“Un primo aspetto della vicenda riguarda l’attacco al Direttore di Avvenire. Al di là dei dettagli che non conosciamo, è stata colpita una persona per il ruolo che svolgeva. Una risposta dignitosa esige il giudizio che voi date della vicenda. Un parlare esplicito, per rispetto e solidarietà a chi è stato vittima; ma anche un chiarimento di fronte alla contraddizioni che pure si registrano sul fronte ecclesiale: non solo per il rapporto con il governo. La linea in questa vicenda adottata dall’Osservatore Romano è chiaramente in contrasto con la linea editoriale di Avvenire. Non è un’invenzione degli anticlericali, ma è sotto gli occhi di tutti”: è un passaggio della lettera aperta inviata ai vescovi da Vinicio Albanesi, della Comunità di Capodarco. Nel primo commento il testo della lettera.
Vinicio Albanesi ai vescovi su Boffo e su tutto
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Ecco la lettera di don Vinicio Albanesi ai vescovi, della quale si parla nel post:
Reverendissimi Padri, in occasione dell’ imminente Consiglio permanente della CEI mi permetto di rivolgermi a voi, a proposito delle recenti vicende dell’informazione cattolica nella nostra Italia. Lo faccio con una lettera aperta, perché il problema riguarda non soltanto cerchie ristrette di cristiani, ma tutta l’opinione pubblica. Vi chiedo parole prudenti, ma chiare: ne ha bisogno l’opinione pubblica e la nostra presenza nel mondo. Arrotarsi in linguaggi di ecclesialese è dannoso.
Un primo aspetto della vicenda riguarda l’attacco al Direttore di Avvenire. Al di là dei dettagli che non conosciamo, è stata colpita una persona per il ruolo che svolgeva. Una risposta dignitosa esige il giudizio che voi date della vicenda. Un parlare esplicito, per rispetto e solidarietà a chi è stato vittima; ma anche un chiarimento di fronte alla contraddizioni che pure si registrano sul fronte ecclesiale: non solo per il rapporto con il governo. La linea in questa vicenda adottata dall’Osservatore Romano è chiaramente in contrasto con la linea editoriale di Avvenire. Non è un’invenzione degli anticlericali, ma è sotto gli occhi di tutti.
Gli ultimi fatti hanno fatto emergere un problema reale che esiste all’interno dell’informazione cattolica. Il progetto Avvenire e di conseguenza di Sat2000 e di Radio Inblu è nato con l’idea di ricompattare e rendere efficace la presenza culturale e sociale, oltre che religiosa, dei cattolici in Italia: i mezzi di comunicazione erano parte integrante dell’idea di “Progetto culturale”. Quel progetto non è mai decollato, nonostante le ingenti risorse investite e oggi è opportuno che sia definitivamente accantonato. Il cattolicesimo in Italia ha sfumature e approcci diversi: è necessario ascoltare e dare voce ai molti volti dell’azione dei cristiani in Italia.
Solo impostato così può aver senso un giornale di proprietà della Conferenza episcopale. A meno che non si desideri un “organo ufficiale”: in questo caso il linguaggio, le sfumature debbono essere a tal punto calibrate da non permettere un quotidiano di informazione, ma di fornire solo dichiarazioni di carattere diplomatico.
E’ utile che in Italia esistano “luoghi” di comunicazione dichiaratamente cattolici: il problema è che siano programmaticamente aperti a soluzioni diverse nelle infinite questioni poste dalla vita delle famiglie e della nazione. Senza l’ossessione dell’ortodossia.
Attendiamo da troppo tempo strumenti comunicativi che non selezionino, ma incoraggino; che non censurino ma siano in ascolto; che indirizzino, senza imporre. E’ un lavoro difficile, ma alla lunga proficuo.
Non si tratta dunque solo di indicare il nuovo direttore di Avvenire, ma di cambiare impostazione della comunicazione. Le blindature, oltre che manifestare troppo spesso crepe imbarazzanti, non servono in una società abituata a riflettere con domande pertinenti e spesso molto dubbiose.
C’è da distinguere tra ciò che essenziale e ciò che è opinabile, in una libertà autentica che impedisca l’appiattimento su posizioni culturali, sociali, politiche predefinite che non fanno giustizia della “verità delle cose”.
Un’attenzione particolare va data ai contenuti della comunicazione: l’impressione dei patteggiamenti tra autorità religiosa e civile, tra poteri economici e istituzionali, tra scambi di consenso e attenzione alle cose di Chiesa svilisce e impoverisce la missione dei cristiani nel mondo. Forse l’atteggiamento migliore, in ogni circostanza, è quello della coscienza critica che non parte da pregiudizi, ma cerca “il bene evangelico”: senza paura di ricatti e, peggio ancora, di promesse. Il potere è come la mosca: non è un animale gratuito; occorre scacciarlo.
Ogni guida è per definizione forte, coraggiosa, sincera, orientata al futuro. Ne ha bisogno l’Italia, non dimenticando mai che, alla fin fine, la nostra sorte è nelle mani di Dio.
Con affetto nel Signore, don Vinicio Albanesi
Grazie di avermela fatta conoscere.
E’ una lettera di speranza,
è una lettera pacata, senza giri di parole, non manda messaggi trasversali,
centra direttamente la problematica.
Spero che i Padri abbiano il coraggio delle loro azioni personali rispondendo allo Spirito di Cristo e alla coscienza, a nessun altra sirena….
Anche a me questa “lettera aperta” è piaciuta.
Qualche domanda, Luigi:
– scorgo (o sbaglio ?) anche nel pensiero di Don Albanesi accenti critici verso la conduzione (qui in campo “culturale” ed “informativo”) del Cardinale Ruini: anche tu ?
– ho mal inteso la tua analisi, oppure tu non hai trovato – a differenza di Don Albanesi – così nette differenze di posizione sul “caso-Boffo”, tra Santa Sede e CEI ?
– a tua sensazione, Luigi, quante e quali probabilità ha questa lettera di riscuotere la prevalenza dei consensi presso i nostri vescovi ?
– infine (e mi scuserai se questa domanda non c’entra nulla), hai notizie sulla nomina del prossimo Vescovo di Treviso ?
Buona notte a tutti !
Roberto 55
Per chi non conosce don Vinicio, ricordo che è già passato altre tre volte per questo blog: vedi il post del 16 maggio 2008 sugli zingari che riporta una sua lettera e un mio commento a un post del 16 gennaio 2008 intitolato LA SAPIENZA COME SARAJEVO E BEIRUT che pure veicola un suo messaggio e dove c’è anche il rinvio a un altro suo testo postato in precedenza da una visitatrice. Che don Vinicio sia critico verso il cardinale Ruini è più che assodato. Io che so bene quanto sia concreta la sua carità – chi dubita vada a Capodarco e veda – non tutto condivido, forse la metà, ma apprezzo la sua schiettezza di parola e l’aiuto a intendere i fatti. Per questo quando capita lo veicolo.
Roberto55 non so nulla del futuro arcivescovo di Treviso. Non credo che la lettera di don Vinicio avrà il consenso della maggioranza dei vescovi ma li provocherà a riflettere. Ho già scritto – mi pare in risposta a una tua domanda – che non considero decisivo per la Santa Sede quanto detto da Vian in un’intervista al Corsera. Sono tra quelli che non vedono un così chiaro contrasto tra i cardinali Bertone e Bagnasco, ma ci sono colleghi che addirittura scrivono che Bagnasco sta per essere sostituito. Io credo che resterà e troverà con Bertone una soluzione condivisa.
Niente di personale con l’autore della missiva, che sicuramente è degna persona, ma implicitamente conferma la bontà delle tesi di De Marco. Gli ambienti ecclesiali progressisti sembra si stiano fregando le mani per la “dipartita” di Boffo. E dire che afferma: “Arrotarsi in linguaggi di ecclesialese è dannoso”. Cos’è altrimenti questa lettera?
Link di De Marco:
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/09/11/la-questione-non-finisce-qui-sul-caso-boffo-e-sul-suo-successore/
La lettera è pacata, equilibrata, dice cose di ovvio buon senso.
Eppure Luigi prevede che essa non riscuoterà il consenso della maggioranza dei vescovi.
E noi ci siamo così abituati che tutto questo ci sembra quasi normale…
Mi sono imposto lo sforzo e sono arrivato in fondo all’articolo di De Marco. Di tutte quelle contorsioni verbali e allusioni cifrate credo di aver afferrato più o meno il 20%. Se ho colto il succo, la tesi è che quelli del Giornale hanno fatto più o meno inconsapevolmente un favore ai veri nemici di Boffo, gente consumata dal livore (verso Boffo e verso Berlusconi) che stanno ovviamente a sinistra. Ho capito bene?
Ricostruzione per ricostruzione, propongo un pezzo da Adista, che spiega perché Boffo non fosse molto amato tra i “cattolici progressisti”
http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=45871
lyco
“Gli ambienti ecclesiali progressisti sembra si stiano fregando le mani per la “dipartita” di Boffo. E dire che afferma: “Arrotarsi in linguaggi di ecclesialese è dannoso”. Cos’è altrimenti questa lettera?”
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Potrai immaginare come condivida le riflessioni di don Vinicio che trovo pacate, misurate nei toni e nel contenuto.
Credimi senza intenzioni polemiche, ti chiedo cos’altro dobbiamo ancora vedere, oltre al peggio di se che ci ha mostrato la gerarchia nei giorni passati?
Talvolta bisognerebbe forse abbandonare i luoghi comuni sui presunti sfergamenti di mani di ecclesiastici progressisti e di laici e preti di ogni tendenza che sollecitarono la direzione dell’Avvenire a dire qualcosa sulla gravità della situazione politica italiana.
Credo che nessun battezzato appartenente alla chiesa di Cristo si sfreghi le mani di fronte a cotanti funambolismi e ambiguità, semmai si gira dall’altra parte per non vedere. Non trovi?
Anch’io ho sentito “voci” di palazzo e fuori che accrediterebbero la prossima direzione del quotidiano della CEI al vincitore della presunta contesa in atto tra CL e Comunità di sant’Egidio per quella poltrona, ma la cosa mi è del tutto indifferente e non mi scandalizza.
Facciano la CEI o il Vaticano ciò che hanno sempre fatto nell’ultimo trentennio per accreditarsi come religione civile.
In ogni caso sarà per lo Spirito Santo e non certo per le scelte di qualche porporato su questo o quello a determinare alla fine l’affermazione di una chiesa profetica fedele a Dio e all’uomo.
Ovviamente anche l’articolo di Adista non fa che confermare le tesi di De Marco. Come ovviamente si può essere pacati e di buon senso dall’alto di una vittoria insperata.
Ho avuto modo di dire, sul blog di don Marco, che non vedo nella chiesa italiana una e una sola linea di “politica (= strumentalizzazione) della religione” ma più d’una e tutte discutibili: discutibile fu pure la “scelta religiosa”, non in sè ma per la santificazione di teologie ed apparati cultural-politici anch’essi umani, troppo umani.
Teologie e apparati che ad es. chiamano “solido supporto teologico e pastorale” una linea, sempre confermata, di programmatica opposizione al magistero ecclesiastico.
La vicenda di oggi è molto istruttiva.
Non solo perchè mostra il ruolo – tutt’altro che disincarnato e fuori dalle logiche di potere – del progressismo cattolico, ma anche perchè – al dil là della contrapposizione di terminologie che a me non dicono nulla, tipo “religione civile” o “chiesa profetica” – dimostra quanto poco il Potere (di destra o di sinistra, fate voi) abbia a cuore l’esistenza e l’opera non di una conferenza episcopale qualunque (entità puramente organizzativa e non di diritto divino) ma della Chiesa nel suo mistero divino-umano.
……….mumble…….. mumble…….
http://www.youtube.com/watch?v=QwpT8wjjIBU&feature=PlayList&p=BEAC4A245F4FF793&index=0
…..di solito, finisce sempre così…..
Bè, ma se la Chiesa è una federazione di movimenti e aggregazioni è chiaro che la gestione di qualsiasi cosa (giornali, tv, ma anche diocesi, parrocchie, istituzioni di carità) non può che essere fatta con farmacistica capacità di dosare e centellinare lo spazio e la gloria per tutti.
Il problema è che così si rischia di non capirci più niente, e la stessa voce dei cristiani viene a farsi confusa, flebile, incerta, sgraziata.
Il Progetto Culturale doveva servire anche a riformare un minimo di organicità, che però – concordo con don Vinicio – non vuol dire uniformità e uniformazione.
E’ una strada molto stretta, e le guerre per bande tra progressisti e conservatori non aiutano.
Mi chiedo dove sia, in tutto ciò, l’Azione Cattolica. Da lì dovrebbe venire un’indicazione valida.
Condivido in parte la lettera di non Vinicio (non però la sua “ossessione per l’ortodossia”: a mio avviso l’errore non è preoccuparsi per l’ortodossia, ma assolutizzare certe scelte pastorali). Il Progetto culturale non era privo di pregi, ma è sembrato troppo calato dall’alto: interi settori del mondo ecclesiale si sono sentiti accantonati, e questo è stato un errore.
Non mi è piaciuto l’articolo di De Marco (troppo astioso, per ragioni pèersonali, nei confronti dei suoi ex amici: non dimentichiamo che viene dall’ambiente di padre Balducci!) : parla di “manichei” al governo, poi fa lui il manicheo nei confronti dei cattolici democratici e divide il mondo in “amici” e “nemici”, compiendo così, specularmente, lo stesso errore che fanno quelli di Adista.E chi l’ha detto che amici della chiesa ed amici di Berlusconi coincidano, così come i loro nemici? Io credo che in questo momento sia opportuna una chiara presa di distanza rispetto all’attuale governo, pronto a fingersi “amico” dei cattolici solo per ragioni strumentali (così fece anche Mussolini: fece il concordato, poi nel 1931 mandò le squadracce fasciste contro l’Azione cattolica perché i giovani li voleva educare lui a modo suo).
Il che non significa affatto che dobbiamo “santificare” Ignazio Marino o Vito Mancuso: si può essere fermi su certi principi senza sposare nevcessariamente l’attuale governo. Credo che in questo momentio occorrano persone libere ed equilibrate, che invece di soffiare sul fuoco facciano un lavoro di “ricomposizione” (per richiamare un’espressione di padre Sorge negli anni ’80). Spero che i nostri vescovi lo capiscano.
Sarebbe necessaria una presenza cristiana qualificata sul piano culturale, associativo, civico. Una realtà composita da sintetizzare e rendere capace di proposta. A questo doveva servire il Progetto Culturale, a fare da raccordo e a dare impulso.
Ripeto, la miriade di voci, associazioni, movimenti, è sinonimo di ricchezza, ma occorre anche porsi il problema di una percepibilità sinfonica. Se ciascuno suona solo la sua musica, l’effetto complessivo può risultare davvero inascoltabile.
Spero che il Progetto Culturale possa riprendere e proseguire, anche con questo obiettivo: accompagnare la molteplicità, aiutare l’unità, fare presente il senso globale di tante esperienze.
La politica verrà dopo, e il tempo ne suggerirà le forme.
Caro Francesco73, l’Azione cattolica c’è (e così i suoi movimenti, ad esempio FUCI e MEIC), ma troppe persone si sono date da fare per affossarla. Ad esempio nella mia diocesi troppi preti, per motivi piuttosto meschini, la osteggiano perché vogliono il “loro” gruppo, da loro controllato ed autoreferenziale. Nella mia diocesi ho faticato molto per fondare il MEIC, perché molti preti non lo volevano: eppure, lo ammetterete, non ho l’aria dell'”eretico”… Poi magari gli stessi preti intrattengono, per motivi di potere, buoni rapporti col presidente di un’associazione professionale cattolica (tipico uomo di potere), che in un incontro pubblico difende la sentenza della Corte sul Caso Englaro e critica la Chiesa… Queste sono le contraddizioni che non capisco: chi, senza fini di potere, cerca di impegnarsi perché vede tanti “vuoti” nell’attività pastorale e culturale della Chiesa viene osteggiato, e invece vengono osannate persone che puntano alla contrapposizione. E nelle diocesi, invece di valorizzare le associazioni laicali spingendole a collaborare, si inventano organismi calati dall’alto, con le solite persone, scelte secondo criteri non sempre chiari.In questo modo tanti laici si scoraggiano e si ritirano nel privato; e la Chiesa si priva di tante energie che potrebbero esserle utili.
P.S.: spero che il nuovo direttore di “Avvenire” non sia una delle persone di cui si parla, ma una persona capace di volare più alto, di dare spazio a tutte le voci (non solo agli adulatori di vecchi e nuovi principi) e di dare nuova freschezza al quotidiano. Purtroppo i figli delle tenebre sono spesso più astuti dei “figli della luce”…
Francesco73 scrive15 settembre 2009 @ 11:54
“la miriade di voci, associazioni, movimenti, è sinonimo di ricchezza, ma occorre anche porsi il problema di una percepibilità sinfonica. Se ciascuno suona solo la sua musica, l’effetto complessivo può risultare davvero inascoltabile.”
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Francesco,
mi farebbe piacere sapere con quale sensibilissimo apparecchio si possano captare queste voci di associazioni e movimenti…..
e lo straordinario che oltre a riuscirle a captare si riescano a sentire persino le dissonanze.
Ero sicuro che dagli anni 80 la nostra gerarchia era riuscito a fare un eccezionale lavoro di normalizzazione verso movimenti e associazioni e persino verso congregazioni religiose.
Dove sono queste voci ???’
Dove sono queste dissonanze ???
Se ci sono,
sono solo di singoli,
di cui si lavora alacremente per isolarli,
che quindi non costituiscono assolutamente problema,
per l’ordine pubblico,
per l’ordine sociale,
per la pax religiosa.
Ma se tu hai questo speciale apparecchio per ascoltare voci e persino dissonanti di movimenti e associazioni, dimmi dove si vende,
perché io devo essere diventato di parecchio sordo. 🙂
Condivido vivamente l’auspicio di don Vinicio, di Francesco73 e di Raffaele Savigni per un Avvenire a più voci e riflettente la pluralità della Chiesa italiana…
… ma non credo neanche un secondo che questo avverrà.
Ergo, ci rimane Famiglia Cristiana 🙂
……….mumble…….. mumble…….
http://www.youtube.com/watch?v=2WWd61fi5hk&feature=related
pluralità nell’unità, della sostanza e un poco anche della forma
vero don? 🙂
A Raffaele vorrei dire che una volta ho accostato il Meic per ragioni abbastanza casuali
con tutto il rispetto, mi trovai di fronte a un gruppetto sparuto e un pò triste di persone avanti con gli anni, dall’aria vagamente disincarnata
ora non dico che l’unica forma visibile possibile sia il colore e l’opulenza del Meeting di Rimini, però…est modus in rebus, e del resto i numeri – che non sono tutto – dicono pur qualcosa
come mai che alcuni modelli ecclesiali di aggregazione – pur gloriosi e indubitabilmente sacrosanti – sono in crisi grave?
Buon giorno.
Dal faceto dei miei precedenti post, passiamo al serio.
Tutte molto interessanti le opinioni finora espresse. Nel contesto generale, sento di affermare come sia importante la pluralità. Pluralità che molto spesso si vorrebbe “normalizzata”. Io dico che se è per esigenza di “sintesi”, ben venga. Se invece “normalizzazione” è sinonimo di “appiattimento” della pluralità di voci, non mi va giù. Solo dalla discussione viene fuori la “sintesi”. Se non si discute, ogniuno si rinchiude e si ritrova nel suo “singolarismo”, nel proprio “individualismo”, fino a giungere all’ancor peggiore “sogettivismo”.
Sono questi i mali del cattolicesimo odierno e della società. Le voci un po fuori coro invece di essere “curate” in modo da fargli trovare il giusto ritmo il giusto posizionamento ed il giusto tono, vengono escluse o si auto-escludono. Il classico fenomeno dell’aut-aut, mentre dovrebbe esserci quello dell’et-et.
Sinonimo di vera cultura è la pluralità. E si può fare perchè qui non si parla di temi che impegnano il Magistero Infallibile, non ci troviamo di fronte ai Dogmi fondamentali della Fede. Non vedo il motivo quindi di questo ostracismo nei confronti del plurale dialogo. Concordo con Raffaele Savigni, non c’è la possibilità del benche minimo dialogo nel piccolo delle parrocchie, figuriamoci a più alti livelli. Quanto poi alla cultura…, nel paese abbiamo terminato anche… la frutta… non ci resta che… bere l’amaro.
Il mezzo più grosso per veicolarla ormai trasmette solo cul(i)-tura e pezzi d’anatomia varia (resta grande assente però il minimo briciolo di materia celebrale). Restano i dibattiti culturali, ma a volte i più in gamba ed i più preparati sono stati già esclusi o si sono auto-esclusi. Bisogna riammetterli al tavolo dela discussione e fare et-et.
Chiudo tornando al faceto.
Per et-et, che NON si intenda questo:
http://www.youtube.com/watch?v=KEQLFeWk1X8&feature=related
Cordiali saluti a tutti.
molto bello lo stile fraterno e quindi il tono.
i contenuti sono inevitabilmente faticosi…se qualcuno ha voglia di districarli, avanti.
colgo uno spunto che condivido: il direttore dell’Osservatore Romano ha rivendicato di fatto una linea editoriale agli antipodi rispetto a quella di Avvenire. Solo che a me questo non sembra scandaloso: la chiesa è molto grande e può abbracciare anche estremi distanti. Il punto è questo: non coinvolgere la fede in questioni che non lo meritano: discutere orientamenti politici ( e anche morali!) è possibile senza gridare Deus vult. Dovremmo arrivarci prima o poi… speriamo.
Comunque grazie a tutti: leggere questi interventi, tutti i vostri interventi, è come leggere un editoriale in continuo aggiornamento reale: fantastico!
Il Direttore di Osservatore Romano ha tutto il diritto di avere la linea che vuole,
deve rispondere al suo editore che è il Sovrano P. nello Stato Vaticano,
ma non può dare lezioni ad un giornale italiano se si possa o meno dissentire dal Capo del governo italiano.
Vian,
con una eleganza (da elefante)
ha decretato comportamento errato entrare nel merito dei comportamenti del capo del governo italiano,
delegittimando un giornale italiano, che non dovrebbe dipendere dal vaticano,
non è un giornale del mondo cattolico,
ma è pur sempre organo e voce dei vertici dei vescovi italiani…
La voce di Vian,
nella fattispecie è risuonata come voce del Papa (ovvio se sei direttore dell’organo della voce del Papa… )
Siamo molti i cattolici che non ci riconosciamo in quella voce “chiesa” che abbraccia esclusivamente le decisioni autoreferenziali della gerarchia e che vorrebbe rappresentare monopolicamente tutto il mondo cattolico sulla stampa.
Peccato che queso a molti scandalizza,
ma è una realtà,
di tanta parte di Comunità (parrocchie, gruppi, movimenti, associazioni), che è esclusa dalla comunione reale,
per una gestione oligachica del religioso, della fede, delle coscienze, e dello stato.
Non è politicamente corretto?
Non possono parlare vescovi, sacerdoti….. (a menocchè non siano molto anziani…)
ma i laici cattolici che non lavorano alle dipendenze del clero,
per fortuna possono.
Matteo si insiste troppo su quell’intervista di Vian al Corsera, che fu certo un’imprudenza e fu tirata – dal Corsera e dagli altri media – a distinguere la posizione vaticana da quella Cei-Avvenire. Queste le parole di Vian che chiarisce perchè l’OR non ha mai parlato delle vicende private del premier ma non “delegittima” chi l’ha fatto: “Sulle vicende private di Silvio Berlusconi non abbiamo scritto una riga. Ed è una scelta che rivendico perchè ha ottime ragioni”. Ragioni che più avanti spiega così: “Il quotidiano della Santa Sede oggi non è solito entrare negli scontri politici interni dei diversi Stati, a cominciare dall’Italia. Preferiamo dedicarci ad analisi di ampio respiro, piuttosto che seguire vicende molto particolari, controverse e di cui spesso sfuggono i contorni precisi, come quelle italiane degli ultimi mesi”. Più avanti ancora, quando – infelicemente, in quel momento, lo riconosco – Vian accenna a “imprudenze ed esagerazioni” di AVVENIRE, ne in dica due: un editoriale sul naufragio degli eritrei che il quotidiano di Boffo avrebbe paragonato alla Shoah (e questo paragone quell’editoriale neanche l’aveva fatto… ahimè) e una critica all’insieme dell’accoglienza agli immigrati – ma non dice delle vicende di Berlusconi. Insomma Vian è stato a sua volta imprudente e sfortunato, ma non ha “delegittimato” AVVENIRE. So bene che lo si dà per scontato e che da due settimane per quell’intervista si discetta sulle divisioni tra Bertone e Bagnasco ecc, ecc. Ma io da quando mi occupo di informazione vaticana non ho mai dato per scontata nessuna vulgata e quasi sempre ho avuto ragione.
Certo Fra’… nell’unità… 😉
In questo momento non posso intervenire, ma leggo gli interventi di oggi con vero interesse.
Perdonami Luigi.
Apprezzavo il modo di condurre oggi l’Osservatore che leggo incredibilmente da quando ero ragazzo (lo so, non devo essere molto normale…)
Ma le parole di Vian, in quel particolare momento, non sono state una semplice imprudenza.
Vian conosce benissimo che ogni sua parola deve essere calibrata,
proprio per il pericolo di strumentalizzazioni cui tutti erano a caccia,
e lui con quelle parole, è riuscito a far deflagrare.
Le sue parole non erano effettivamente di “deligittimazione”?
Però quello è l’effetto che attraverso i media, hanno avuto su tutta l’opinione pubblica,
per la gioia di chi sta conducendo la caccia alle streghe.
Se non le avesse pronunciate, il can can sulla divisione virtuale e fantasiosa tra CEI e Vaticano, correnti ruiniane e varie, non avrebbe avuto alcun fondamento a cui poggiarsi,
invece lui “imprudentemente” le ha fornite.
Sinceramente un uomo leale, successivamente, come minimo avrebbe potuto ammettere che era solo una sua opinione personale non riconducibile a nesun altro,
invece ha permesso che si aggiungessero altri fiumi di inchiostro.
Vian… nel silenzio
Non ho mai creduto alla fantasiosa divisione tra CEI e Vaticano, che di fatto non è mai esistita,
ma le parole di Vian hanno avuto il risultato di amareggiare tanti cattolici che pur non muoiono di simpatia per Boffo.
Intanto i nemici della libertà di pensiero e di stampa, ringraziano Vian per la sua “imprudenza”.
E’ un vero peccato, che la Gerarchia cattolica, non riesca a “sentire” il popolo cattolico.
Gli Evangelisti, d’altronde ci fotografano la stessa situazione alla presenza di Gesù,
Sinedrio, Sommo Sacerdote, Farisei, Scribi, e dall’altra parte, tutto il popolo semplice, bisognoso, che cerca Gesù, lo segue, cerca miracoli, cerca di capire o almeno di ascoltare.
A francesco73: snon sono prevenuto contro CL, ho anche avuto amici del movimento durante l’università. Apprezzavo il loro entusiasmo, ma mi accorsi che spesso erano culturalmente carenti (non sempre: c’era anche il filosofo Buttiglione), e tendevano a muoversi “in massa”, per slogans. Non mi è piaciuta poi l’eccessiva enfatizzazione della politica (con la scelta dei politici più spregiudicati: Andreotti, Sbardella, Craxi, infine Berlusconi… piuttosto che il mite Martinazzoli, per fare un nome).E ancor meno l’attacco scellerato di Socci-Fontolan a Lazzati e il modo in cui CL si è “impadronita” dell’Università Cattolica. Anche se in questo momento prego per la figlia di Socci che sta male…
IL Meic e la FUCI danno l’impressione dei soliti “quattro gatti”, ma preferisco lavorare faticosamente per qualcosa che non è scontato piuttosto che accodarmi a chi vive una religiosità tutta devozionalistica, o si accoda ai potenti di turno e insegue la pubblicità tramite leaders carismatici, o si esprime in forma ipercritica (vedi adista). Anche se questi attirano su di sé i riflettori assai più di chi fa un lavoro intellettuale serio…
A Matteo: tra gli evangelisti c’era anche Giovanni, che qualche amico nel Sinedrio l’aveva (come Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, che andava da Gesù di notte…).
Non credo che oggi nella chiesa moanchino le voci, anche dissonanti: un gruppo di cattolici del dissenso si è riunito, a Firenze in maggio ed anche a Torino; non è un mistero che ci siano associazioni e movimenti che hanno idee diverse. Credo che Francesco73 abbia ragione quando dice che le voci dovrebbero comporsi in una “sinfonia” che non annulli la pluralità delle voci ma eviti “cacofonie”. Credo anche che non si possa ridurre quello che è stato definito “silenzio dei laici” ad una manovra di potere di Ruini negli anni ’80: credo che in quel periodo ci fosse un’eccessiva conflittualità tra gruppi di cristiani, e che la opolitica ecclesiale di ruini sia stata una risposta in parte sbagliata ad un problema reale. Sbagliata nella misura in cui ha penalizzato soprattutto le parti meno “colpevoli” del clima di conflittualità: alludo all’Azione cattolica di Monticone, ad esempio. Che avrebbero invece dovuto venire coinvolte nel Progetto culturale.
Ma qualche colpa l’abbiamo tutti: ricordo certe barzellette di cattivo gusto su CL che circolavano nell’Azione cattolica. Una risposta sbagliata ad una polemica assurda imbastita dal “Sabato” amico di Craxi ed Andreotti…
Raffaele, è vero che un gruppo di cattolici (che ci tiene però a non definirsi “del dissenso”, preferendo parlare di “disagio”) si è riunito a Firenze, ed è stato un incontro molto vivace – non c’ero ma conosco molti di coloro che erano presenti.
Però, qual è l’atteggiamento dei pastori? Fastidio, indifferenza, quando non peggio. So di diverse persone che hanno incarichi in diocesi o ruoli visibili che hanno preferito non esporsi, evitando di partecipare, pur condividendo le ragioni di chi si è riunito. È questo un clima accettabile?
Fai bene a ricordare l’increscioso caso Socci/Fontolan (tra l’altro, il nome del secondo circola per la direzione di Avvenire), che ha inaugurato un certo tipo di aggressioni nella chiesa italiana. Già, perché negli anni ’70 e ’80 le parti erano invertite, ed era CL il dissenso rispetto alla chiesa e i vescovi, CL che dipingeva se stessa come vino nuovo nelle otri vecchie della chiesa italiana.
Ci sono fasi del passaggio di fine anni ’80 su cui varrebbe la pena di tornare. Ad esempio il veto che nell’ambito dell’AC venne messo su chi era considerato troppo vicino all’impostazione del card. Martini, i condizionamenti esterni su chi l’associazione potesse invitare ai convegni, e il seguente processo di pesante “normalizzazione”. Se come dici quella di Ruini fu una risposta ad una situazione di conflittualità, non fu una risposta da pacificatore imparziale. Francesco73 chiedeva che ne è dell’AC… io credo che ce la siamo giocata una ventina d’anni fa.
buon Raffaele,
chi lo ha detto che a Firenze erano cattolici del dissenso ?
Non mi pare che si fossero definiti in cotal guisa.
Non volersi appiattire con il pensiero dettato dall’alto è dissentire ?
o è promovuere una continua riflessione in ascolto dello Spirito ?
persino s. Benedetto raccomanda che quando si tiene consiglio si ascoltino anche i più giovani,
quindi essere capaci di ascoltare e parlare tutti.
Lo sò,
in una buona gestione dell'”ordine”,
non è auspicabile.
Che la pluralità parli è indice di benessere,
che non vi sia ascolto
o arroccamento,
o passiva uniformazione.
è indice di patologia.
Per chi stasera ha seguito il film tedesco sulla “caduta”,
può aver fatto mente locale.
Nonostante qualche punto,
continua la mia stima
A proposito Raffaele,
ovvie le eccezioni, Nicodemo e…
ma le eccezioni sono eccezioni anche nei vangeli,
gli evangelisti non si esprimono con una entusiasmante simpatia nei confronti della casta sacerdotale e religiosa…..
ci sarà un buon motivo se Giuseppe và di notte…..
ciao
per Raffaele:
Davvero la figlia di Socci è malata? Allora adesso ho capito a chi si riferiva giorni fa un amico giornalista, alludendo a una situazione simile.
Mi dispiace molto, molto, molto.
Francesco73. “Ringrazio immensamente tutti coloro che in queste ore pregano per mia figlia, Caterina, 24 anni, che si trova in coma all’ospedale di Firenze per un inspiegabile arresto cardiaco”: così Antonio Socci nel suo sito: http://www.antoniosocci.com/2009/09/stialo-lottando-per-caterina/
Il mio abbraccio a Caterina e Antonio e tutta la famiglia.
la mia preghera
per Caterina, per un ritorno alla pienezza della vita,
per il suo papà, il dono di un cuore misericordioso.
«per il suo papà, il dono di un cuore misericordioso».
Retropensiero: lui il cuore misericordioso non ce l’ha, che impari …