Stole di Santoro e Puglisi, casula di Romero: le reliquie dei nuovi martiri nel Memoriale romano
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Luigi Accattoli
Tra le tante reliquie raccolte nel memoriale trovi una casula dell’arcivescovo Óscar Arnulfo Romero ucciso in San Salvador nel 1980 e le stole di don Pino Puglisi (ucciso dalla mafia a Palermo nel 1993) e di don Andrea Santoro (ucciso in Turchia nel 2006). Il libro di preghiera di Massimiliano Kolbe, morto ad Auschwitz, gli strumenti con cui Charles de Foucauld costruì il suo eremo nel Sahara, il breviario di padre Jacques Hamel colpito a morte dai jihadisti in Francia nel 2016 e gli oggetti liturgici dell’arcivescovo caldeo Bulos Faraj Rahho e del prete caldeo Ragheed Aziz Ghanni uccisi a Mosul dallo Stato Islamico.
Nel Memoriale puoi anche vedere una scultura di legno dipinto, raffigurante una colomba, che proviene dall’iconostasi di un’antica chiesa di Aleppo, bombardata durante il recente assedio della città (2016). Il giaccone (burnus) di Henri Vergès: religioso marista ucciso ad Algeri da fanatici musulmani nel 1994. Un libro di preghiere di Maksymilian Maria Kolbe. Una lettera autografa di Giovanni Paolo II alla famiglia di Saczsny Zachuta, ucciso dagli occupanti nazisti della Polonia nel 1944. Un’urna contenente ceneri tratte dal crematorio del campo di Majdanec dove nel 1944 venne ucciso Omeljan Kovc, prete greco cattolico ucraino. La lettera di Franz Jägerstätter alla famiglia scritta prima dell’esecuzione da parte dei nazisti, nel 1943: contadino austriaco, padre di tre figlie, irregimentato a forza nelle SS si rifiuta di giurare fedeltà a Hitler e viene decapitato. Una tonaca di Bulos Faraj Rahho, arcivescovo cattolico caldeo rapito e ucciso in Iraq nel 2008 da estremisti musulmani. Una patena per l’Eucarestia appartenuta ad Aleksandr Men’: prete ortodosso russo – deciso oppositore del comunismo – ucciso a colpi d’ascia da uno sconosciuto nel 1990 a Mosca. Una lettera autografa di Ignatius Maloyan, arcivescovo armeno-cattolico di Mardin in Turchia, ucciso dai turchi nel 2011 durante il genocidio degli armeni. Un tesserino identificativo di Floribert Bwana Chui, giovane della Comunità di Sant’Egidio, funzionario doganale a Goma, Repubblica democratica del Congo, torturato e ucciso nel 2007 per non essersi piegato a tentativi di corruzione per far entrare nel paese scorte di cibo avariato.
24 Marzo, 2023 - 22:22
Luigi Accattoli
Nel Memoriale vi sono sale dedicate ai Martiri del comunismo e del nazismo, ai testimoni della fede che hanno trovato la morte nel Medio Oriente, nelle Americhe, in Africa, in Asia e Oceania, in vari paesi d’Europa.
“Mai nella storia della Chiesa abbiamo avuto così tanti perseguitati a causa del Vangelo”, ha affermato il cardinale vicario di Roma Angelo De Donatis durante la cerimonia di inaugurazione del Memoriale: “Giovanni Paolo II ha voluto questo luogo proprio per far toccare con mano come ancora oggi nella Chiesa il martirio è una realtà che esiste. Ci sono tante zone nel mondo dove i cristiani sono perseguitati e in alcune situazioni in maniera subdola, non manifesta, Questa è la realtà che si vive ancora oggi”.
Un contributo finanziario importante ai lavori per il Memoriale dei nuovi martiri è stato dato dall’arcidiocesi di Chicago e dal suo cardinale Blase Cupich, che di San Bartolomeo all’Isola è titolare. “Questo memoriale – ha detto oggi il cardinale – è un simbolo per tutti i cristiani e ricorda che la vita cristiana ha bisogno di fare testimonianza ogni giorno del Vangelo e del Cristo risorto”.
Tra le tante reliquie raccolte nel memoriale trovi una casula dell’arcivescovo Óscar Arnulfo Romero ucciso in San Salvador nel 1980 e le stole di don Pino Puglisi (ucciso dalla mafia a Palermo nel 1993) e di don Andrea Santoro (ucciso in Turchia nel 2006). Il libro di preghiera di Massimiliano Kolbe, morto ad Auschwitz, gli strumenti con cui Charles de Foucauld costruì il suo eremo nel Sahara, il breviario di padre Jacques Hamel colpito a morte dai jihadisti in Francia nel 2016 e gli oggetti liturgici dell’arcivescovo caldeo Bulos Faraj Rahho e del prete caldeo Ragheed Aziz Ghanni uccisi a Mosul dallo Stato Islamico.
Nel Memoriale puoi anche vedere una scultura di legno dipinto, raffigurante una colomba, che proviene dall’iconostasi di un’antica chiesa di Aleppo, bombardata durante il recente assedio della città (2016). Il giaccone (burnus) di Henri Vergès: religioso marista ucciso ad Algeri da fanatici musulmani nel 1994. Un libro di preghiere di Maksymilian Maria Kolbe. Una lettera autografa di Giovanni Paolo II alla famiglia di Saczsny Zachuta, ucciso dagli occupanti nazisti della Polonia nel 1944. Un’urna contenente ceneri tratte dal crematorio del campo di Majdanec dove nel 1944 venne ucciso Omeljan Kovc, prete greco cattolico ucraino. La lettera di Franz Jägerstätter alla famiglia scritta prima dell’esecuzione da parte dei nazisti, nel 1943: contadino austriaco, padre di tre figlie, irregimentato a forza nelle SS si rifiuta di giurare fedeltà a Hitler e viene decapitato. Una tonaca di Bulos Faraj Rahho, arcivescovo cattolico caldeo rapito e ucciso in Iraq nel 2008 da estremisti musulmani. Una patena per l’Eucarestia appartenuta ad Aleksandr Men’: prete ortodosso russo – deciso oppositore del comunismo – ucciso a colpi d’ascia da uno sconosciuto nel 1990 a Mosca. Una lettera autografa di Ignatius Maloyan, arcivescovo armeno-cattolico di Mardin in Turchia, ucciso dai turchi nel 2011 durante il genocidio degli armeni. Un tesserino identificativo di Floribert Bwana Chui, giovane della Comunità di Sant’Egidio, funzionario doganale a Goma, Repubblica democratica del Congo, torturato e ucciso nel 2007 per non essersi piegato a tentativi di corruzione per far entrare nel paese scorte di cibo avariato.
Nel Memoriale vi sono sale dedicate ai Martiri del comunismo e del nazismo, ai testimoni della fede che hanno trovato la morte nel Medio Oriente, nelle Americhe, in Africa, in Asia e Oceania, in vari paesi d’Europa.
“Mai nella storia della Chiesa abbiamo avuto così tanti perseguitati a causa del Vangelo”, ha affermato il cardinale vicario di Roma Angelo De Donatis durante la cerimonia di inaugurazione del Memoriale: “Giovanni Paolo II ha voluto questo luogo proprio per far toccare con mano come ancora oggi nella Chiesa il martirio è una realtà che esiste. Ci sono tante zone nel mondo dove i cristiani sono perseguitati e in alcune situazioni in maniera subdola, non manifesta, Questa è la realtà che si vive ancora oggi”.
Un contributo finanziario importante ai lavori per il Memoriale dei nuovi martiri è stato dato dall’arcidiocesi di Chicago e dal suo cardinale Blase Cupich, che di San Bartolomeo all’Isola è titolare. “Questo memoriale – ha detto oggi il cardinale – è un simbolo per tutti i cristiani e ricorda che la vita cristiana ha bisogno di fare testimonianza ogni giorno del Vangelo e del Cristo risorto”.
https://gpcentofanti.altervista.org/massimiliano-maria-kolbe/