Pronti per l’Ultima Cena seduti su cuscini e in semicerchio
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Luigi Accattoli
Gesù chiede a un discepolo di ospitarlo con i Dodici per la cena di Pasqua: Marco 14, 12-16 – Siamo al quarto giorno dopo l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, quello che nella memoria liturgica della Settimana Santa chiamiamo Giovedì Santo. In questa giornata il Maestro compie per l’ultima volta il tragitto di tre chilometri che lo porta da Betania e Gerusalemme, avendo però mandato avanti due discepoli per l’individuazione del luogo e la preparazione della sala dove mangeranno la Pasqua. A sera egli arriva a quel luogo e presiede alla Cena pasquale svolgendo in essa il ruolo di capofamiglia.
Il brano che leggiamo è di preparazione alla Cena. Qualificando questo giorno come “primo degli Azzimi”, Marco offre agli interpreti l’occasione per trattare la questione della data della Cena. Secondo i Sinottici (Matteo 26, 17ss e Luca 22, 7ss seguono questo racconto di Marco) e la Prima Lettera di Paolo ai Corinti (11, 23-26) l’Ultima Cena di Gesù con i discepoli fu una cena della Pasqua ebraica, seguita immediatamente dalla cattura del Maestro che porta il giorno seguente alla sua condanna e alla crocifissione; secondo Giovanni (13, 1ss) invece l’Ultima Cena è una cena di addio che non ha riferimento alla Pasqua ebraica e avviene il martedì e non il giovedì.
Per ambedue le tradizioni la morte di Gesù va comunque collocata in un venerdì, il nostro Venerdì Santo, narrato dagli evangelisti come vigilia del Sabato pasquale. La differenza tra le due tradizioni e la disputa alla quale ha dato luogo sono indagate da tutti i commentatori dei Vangeli. Ne tratta ampiamente anche Joseph Ratzinger – Benedetto XVI nel terzo volume dell’opera Gesù di Nazaret, capitolo La data dell’ultima cena (pp. 122-132 dell’edizione Lev 2011). Noi faremo qualche riferimento sommario a tale disputa, senza entrare in essa: forse la prima comunità cristiana non sapeva con certezza se Gesù avesse consumato una Cena pasquale. Un’incertezza che troverebbe riscontro nel fatto che nessuna delle narrazioni neotestamentarie fa riferimento all’agnello “arrostito al fuoco” che in quella Cena aveva un ruolo centrale (Esodo 12, 1-11).
17 Maggio, 2024 - 19:22
Luigi Accattoli
Marco 14, 12-16. Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: “Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?”. 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: “Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi”. 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
17 Maggio, 2024 - 19:23
Luigi Accattoli
Vi verrà incontro un uomo. v. 12b: Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua? Era consuetudine che i rabbi con un seguito stabile mangiassero la Pasqua con i loro discepoli, svolgendo nel rito il ruolo di capifamiglia. E’ dunque del tutto ragionevole che i discepoli pongano quella domanda a Gesù.
v. 13a: mandò due dei suoi discepoli. Secondo il Vangelo di Luca (22, 8) i due sarebbero Pietro e Giovanni. Secondo Matteo (26, 18) Gesù ai discepoli che invia in ricognizione indica esplicitamente a chi devono rivolgersi: “Andate in città da un tale e ditegli: farò la Pasqua da te”. Ci possiamo attenere serenamente alla semplificazione narrativa attuata da Matteo.
v. 13b: Andate in città e vi verrà incontro un uomo. Come già per i preparativi dell’ingresso in Gerusalemme con l’asino preso in prestito (Marco 11, 1-6), siamo di fronte a un “racconto di agnizione” – ovvero di riconoscimento – che è frequente nelle narrazioni bibliche e che ha la funzione di segnalare che l’evento è guidato dalla volontà divina. Il prototipo di questi racconti – riguardante la consacrazione di Saul a re di Israele – è in 1 Samuele 10, 1-8, che riporto in fondo alla scheda. Un altro esempio lo troviamo nel Primo Libro dei Re, 17, 8-16 dove il Signore dice a Elia “alzati, va a Sarepta di Sidone: ecco io ho dato ordine a una vedova di sostenerti”.
17 Maggio, 2024 - 19:25
Luigi Accattoli
Una grande sala arredata e già pronta. v. 13c: un uomo con una brocca d’acqua. Era – ed è – tradizione palestinese quasi obbligante che siano le donne, e non gli uomini, a portare recipienti d’acqua in bilico sulla testa. Dunque un uomo con una brocca era un segno facile a cogliere. Mia memoria delle mie due sorelle che fin da bambine impararono a portare in tal modo, brocche, ceste, fascine. Gli uomini della campagna dove sono nato, tra Recanati e Osimo, al centro delle Marche, portavano i pesi sulle spalle, le donne sulla testa.
v. 15: una grande sala, arredata e già pronta. Dobbiamo immaginare questo arredo come composto da tanti divani, o cuscini su tappeti, quanti erano i commensali, disposti intorno a una bassa pedana sulla quale erano disposti i piatti o vassoi comuni, noi diremmo di portata, e le coppe – anch’esse comuni – per il vino.
v. 16: prepararono la Pasqua. Sulla tavola della cena pasquale dovevano esservi – con l’agnello arrostito – il pane azzimo, le erbe amare, le scodelle con “la marmellata di frutta di colore rosso a ricordo dell’argilla con cui in Egitto i padri impastavano i mattoni” (Schnackenburg), vino per le quattro coppe rituali.
17 Maggio, 2024 - 19:25
Luigi Accattoli
Un racconto stilizzato e preparatorio. Schnackenburg: Il racconto circa i preparativi della cena sotto il profilo storico difficilmente si può attribuire alla tradizione più antica […]. L’evangelista vuole mostrare innanzi tutto in quale modo Gesú, che conosce il volere divino e sta per attuarlo, dispone delle ultime ore della sua permanenza fra i discepoli. I due ch’erano stati inviati da Gesú trovano ogni cosa come il Maestro aveva loro detto. E’ ciò che conta, e non i piccoli particolari. Chiedersi come Gesú avesse conosciuto il padrone di casa, se forse da precedenti riunioni tenute nella sala al piano superiore, se ci fu un accordo preso in antecedenza già da lunga data in previsione del sovraffollamento della città, se l’incontro avrebbe dovuto restare possibilmente segreto, dove si trovasse il cenacolo, non son cose pertinenti a questo tipo di narrazioni stilizzate […]. Invece d’inseguire simili congetture noi dovremmo prestare attenzione al significato che il racconto assume nel contesto. Mentre viene allestita la stanza per l’ultima riunione di Gesù con i discepoli, anche chi legge viene preparato a questo incontro. Rudolf Schnackenburg, Vangelo secondo Marco, Città Nuova 1973, vol. II, pp. 236-238
17 Maggio, 2024 - 19:26
Luigi Accattoli
Il modello biblico dei racconti di agnizione. Nel quale Samuele dice a Saul: ecco i segni dai quali saprai (agnizione) che Dio è con te. Samuele prese allora l’ampolla dell’olio e la versò sulla testa di Saul, poi lo baciò dicendo: “Non ti ha forse unto il Signore come capo sulla sua eredità? 2Oggi, quando sarai partito da me, troverai due uomini presso la tomba di Rachele, sul confine con Beniamino, a Selsach. Essi ti diranno: “Sono state ritrovate le asine che sei andato a cercare, ed ecco che tuo padre non bada più alla faccenda delle asine, ma è preoccupato di voi e va dicendo: Che cosa devo fare per mio figlio?”. 3Passerai di là e andrai oltre; quando arriverai alla Quercia di Tabor, vi troverai tre uomini che salgono a onorare Dio a Betel: uno porterà tre capretti, l’altro porterà tre pani rotondi, il terzo porterà un otre di vino. 4Ti domanderanno se stai bene e ti daranno due pani, che tu prenderai dalle loro mani. 5Giungerai poi a Gàbaa di Dio, dove c’è una guarnigione di Filistei ed entrando in città incontrerai un gruppo di profeti che scenderanno dall’altura preceduti da arpe, tamburelli, flauti e cetre, che agiranno da profeti. 6Lo spirito del Signore irromperà anche su di te e ti metterai a fare il profeta insieme con loro, e sarai trasformato in un altro uomo. 7Quando questi segni che ti riguardano saranno accaduti, farai quanto vorrai, perché Dio sarà con te. Primo Libro di Samuele 10, 1-7
17 Maggio, 2024 - 19:26
Luigi Accattoli
Che pizza: 21 anni – Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 21 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
17 Maggio, 2024 - 19:28
Luigi Accattoli
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 20 maggio. L’appuntamento precedente fu lunedì 6 maggio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 9 maggio:
L’ immagine dell’Ultima Cena che hai scelto per introdurre la lectio, immagine che mi è carissima, così bella, così misteriosa, ha introdotto me, intanto, a una rilettura – come a una riscoperta- del magnifico “Il Vangelo secondo Ravenna” di André Frossard. Grazie, Luigi. Non avevo mai guardato, in quel libro prezioso, questa scena con tanta attenzione. Quella luce dorata… E i particolari… I commensali, vicini, stretti, “seduti su cuscini e in semicerchio”. Ai due estremi del semicerchio, Gesù e Giuda. E gli sguardi … gli sguardi dei discepoli! I quattro più vicini a Lui che Lo guardano, gli occhi degli altri che si volgono invece, atterriti, verso quello di loro che “tradirà”. E’ sempre una buona introduzione, l’esercizio di attenzione all’immagine che ci proponi, all’ascolto della lectio. Insomma, attendo la registrazione, questa volta, con più impazienza del solito.
19 Maggio, 2024 - 23:02
fiorenza
Scusa, mi ero dimenticata di aggiungere il mio nome (ma si deve fare sempre?).
Fiorenza Bettini
19 Maggio, 2024 - 23:05
fiorenza
“Ultima Cena – mosaico di Sant’Apollinare Nuovo – Ravenna –… con questa immagine introduco la scheda di presentazione della lectio….”.
E’ ricchissimo di immagini, il blog di Luigi Accattoli.
Dante direbbe: ” Pigliare occhi per aver la mente” (Pd. XXVII, 92).
Fiorenza Bettini
21 Maggio, 2024 - 18:27
Luigi Accattoli
Per segnalare la meraviglia che va dagli occhi alla mente potrebbe anche evocare, il padre Dante, Colui che “produsse esto visibile parlare” (Purgatorio 10, 95). E’ bello sfogliare e risfogliare la Commedia con gli amici che bene l’intendono.
Gesù chiede a un discepolo di ospitarlo con i Dodici per la cena di Pasqua: Marco 14, 12-16 – Siamo al quarto giorno dopo l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, quello che nella memoria liturgica della Settimana Santa chiamiamo Giovedì Santo. In questa giornata il Maestro compie per l’ultima volta il tragitto di tre chilometri che lo porta da Betania e Gerusalemme, avendo però mandato avanti due discepoli per l’individuazione del luogo e la preparazione della sala dove mangeranno la Pasqua. A sera egli arriva a quel luogo e presiede alla Cena pasquale svolgendo in essa il ruolo di capofamiglia.
Il brano che leggiamo è di preparazione alla Cena. Qualificando questo giorno come “primo degli Azzimi”, Marco offre agli interpreti l’occasione per trattare la questione della data della Cena. Secondo i Sinottici (Matteo 26, 17ss e Luca 22, 7ss seguono questo racconto di Marco) e la Prima Lettera di Paolo ai Corinti (11, 23-26) l’Ultima Cena di Gesù con i discepoli fu una cena della Pasqua ebraica, seguita immediatamente dalla cattura del Maestro che porta il giorno seguente alla sua condanna e alla crocifissione; secondo Giovanni (13, 1ss) invece l’Ultima Cena è una cena di addio che non ha riferimento alla Pasqua ebraica e avviene il martedì e non il giovedì.
Per ambedue le tradizioni la morte di Gesù va comunque collocata in un venerdì, il nostro Venerdì Santo, narrato dagli evangelisti come vigilia del Sabato pasquale. La differenza tra le due tradizioni e la disputa alla quale ha dato luogo sono indagate da tutti i commentatori dei Vangeli. Ne tratta ampiamente anche Joseph Ratzinger – Benedetto XVI nel terzo volume dell’opera Gesù di Nazaret, capitolo La data dell’ultima cena (pp. 122-132 dell’edizione Lev 2011). Noi faremo qualche riferimento sommario a tale disputa, senza entrare in essa: forse la prima comunità cristiana non sapeva con certezza se Gesù avesse consumato una Cena pasquale. Un’incertezza che troverebbe riscontro nel fatto che nessuna delle narrazioni neotestamentarie fa riferimento all’agnello “arrostito al fuoco” che in quella Cena aveva un ruolo centrale (Esodo 12, 1-11).
Marco 14, 12-16. Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: “Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?”. 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: “Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi”. 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Vi verrà incontro un uomo. v. 12b: Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua? Era consuetudine che i rabbi con un seguito stabile mangiassero la Pasqua con i loro discepoli, svolgendo nel rito il ruolo di capifamiglia. E’ dunque del tutto ragionevole che i discepoli pongano quella domanda a Gesù.
v. 13a: mandò due dei suoi discepoli. Secondo il Vangelo di Luca (22, 8) i due sarebbero Pietro e Giovanni. Secondo Matteo (26, 18) Gesù ai discepoli che invia in ricognizione indica esplicitamente a chi devono rivolgersi: “Andate in città da un tale e ditegli: farò la Pasqua da te”. Ci possiamo attenere serenamente alla semplificazione narrativa attuata da Matteo.
v. 13b: Andate in città e vi verrà incontro un uomo. Come già per i preparativi dell’ingresso in Gerusalemme con l’asino preso in prestito (Marco 11, 1-6), siamo di fronte a un “racconto di agnizione” – ovvero di riconoscimento – che è frequente nelle narrazioni bibliche e che ha la funzione di segnalare che l’evento è guidato dalla volontà divina. Il prototipo di questi racconti – riguardante la consacrazione di Saul a re di Israele – è in 1 Samuele 10, 1-8, che riporto in fondo alla scheda. Un altro esempio lo troviamo nel Primo Libro dei Re, 17, 8-16 dove il Signore dice a Elia “alzati, va a Sarepta di Sidone: ecco io ho dato ordine a una vedova di sostenerti”.
Una grande sala arredata e già pronta. v. 13c: un uomo con una brocca d’acqua. Era – ed è – tradizione palestinese quasi obbligante che siano le donne, e non gli uomini, a portare recipienti d’acqua in bilico sulla testa. Dunque un uomo con una brocca era un segno facile a cogliere. Mia memoria delle mie due sorelle che fin da bambine impararono a portare in tal modo, brocche, ceste, fascine. Gli uomini della campagna dove sono nato, tra Recanati e Osimo, al centro delle Marche, portavano i pesi sulle spalle, le donne sulla testa.
v. 15: una grande sala, arredata e già pronta. Dobbiamo immaginare questo arredo come composto da tanti divani, o cuscini su tappeti, quanti erano i commensali, disposti intorno a una bassa pedana sulla quale erano disposti i piatti o vassoi comuni, noi diremmo di portata, e le coppe – anch’esse comuni – per il vino.
v. 16: prepararono la Pasqua. Sulla tavola della cena pasquale dovevano esservi – con l’agnello arrostito – il pane azzimo, le erbe amare, le scodelle con “la marmellata di frutta di colore rosso a ricordo dell’argilla con cui in Egitto i padri impastavano i mattoni” (Schnackenburg), vino per le quattro coppe rituali.
Un racconto stilizzato e preparatorio. Schnackenburg: Il racconto circa i preparativi della cena sotto il profilo storico difficilmente si può attribuire alla tradizione più antica […]. L’evangelista vuole mostrare innanzi tutto in quale modo Gesú, che conosce il volere divino e sta per attuarlo, dispone delle ultime ore della sua permanenza fra i discepoli. I due ch’erano stati inviati da Gesú trovano ogni cosa come il Maestro aveva loro detto. E’ ciò che conta, e non i piccoli particolari. Chiedersi come Gesú avesse conosciuto il padrone di casa, se forse da precedenti riunioni tenute nella sala al piano superiore, se ci fu un accordo preso in antecedenza già da lunga data in previsione del sovraffollamento della città, se l’incontro avrebbe dovuto restare possibilmente segreto, dove si trovasse il cenacolo, non son cose pertinenti a questo tipo di narrazioni stilizzate […]. Invece d’inseguire simili congetture noi dovremmo prestare attenzione al significato che il racconto assume nel contesto. Mentre viene allestita la stanza per l’ultima riunione di Gesù con i discepoli, anche chi legge viene preparato a questo incontro. Rudolf Schnackenburg, Vangelo secondo Marco, Città Nuova 1973, vol. II, pp. 236-238
Il modello biblico dei racconti di agnizione. Nel quale Samuele dice a Saul: ecco i segni dai quali saprai (agnizione) che Dio è con te. Samuele prese allora l’ampolla dell’olio e la versò sulla testa di Saul, poi lo baciò dicendo: “Non ti ha forse unto il Signore come capo sulla sua eredità? 2Oggi, quando sarai partito da me, troverai due uomini presso la tomba di Rachele, sul confine con Beniamino, a Selsach. Essi ti diranno: “Sono state ritrovate le asine che sei andato a cercare, ed ecco che tuo padre non bada più alla faccenda delle asine, ma è preoccupato di voi e va dicendo: Che cosa devo fare per mio figlio?”. 3Passerai di là e andrai oltre; quando arriverai alla Quercia di Tabor, vi troverai tre uomini che salgono a onorare Dio a Betel: uno porterà tre capretti, l’altro porterà tre pani rotondi, il terzo porterà un otre di vino. 4Ti domanderanno se stai bene e ti daranno due pani, che tu prenderai dalle loro mani. 5Giungerai poi a Gàbaa di Dio, dove c’è una guarnigione di Filistei ed entrando in città incontrerai un gruppo di profeti che scenderanno dall’altura preceduti da arpe, tamburelli, flauti e cetre, che agiranno da profeti. 6Lo spirito del Signore irromperà anche su di te e ti metterai a fare il profeta insieme con loro, e sarai trasformato in un altro uomo. 7Quando questi segni che ti riguardano saranno accaduti, farai quanto vorrai, perché Dio sarà con te. Primo Libro di Samuele 10, 1-7
Che pizza: 21 anni – Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 21 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 20 maggio. L’appuntamento precedente fu lunedì 6 maggio e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 9 maggio:
https://www.luigiaccattoli.it/blog/se-giuda-amava-gesu-perche-lo-tradi/
L’ immagine dell’Ultima Cena che hai scelto per introdurre la lectio, immagine che mi è carissima, così bella, così misteriosa, ha introdotto me, intanto, a una rilettura – come a una riscoperta- del magnifico “Il Vangelo secondo Ravenna” di André Frossard. Grazie, Luigi. Non avevo mai guardato, in quel libro prezioso, questa scena con tanta attenzione. Quella luce dorata… E i particolari… I commensali, vicini, stretti, “seduti su cuscini e in semicerchio”. Ai due estremi del semicerchio, Gesù e Giuda. E gli sguardi … gli sguardi dei discepoli! I quattro più vicini a Lui che Lo guardano, gli occhi degli altri che si volgono invece, atterriti, verso quello di loro che “tradirà”. E’ sempre una buona introduzione, l’esercizio di attenzione all’immagine che ci proponi, all’ascolto della lectio. Insomma, attendo la registrazione, questa volta, con più impazienza del solito.
Scusa, mi ero dimenticata di aggiungere il mio nome (ma si deve fare sempre?).
Fiorenza Bettini
“Ultima Cena – mosaico di Sant’Apollinare Nuovo – Ravenna –… con questa immagine introduco la scheda di presentazione della lectio….”.
E’ ricchissimo di immagini, il blog di Luigi Accattoli.
Dante direbbe: ” Pigliare occhi per aver la mente” (Pd. XXVII, 92).
Fiorenza Bettini
Per segnalare la meraviglia che va dagli occhi alla mente potrebbe anche evocare, il padre Dante, Colui che “produsse esto visibile parlare” (Purgatorio 10, 95). E’ bello sfogliare e risfogliare la Commedia con gli amici che bene l’intendono.