripromessa di ricercarla, e tu…
Permettimi di aggiungere altre cose, mie, personali. Ci sono strane coincidenze, nella mia vita, legate a Saba e Montale. Scusami, ti dico il minimo, il meno possibile, ma almeno qualcosa non riesco a non dirlo.
Tanti anni fa avevo trovato una piccola casa in affitto in Via Maggio: in cima a una ripidissima scala. Le finestre non davano sulla bellissima via ma sulla parte opposta, cioè su un intrico di altre case volte in direzione di Piazza Santo Spirito. Quando arrivavo lassù, la prima cosa che mi accoglieva era il canto degli uccelli sul terrazzino. C’era anche la voce di una bambina che non vedevo ma che, da una delle tante finestre delle case dei piani di sotto, sentivo sempre parlare con un piccione. (“Piccione! Sono qui, piccione!!!”). Poi, quando da lassù ridiscendevo, bastavano più o meno dieci minuti per passare, da questa poesia, ad altra poesia: per imbattermi, cioè, nella presenza di Montale. L’avevo scoperta per caso, la targa che ricordava il tempo in cui lì, nella “Pensione Annalena”, Montale e, già prima di lui, anche Irma Brandeis, la sua musa, la sua “Clizia”, avevano abitato.
In una parte di quello che un tempo era stato il giardino di Annalena c’era, ormai, di accessibile, solo il vivaio di un giardiniere dove io andavo spesso, non solo per comprare i gerani ma per alzare, da laggiù, gli occhi verso la finestra- terrazzino dove lui e Clizia tante volte si saranno affacciati o avranno sostato a parlare, a tacere, o a scrivere, soprattutto di Dante. Lei era venuta in Italia proprio per amore di Dante, per imparare la nostra lingua e leggerlo in italiano.
Poi, bastavano pochi secondi, ed eccomi con Saba, davanti al Teatro degli Artigianelli.
Sapevo che lui aveva potuto rifugiarsi e nascondersi qui, a Firenze, grazie alla generosità di Montale. Ora, grazie a te, posso dire, meglio: grazie alla sua “generosa tristezza”
“Per abbracciare il poeta Montale
– generosa è la sua tristezza – sono
nella città che mi fu cara”.
I misteriosi rapporti tra i poeti sono una delle cose a cui sono stata più attenta, nella mia vita.
Ancora grazie
13 Luglio, 2024 - 17:20
fiorenza
Il nome…. Vedo che, come temevo. ho dimenticato di nuovo di aggiungere il nome completo. Lo faccio ora (poi modificherò il mio profilo, se mi riesce)- Fiorenza Bettini.
13 Luglio, 2024 - 20:13
fiorenza
Ho cambiato la Password e inserito nome e cognome, per non doverlo aggiungere ogni volta. Scrivo questo commento solo per verificare se la cosa mi è riuscita (Scusami Luigi)
14 Luglio, 2024 - 23:47
fiorenza
No, come temevo….Pazienza!
Fiorenza Bettini
14 Luglio, 2024 - 23:51
fiorenza
Negli anni ormai lontani di via Maggio, là dove avevo scoperto di essere vicina di casa di Montale, un’estate andai per la prima volta al mare alle Cinque Terre. E là, a che cosa mi trovai di fronte, senza averlo scelto, senza averlo deciso, la prima sera, a Monterosso? Alla casa di famiglia di Eugenio Montale.
Insomma, non c’era modo di liberarsi lui.
Quando poi da via Maggio mi trasferii lontano dal centro, la prima volta che andai ad esplorare i dintorni mi trovai in una bella piazzettina. E come si chiamava? “Piazzetta Montale”. Le scoperte, però, non erano ancora finite. Perché Montale è sepolto proprio a pochi passi da lì: nel piccolo cimitero di San Felice a Ema. Aveva disposto tutto lui: aveva voluto che dopo la sua morte lo riportassero a Firenze, nel luogo dove lo aveva preceduto Drusilla, “la mosca”, con cui aveva sceso, dandole il braccio, “almeno un milione di scale”.
Sono andata spesso a visitarla, quella tomba coperta da un’unica semplicissima lapide in cui sono scritti soltanto i loro nomi. Non c’è mai nessuno, apparentemente. Perché Saba, e Primo Levi, e tutti gli amici del suo periodo fiorentino, ci sono.
Mi scuso per questa invasione, ma la colpa è la tua, cioè di quella poesia di Saba che s’intitola al nome della mia città, che tu hai messo qui e che ha scatenato tutti questi ricordi.
Fiorenza Bettini
15 Luglio, 2024 - 16:26
roberto 55
Sempre bello tornare a leggerti, amica Fiorenza.
Di Umberto Saba mi permetto di ricordare la poesia – che tu, Fiorenza, certamente conoscerai – da lui scritta e dedicata alla squadra di calcio della sua città, ossia la Triestina: vi traspare tutta l’emozione di chi, assolutamente ignavo di calcio, entra per la prima volta in uno Stadio e viene contagiato dall’entusiasmo collettivo del pubblico, dal rito collettivo del tifo, dal calore e dal colore degli spalti
Un caro saluto a te, Fiorenza, al nostro padrone di casa ed a tutti I “pianerottoliti”.
Roberto Caligaris
16 Luglio, 2024 - 23:00
fiorenza
Penso che tu ti riferisca a “Squadra paesana” (“Anch’io tra i molti vi saluto, rosso-alabardati.. “), carissimo Roberto. Ne ha scritte cinque, di poesie per il gioco del calcio. A me piace molto anche “Goal”. Le ritrovi tutte e cinque qui: https://il-catenaccio.it/bibliocalcio/cinque-poesie-per-il-gioco-del-calcio-di-umberto-saba.html
Chissà se il nostro padrone di casa e qualche pianerottolita ci vanno, alla partita.
Un abbraccio
Fiorenza Bettini
17 Luglio, 2024 - 0:19
roberto 55
Alle partite cibvado io, amica Fiorenza, ed è il motivo per cui quella poesia (proprio “Squadra paesana” !) m’è rimasta così impressa !
Roberto Caligaris
17 Luglio, 2024 - 23:09
fiorenza
Anche se, a differenza di Roberto, alla partita io ci sono andata, mi pare, una volta sola, le poesie di Saba sul gioco del calcio mi piacciono. E mi chiedevo il perché di questa strana cosa: leggo volentieri quei versi, nati da e ispirati a qualcosa che ignoro, e leggo, invece, malvolentieri (con un senso come di estraneità, in certi casi con impazienza, se non peggio) i versi sul tema del femminile (su qualcosa, quindi, che mi riguarda da vicino) dello stesso poeta. (Che mi è e mi rimane, comunque, carissimo).
Approfitto della pagina ancora aperta su Saba, per fare anche a questa stranezza un accenno.
Non so l’effetto che hanno su di voi le poesie che lui ha dedicato alle donne, comprese le tante che ha scritto per Lina, sua moglie. Fanno eccezione quelle per Linuccia, la sua bambina, che sono un incanto. Leggendo le altre, invece, io rimango quasi sempre male.
Ce n’è una in particolare, quella con il titolo “A mia moglie”, che mi fa addirittura infuriare. Forse è la sua più conosciuta, e i critici ne dicono tutti un gran bene. Alla prima lettura già della prima strofa, in anni lontanissimi, io invece chiusi il libro con un profondo senso di scandalo. Sì, lui ha un bel dire che sta paragonando sua moglie “a tutti i sereni animali animali che avvicinano a Dio”, ma quel “Tu sei come una giovane / una bianca pollastra./ Le si arruffano al vento / le piume, il collo china / per bere, e in terra raspa”/, con tutto il resto che poi segue… No, ecco… Grazie no.
E tuttavia non voglio finire con questa nota polemica. Concludo quindi, Luigi, con un verso di un’altra delle poesie che amo. Il titolo è “Dedica”. Evoca, come quella citata da te, la Firenze del suo esilio, dove grande è stata la sua disperazione. Ma a quella Firenze lui dice: ” Si rifece per te l’anima pura. // M’hai celato nei dì della / sventura.”
Fiorenza Bettini
19 Luglio, 2024 - 21:24
fiorenza
Vedo, rileggendo questo commento a tappe, e interminabile (grazie per la tua pazienza e scusami, Luigi Accattoli), che devo immediatamente (prima di dimenticarmene) correggere un lapsus.
Parlando della tomba di Eugenio Montale a San Felice a Ema, e della presenza che si avverte lì, in quella solitudine, dei lontani amici del suo periodo fiorentino, avevo nominato “Primo Levi” (salvato e ospitato qui a Firenze anche lui da Montale, come Umberto Saba): ma intendevo dire, naturalmente, Carlo Levi !!!
Cerco di rimediare donandovi il volto di Umberto Saba in un ritratto che dobbiamo proprio a lui, a Carlo Levi:
“La poesia”
Dagli albori del secol si discute
se la poesia sia dentro o fuori.
Dapprima vinse il dentro, poi contrattaccò duramente
il fuori e dopo anni si addivenne a un forfait
che non potrà durare perché il fuori
è armato fino ai denti.
(Eugenio Montale)
Città vecchia – di Umberto Saba
Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un’oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.
Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà.
Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d’amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s’agita in esse, come in me, il Signore.
Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.
Umberto Saba, da “Trieste e una donna” (1910-1912)
Francesco domenica a Trieste. In visita a Trieste IN OCCASIONE DELLA 50ª SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI IN ITALIA il papa nell’omelia della messa in Piazza Unità d’Italia (Trieste) ha parlato così: Un poeta di questa città, descrivendo in una lirica il suo abituale ritorno a casa di sera, afferma di attraversare una via un po’ oscura, un luogo di degrado dove gli uomini e le merci del porto sono “detriti”, cioè scarti dell’umanità; eppure proprio qui – egli scrive – così, cito: «io ritrovo, passando, l’infinito nell’umiltà», perché la prostituta e il marinaio, la donna che litiga e il soldato, «sono tutte creature della vita e del dolore; s’agita in esse, come in me, il Signore» (U. Saba, «Città vecchia»). Questo, non dimentichiamolo: Dio si nasconde negli angoli scuri della vita della nostra città, avete pensato a questo? Agli angoli oscuri nella vita della nostra città? La sua presenza si svela proprio nei volti scavati dalla sofferenza e laddove sembra trionfare il degrado. L’infinito di Dio si cela nella miseria umana, il Signore si agita e si rende presente, e si rende una presenza amica proprio nella carne ferita degli ultimi, dei dimenticati, degli scartati. Lì si manifesta il Signore. E noi, che talvolta ci scandalizziamo inutilmente di tante piccole cose, faremmo bene invece a chiederci: perché dinanzi al male che dilaga, alla vita che viene umiliata, alle problematiche del lavoro, alle sofferenze dei migranti, non ci scandalizziamo? Perché restiamo apatici e indifferenti alle ingiustizie del mondo? Perché non prendiamo a cuore la situazione dei carcerati, che anche da questa città di Trieste si leva come un grido di angoscia? Perché non contempliamo le miserie, il dolore, lo scarto di tanta gente nella città? Abbiamo paura, abbiamo paura di trovare Cristo, lì.
https://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2024/documents/20240707-trieste-omelia.html
Fabrizio De André che si ispirò a Saba. Anche Fabrizio De André ha una canzone intitolata “Città vecchia” e anche quella una volta Francesco ebbe a citare: con Saba consentendo, con de André dissentendo. Ne ragionammo qui nel blog quattro anni addietro:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/da-saba-e-de-andre-via-alver-metalli-fino-a-bergoglio/#comments
Che bello, in “un’oscura via di città vecchia”, sentir levarsi la voce di quel maestro di vita che è Umberto Saba!
Bello (e così raro) incontrare le parole di qualcuno che riconosce il suo pensiero “farsi più puro dove più turpe è la via”.
Bello, anche, che il papa, in visita a Trieste, abbia ricordato alla città il suo poeta, e che tu ce l’abbia detto: io non lo sapevo.
Luigi Accattoli, la mia gratitudine per te è infinita. Sappi che è sempre presente, anche quando, siccome è troppo grande perché si possa riuscire a dirla, io non la dico.
Saba mi è molto caro. A volte mi è parso di indovinare il suo passo (ed era, sempre, come quello che si vede nella foto del piccolo monumento con cui la sua città lo ricorda, e che tu ci hai donato), ma io lo vedevo qui: in Oltrarno, per le vie di Firenze dove Montale lo aiutò a rifugiarsi al tempo delle atroci leggi razziali. E mi ripetevo qualche sorridente verso del suo “Teatro degli Artigianelli” quando passavo lì davanti, in Via dei Serragli: cioè spesso, perché allora abitavo da quelle parti,,
Vedi, hai aperto un fiume di ricordi.
Fiorenza Bettini
Mi piacciono, moltissimo, anche le sue poesie sugli uccelli. Ma sono tante…Non sono riuscita a sceglierne una.
Fiorenza Bettini
Fiorenza in risposta alle tua gratitudine ti mando ancora un Saba, stavolta legato a Firenze, tant’è che alla tua città s’intitola la minima poesia che metto al commento seguente. La conoscerai senz’altro, ma la metto lo stesso. Bacio
FIRENZE – di Umberto Saba
Per abbracciare il poeta Montale
– generosa è la sua tristezza – sono
nella città che mi fu cara. È come
se ogni pietra che il piede batte fosse
il mio cuore, il mio male
di un tempo. Ma non ho rimpianti, nasce
– altra costellazione – un’altra età.
Dal Canzoniere – volume terzo – sezione Parole (1933-1934)
Grazie!
Ma: mi leggi nel pensiero? La conoscevo, sì, ma non la rileggevo da tanto tempo, chissà perché, forse perché mi emoziona troppo. Ora mi era proprio tornata in mente, mi ero ripromessa di ricercarla, e tu…
Permettimi di aggiungere altre cose, mie, personali. Ci sono strane coincidenze, nella mia vita, legate a Saba e Montale. Scusami, ti dico il minimo, il meno possibile, ma almeno qualcosa non riesco a non dirlo.
Tanti anni fa avevo trovato una piccola casa in affitto in Via Maggio: in cima a una ripidissima scala. Le finestre non davano sulla bellissima via ma sulla parte opposta, cioè su un intrico di altre case volte in direzione di Piazza Santo Spirito. Quando arrivavo lassù, la prima cosa che mi accoglieva era il canto degli uccelli sul terrazzino. C’era anche la voce di una bambina che non vedevo ma che, da una delle tante finestre delle case dei piani di sotto, sentivo sempre parlare con un piccione. (“Piccione! Sono qui, piccione!!!”). Poi, quando da lassù ridiscendevo, bastavano più o meno dieci minuti per passare, da questa poesia, ad altra poesia: per imbattermi, cioè, nella presenza di Montale. L’avevo scoperta per caso, la targa che ricordava il tempo in cui lì, nella “Pensione Annalena”, Montale e, già prima di lui, anche Irma Brandeis, la sua musa, la sua “Clizia”, avevano abitato.
In una parte di quello che un tempo era stato il giardino di Annalena c’era, ormai, di accessibile, solo il vivaio di un giardiniere dove io andavo spesso, non solo per comprare i gerani ma per alzare, da laggiù, gli occhi verso la finestra- terrazzino dove lui e Clizia tante volte si saranno affacciati o avranno sostato a parlare, a tacere, o a scrivere, soprattutto di Dante. Lei era venuta in Italia proprio per amore di Dante, per imparare la nostra lingua e leggerlo in italiano.
Poi, bastavano pochi secondi, ed eccomi con Saba, davanti al Teatro degli Artigianelli.
Sapevo che lui aveva potuto rifugiarsi e nascondersi qui, a Firenze, grazie alla generosità di Montale. Ora, grazie a te, posso dire, meglio: grazie alla sua “generosa tristezza”
“Per abbracciare il poeta Montale
– generosa è la sua tristezza – sono
nella città che mi fu cara”.
I misteriosi rapporti tra i poeti sono una delle cose a cui sono stata più attenta, nella mia vita.
Ancora grazie
Il nome…. Vedo che, come temevo. ho dimenticato di nuovo di aggiungere il nome completo. Lo faccio ora (poi modificherò il mio profilo, se mi riesce)- Fiorenza Bettini.
Ho cambiato la Password e inserito nome e cognome, per non doverlo aggiungere ogni volta. Scrivo questo commento solo per verificare se la cosa mi è riuscita (Scusami Luigi)
No, come temevo….Pazienza!
Fiorenza Bettini
Negli anni ormai lontani di via Maggio, là dove avevo scoperto di essere vicina di casa di Montale, un’estate andai per la prima volta al mare alle Cinque Terre. E là, a che cosa mi trovai di fronte, senza averlo scelto, senza averlo deciso, la prima sera, a Monterosso? Alla casa di famiglia di Eugenio Montale.
Insomma, non c’era modo di liberarsi lui.
Quando poi da via Maggio mi trasferii lontano dal centro, la prima volta che andai ad esplorare i dintorni mi trovai in una bella piazzettina. E come si chiamava? “Piazzetta Montale”. Le scoperte, però, non erano ancora finite. Perché Montale è sepolto proprio a pochi passi da lì: nel piccolo cimitero di San Felice a Ema. Aveva disposto tutto lui: aveva voluto che dopo la sua morte lo riportassero a Firenze, nel luogo dove lo aveva preceduto Drusilla, “la mosca”, con cui aveva sceso, dandole il braccio, “almeno un milione di scale”.
Sono andata spesso a visitarla, quella tomba coperta da un’unica semplicissima lapide in cui sono scritti soltanto i loro nomi. Non c’è mai nessuno, apparentemente. Perché Saba, e Primo Levi, e tutti gli amici del suo periodo fiorentino, ci sono.
Mi scuso per questa invasione, ma la colpa è la tua, cioè di quella poesia di Saba che s’intitola al nome della mia città, che tu hai messo qui e che ha scatenato tutti questi ricordi.
Fiorenza Bettini
Sempre bello tornare a leggerti, amica Fiorenza.
Di Umberto Saba mi permetto di ricordare la poesia – che tu, Fiorenza, certamente conoscerai – da lui scritta e dedicata alla squadra di calcio della sua città, ossia la Triestina: vi traspare tutta l’emozione di chi, assolutamente ignavo di calcio, entra per la prima volta in uno Stadio e viene contagiato dall’entusiasmo collettivo del pubblico, dal rito collettivo del tifo, dal calore e dal colore degli spalti
Un caro saluto a te, Fiorenza, al nostro padrone di casa ed a tutti I “pianerottoliti”.
Roberto Caligaris
Penso che tu ti riferisca a “Squadra paesana” (“Anch’io tra i molti vi saluto, rosso-alabardati.. “), carissimo Roberto. Ne ha scritte cinque, di poesie per il gioco del calcio. A me piace molto anche “Goal”. Le ritrovi tutte e cinque qui:
https://il-catenaccio.it/bibliocalcio/cinque-poesie-per-il-gioco-del-calcio-di-umberto-saba.html
Chissà se il nostro padrone di casa e qualche pianerottolita ci vanno, alla partita.
Un abbraccio
Fiorenza Bettini
Alle partite cibvado io, amica Fiorenza, ed è il motivo per cui quella poesia (proprio “Squadra paesana” !) m’è rimasta così impressa !
Roberto Caligaris
Anche se, a differenza di Roberto, alla partita io ci sono andata, mi pare, una volta sola, le poesie di Saba sul gioco del calcio mi piacciono. E mi chiedevo il perché di questa strana cosa: leggo volentieri quei versi, nati da e ispirati a qualcosa che ignoro, e leggo, invece, malvolentieri (con un senso come di estraneità, in certi casi con impazienza, se non peggio) i versi sul tema del femminile (su qualcosa, quindi, che mi riguarda da vicino) dello stesso poeta. (Che mi è e mi rimane, comunque, carissimo).
Approfitto della pagina ancora aperta su Saba, per fare anche a questa stranezza un accenno.
Non so l’effetto che hanno su di voi le poesie che lui ha dedicato alle donne, comprese le tante che ha scritto per Lina, sua moglie. Fanno eccezione quelle per Linuccia, la sua bambina, che sono un incanto. Leggendo le altre, invece, io rimango quasi sempre male.
Ce n’è una in particolare, quella con il titolo “A mia moglie”, che mi fa addirittura infuriare. Forse è la sua più conosciuta, e i critici ne dicono tutti un gran bene. Alla prima lettura già della prima strofa, in anni lontanissimi, io invece chiusi il libro con un profondo senso di scandalo. Sì, lui ha un bel dire che sta paragonando sua moglie “a tutti i sereni animali animali che avvicinano a Dio”, ma quel “Tu sei come una giovane / una bianca pollastra./ Le si arruffano al vento / le piume, il collo china / per bere, e in terra raspa”/, con tutto il resto che poi segue… No, ecco… Grazie no.
E tuttavia non voglio finire con questa nota polemica. Concludo quindi, Luigi, con un verso di un’altra delle poesie che amo. Il titolo è “Dedica”. Evoca, come quella citata da te, la Firenze del suo esilio, dove grande è stata la sua disperazione. Ma a quella Firenze lui dice: ” Si rifece per te l’anima pura. // M’hai celato nei dì della / sventura.”
Fiorenza Bettini
Vedo, rileggendo questo commento a tappe, e interminabile (grazie per la tua pazienza e scusami, Luigi Accattoli), che devo immediatamente (prima di dimenticarmene) correggere un lapsus.
Parlando della tomba di Eugenio Montale a San Felice a Ema, e della presenza che si avverte lì, in quella solitudine, dei lontani amici del suo periodo fiorentino, avevo nominato “Primo Levi” (salvato e ospitato qui a Firenze anche lui da Montale, come Umberto Saba): ma intendevo dire, naturalmente, Carlo Levi !!!
Cerco di rimediare donandovi il volto di Umberto Saba in un ritratto che dobbiamo proprio a lui, a Carlo Levi:
https://patrimonioculturale.regione.fvg.it/opera/?s_id=484469
Fiorenza Bettini
“La poesia”
Dagli albori del secol si discute
se la poesia sia dentro o fuori.
Dapprima vinse il dentro, poi contrattaccò duramente
il fuori e dopo anni si addivenne a un forfait
che non potrà durare perché il fuori
è armato fino ai denti.
(Eugenio Montale)
Fiorenza Bettini