All’udienza di oggi il papa è tornato a usare la parola “paradosso” (vedi post del 30 agosto) per indicare la novità cristiana. Commentava la figura di Filippo e le parole “colui che vede me vede il Padre”, che Gesù gli dice durante l’ultima cena, in risposta alla domanda “mostraci il Padre e ci basta”: “Per esprimerci secondo il paradosso dell’Incarnazione, possiamo ben dire che Dio si è dato un volto umano, quello di Gesù, e per conseguenza d’ora in poi, se davvero vogliamo conoscere il volto di Dio, non abbiamo che da contemplare il volto di Gesù! Nel suo volto vediamo realmente chi è Dio e come è Dio!” Papa Benedetto insiste perchè il Vangelo venga percepito nella novità che apporta e nel contrasto in cui si pone con il senso comune (vedi anche post del 10 agosto). La parola paradosso è il rilevatore di questa intenzione.
Benedetto e il paradosso dell’incarnazione
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Già, il paradosso come chiave del cristianesimo non è mai abbastanza spiegato, annunciato, capito.
L’Incarnazione, la Mangiatoia di Betlemme e il Dio Bambino; il “come quelli che servono”, i tanti episodi dello sguardo di Gesù, rivolto a gente di dubbia o pessima fama come la Maddalena, o Zaccheo; il perdono per amore e il paradosso finale, tragico e totale della Croce; e poi la Chiesa, nella storia: pura ma sempre da riformare, prefigurazione della Gerusalemme celeste, ma anche impastata nelle miserie del mondo, sempre al crocevia dei recessi più profondi, più veri e anche più oscuri dell’umanità. E quindi la Chiesa oggi: un’istituzione che ha la veste esterna del potere, e che mette questo potere, e la sua divisa visibile, al servizio delle cause apparentemente “deboli” del Vangelo, dei diritti umani, dell’umanità dimenticata e negletta. Quando sento parlare di maggiore povertà per la Chiesa, oppure di una diminuzione del suo aspetto istituzionale, di “potente tra i potenti”, mi chiedo appunto se il suo paradosso avrebbe lo stesso effetto simbolico. Se cioè scuote di più un povero che grida tra i poveri, oppure un potente che si schiera davvero, in tutto, dalla loro parte.
Un ulteriore paradosso riguarda noi! Ogni uomo – ricorda la Sacra Scrittura – è stato creato da Dio a sua immagine e somiglianza. Chi guarda l’altro dovrebbe poter scorgere l’immagine del buon Dio che chiede di essere amato. Certamente non una immagine relativa ai tratti somatici ma qualcosa di più, un di più che la parola immagine e somiglianza riconduce all’essenza stessa di Dio: l’amore che Egli è.