Seguendo ieri la liturgia penitenziale guidata dal Papa, mi sono bene ritrovato nelle invocazioni proposte da Francesco a conclusione dell’omelia. In particolare mi è stato d’aiuto l’invito a chiedere pietà “per i peccati nascosti che nessuno conosce e per il male che anche senza accorgermi ho procurato ad altri”. Con gli anni si impara ad avvertire che probabilmente il peccato nascosto e inavvertito è più grande di quello confessato. Nel primo commento riporto il brano dell’omelia papale
Francesco: “Per i miei peccati nascosti, o Dio, abbi pietà di me”
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Franciscus dixit. In questo tempo quaresimale, con la contrizione del cuore, sussurriamo anche noi come il pubblicano della parabola: «O Dio, abbi pietà di me, peccatore». Facciamolo insieme: O Dio, abbi pietà di me, peccatore. Dio, quando mi dimentico di Te o ti trascuro, quando alla tua Parola antepongo le mie parole e quelle del mondo, quando presumo di essere giusto e disprezzo gli altri, quando chiacchiero degli altri, o Dio, abbi pietà di me, peccatore. Quando non mi prendo cura di chi mi sta accanto, quando sono indifferente a chi è povero e sofferente, debole o emarginato, o Dio, abbi pietà di me, peccatore. Per i peccati contro la vita, per la cattiva testimonianza che sporca il bel volto della Madre Chiesa, per i peccati contro il creato, o Dio, abbi pietà di me, peccatore. Per le mie falsità, le mie disonestà, la mia mancanza di trasparenza e legalità, o Dio, abbi pietà di me, peccatore. Per i miei peccati nascosti, quelli che nessuno conosce, per il male che anche senza accorgermi ho procurato ad altri, per il bene che avrei potuto fare e non ho fatto, o Dio, abbi pietà di me, peccatore.
In silenzio, ripetiamo per qualche istante, col cuore pentito e fiducioso: o Dio, abbi pietà di me, peccatore. In silenzio. Ognuno lo ripeta nel suo cuore. O Dio, abbi pietà di me, peccatore. In questo atto di pentimento e di fiducia ci apriremo alla gioia del dono più grande: la misericordia di Dio.
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2023/03/17/0207/00443.html
https://gpcentofanti.altervista.org/il-paradosso-del-vangelo/
Perche’ non consiglia anche al suo amico gesuita padre Rupnick di fare un bel mea culpa magari pubblico, magari davanti alle sue vittime ? Il.pentimentobe la richiesta di perdono alle vittime non dovrebbe essere pubblico se pubblico e’ stato lo scandalo ?
” per il male che accorgendomene ho fatto, per le donne illuse, sedotte, ferite, umiliate, manipolate ed abusate da me o Dio, abbi pietà di me, peccatore.
Per aver approfittato del potere ecclesiastico,e della protezione delle istituzioni ecclesiastiche in cui sono ben collocato per farla franca da ogni punizione , o Dio abbi pieta’ di me peccatore.
Ma qualcosa mi dice che Rupnick non chiedera’ mai scusa pubblicamente e che il papa ,a lui, non chiedera’;di fare mea culpa. I gesuiti non sono soggetti alle leggi dei comuni fedeli….