“Al processo per l’uccisione di mio marito, udendo la parola ergastolo mi sono sentita morire: Matteo aveva fatto qualcosa di aberrante, ma non potevo accettare che la società non desse una possibilità di riscatto a un ragazzo così giovane”: parole di Claudia Francardi che insieme a Irene Sisi ha fondato a Grosseto l’associazione “AmiCainoAbele”. Claudia è la vedova del carabiniere Antonio Santarelli, aggredito dal diciottenne Matteo Gorelli a un posto di blocco e morto nel 2012 dopo un anno di coma; Irene è la mamma di Matteo, che sta scontando 20 anni in una comunità di don Mazzi. A Claudia e Irene, donne piene di coraggio, dedico un bicchiere di Vino Nuovo.
Volevo che fosse data una possibilità al giovane Caino
33 Comments
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Capisco bene che il tema proposto dal nostro padrone di casa è tutt’altro, ma approfitto del “post” per esternare agli amici del “pianerottolo” il mio radicato convincimento (di cui, ovviamente, potete farne quel che vi pare) per cui la pena dell’ergastolo è disumana e merita d’essere abolita: personalmente, fui tra i non molti italiani che nel lontano 1981 votarono, nell’apposito referendum, a favore della sua abrogazione.
Buon sabato a tutti.
Roberto 55
Roberto buongiorno. Condivido. Al carcere dedico una parte del tempo. Qui puoi trovare un mio testo che accenna anche all’ergastolo:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/conferenze-e-dibattiti-2/caino-e-segnato-dal-sangue-ma-non-perde-la-sua-dignita/
In quel testo proponevo – in quell’ambito associativo – l’impegno “per un effettivo superamento – ovunque nel mondo – della pena dell’ergastolo, che ci appare oggi lesiva del rispetto della persona umana in misura equivalente, in linea di principio, con la pena di morte, in quanto com’essa considera irrecuperabile il reo e ritiene inefficace ogni pedagogia carceraria che si proponga di far valere la finalità educativa della pena – dal momento che questa rieducazione nel caso dell’ergastolo viene a essere considerata per definizione senza termine, ovvero senza meta: ‘Fine pena mai’”.
“L’ergastolo è una pena di morte nascosta” ha affermato ultimamente il Papa in un discorso all’Associazione Internazionale di Diritto Penale:
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/10/23/0787/01659.html
A proposito di prigioni, domenica mentre giravamo al media word in cerca di regali per il figlio mi è capitato questo:
https://www.youtube.com/watch?v=zxrRTz7046A
http://www.ondarock.it/pietremiliari/cash_atfolsomprison.htm
e questo perchè è un doppio:
http://www.ilsussidiario.net/News/Musica-e-concerti/2014/2/27/JOHNNY-CASH-L-anniversario-At-San-Quentin-the-man-in-black-canta-per-i-carcerati/472896/
Non avevo mai sentito nulla di Jonny Cash è invece il disco è proprio bello.
Molto.
Fine ot.
L'”off topic” continua: pensa, Sara, che di quel disco (che, concordo con te, è molto bello) possiedo ancora il “vinile” (per farti intendere quanto sono vecchio ………..-)))))))))))).).
Tornando al tema: grazie, Luigi, per la tua condivisione e per gli spunti che ci hai messo a disposizione.
Un caro saluto.
Roberto 55
Di fronte a notizie simili ci si sente molto piccoli. Io credo che al loro posto non ci riuscirei mai.
Sull’ergastolo ritengo necessario il suo mantenimento. Penso ai mandanti di plurime stragi mafiose, che pur essendo anziani e in carcere da molti anni, da lì continuano a progettare uccisioni e delitti. Rimettere in libertà persone che non hanno mutato minimamente la loro volontà rea significa mettere in pericolo altri innocenti.
E’ piaciuto anche a mio marito, l’ho messo su all’ora di pranzo e mi ha chiesto di chi fosse (di solito non nota nulla 🙂 ).
Bello, prima di questo il disco più country che avevo è più o meno questo:
https://www.youtube.com/watch?v=ZaTCYNOVmnI&list=PL9JvaXq7MJpuVo-D-axh_Ea0I-oyswQ2G
Non è nemmeno un disco vero e proprio ma bozzetti di canzoni quasi interamente strumentali (molta chitarra) molto molto suggestivo.
Tornando in tema per me si potrebbero chiudere le prigioni figurarsi l’ergastolo.
il “volemose bbene”, va tutto bene madama la marchesa, il buonismo senza limite, la mancanza di giustizia e di equità e di giudizio trionfa!!!.
http://it.radiovaticana.va/news/2014/12/27/promotore_di_giustizia_scarcera_attivista_femen/1116149
Non sia mai che l’attivista femen, poverina! , che ha gridato slogan contro la Chiesa e rubato dal presepe il bambinello, possa avere una qualche “punizione”
Non sia mai! Tabù! nessuno si può punire! E’ brutto1 E’ cattivo!
E’ il dogma della attuale intellighenzia: nessuna punizione, nessuna giustizia, nessun contrappasso.
E anche l’ergastolo o la pena di morte . Tabù!
Salvate Caino! Potete uccidere tranquillamente Abele e altri , potete fare quel che vi pare e piace ., cari criminali,ma mi raccomando salvate Caino!
L’attivista di Femen è in prigione in Vaticano.
Lascia perdere, ti prego, amico Lazzaro: non ne vale la pena.
Piuttosto, Cristina, perchè, invece di strillare scemenze a vanvera, non ti decidi a rispondere una buona volta alle semplicissime domande che ti sono state da giorni rivolte:
a) tu hai qui scritto che “il Cardinale Kasper ha detto che in TUTTI i casi un divorziato risposato è perfettamente integrato colla chiesa e può far la comunione”; vuoi precisarci dove e quando hai letto / sentito che il cardinale Kasper avrebbe rilasciato questa dichiarazione ?
b) cosa fai di concreto per i cristiani di Mosul (oltre a sbraitare contro chi, come Sara e Lazzaro, ha loro elargito un contributo economico) ?
Siamo sempre in attesa di leggere le tue spiegazioni (se ne hai).
Buon pomeriggio dalla neve del Nordest.
Roberto 55
Anche io sono contraria all’abolizione della pena dell’ergastolo, almeno in sistemi giudiziari come quello italiano: perché è giusto che resti almeno come possibilità per reati gravissimi e particolarmente odiosi. Nella realtà italiana, molti poi non lo scontano per sconti di pena legati a varie motivazioni, oppure passano a regimi che permettono loro di lavorare fuori dal carcere; e poi c’è sempre la possibilità della grazia. In altre paesi probabilmente è diverso. Io sono favorevole a tutte le misure che valutando persona per persona permettano nel tempo correttivi, ma penso che vada salvaguardato in principio anche il diritto dell’offeso ed anche quello della società.
Sono invece contraria senza alcuna eccezione alla pena di morte, perché la vita è la morte appartengono a Dio solo.
In materia di diritto penale occorre essere laici. La legittimità delle pene si valuta in base alla loro efficacia e proporzionalità nel proteggere la società. Invito a rileggere (o forse a leggere) Beccaria: la pena di morte in pratica va esclusa perché sproporzionata e inefficace, ma qualora si desse un caso in cui risultasse l’unica sanzione efficace per proteggere la società da un danno grave, anch’essa sarebbe ammissibile; le altre pene sono tutte legittime nella misura in cui si attengono al principio della proporzionalità. Inammissibile è la pena eccessiva (anche la più lieve) perché infligge al cittadino una sofferenza sproporzionata al danno provocato. L’equiparazione dell’ergastolo alla pena di morte può valere come afflato di un’anima bella ma è teoricamente insostenibile.
Le due cose scandalose che dovrebbero, quelle sì!, provocare la rivolta di tutti sono invece:
a) la condizione vergognosa delle carceri italiane;
b) la facilità “irresponsabile” con cui la magistratura italiana infligge la pena del carcere a persone innocenti. (Mi riferisco ai tanti che si fanno mesi di custodia cautelare [che una volta, quando si era più onesti nel linguaggio, si chiamava “carcerazione preventiva”] e poi vengono assolti).
“Invito a rileggere (o forse a leggere) Beccaria: ”
E’ una vita che me lo riprometto anche io!!!
Facciamo così: speriamo che con il tempo anche l’ergastolo possa sembrare sempre più una pena sproporzionata al danno come oggi siamo più o meno d’accordo per la pena di morte.
Sul dibattito circa la pena dell’ergastolo. Lavoro nella giustizia da moltissimi anni e vi assicuro che l’ergastolo, nella pratica, esiste solo sulla carta, cioè nella Legge e nelle (poche) sentenze che lo comminano. Questo almeno dal 1975, con l’introduzione dell’Ordinamento Penitenziario.
Quelli che non possono avere benefici
In Italia sono 1.200 gli ergastoli ostativi
http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/Quelli-che-non-possono-avere-benefici-In-Italia-sono-1200-gli-ergastoli-o.aspx
Beh, se non capisco male, una possibilità la hanno: collaborare con la giustizia.
http://www.avvenire.it/Dossier/carceri/le%20storie/Pagine/dietro-le-sbarre-3.aspx
Scusa Sara, ma negli articoli di Avvenire che hai linciato qualcosa non torna. In uno si dice che in Italia gli ergastoli sono circa 1600, la maggior parte dei quali però significano una pena media di 26 anni, e solo un centinaio sarebbero gli ergastoli ostativi, ovvero quelli che non possono ottener alcun beneficio. Nell’altro si dice che in Italia gli ergastoli ostativi sono 1200.
Detto questo, io sono favorevole come ho detto a percorsi che dipendano dalle singole persone, non ad aperture automatiche, né a chiusure definitive.
La Mambro è stata condannata a 9 ergastoli, eppure dal 2013 la sua pena è estinta. Fioravanti, 8 ergastoli, è libero dal 2009. Non mi pare si possa dire che l’ergastolo in Italia sia una pena così definitiva.
Linkato, non linciato.
@ Luigi Franti
Guarda, laicamente parlando non credo proprio che, per esempio nel caso di strage, si possa affermare così facilmente che la pena di morte sia sempre sproporzionata. Anzi. Per dire no alla pena di morte, sempre e comunque, c’è bisogno di un di più di compassione e di speranza nella redenzione di chi ha sbagliato. Con rispetto, sempre, verso le vittime.
Rosa anche
qui dice 1200
http://www.repubblica.it/solidarieta/volontariato/2010/09/18/news/i_costretti_dell_ergastolo_ostativo-7187353/
Tenendo sempre molto ben presente che, nel caso dei parenti di vittime di omicidio, ecco per loro il “fine pena” è sempre “mai”. Sono tutti “ergastoli ostativi”.
Il fine della pena è rieducare non vendicare, non dico mai di perdonare e non punire però la punizione deve lasciare spazio per il recupero.
Poi per carità è un tema complesso.
Ma di fatto che significa l’ergastolo? ci si rifletta un po’.
Uno, condannato alla detenzione a vita, verrebbe confinato in un carcere per il resto della sua esistenza. E quali sarebbero, dunque, gli effetti?
Una resipiscenza sui suoi misfatti ( ah, non l’avessi mai fatto!)? Non credo proprio. La privazione della libertà per una vita intera darebbe soddisfazione solo a chi vede un delinquente della peggior specie confinato per sempre in un carcere.
La persona in questione– immaginiamola colpevolissima– forse preferirebbe la morte piuttosto che essere privato per sempre della libertà.
Io credo che nell’animo diventerebbe più cattiva, e questo inasprimento potrebbe indurla a cattiverie ulteriori verso altri carcerati e verso se stessi (suicidio). Un abbruttimento degradante al massimo.
Insomma, una pena detentiva così estremizzata e senza speranza di una liberazione futura, anche lontana, non potrebbe portare nessun frutto positivo. Di questo sono convinta, anche se il primo impulso che anche a me viene, e non posso nasconderlo, nel sapere di certi delitti è quello di augurare che gli autori finiscano in carcere per il resto dei loro giorni.
Le cronache quotidiane ci aggiornano su fatti disumani che portano anche noi ad indurirci e comunque a chiederci sbigottiti il perché di tale inaudita devianza dell’uomo. Ma penso anche che dovremmo riflettere sul fatto che tutti, anche i migliori o ritenuti tali, siamo fatti della stessa pasta, e niente e nessuno può assicurarci che noi certe cose non le faremmo mai.
Nessuno può essere sicuro di essere al riparo assoluto dalle cadute peggiori. Ha ragione infatti chi dice: io non sono sicuro neanche di me stesso.
Se poi si obietta che, se un criminale fosse liberato dopo molti anni di carcere, ciò potrebbe portarlo a rimettersi nella strada della delinquenza, io dico che, sì, forse potrebbe succedere (più di una volta lo abbiamo visto), ma forse anche no. Anzi,probabilmente no. E potrebbe accadere che, qualora in carcere fosse avviato ad imparare un mestiere, potrebbe servirsene per un cambiamento radicale della sua vita.
Potrebbe rinascere come uomo, e questo gli ridarebbe piena dignità.
Vogliamo considerare questi aspetti positivi?
http://it.radiovaticana.va/news/2014/10/27/ergastolo,_eusebi_%28univ_cattolica%29_ha_ragione_il_papa,_è_i/1109567
In genere al di la’ del dibattito sull’ergastolo vedo la tentazione di risolvere tutto solo per via penale.
Dalla corruzione al femminicidio il parlamento affronta le questioni solo attraverso inasprimenti delle pene.
Nel decalogo invece non c’è solo la questione penale ma anche una pedagogia liberante questa dimensione mi pare manchi.
Discepolo, stai attenta.
A chiedere la grazia per Caino, fu Dio.
Posso capire che per te il papa non è cattolico… ma adesso pure nostro Signore!
Se è per questo, quando Uzzà toccò l’arca dell’alleanza (per evitare che cadesse!) Dio lo fece morire all’istante (2 Sam 6,6-7). Le citazioni bibliche sono pericolose, meglio andarci piano.
Eppure, caro Marcello, che neanche nostro Signore e’ cattolico l’ho sentito dire recentemente, e non dall’ultimo venuto.
🙂
Infatti Dio è cristiano (non solo cattolico), ebreo, musulmano, buddista ed altre identità religiose.
Magari si capisse questo concetto! Si eviterebbero le guerre di religione disastrose.