Con una lettera inviata a tutti i vescovi ad apertura dell’anno pastorale la Presidenza della CEI fa suo l’appello del Papa a favorire la scelta di vaccinarsi come un atto di responsabilità sociale e invita i singoli vescovi a richiamare i fedeli a tale responsabilità: senza porre obblighi, mantenendo aperta la riflessione, puntando sul convincimento delle persone, mirando comunque all’adesione più ampia possibile alla vaccinazione. Nei commenti riporto alcuni passaggi della lettera e alla fine metto una mia noterella.
La Conferenza dei vescovi invita a vaccinarsi e io con lei
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Vaccinazione come atto d’amore. L’appello del Papa al quale richiama la Cei è quello del videomessaggio ai popoli dell’America Latina del 18 agosto 2021, nel quale affermava che «vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore; e contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore: amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli» […]. Finora l’obbligo vaccinale [posto dalle competenti autorità dello Stato] riguarda solo alcune circoscritte categorie di lavoratori. La normativa civile attuale non prevede l’obbligo vaccinale né richiede la certificazione verde per partecipare alle celebrazioni o alle processioni né per le attività pastorali in senso stretto: catechesi, doposcuola, attività caritative […]. La tematica è complessa e la nostra riflessione dovrà rimanere aperta. L’appello del Papa, tuttavia, interpella le coscienze di tutti e, soprattutto, di chi è impegnato nell’azione pastorale delle nostre comunità. Siamo, dunque, chiamati a rispondere per primi a “un atto di amore” per noi stessi e per le comunità che ci sono affidate.
Particolare rischio. Ci sono alcune attività pastorali che possono esporre a un particolare rischio di contagio o perché svolte in gruppo (come la catechesi) oppure per la loro stessa natura (come le attività coreutiche). La cura delle relazioni chiede d’incentivare il più possibile l’accesso alla vaccinazione dei ministri straordinari della Comunione Eucaristica; di quanti sono coinvolti in attività caritative; dei catechisti; degli educatori; dei volontari nelle attività ricreative; dei coristi e dei cantori. Pertanto, le Conferenze Episcopali Regionali e ciascun Vescovo, sentiti i Consigli di partecipazione, possono formulare messaggi o esortazioni per invitare alla vaccinazione tutti i fedeli e, in particolar modo, gli operatori pastorali coinvolti nelle attività caratterizzate da un maggiore rischio di contagio, come quelle elencate.
“Curare le relazioni al tempo della ripresa” è il titolo della lettera che ha la data dell’8 settembre e può essere letta qui nel testo integrale:
https://www.chiesacattolica.it/curare-le-relazioni-al-tempo-della-ripresa/
Mia nota. Da volontario parrocchiale condivido la lettera della presidenza della Cei. Avverto in essa la tonalità calda dei richiami in materia di pandemia che sono venuti dalla Cei negli ultimi mesi, dopo che il presidente, il cardinale Gualtiero Bassetti, è passato per la terapia intensiva e ha rischiato di morire. Condivido in particolare l’invito a procedere per la via della persuasione. Ogni decisione riguardante il proprio corpo e la sua cura va lasciata alla persona, fatta salva la possibilità per la comunità di prevedere degli obblighi di salute pubblica: lo stabilisce la Costituzione all’articolo 32 [Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge]. Ma nulla dovrà essere obbligato, da qualsiasi altra autorità, oltre le disposizioni legali. Intendo infine in chiave attiva quella che chiamo “via della persuasione”: è bene che ognuno che ne sia convinto se ne faccia promotore. Evitando le polemiche, cecando le parole capaci di convincere.
A Milano faranno così. La lettera della presidenza della Cei segnala che i singoli vescovi possono adattare alla propria situazione le indicazioni nazionali. Ed ecco come sono state adattate a Milano da un decreto del Vicario generale pubblicato il 9 settembre:
https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/contrasto-alla-pandemia-nuove-misure-della-diocesi-470852.html
Tutte queste resistenze contro la vaccinazione sono assolutamente assurde. Stimo molto il presidente Mattarella per quello che ha detto in proposito e lo stimo molto per quello che ha detto oggi in visita ad un carcere minorile. “Voi siete ora in carcere e ne soffrite – ha detto ai ragazzi – ma poi questa ferita si rimarginerà e non ve ne accorgerete nemmeno più. Anche io ho dentro di me una grande ferita (l’uccisione del fratello n. d. R.), ma la gente che mi conosce non ci pensa più e non se ne ricorda più”.
” Bisogna capire i fondamenti della scelta morale. Io conosco diverse persone che hanno ragionevoli dubbi sui vaccini, non in generale ma rispetto a casi particolari. Ne conosco anche tante che si vaccinano e a cui non importa proprio nulla degli altri. Si vaccinano per tornare ad una vita più comoda o alla solita vita egoista. Sia la scelta di vaccinarsi che quella di non vaccinarsi sono potenzialmente atti d’amore in base alle circostanze e all’intenzionalità di chi le compie. Di certo non si può dire che che decide di non vaccinarsi o di non fare vaccinare una persona che dipende da lui di per sé non lo faccia come scelta di amore. Bisogna tornare ad un profondo rispetto per le scelte morali delle persone e aiutare tutti ad assumere tutte le informazioni necessarie a compierle, incluse le anamnesi particolari di ognuno. Dire solo di vaccinarsi a testa bassa è invece profondamente sbagliato e ingiusto. […]”
Fulvio Di Biasi ,professore di diritto, e teologo morale
“Chiarimento generale di etica. “La moralità degli atti umani dipende: dall’oggetto scelto; dal fine che ci si prefigge o dall’intenzione; dalle circostanze dell’azione (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1750).” Quindi per compiere un atto buono bisogna essere certi in coscienza di fare la cosa oggettivamente giusta nelle circostanze giuste e anche di farla con la giusta intenzione del fine. Nel caso dei vaccini non c’è un’assoluta certezza che il vaccino vada sempre fatto per tutti a qualunque età e con qualunque anamnesi. Amesso di trovare certezza oggettiva, poi, l’atto di vaccinarsi potrebbe rimanere cattivo perché lo si fa con una cattiva intenzione morale. […] Parliamo quindi, non di oggetto o di materia dell’atto (per esempio se sia giusto fare vaccinare un bambino di 5 anni o meno) ma delle circostanze. Chi non si vaccina per dubbi di coscienza potrebbe poi vivere una situazione di estrema prudenza isolandosi ed usando con estrema accortezza tutte le misure precauzionali per evitare contagi. Chi si vaccina, invece, potrebbe fregarsene e andare nella folla senza neanche sapere se è contagioso (e i vaccinati possono portare facilmente la variante delta. In Israele la percentuale di contagio dei vaccinati è di circa il 40% e gli ospedali sono pieni di vaccinati in gravi condizioni). Quindi anche sotto il profilo delle circostanze dell’atto morale, la differenza è tra chi le considera e chi non le considera, non tra chi si vaccina e chi si vaccina ”
Fulvio di Blasi, professore di diritto e teologo morale.
Nota esplicata sui vaccini della Congregazione per la Dottrina della fede:
5) Nello stesso tempo, appare evidente alla ragione pratica che la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria.
In ogni caso, dal punto di vista etico, la moralità della vaccinazione dipende non soltanto dal dovere di tutela della propria salute, ma anche da quello del perseguimento del bene comune. Bene che, in assenza di altri mezzi per arrestare o anche solo per prevenire l’epidemia, può raccomandare la vaccinazione, specialmente a tutela dei più deboli ed esposti.
Coloro che, comunque, per motivi di coscienza, rifiutano i vaccini prodotti con linee cellulari procedenti da feti abortiti, devono adoperarsi per evitare, con altri mezzi profilattici e comportamenti idonei, di divenire veicoli di trasmissione dell’agente infettivo.”
In poche parole la Congregazione per la Dottrina della fede smentisce che vaccinarsi sia un obbligo morale, e dice che la vaccinazione e’raccomandata ,non obbligatoria,in assenza di altri mezzi per arrestare l’epidemia ( punto oggi smentito dai fatti perche’ la vaccinazione e’ solo uno dei mezzi )
Ma il Vaticano,quando licenzia i dipendenti che non sono vaccinati ,o il seminario di Milano quando rifiuta gli aspiranti seminaristi,che non sono vaccinati, o certi preti che si rifiutano di confessare chi non e’vaccinato, , tiene in considerazione quello che ha detto la propria Congregazione della Dottrina della fede o sono parole al vento ?
https://gpcentofanti.altervista.org/il-bisogno-di-autentici-cercatori-del-vero/
Scusa Maria Cristina, puoi fornire le fonti autentiche – che sarebbe utili a tutti – di questi tre casi che denunci? Per esempio da quale fonte sappiamo che il Vaticano licenzia i dipendenti che non sono vaccinati?
Ma, Luigi, è nel loro “stile” (se tale può definirsi): sparare balle e bufale nel web, sperando di trovare qualcuno che ci creda.
Roberto Caligaris