Citterich e la “sorellina ebrea” Rena Shaky

Dedico due ricordi lieti al collega Vittorio Citterich che se ne è andato l’altro ieri a 81 anni. Il primo è per la sua passione di fumatore: era in gara permanente con Franco Pisano (allora vaticanista dell’Ansa, mentre Vittorio lo era per il Tg1) durante i “voli papali”: a chi accendeva per primo dopo il decollo, appena si spegneva il “proibito fumare”. Il secondo ricordo è per la “sorella ebrea”: i genitori – Lina e Mario Citterich nel 1943 adottano e salvano dalla deportazione una neonata ebrea, Rena Shaky, e dopo la guerra corrono a Parigi a riportarla ai genitori “sopravvissuti” alla persecuzione. Essendo io cercatore di queste storie, Vittorio mi raccontava che i genitori l’avevano presa volentieri, quella bimbina, “anche per darmi una sorellina”. La vicenda è rievocata nel capitolo 18 Giusti delle nazioni della pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto: 1943-1945: tra i “giusti” e gli ebrei nasce il primo dialogo. Vittorio aveva il dono di non meravigliarsi mai troppo delle sorprese della vita e lo comunicava con spontaneità.

7 Comments

  1. antonella lignani

    Belle le storie degli ebrei salvati. Anche una mia conoscente mi ha raccontato di due ebrei nascosti in canonica dal parroco del Duomo, suo zio. Non ebbero la prontezza di spirito di travestirli, li tenevano nascosti con loro grande pericolo e disagio, e pare che alla fine siano stati uccisi durante una fuga.

    5 Agosto, 2011 - 23:34
  2. gino gandolfo

    carissimo Luigi da presidente di una delle tante diocesi dove l’azione cattolica cerca di svolgere un servizio per la nostra Chiesa e per le nostre città vi scrivo l’omaggio a Vittorio Citterich che l’Azione cattolica italiana ha pubblicato nel suo sito a firma del nostro amico Fabio Zavattaro. Un abbraccio di cuore a te e a tutti gli amici del condominio.

    Ciao Vittorio!
    di Fabio Zavattaro

    Un piccolo quadro. Quattro contadine, le matrioske, con il capo coperto da un fazzoletto e una icona mariana in mano; sullo sfondo le mura del Cremlino che si confondono e si sovrappongono alle “cipolle”, le cupole di San Basilio. È il dono che Vittorio Citterich mi ha dato il giorno in cui sono entrato a far parte della famiglia del Tg1, nel 1995. Non subito, per la verità: aveva voluto vedermi al lavoro, prima, mettermi alla prova. Ci si conosceva da diversi anni: le frequentazioni nella sala stampa durante i viaggi del Papa io ad Avvenire, prima, e al Giornale radio Rai, successivamente; lui al Tg1. Ma l’arrivo al telegiornale, all’ammiraglia, come diceva con orgoglio, non era una cosa di tutti i giorni, né tanto meno per tutti.

    La sua stanza era luogo di dialogo: se si entrava da lui non era mai solo per parlare di un servizio da fare. Poteva essere la molla che dava il via a un discorso più ampio, a citazioni, riferimenti che inevitabilmente finivano con il ricordo, o con le parole del “sindaco santo” di Firenze, Giorgio La Pira; un passo di una poesia di padre David Maria Turoldo. Con La Pira, Vittorio Citterich ha compiuto viaggi importanti in Terra Santa, in Medio Oriente, a Mosca; ha visto nascere i dialoghi del Mediterraneo, l’utopia di un sindaco che da Firenze ha cercato di favorire il dialogo e la pace nella terra contesa tra israeliani e palestinesi. La Pira soleva dire: se ci sarà pace a Gerusalemme il mondo avrà la pace. Parole profetiche, sottolineava Vittorio; e di una attualità sorprendente perché pronunciate più di cinquanta anni fa.

    Ogni tanto, Vittorio, tornava a quel viaggio a Mosca, prima di diventare per la Rai corrispondente dalla capitale dell’allora Unione Sovietica. Di quella visita, 1959, fece una cronaca esaustiva tanto che La Pira stesso, in una delle sue lettere alle claustrali, ne elogiava la completezza. Ricordava Vittorio l’ingresso del sindaco, un quadro mariano tra le mani, e quel suo rivolgersi ai dirigenti atei parlando della “più potente forza della storia che muove i popoli e le nazioni”, cioè la preghiera; proprio quella orazione che i monasteri di clausura del mondo stavano pronunciando in quel momento, singolare ponte mariano destinato a collegare oriente e occidente, Mosca e Fatima.

    Martedì due agosto Vittorio ha concluso il suo pellegrinaggio terreno. Era nato il 22 giugno del 1930 a Salonicco e a 15 anni, orfano di madre, arriva a Firenze dove completa gli studi, laureandosi in giurisprudenza proprio con La Pira. Anni in cui le forti tensioni sociali della Toscana “rossa” del dopoguerra non impediscono un dialogo tra appartenenze diverse; partecipa alla fondazione delle riviste “Testimonianze” e “Politica”. Conosce il cardinale Elia Dalla Costa, e sacerdoti come Silvano Piovanelli, Lorenzo Milano, Ernesto Balducci, Giulio Facibeni. Al giornale “Il Mattino” collabora con padre David Maria Turoldo; poi approda a “L’Avvenire d’Italia” di Raniero La Valle. Segue i lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II, dalla preparazione con Giovanni XXIII alla conclusione l’8 dicembre 1965 con Papa Paolo VI.

    Proprio questi uomini hanno segnato la crescita spirituale e culturale di Vittorio, la sua sensibilità verso l’altro, senza guardare alle differenze di religione, di appartenenza sociale, politica. Nelle sue cronache, nei viaggi compiuti seguendo Giovanni Paolo II aveva sempre un occhio di riguardo per le attese della povera gente; le sue analisi non erano mai semplici racconti, ma andava alla ricerca delle motivazioni profonde. Ogni suo commento aveva il sapore di una storia conosciuta, capita, spesso vissuta.

    Così voglio immaginare che l’icona delle quattro matrioske in cammino verso le mura del Cremlino sia un riferimento a quel quadro con il quale La Pira è entrato nel cuore del potere sovietico, a Mosca. Almeno così mi piace pensare: piccolo omaggio a un grande giornalista e scrittore; un maestro per chi ha avuto il dono della sua compagnia e della sua vicinanza.

    6 Agosto, 2011 - 1:10
  3. Mabuhay

    Grazie tantissime a Gino G. del contributo riportato. Mi ha fatto venire tanta tanta nostalgia…(e si’ che non sono cosi’ vecchio!)…. Deep sigh…

    Grazie anche a Luigi e a quel dettaglio della “sorellina ebrea”. Non avevo saputo della morte di Vittorio C., che fin che avevo potuto avevo seguito, ascoltato e letto. Ricordo benissimo la sua pacatezza e lucidita’ nelle analisi che faceva. Beato lui che “non si meravigliava mai troppo delle sorprese della vita”.
    Che riposi in pace.

    6 Agosto, 2011 - 11:10
  4. gino gandolfo

    X Mabuhay …..sono molto contento che il mio contributo sia stato apprezato, del resto il blog di Luigi serve per arricchirci di opinioni, informazioni e anche belle e animate conversazioni……poi veramente dobbiamo essere grati a Luigi che ogni giorno ci porta nuove e interessanti riflessioni.

    buona domenica e auguri a tutti gli Alberto per domani.

    6 Agosto, 2011 - 17:06
  5. Mabuhay

    “La paura bussò alla porta; la fede andò ad aprire…non c’era nessuno!”
    (Luigi Santucci)

    Buona domenica a tutti.

    6 Agosto, 2011 - 18:44
  6. Francesco73

    Una bellissima figura, serena, competente, con lo sguardo mite non privo di guizzi ironici. Una tv forse del passato, ma di un bel passato, bello almeno in questo. E poi la sensibilità per i deboli e il lapirismo, che però in Citterich non l’ho mai visto trasmutarsi (come ad altri cattolici troppo facilmente accade) in piagnisteo, o in una timbrica da sagrestani.
    Grazie a Gandolfo per il bel link con il pezzo di Zavattaro. Anche lui è bravo, un degno erede di Citterich. Che sia la leva buona dell’Azione Cattolica?

    6 Agosto, 2011 - 19:29
  7. Non sapevo della morte di Citterich.
    Deve essere passata con velocità fulminea sui media.

    E’ vero che non seguo i TG.

    Qualche mese fa
    ho riascoltato il lucido Ettore Masina (83a.)

    Pensavo alle nuove generazioni di giornalisti……

    ????? ???

    7 Agosto, 2011 - 13:39

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