Continuando con le storie della pandemia, avviate ieri, metto oggi le parole di un pediatra di Chiavari, Vittorio Canepa, 59 anni, ricoverato prima a Lavagna e poi a Genova, tornato a casa il 15 aprile. Parole che ho trascritto con un minimo editing da una videointervista di Teleradiopace trasmessa il 18 aprile con il titolo “Il coronavirus ha perso se risveglia la nostra umanità”. Le riporto nei primi due commenti, riassumendole con l’esclamazione che Vittorio dedica a chi l’ha curato: “Questa è la bontà del Signore nella terra dei viventi”.
Vittorio Canepa: “Ora tutto mi sembra nuovo”
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Migliori di quello che pensiamo. Canepa 1. Il Coronavirus non l’avrà vinta. Ancora oggi degli amici mi hanno telefonato piangendo perché la notizia era che io fossi morto. C’è chi mi ha chiesto se ho avuto paura di morire: no, quella no. Lo dico senza arroganza. Lo dico per il volto degli operatori che ti girano, che si impegnano con l’ago per prendere bene la vena, “sentirai un po’ di dolore ma questa ti aiuta”, quella che ti cambia, ti pulisce, si occupa di te che sei un niente, e questa è “la bontà del Signore nella terra dei viventi”. E io non potrò ringraziare di tutte le preghiere, di tutto quello che si è mosso e non mi vergogno a dirlo, perché dietro a quello che si è mosso c’è Qualcuno, dietro c’è una Provvidenza che si è servita di me. Voglio dire un enorme grazie per la preghiera detta dalle mani di chi lavora bene, di chi prega lavorando, prega usando le mani e usandole bene. Il Coronavirus non l’avrà vinta, già da adesso possiamo dire che non l’ha vinta perché i tentativi che stiamo facendo, questo isolamento quasi da galera, con le gravissime problematiche familiari, economiche che tira fuori, ci dicono che c’è più bene di quanto noi pensiamo, che siamo meglio di quello che noi pensiamo.
Noi siamo amati. Canepa 2. Questo nostro stare in casa, questo trovare il modo di salutarci, di occuparci l’uno dell’altro, di tua moglie, dei tuoi figli, tutto questo che facciamo ci dice che il Coronavirus ha perso, non ha vinto, anche se per il momento ci ha messo nell’angolo. Io sto vivendo un periodo in cui tutto mi sembra nuovo, rinato. Un amico dei più cari mi ha detto che il Padre nostro e l’Ave Maria li ha dovuti ripassare per me, chè non li aveva più detti. E questa non mi sembra poca cosa. E la speranza, ripeto, è fatta di chi ti lavora intorno. E’ fatta di te che non hai niente e chiedi a qualcuno che ti faccia questo e quello, a qualcuno che ti sta tenendo in vita. Io ho cominciato da solo a non pregare più per qualcuno, o a pregare qualcuno, ma a pregare di fronte a qualcuno, come ora parlo con te. Che uno creda o non creda poco conta: noi siamo amati, sono amato io che credo come quello che non crede. Quasi quasi in qualche momento hai nostalgia perchè è più semplice l’abbandono nelle braccia di chi ci fa tutto. Il mio consiglio, anche di medico, è di non abbandonarci ma di cominciare da quello che si è, da come siamo, perché da quell’accettazione può partire l’impegno a sorreggerci insieme, a risollevarci insieme.
http://www.teleradiopace.tv/2020/04/18/il-coronavirus-ha-perso-se-risveglia-la-nostra-umanita-la-testimonianza-di-vittorio-canepa/
Mandatemi storie. La vicenda di Vittorio Canepa mi è stata segnalata da don Alberto Gastaldi, di Chiavari, che ringrazio. Ripeto l’invito ai visitatori perché mi mandino o mi narrino storie. Di guariti, di combattenti, di martiri dell’epidemia. Ne pubblicherò una al giorno.