Dopo Covid 2: la memoria dei brutti momenti per i quali sono passato

L’ansia o angustia che sento può essere – dicono gli esperti – un lascito dei brutti momenti per i quali sono passato nelle settimane delle crisi respiratorie. Una memoria nascosta di quello che ho patito. Di ciò che è nascosto non può esserci narrazione, ma quello che ho avvertito sì che lo posso dire. L’ho inteso come un doppio sentimento del futuro che aspetta ogni mortale: la debolezza dell’invecchiamento e la cessazione del respiro che segnerà l’uscita di ognuno da questo mondo. Qui tratto della prima e un altro giorno dirò della seconda.

5 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Sarò chi sono stato. Per una decina di giorni, nel pieno della polmonite, la debolezza era tale da impedirmi di rasare la barba, di lavare i denti, di girarmi sul fianco nel letto, di reggermi in piedi – pur appoggiandomi a qualche sostegno – per più di una ventina di passi. In quella spossatezza, non dormendo la notte per l’ossigeno dal quale mai potevo staccarmi, mi appariva chiaro che un giorno, poniamo tra dieci anni, quella sarebbe stata la mia condizione normale. In quei giorni ho compiuto i 77 anni e compiendoli ragionavo su chi sarei stato agli 87, se mai ci arrivassi. Da quella prostrazione ora sono uscito, credo bene: sono tornato ai sessanta minuti di cyclette che facevo ogni giorno prima della polmonite. Eppure la sensazione di lassitudine totale, invasiva, in qualche momento torna a trovarmi. Magari sono a letto senza alcun malessere o incomodo, prima o dopo aver dormito, e pur in quella quiete mi pare che le mie membra siano come sciolte, simili a quelle di un burattino senza fili. Tali che non siano destinate a muoversi, o a commuoversi, per nessuna cosa al mondo, dalla piena di quell’abbandono. Infine mi scuoto ma subito subentra un’altra impressione: che cioè qualunque movimento, gesto, atto, lavoro, io lo debba sempre pagare con un atto di volontà. E anche questo è un sentimento invasivo. Di più su questo anticipo della vecchiezza non saprei dire.

    22 Luglio, 2021 - 17:06
  2. Fatti coraggio, Luigi. Pensa che hai ancora tante cose da dire e da dare! Riprenditi per i frequentatori del tuo blog. E poi ricorda: “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla”.

    23 Luglio, 2021 - 1:38
  3. maria cristina venturi

    Secondo la teoria dei quattro umori, sviluppata in età classica, ma ancora rimasta per esempio nella medicina cinese ed orientale, il corpo umano è condizionato da quattro fluidi, corrispondenti ai quattro elementi, ai quattro venti, alle quattro stagioni, alle quattro parti del giorno e alle quattro fasi dell’esistenza Fra questi quattro fluidi l’umore malinconico – dal greco “bile nera” – corrisponde alla terra, a Borea, all’autunno, alla sera e all’età matura. Il predominare dell’umore melanconico provoca apatia, stanchezza piu’spirituale che fisica ,quasi paralisi come si vede rappresentato benissimo nell’ incisione del Durer “Melancolia ” in cui tutti gli strumenti dell’arte e dell’ingegno, sfere e compassi, tutti gli oggetti di studio e di lavoro ,giacciono sparsi rotti o dimenticati ai piedi del grande Angelo pensoso e immobile, col mento appoggiato alla mano .

    23 Luglio, 2021 - 12:49
  4. Molto bella la citazione di Durer. Il rimedio? La nascita di un nipotino! Io ho anche le nascite all’interno della Comunità Neocatecumenale, che sono veramente tante. Un giovane partecipante ha avuto quattro figli in tre anni di matrimonio.

    23 Luglio, 2021 - 18:24
  5. Presto in casa Accattoli ci saranno nascite … Bando alla malinconia!

    28 Luglio, 2021 - 17:07

Lascia un commento