“Io benedico nei luoghi affollati”. “Dio mio non ho mai benedetto nessuno”. “A me vien fatto di benedire sempre, in cuor mio, i bambini”. Tre donne che frequentano il mio blog mi hanno inviato queste confidenze in risposta alla richiesta di narrare la propria esperienza della benedizione come liturgia del cristiano comune, che non ha rituali e che è affidata alla spontaneità della vita. – E’ l’attacco beneaugurante di un nuovo mio articolo scritto per la rivista “Il Regno” sul tema delle benedizioni e costruito – come il primo – con la collaborazione dei visitatori del blog: vedi post del 31 ottobre e del 5 dicembre. Visitatori che tutti ringrazio. Il primo si intitola “Benedicimi” chiede il morente al mendicante e il secondo “Benedico nei luoghi affollati”. Si tratta di due piccoli capolavori che letti insieme ne fanno uno grosso: e dunque non fate i pirla, leggeteli insieme.
Visitatori belli ricambio le vostre benedizioni
21 Comments
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Non so se la mia è una benedizione, ma spesso quando cammino faccio al Signore l’elenco delle persone che hanno bisogno di un grande aiuto.
Credo che la benedizione sia la preghiera spontanea più bella e più gradita al Signore.
Per gli antipatici, invece, diciamo che “obbligo” il Signore a benedirli in modo molto particolare. Lo obbligo semplicemente dicendoGli “Io non ce la faccio e gli tirerei un sacco di accidenti, quindi benedicilo Tu che ne ha tanto bisogno, ecco”.
Sono infantile, lo so.
Luigi, ti sembrerà strano ma fra le benedizioni dei “cristiani comuni” che tu hai riportato nel bell’articolo sul “Regno”, mi ha colpito particolarmente quello speciale “Kyrie eleison” detto da un soldato italiano ad un soldato greco prossimo alla morte.
Mi rimarrà nel cuore.
Hai ragione tu: tutti abbiamo la possibilità di farci portatori del segno dell’amore di Dio. In ogni luogo e con chiunque.
Dovremmo ricordarcelo più spesso.
Bellissimo, stupendo anche il secondo articolo Luigi!!!! Grazie: c’è bisogno di benedizioni, c’è bisogno di gente che continui a benedire, tutti abbiamo bisogno di essere benedetti. C’è bisogno di giornalisti che sappiano raccontare la bellezza.
Un altro episodio che ho ricordato solo oggi leggendo queste tue riflessioni. Mi accadde circa 5/6 anni fa. Per strada. Per caso.
Ero in macchina e avevo appena iniziato a cercare un parcheggio in una Roma centralissima e affollatissima, quando vedo un signore che sembra uscire con la sua da un ottimo posto. Mi accosto e parto diretto con la classica domanda:
– “Scusi, lei esce?”.
– “Si, esco”, mi risponde molto gentilmente.
Per l’insperata e soprattutto cordiale risposta mi viene spontaneo dirgli, ricambiando il sorriso:
– “Grazie. Le assicuro una settimana di benedizioni”.
Dopo che il mio nuovo amico esce con la sua macchina, si accosta alla mia macchina, abbassa il finestrino e mi chiede, secco:
– “Lei prega?”.
– “Si”.
– “Anche io”.
– “Allora a presto”.
– “A presto”.
La benedizione come segno di riconoscimento tra Cristiani! Non saprò mai chi sia stato quel signore, ma oggi gli rinnovo una benedizione!
Spesso gli extracomunitari ai quali regalo qualche spicciolo mi benedicono. Penso che siano persone con un bel grado di civiltà.
In un mondo caratterizzato dall’uso molto comune di parlar male dei diversi, ma anche sovente degli amici, imparare a “dire bene” degli altri, familiari, parenti, ma anche nemici e avversari, e soprattutto gli antipatici, è certamente il modo migliore per uscire dall’individualismo e promuovere l’armonia dell’insieme. Grazie Luigi, che Dio ti benedica (ma anche noi, non solo lui).
Salve Antonio, buona giornata.
“La benedizione come segno di riconoscimento tra Cristiani! ”
Non solo fra cristiani, tra tutti gli uomini: di qualsiasi religione e senza religione.
Dio benedice tutti i suoi figli.
Cordiali saluti anche da me, signor Thellung.
Si affacci più spesso in questo “pianerottolo”.
Le sue parole non possono che essere di grande interesse per tutti.
Grazie benedetta Marilisa, che gentile! Cerco solo di dire quello che sento e credo. Se poi suscita anche interesse in qualcuno è il massimo compenso che potrei desiderare. Con tutta la benedizione possibile.
Mi par molto importante quello che dice Antonio Thellung.
Passare da una benedizione” in senso tecnico”, a una bendizione in senso…letterale: io dico bene di te!
Per la prima, che è già bellissima cosa, necessitano bontà di intenzione e slancio spirituale…ma la cosa si puo’ anche fermare lì, o anche restare comodamente sulle labbra, senza bisogno di particolare convinzione:)
Ma per la seconda, la musica cambia.
Ci vuole iniziativa personale, creatività, costanza, probabilmente fatica,comprensione, complicita…in una parola , potremmo dire ” fratellanza” ? Suona un po’ retorico, ma fa niente.
Proprio così Lorenzo, grazie della sottolineatura. È l’essenza del Vangelo, là dove dice che se amiamo quelli che ci amano e siamo benevoli con i nostri fratelli che cosa facciamo di straordinario ? Questo anche i peggiori lo fanno, mentre essere perfetti come Dio Padre significa amare senza contropartite, perché è bello e riempie il cuore di gioia (cfr Mt 5, 43-48).
Riuscirci è difficile, ma l’obiettivo è quello. Auguri a tutti di non perderlo mai di vista.
al capitolo benedizioni in famiglia (terzo articolo?) ora racconto una cosa che farà venire il diabete a qualcuno del pianerottolo di Luigi.
Mia figlia Miriam (quasi 5 anni), a cena il 29 dicembre a casa, all’invito di ringraziare per qualcosa per l’anno 2012 che ci stava salutando, ha detto senza pensarci: “Ringrazio per papà che è nato per amare i bambini”. Vale come benedizioni?
Lo scrivo pubblicamente perché qualcuno mi ricordi ogni tanto questa cosa nei momenti di sconforto genitoriale e spirituale.
Lo scrivo perché nel 2012 abbiamo perso mia mamma e Miriam era molto legata alla nonna: avrebbe avuto tutti i motivi per starsene zitta e arrabbiata.
Lo scrivo perché so che Luigi – che saluto con affetto – è sensibile al nome Miriam e quindi ho un voto sicuro!
ps. un saluto particolare a mattlar e marta09
ps. i refusi sono dovuti all’emozione del padre ancora meravigliato
Rivolgo un saluto e una benedizione ad Antonio: anche se non lo conosco, da un rapido sguardo alle pagine dei siti da lui curati lo sento a me affine per sensibilità.
a il Moralista
Che bella la freschezza di tua figlia
Bendetto sia il Moralista!
E benedetta sia sua mamma, con la di lui figlia.
Vorrei pensare in modo semplice e grande come lei, ma dentro di me vivo alternate fiducia e paura (è possibile?).
Grazie moralista!
Dalle letture di oggi:
Seconda Lettura
Dalla «Lettera ai Corinzi» di san Clemente I, papa
(Capp. 31-33; Funk 1, 99-103)
Fin da principio Dio ha giustificato tutti per mezzo della fede
Meditiamo attentamente il mistero della benedizione che Dio dà agli uomini e vediamo quali sono le vie che conducono ad essa. Ripercorriamo gli avvenimenti fin dall’inizio.
Per quale motivo il nostro patriarca Abramo fu benedetto? Non forse perché operò la giustizia e la verità mediante la fede? Isacco, pieno di fiducia, si lasciò condurre di buon grado al sacrificio, conoscendo il futuro. Giacobbe in umiltà, a motivo del fratello, abbandonò la sua terra e si recò da Làbano cui prestò servizio, e gli furono dati i dodici scettri di Israele.
Molto bella anche la preghiera:
Orazione
Ispìra nella tua paterna bontà, Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore.
Molto bello anche il Vangelo di oggi:
Vangelo Mc 2,13-17
Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. […]
Mentre stava a tavola in casa di Levi, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Concordo con Antonio Thellung quando afferma che “benedire” equivale a “bene-dire” cioè “dire-bene”.
Credo che, in questo senso, “benedire” sia la più elementare forma di carità verso il prossimo. Ma credo si possa anche “benedire” Dio quando ci si rivolge a Lui in preghiera di ringraziamento.
“Benedire” credo possa essere una “forma mentis” che può arrivare a non dire proprio nulla invece di insultare, calunniare o, al limite, spettegolare…
[…] Gli ho scritto anch’io per salutarlo e per chiedergli se potevo riprodurre – per la mia antologia delle benedizioni – uno dei messaggi apparso il 13 gennaio. Mi ha risposto che ne era contento se poteva […]