Dalla didattica a distanza alla telemedicina, in cento modi il digitale ha portato rimedio al distanziamento della pandemia e qualche volta, oltre al rimedio, ne abbiamo avuto degli acquisti. È successo anche ai gruppi biblici e simili, ovvero a quelli tra loro che hanno continuato a incontrarsi via Zoom o con altre piattaforme. Ne ho esperienza e provo a dirla segnalando le perdite e i vantaggi del nuovo modo di leggere le Scritture e di farne conversazione. Anche porrò la domanda sul che fare, ora che si torna agli incontri in presenza. Abbiamo avuto il modo tradizionale, poi questo della teleconferenza: che arriverà domani? – E’ l’attacco di un mio articolo pubblicato dalla rivista Il Regno. Nei commenti riporto alcuni capoversi.
Gruppi biblici: vantaggi e perdite delle lectio da remoto
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Presenze nuove e rinnovate. Mio articolo 1. Un vantaggio sicuro – con il gruppo riunito da remoto – è stato l’ampliamento del numero dei partecipanti, che si è raddoppiato, o anche più. Eravamo una ventina e ora siamo sui 40. Può collegarsi chi vive fuori Roma o è fuori quel giorno. Chi in quell’orario non può uscire di casa. Chi dispone solo di un’ora e mezza e non delle tre necessarie per l’incontro in presenza.
Un altro acquisto lo vedo nella novità, o diversificazione, delle presenze. Prima eravamo quasi sempre gli stessi: poteva esserci un ospite nuovo ogni sei mesi. Ora l’arrivo dei nuovi è frequente e in esso trova buona spinta l’idea di allargare la cerchia. Una spinta di qualche pregio, che sfiora la missione.
Forse anche la modalità di conduzione e d’intervento ha avuto qualche miglioria con le teleconferenze: maggiore concentrazione, brevità delle prese di parola, attenzione espositiva a presenze nuove.
Ma ci manca la pizza. Mio articolo 2. Ma detti i vantaggi dirò delle perdite sul piano dei rapporti tra le persone: non per nulla il gruppo che da 18 anni si riunisce a casa mia si chiama «Pizza e Vangelo». Ora il programma è dimezzato e la mancanza della pizza si fa sentire, perché quello è un nome scherzoso ma reale. Alle 20,30 ci si metteva a tavola per una cena leggera – appunto una pizza, con qualche aggiunta portata dagli ospiti – e alle 21,30 si passava alla lectio.
Con la pizza si festeggiavano onomastici e compleanni, si condividevano gli eventi delle famiglie coinvolte. Si svolgevano i discorsi a tavola, che da Platone a Lutero sappiamo di quanta umanità siano portatori. Si festeggiava l’amicizia che sorella Maria dell’Eremo di Campello indicava come il sacramento più possente, fondandolo sulle parole di Gesù «vi ho chiamato amici» (Gv 15,15).
Siamo sempre stati attenti a tenere fuori dalla politica le conversazioni sulla Scrittura. A questo aiuta la lettura continua che abbiamo scelto fin dall’inizio e abbiamo mantenuto negli anni percorrendo, lento pede, il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli. Ora siamo al capitolo 4 di Marco.
Combinare le due forme. Mio articolo 3. Il motivo primo di questa scelta sta nella convinzione che la lettura tematica, o rapsodica, dei testi biblici è più esposta – rispetto a quella continua – alle tentazioni dell’attualità. Ma eravamo tutti cristiani comuni, qualcuno anche impegnato in politica e dunque la conversazione sui fatti del giorno trovava posto nel momento, appunto, della pizza.
Aspettiamo dunque di recuperare la pizza alla ripresa d’autunno, ma speriamo di poterlo fare senza perdere i vantaggi della modalità da remoto. Bisognerà combinare le due forme di partecipazione e già i più versati – tra noi – nel digitale vanno studiando quella combinazione: ci vorranno forse un paio di Webcam nella sala dell’incontro, che inoltrino ai collegati da remoto le facce del gruppo in presenza.
Quattro preti – un laico – un vescovo. Nell’articolo riporto la varia opinione di quattro preti, un laico e un vescovo su esperienze analoghe alla mia e in conclusione metto in luce la spinta profittevole a essere brevi che viene da questo assaggio della comunicazione digitale in materia biblica:
Tutti i miei interlocutori hanno lodato l’apprendimento della brevità al quale li ha costretti il nuovo mezzo. Ma dire brevità è dire di più del conteggio dei minuti: è andare a un’altra lingua. Forse è qui la sfida maggiore che il digitale pone alla comunicazione ecclesiale, che sempre tende a farsi omelia.
https://ilregno.it/attualita/2021/14/lectio-bibliche-da-remoto-luigi-accattoli
I rapporti da remoto aiutano molto!
Vi sono diverse modalità di accostarsi alle Scritture e alla spiritualità-cultura. Quelle propoate da Luigi, sul blog e via streaming mi paiono interessantissime. Col suo amore e la sua umanità sta aprendo strade importanti nella cultura e nella comunicazione. Vie di dialogo e di accoglienza autentica di cui vi è estremo bisogno.
https://gpcentofanti.altervista.org/alle-fonti-della-sinodalita/
Don Giampaolo Centofanti è uno dei quattro sacerdoti interpellati nell’articolo e questo è il paragrafo che lo riguarda:
C’è chi la combinazione della presenza e del collegamento l’ha già sperimentata. Tra gli altri il prete e teologo romano Giampaolo Centofanti, animatore presso il Santuario del Divino Amore degli incontri biblici di un gruppo denominato In cammino con Maria e Gesù che raccoglie un centinaio di partecipanti. In pandemia è stata attivata la possibilità del collegamento da remoto e anche una forma di rilancio degli incontri via Youtub, ma don Giampaolo non favorisce questi ampliamenti e guarda con perplessità a nuovi innesti nel gruppo senza l’opportuna gradualità.
Infatti io credo come osservo nel commento precedente ad una pluralità di approcci a seconda delle situazioni e anche dei compiti delle persone….
https://gpcentofanti.altervista.org/il-traboccamento-di-benedetto-xvi/