E’ il primo incidente tra la Curia di Francesco e il Papa emerito. Più ampiamente: il primo incidente nella stagione dei due Papi. Uno può mettersi le mani nei capelli, un altro può dire: “Che straordinario: in cinque anni un solo incidente”. Io sto con la seconda esclamazione. E’ il commento che ho fatto ieri, nel dibattito con Rusconi. L’interrogante non ha fatto domande su questo e Rusconi nulla ne ha detto. Nessuno del pubblico ci è tornato sopra. Con questo link a Radio Radicale potete ascoltare e vedere il dibattito che aveva il titolo: “Francesco eretico o riformatore?” Nei commenti le dieci domande di Giuseppe di Leo e gli appunti per le risposte che avevo con me.
Viganò o del primo incidente nella stagione dei due Papi
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Benedetto a Viganò. 1. La recente lettera del Papa emerito che solidarizza e conferma il suo sostegno a papa Francesco che significato assume? Il significato di un aiuto fraterno al successore nelle prove che si trova ad affrontare. Un aiuto soprattutto in negativo, in quanto sconfessa i tentativi degli oppositori di Francesco di trovare una copertura nel Papa emerito. E’ almeno la quarta volta che si manifesta quell’aiuto. La prima fu nell’ottobre 2015 con un testo che Benedetto inviò a un convegno sulla dottrina della giustificazione: «Papa Francesco si trova del tutto in accordo con questa linea (di rinnovata attenzione alla misericordia): la sua pratica pastorale si esprime proprio nel fatto che egli ci parla continuamente della misericordia di Dio». La seconda con il saluto che Benedetto pronunciò il 28 giugno 2016, in presenza del successore, in occasione del 65° anniversario della propria ordinazione sacerdotale «La sua bontà, dal primo momento dell’elezione, in ogni momento della mia vita qui, mi colpisce, mi porta realmente, interiormente. Più che nei Giardini Vaticani, con la loro bellezza, la sua bontà è il luogo dove abito: mi sento protetto. E speriamo che lei potrà andare avanti con noi tutti su questa via della Misericordia Divina, mostrando la strada di Gesù, verso Gesù, verso Dio». La terza con il volume intervista “Ultime conversazioni” [Rizzoli, settembre 2016], nel quale Benedetto si dice “davvero contento e felice” del successore, nella cui elezione vede una riprova che “la Chiesa è viva e trabocca di nuove possibilità” (p. 43).
In stato di concilio. 2. Qual è il principale risultato conseguito finora da Bergoglio? Ha creato dibattito. Di più: ha rimesso la Chiesa in stato di Concilio. Per quanto riguarda l’iniziativa papale, la comunità cattolica mondiale non era più in quello stato dalla seconda metà del pontificato di Paolo VI. Intimorito dalle divisioni, Montini aveva fermato la ricerca di vie nuove e di riforme. Dopo mezzo secolo si riparte da lì e tornano le grandi scosse d’allora. Forse il dibattito oggi sta andando oltre le stesse intenzioni di Bergoglio, ma esso è certamente positivo. La precedente tendenza a evitare le questioni disputate era foriera di morte. E chi apprezza il Papa argentino non dovrebbe temere l’eccesso della disputa: dice sempre che il conflitto aiuta ad andare avanti. Io ne sono convinto. E’ per questo che ho proposto a Rusconi questi nostri contraddittori e che ospito nel mio blog le opinioni critiche sul Pontificato. – Lo stato di Concilio è parte essenziale e primo stadio della “riforma della Chiesa in uscita missionaria” che è il motto con cui Francesco riassume il suo programma pontificale (Evangelii Gaudium 17). Per dirla con un paragone: Wojtyla era un Papa missionario che voleva portare in missione la Chiesa, Francesco è un Papa che vuole riformare la Chiesa perché possa davvero farsi missionaria in questo cambio d’epoca.
Crisi epocale. 3. Qual è la difficoltà maggiore che ostacola l’attuale Papa? La mancata avvertenza della debolezza in cui si trova il nome cristiano in questo cambio d’epoca. Quella mancata avvertenza induce a ritenere esagerati, pericolosi, i cambiamenti che Francesco propone, mentre probabilmente sono insufficienti. Questo a destra. A sinistra, sempre per quella insufficiente avvertenza, si reputa che le novità abbozzate da Bergoglio siano sufficienti e i più restano inerti vanificando il suo appello all’uscita missionaria. Da una parte si fa finta che le cose andassero bene prima di Francesco, dall’altra si finge di credere che vadano bene adesso. Non andavano e non vanno bene affatto. Questo Pontificato è un tentativo di far fronte alla sfida uscendo dall’ordinaria amministrazione.
Se vi siano eresie nella cesta di Francesco. 4. L’Esortazione postsinodale firmata dal Pontefice scardina qualche dogma? No. Porta un cambiamento nella disciplina dei sacramenti che nei secoli ha visto tante mutazioni. Per esempio nei primi tempi cristiani si riteneva che i vedovi risposati non potessero fare la comunione ma in seguito vennero ammessi. Nei primi secoli per il sacramento della penitenza – la confessione – era ammessa una sola celebrazione in vita, oggi è consigliata la confessione frequente. I mutamenti nelle leggi ecclesiastiche non sono stati mai ritenuti mutamento del dogma. La novità introdotta dall’esortazione “Amoris laetitia” (2016) non opera neanche un vero mutamento disciplinare ma solo un’estensione di quanto già affermato e praticato: tra le possibili vie per un ampliamento della “misericordia pastorale” (307ss) Francesco ha scelto quella del discernimento delle singole situazioni, che era già praticata nel foro interno e che neanche sfiora la dottrina sull’unicità e l’indissolubilità del matrimonio. “E’ possibile soltanto un nuovo incoraggiamento ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari”: così l’esortazione al paragrafo 300.
Sul tempo e sullo spazio. 5. “Il tempo è più importante dello spazio”, ha affermato Bergoglio. Che significa? Significa “occuparsi di iniziare processi più che di occupare spazi”, com’egli stesso afferma. Ovvero: “Privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi”. Vedo applicato questo suo convincimento nella convocazione dei due sinodi sulla famiglia e ora di questo sui giovani per il quale è ora in corso qui a Roma una convocazione presinodale con trecento ragazzi da tutto il mondo chiamati per monitorare l’interpellanza giovanile alla Chiesa. Immagino che dopo questi due cicli sinodali Francesco ne convocherà un altro sui “ministeri” per mettere a fuoco la terza piaga della Chiesa di oggi: crisi della famiglia, assenza dei giovani, caduta delle tradizionali vocazioni a impegnare l’intera vita nel sevizio al Vangelo e alla comunità. Con questi cicli sinodali – i due già decisi e il terzo che io suppongo seguirà – Francesco sta attivando dinamismi dei quali non sa gli esiti e magari neanche li vedrà. Ecco che cosa vuol dire in concreto, per lui, che il tempo è superiore allo spazio. Il criterio del governo dell’esistente fatto proprio dai predecessori lungo gli ultimi 50 anni era di affrontare una questione solo quando si aveva un’idea di come risolverla. Francesco invece le affronta tutte, a partire dalle più ardue, anche quando non ha soluzioni. Nel volume “Ultime conversazioni” che citavo in risposta alla prima domanda, il Papa emerito già gli riconosceva “il coraggio con cui affronta i problemi e cerca le soluzioni” (p. 45).
Migliore collaboratore. 6. Chi è il miglior collaboratore di Francesco? E perché? Nella Chiesa: il cattolico che non teme il conflitto. Nella Curia: il cardinale Pietro Parolin. Ha la piena fiducia sia del Papa sia della Curia e sta riuscendo a coordinarli. Con il tempo imparerà a contenere qualcuna delle irregolarità bergogliane.
Sguardo di Magellano. 7. Bergoglio, a vostro parere, è interessato ai destini dell’Europa? Meno che ad altri continenti. E’ un missionario gesuita e lo coinvolgono di più l’Asia, l’Africa, l’universo dell’Islam, il Sud del mondo. L’umanità delle periferie. All’Europa applica il paradigma geopolitico che una volta ha chiamato “lo sguardo di Magellano”: cioè di chi vede l’Europa da lontano, dal Sud, passando dall’Atlantico al Pacifico. Guardandola con quell’occhio ne segnala l’invecchiamento, la tentazione alla chiusura e quella delle “colonizzazioni ideologiche”, ovvero di voler imporre – esportare – i suoi convincimenti e le sue politiche in tutto il mondo, sia nei paesi che ne fanno parte e non li condividono, sia verso il Sud del mondo.
Sulla scena del mondo. 8. E’ cambiata e come la leadership mondiale del papa da Giovanni Paolo II a Francesco? Il mondo oggi è più complesso, non più bipolare come negli anni del Papa polacco e anche il criterio d’azione di Francesco è meno univoco di quello del grande predecessore. Siamo in presenza di un’iniziativa flessibile, creativa, per discernimento, dettata dalla necessità di rispondere alle emergenze: Siria, conflitto israelo-palestinese, Cuba, Colombia, Venezuela, Repubblica Centroafricana, Sud Sudan, Congo e così via. Ma il ruolo affermato è comunque forte ed è già un risultato che permanga forte nella frammentazione del quadro.
Ancora su Lutero. 9. Francesco ha affermato che la riforma luterana non era contro la Chiesa bensì aveva connotazioni politiche. Siete d’accordo? Su quello che ha detto il Papa sono d’accordo, ma se riassumiamo così la sua affermazione non mi ritrovo. Francesco – sulla scorta di quanto già affermato dai predecessori Wojtyla e Ratzinger, specie nei loro viaggi in Germania – ha segnalato che l’intenzione di Lutero era teologica e di riforma della Chiesa, in vista della quale aveva preparato “una sua medicina”, ma che poi al lavoro per la riforma si erano intrecciati interessi politici – tedeschi e imperiali – che avevano reso insanabile il conflitto fino a portare alla rottura dell’unità della Chiesa. “Differenze teologiche sono state accompagnate da pregiudizi e conflitti e la religione è stata strumentalizzata per fini politici”: così afferma la dichiarazione comune firmata a Lund il 31 ottobre 2017. Quelle parole riassumono bene quanto detto in quell’occasione da Francesco e io tutto ciò condivido. Non trovo che con quella memoria comune della Riforma il Papa argentino abbia detto qualcosa di inedito rispetto alla dichiarazione luterano-cattolica sulla giustificazione del 1999. E ricordo che la stessa memoria comune – cioè la risposta positiva all’invito in tal senso della Federazione luterana mondiale – era stata decisa da Benedetto, benché poi sia stata attuata da Francesco.
Ferrara versus Bergoglio. 10. Giuliano Ferrara ha scritto che il Papa, a dispetto di quello che dice contro la mondanità, ne resta vittima egli stesso quando parla di temi come l’ecologia, la pace, lo sfruttamento del mondo capitalistico e dell’industria delle armi. Condividete? No. E’ l’obiezione che è sempre venuta dal conservatorismo politico e dal tradizionalismo cattolico nei confronti di tutti i Papi degli ultimi tempi che invitavano i cristiani a nuove forme di responsabilità storica. “Perché un Papa deve occuparsi dell’ambiente e del pianeta?” si obietta oggi, esattamente come a lungo furono respinte lungo gli ultimi 130 anni tutte le conversioni morali suggerite dai Papi in risposta alle sfide venute dalle mutazioni storiche. Perché la Chiesa deve entrare nella questione operaia e parlare persino dei salari, si obiettava a Leone XIII autore della “Rerum Novarum” (1891). Che ingenuità questo farsi propugnatori della pace che è una bandiera della propaganda comunista, si esclamava contro Giovanni XXIII che pubblicava la “Pacem in Terris” (1963). Ci mancava un Papa che facesse propria la demagogia terzomondista, era l’accusa contro il Paolo VI della “Populorum progressio” (1967). Giuliano Ferrara, di cui sono amico e che ho avuto come compagno di stanza per anni al Corsera, mette oggi sul conto di Francesco tutte quelle obiezioni, già formulate da intellettuali simili a lui – tutti di orientamento politico conservatore – nel corso dei decenni, a ogni tappa di ampliamento della predicazione sociale della Chiesa.
Che straordinario ! Solo un incidente! In cinque anni! Mai si erano visti due papi viventi andare cosi’ d’ amore e d’ accordo! In un idillico abbraccio .
In una misteriosa ” continuita’ interiore” . Che di continuita’ esteriore se ne vede pochina visto che l’ attuale papa ha fatto tabula rasa in breve tempo di tutti gli uomini cardine di Benedetto, il card. Müller cacciato in malo modo dalla Dottrina della fede, il card. Sarah che alla Liturgia viene giornalmente contraddetto e umiliato dal papa, L ‘ Accademia per la vita fondata da GPII ribaltata come un calzino per darne il comando a Mons. Paglia e allontanare tutti i vecchi componenti ligi all’ insegnamento di GPII e alla Familiaris Consortio. Tutti questi non sono incidenti e’ vero pero’ sono precisi segni di discontinuita’ piuttosto che di continuita’ .
Voglio sentire anche le risposte di Rusconi (però, 1 ora è 38′ di trasmissione non è poco), anche per vedere se esce dai noiosi cliché dei bergogliofobi di casa…
Venturi, hai scritto o no a Ratzinger per chiedergli conto di quell’improponibile ” continuità interiore” ?!
Sono assolutamente d’accordo con Accattoli quando parla di Chiesa in stato di Concilio. Dopo la paralisi dei due precedenti pontificati Bergoglio ha riportato il dibattito nella Chiesa cattolica. Dove va la Chiesa? Ciò che conta è che ha ricominciato a muoversi all’interno della modernità, confrontandosi con la coscienza dell’uomo moderno senza nessuna illusione di poter essere autosufficiente e di potere prescindere dal dialogo e dal confronto col mondo.
Alberto Farina
Rif. 13.53 – Magisterialità interiore ed esteriore
Interiorità (al pari di “continuità interiore”) è un termine connotato. E’ certamente legato allo Spirito. Ef. 3, 16 e ss.: “essere rafforzati dal suo Spirito nell’uomo interiore”. La continuità interiore è lo Spirito santo.
Voglio far notare che al teologo tedesco dell’infelice volumetto, papa Benedetto rimprovera di avere contestato in un preciso momento “l’autorità magisteriale del Papa”. Sulla “autorità magisteriale” la continuità si è rotta? Con autorità, interiore o esteriore, di chi?
non solo nessuno ha chiesto scusa a Benedetto ma ora la canea dei lupi lo attacca: la colpa è tutta sua :
https://www.ilfoglio.it/chiesa/2018/03/22/news/vaticano-ratzinger-vigano-lettera-censurata-accuse-papa-benedetto-xvii-185500/
Ho trovato assai interessante, e ben condotto, il dibattito Accattoli-Rusconi, che resterà negli annali di radio-radicale. Sarà per il futuro un rilevante documento di riferimento, comunque vadano le cose, per capire questo papato.
Ciò che sfugge ai cattolici conservatori è che questo Papa è nato con la vocazione alla missionarietà; e questo carattere ne fa un papato diverso dagli altri, portato a “camminare” e non a stare seduto anche su comode poltrone di idee stabili e fissate una volta per sempre. Francesco è un papa ortodosso, quasi conservatore, ma ha una lungimiranza che lo porta a vedere larghi orizzonti davanti a sé; cosa che non tutti i predecessori avevano.
E soprattutto porta con sé l’esperienza fondamentale delle situazioni del mondo latino-americano da cui proviene e da cui non può prescindere. Così come G.P.II portava con sé il mondo di un’ Europa fotemente segnata dal comunismo, e su tale linea si muoveva.
Nessuno di noi può lasciare indietro totalmente le esperienze che lo hanno segnato durante la vita. Può illudersi di farlo, ma non vi riesce completamente. Ed è bene che sia così, perché il passato è una storia personale che in buona misura educa–deve educare!– nel senso che deve indurre a cambiare e a correggere gli errori del passato.
Guai se non fosse così.
Quando poi si obietta–e anche il sig. Rusconi lo ha fatto– che il Papa è “politico”, io resto sempre sconcertata di fronte ad una tale miopia di visione cristiana.
Quel che fa questo Papa è “POLITICA EVANGELICA”, cioè guarda tutte le cose con gli occhi di Gesù. Che vuol dire? Vuol dire che misura ogni cosa col metro specialissimo del BENE DEL PROSSIMO. E questo BENE riguarda in primo luogo coloro che nella Storia restano indietro rispetto ad altri: i poveri, i diseredati, coloro che subiscono ingiustizie sociali, gli immigrati, quelli che si trovano in mezzo alle guerre senza volerle. Sì, proprio gli immigrati che anche oggi qui da noi vengono sfruttati da chi li chiama a raccogliere pomodori e arance pagandoli con un soldo, ma almeno respirano un’aria non repressiva e che non ha il fumo acre delle bombe che scompigliano interi quartieri e villaggi.
Quando Francesco parla di tutte queste cose, sta ripetendo parole evangeliche; altro che politica! altro che i bassi livelli di una politica imbevuta di false promesse.
Potrei dire molto di più, ma non voglio abusare dello spazio di un blog.
Infine, concludo dicendo che Accattoli ha replicato in modo assai pertinente alle posizioni del suo antagonista, che pure apprezzo per i modi cortesi, poco polemici, con cui contrappone le sue ragioni.
Dico questo senza piaggeria verso Luigi, e con grande obiettività.
Interessanti le domande, belle le risposte.
Vorrei far notare che chi ha posto le domande, immagino un non cattolico (quindi neutrale nelle diatribe tra cattolici) e con almeno la terza media nel curriculum, ritiene che con la recente lettera Benedetto solidarizzi con Francesco e confermi il suo sostegno.
No, perché mi era venuto il dubbio se fossi io un analfabeta o fossero molti altri.
È certo che le divisioni che ci sono ora nella Chiesa non le ha “create” papa Bergoglio. La sua azione ha permesso che “affiorassero” e cioè che venissero alla luce.
Le divisioni ci sono state sin dal tempo del Concilio E umenico Vaticano II che , a un certo punto, si è chiuso con dei documenti che rappresentano la sintesi del pensiero della Chiesa nella sua interezza. Sintesi che modificava sensibilmente la situazione precedente e che attendeva di essere implementata nel corpo della Chiesa.
Il Concilio si è chiuso. I due papi che sono succeduti si sono mossi nella implementazione dei risultati del Concilio ( senza andare “oltre” o andandoci meno di quanto qualcuno avrebbe auspicato )
Una parte della Chiesa non ha accettato i risultati del Concilio. NOn solo i lefevriani ma anche tutti coloro che hanno considerato che il Concilio non fosse terminato ( perché non poteva finire così) . Ed è la parte oggi prevalente.
Ritengo non positivo essere in “stato di Concilio” senza essere “materialmente” in un Concilio . IL Concilio ha regole e metodi di lavoro precisi che assicurano che tutte le parti possano esprimere con compiutezza il loro pensiero all’interno della Chiesa e senza influenza ( o con influenza attenuata ) da parte del mondo esterno.
Forse c’è davvero bisogno di un nuovo Concilio.
Questa storia della lettera di Papa Benedetto, riservata e personale, presentata pubblicamente per avvalorare una tesi che non traspariva dalla lettera ma anzi faceva trasparire una contrarietà, delle dimissioni di Vigano’ così come formulate è stata veramente penosissima.
Venturi, due papi? Il papa è uno ed è Francesco. Se poi davvero dovessero essercene due, vorrei far notare che tutto sto casino lo avrebbe creato Benedetto.
In uno dei suoi interventi Rusconi nel descrivere i limiti di papa Francesco parla della sua religiosità tipicamente sudamericana in cui hanno grande rilievo la questione sociale, la devozione popolare e la devozione Mariana. Il limite sarebbe quello di voler trasfondere questo tipo di religiosità alla Chiesa universale.
La cosa mi lascia un po’ perplesso.Il più “Mariano” degli ultimi 3 papi fu credo Giovanni Paolo II. Benedetto XVI fu accusato di essere poco “Mariano”. Questa storia della troppa devozione Mariana e della devozione popolare come un difetto di questo papa mi giunge nuova detta da un tradizionalista. Ma forse Rusconi con queste parole manifesta solo la difficoltà della sua religiosità, una religiosità molto tedesca, rigorosamente ratzingheriana ad accettare una religiosità diversa ma molto diffusa.
Caro Usvelli , Benedetto non ha scritto la lettera per “solidarizzare”con Francesco. Ma per rispondere (il 7 febbraio) a Mons. VIGANO’ che sollecitava una prefazione agli 11 volumetti. Della risposta di Ratzinger Vigano’ha ,pubblicizzato un solo paragrafo che tirava acqua al mulino di lFrancesco, censurando tutto il resto della lettera e anche ritoccando la foto diffusa alla stampa.Non e’questione diaver.fatto.la terza media o l’universita per capire che quello che Vigano’ha fatto con la lettera “personale riservata”di Ratzinger e’gravemente scorretto e disonesto. Si chiama disinformazione. Poiche’e’stato scoperto grazie alla pubblicazione della lettera intera grazie al vaticanista Magister, mons. VIGANO si e trovato travolto dalle critiche ( soprattutto dei giornali stranieri piu’sensibili alle questioni di etica professionale)e ha dovuto dare le dimissioni. Ora poi si cerca di far ricadere la colpa di tutto sul papa emerito attaccato violentemente su Repubblica da Melloni.
I livelli di ideologia sono tali che ormai si nega apertamente la realta’ per compiacere la.propria “fazione”.
La Chiesa non e’mai caduta cosi’in basso e il problema non e/purtroppo il.solo.Mons. Vigano ma che ormai e impossibile fidarsi di queste persone al vertice della chiesa che si sono dimostrate capaci di tutto , anche di frode,per perseguire il.loro scopo.
Luigi, ma veramente dopo tutto quello che è successo riesci ancora ad avere una lettura così idilliaca della lettera ?
Capisco i desiderata, ma bisognerà pur guardare la realtà.
I fatti parlano da soli.
Ratzinger, criticando duramente Hunermann , celebra Veritatis Splendor per l’ennesima volta. Guarda caso 3 dei 4 dubia riguardano proprio il rapporto tra VS e Amoris Laetitia. E guarda caso Ratzinger ha parole di vicinanza e ammirazione totale nei confronti del defunto Cardinal Meisner (uno dei dubbiosi), menzionando in particolare l’ultimo periodo della sua vita.
Insomma, di cosa stiamo parlando ?
Mi pare che la discontinuità teologica (o continuità interiore) sia palese, al di là degli apprezzamenti reciproci e doverosi. Eppure la terza media ce l’ho anch’io.
Attenzione, non sto esprimendomi su chi dei due “abbia ragione” (e come potrei ?)
Facciamo un altro esempio….statistico. Il punto massimo di continuità tra i due dovrebbe essere l’enciclica scritta a 4 mani.
Mi sai dire quante volte in questi 5 anni Francesco ha citato Lumen Fidei ? Le confrontiamo con le citazioni di Evangelium Gaudium ?
Qui siamo a un livello ben sotto gli standard di etica che ci si dovrebbe aspettare da un sacerdote cattolico:anche un giornalista ateo risponde a delle regole di etica professionale e queste regole sono di non usare le informazioni deformandole e censurandole per fini di propaganda. Poi c’e’un livello.superiore che e’l’etica cristiana della carita’: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Suppongo che papa Francesco rimarrebbe ferito se una sua lettera personale riservata venisse pubblicata per, di piu’ mutila e distorta per propagandare qualcosa. E allora p erche’fare al.papa emerito quello che non si vorrebbe fosse fatto al.papa regnante? C’e’poi un terzo livello a cui e’leggittimo aspettarsi che un sacerdote cattolico e in genere la “comunicazione vaticana” dovrebbe arrivare:ed e’l’amore per la verita’.
Se non vi e’amore per la verita’, amore e rispetto.per il.prossimo, ed etica professionale, tutto cio’che blaterano sulla “grande ri f orma;dei media vaticani e’pura retorica, ipocrisia allo stato puro.
Perché non si torna a parlare del dibattito tra Rusconi e Accattoli anziché continuare con questo tormentone della lettera? Mi sembra che oramai su questa lettera ciascuno abbia avuto modo ampiamente di esprimere più e più volte la propria opinione…
https://ilsismografo.blogspot.it/2018/03/vaticano-la-postilla-della-giornata-il.html
Non occorre mentire per difendere Papa Francesco ( Luis Barilla)
Mio Dio, che interpretazioni a proprio comodo (ideologico)! Che tipo di religiosità è mai questa? C’è da restare allibiti.
La Venturi continua a sostenere che Viganò è una persona indegna, “scorretta e disonesta”; e che la Chiesa non è mai caduta così in basso. Cioè, la signora vuol ribadire sempre lo stesso suo convincimento: il nostro Papa attuale sta portando la Chiesa verso la scissione.
A lei non interessano affatto le parole di papa Ratzinger che proclamano la sua stima verso Francesco e il suo operato. La sua unica preoccupazione è quella di evidenziare che mons.Viganò è una sorta di impostore.
Vorrei ricordare a questa esimia signora che lei è sempre stata, dacché la conosco, una impostora a doppia e tripla caratura nell’attribuire a papa Francesco cose mai dette.
Dunque, smetta di sbraitare una volta per tutte. E non vada a parlare, per favore, di “attacco violento” da parte di Melloni vs Ratzinger. Qui non ci sono dei cretini, cara signora, a sorbirsi le sue cavolate come fossero acqua fresca.
C’è una misura per tutto. Smetta di parlare a vanvera.
Melloni ha detto, nella sostanza, che questa vicenda ha isolato maggiormente papa Francesco, purtroppo.
Poi leggo queste altre parole dirette a Luigi Accattoli: “Mi pare che la discontinuità teologica (o continuità interiore) sia palese, al di là degli apprezzamenti reciproci e doverosi. Eppure la terza media ce l’ho anch’io.”
Bravo, sig. Padula. In effetti lei dimostra–perdoni la mia sincerità– di avere il comprendonio di uno che ha la terza media, anche meno, a dire il vero. Altrimenti si sarebbe chiesto il senso di quella frase di Ratzinger: “continuità interiore”; e forse avrebbe trovato la risposta da sé, senza bisogno di troppe spiegazioni. Bisogna andare oltre le righe, qualche volta.
Voglio dire semplicemente che la continuità fra un papa e l’altro c’è sempre quando si persegue la medesima finalità, che in questo caso è il bene della Chiesa. Ognuno lo fa secondo la visione che lo Spirito Santo ispira nelle persone che hanno buona volontà e uguale fede. E siccome in questo strano mondo nessuno è stato creato dal Signore con lo stampino, ogni persona è diversa dall’altra; anche i papi lo sono, per fortuna.
Dunque “discontinuità teologica” non deve vedersi come discontinuità nelle finalità.
Il guaio grosso di molti cattolici come lei, sig. Padula, è che identificano la continuità teologica con la finalità che ogni papa si pone nel perseguire il bene della Chiesa secondo le parole di Gesù Cristo.
Lei forse non sa che tanti grandi teologi la pensano diversamente l’uno dall’altro. Non è la teologia a fare la Chiesa, sig. Padula.
È l’A-MO-RE che fa la Chiesa di Gesù. Se lo metta bene in testa.
Tanto per replicare a Salvi, dico solo che ci sarebbe tanto da dire, proprio tanto, sul dibattito.
Il tempo però è limitato, almeno per me.
Fortuna che ci sono i cattolici come lei che ce lo spiegano.
Il dibattito fra Accattoli e Rusconi caro Andrea Salvi e’ il dibattito che c’ e’ ogni giorno sia qui su questo blog, sia su altri blog, sia nella vita reale, coi vicini di casa, cogli amici, coi conoscenti, su Papa Francesco. Solo che Accattoli e Rusconi non si insultano fra di loro pur avendo idee diametralmente diverse sull’ operato di Papa Francesco, mentre sui blog e anche nella vita reale le persone si insultano e si infiammano nella diatriba pro o contro Bergoglio. Accattoli ritiene una cosa positiva che Papa Francesco abbia rimesso la Chiesa in uno stato di discussione permanente, di Concilio, di dibattito. Quindi anche su questo blog dovremmo essere felici del dibattito di idee. Purtroppo non e’ cosi’ : i fans di Bergoglio non amano affatto le opinioni diverse e il dibattito , e il loro ideale di blog sarebbe quello dove tutti concordemente cantano le lodi di Bergoglio e si dichiarano felici e contenti nel migliore dei mondi possibili.
Le voci critiche ( Leonardo Lugaresi, Federico Benedetti, Clodine, Maria Cristina Venturi) vengono aspramente riprovate non tanto per le idee ma per il fatto stesso di esistere e di non essere felici e contenti nel coro dei laudatores.
Paradossale che questo papa di cui Accattoli loda il fatto di aver rimesso la Chiesa in stato di discussione e di conflitto abbia dei seguaci che non solo non amano il conflitto e la discussione ma che odiano chiunque non la pensi come loro.
Il conflitto presuppone due idee contrapposte: ma il solo fatto che ci sia chi ha una idea contrapposta a quella dei seguaci di Bergoglio diventa un crimine di lesa maestà’ e un segno di profonda malvagita’ personale. Il papa che secondo Accattoli ama il confronto e il dibattito non ha MAI risposto ai dubia e li ha considerato una offesa alla sua sacra persona e i cardinali che li hanno esposto sono stati attaccati come nemici personali del Papa. Al Sinodo per la famiglia le voci critiche del pensiero dominante, come le conferenze episcopali africane, sono state coperte di dileggio.
Dunque di che dibattito stiamo parlando? Di quello in cui sono tutti d’ accordo col pensiero del Grande Capo?
Anche se – perdoni la mia sincerità – avevo chiesto il parere di Luigi, non il suo.
Sì certo, non aveva chiesto il mio parere, sig. Padula.
Credo però che Accattoli non le avrebbe risposto. La sua era infatti una non-domanda o, se vuole, una domanda retorica.
Inoltre, dico sinceramente che compaiono qui degli interventi-commenti che proprio se le tirano certe repliche.
Poi, chi non vuole vederle, le cancelli dagli occhi e dalla mente. Oppure ci rifletta un po’, e sarebbe meglio per loro e per tutti.
La signora Venturi, per esempio, continua imperterrita a prendere lucciole per lanterne, nella sua faziosità chiara e acclarata da qualunque parte la si guardi.
Secondo la signora, chi vuole mettere i puntini sulle i, è insultante verso chi, come lei e non solo lei, continua a mistificare le cose.
Mi dispiace, ma questo modo di fare è cambiare le carte in tavola, o anche rivoltare la frittata a proprio piacimento ponendosi come vittima.
Ne conosco altre di persone così meschine, qui nel blog e fuori del blog, e non mi piacciono per niente. Sono in assoluta malafede e sono contro la Chiesa. Anzi, la dividono la Chiesa.
Se imparassero a guardarsi bene interiormente, vedrebbero forse–FORSE!– il marcio che cova nel loro animo.
“persone così meschine”, “il marcio che cova nel loro animo”. (rif: 2:18)
“È l’A-MO-RE che fa la Chiesa di Gesù” (rif. 23:02)
Confido che possa cogliere l’ironia nell’accostamento tra le sue frasi.
Ora la saluto e le auguro buona giornata. Devo lavorare.
La questione legata alla lettera dell’emerito a Mons. Vigano, comunque la si voglia vedere, è conseguenza di una situazione ambigua causata dalla permanenza di Ratzinger in Vaticano. Anche altre sue precedenti esternazioni sono state poco felici, come ad esempio la prefazione al libro del Card. Sarah, che sarà anche una santa persona, ma in quanto a liturgia è rimasto legato a schemi anteriori all’enorme lavoro svolto dal movimento liturgico nel ‘900.
Mutatis mutandis si è verificata una situazione analoga a quella in cui in una parrocchia all’arrivo di un nuovo parroco quello precedente vi rimane, e, volente o nolente, diventa una figura di intralcio per chi lo ha sostituito. Ratzinger avrebbe dovuto imporsi un silenzio totale, consegnandosi docilmente al ruolo di “orante”. Ogni sua parola viene evidentemente tirata da una parte o dall’altra e questo, se da una parte è segno di poco rispetto per l’emerito, dall’altra, visto il basso profilo degli uomini di Chiesa, è inevitabile. Poiché è probabile che la figura dell’emerito non sia “una tantum”, bisognerà formulare delle regole ferree che disciplinino questa figura e la tutilino da indebite forzature del suo operato e delle sue parole.
Alberto Farina
L’ ironia la vede lei, Padula, e non mi fa specie.
L’ Amore non esime dal chiamare le cose col nome che hanno.
Lei deve imparare ancora qualcosa.
Per unavolta sono d’accordo con Alphiton.
La situazione dei due Papi contemporanei : uno regnante e uno emerito è “ambigua” . Le “ambiguità ” sono tutte dannose. (E , ahimè, di situazioni e di parole “ambigue” in questi cinque anni ne abbiamo viste e sentite tante ).
Personalmente ritengo che la scelta delle “dimissioni” da parte di Papa Benedetto non si sia rivelata una “buona scelta” anche se motivata , forse, dalla esperienza ( negativa ) da lui vissuta nella sua qualità di responsabile del Dicastero per la tutela della Fede negli anni nei quali il declino fisico non ha permesso al Papa Giovanni Paolo II di tenere efficacemente il timone della barca.
Se questo tipo di soluzione – dimissioni per “limiti di età ” o “declino fisico” si dovesse perpetuare sarà bene definire dei criteri di comportamento.
‘Caro Usvelli , Benedetto non ha scritto la lettera per “solidarizzare”con Francesco’
Io dico solo che una persona che suppongo neutrale ha capito, come me, questo dalla lettera. Quanto scritto, l’ordine in cui è scritto, dice questo.
La lettera non era un discorso pubblico, era una risposta riservata, per cui Benedetto ha scritto direttamente quello che pensava.
A me risulta che solo quando Benedetto parla di Francesco i vari Valli, Magister ecc. di turno si affannano a spiegare il significato recondito delle sue parole, normalmente le prendono come vengono.
Perché non dicono anche a Benedetto: il tuo parlare sia sì, sì, no, no?
A scanso di equivoci, trovo deplorevoli anche gli interventi di Melloni e Chiodi, che non ho nemmeno letto per intero.
Curioso che si dia un giudizio così tranchant su un testo che non è nemmeno stato letto integralmente….
Alberto Farina
Alberto Farina : poniti una semplice domanda : perche’ non e’ stato letto integralmente?
Perche’ , si dice, era riservato. Ma allora perché’ leggerne una parte e guarda caso solo la parte utile per L’ endorsement a Francesco?
Ma voi non vedete la scorrettezza di tutto questo? La vedo solo io e circa centinaia di migliaia di altre persone che in Italia e all’ estero si sono scandalizzate?
Per voi non c’ e’ problema a nei metodi di Vigano’ ? Cioe’ Vigano’ e’ una povera vittima delle polemiche dei cattivoni?
Contenti voi: se vi piace vivere nell’ inganno e nella menzogna liberi di farlo.
Guardi che mi riferivo al post di Enrico Usvelli. Forse lei si accalora un po’ troppo e perde il senso delle cose che legge. Cerchi di essere più lucida. Per il bene suo e dei lettori del blog.
Alberto Farina
La lucidità della Venturi,sempre molto chiara, non è da mettere in discussione. Come non lo è l’ignoranza e la perfidia di altri che, con tutta evidenza in questo stesso spazio virtuale usano parole pesanti, fortemente offensive contro il prossimo. Segno di evidente assenza di carità. Il bello è che costoro si ergono a paladine e paladini della Chiesa di Gesù Cristo e brandiscono parole come:“È l’A-MO-RE che fa la Chiesa di Gesù”.
Solidale con Fabrizio Padula per l’insolenza subita – ne so qualcosa Fabrizio non ti preoccupare- suggerisco una preghiera di riparazione e di perdono per queste persone. Siamo così nobili da non sentirci offesi!
Caro Alberto Farina, non c’è alcun bisogno di accalorarsi. Qui le chiacchiere stanno a zero. Ora, perché gli uomini di chiesa presentano un basso profilo -lo dice lei , io lo dico da anni attirandomi addosso improperi ed insulti- si dovrà passare sopra ad ogni digressione come nella fattispecie? E’ cosa grave in un contesto ecclesiale quello che è successo. E’ cosa grave!
Tutto in un contesto ecclesiale deve -imperativo- avere un taglio di serietà, di specchiata moralità nella Verità. Ma purtroppo, lei lo ha detto ed io proseguo, il fatto che la Chiesa parli e gli uomini di Chiesa non ascoltino. Che gli uomini di Chiesa dicano e facciano tutt’altro è causa di una deriva inesorabile: si scivolando verso l’ambiguità intesa nella sua accezione peggiore. Questa leggerezza di linguaggio, questo modo di fare così estemporaneo dovrà avere una causa, e la causa è a monte. Se si è perso il senso, l’importanza e il peso che rivestono le parole da quel “modus parlandi” caratteristico di questo tempo storico in cui la Chiesa di certo non è esente.
Allora si è chiari ed equivoci allo stesso tempo e nello stesso momento.
A correnti alterne si è chiari ed equivoci in base a ciò che torna comodo comunicare. Si archiviano i fraintendimenti e s’instilla con l’imbuto ciò che chiaro, oggettivamente, non è. Si insabbia “l’imbarazzante” e si commenta sull’ambiguo: è il modus parlandi che va tanto tanto di moda . Vede, Farina,si dice che l’acqua scende dal monte: quando Papa Francesco vuole essere chiaro e qualcuno manifesta dei dubbi, cosa fa? Suggerisce una interpretazione delle stesse, e, se qualcuno avesse ancora dei dubbi (o dubia fa lo stesso) che si arrangi.
Si ricordi: non esiste più grande impedimento all’avanzare della conoscenza che l’ambiguità delle parole.
Un saluto
Bell’appello a bandire l’ambiguità dalle parole.
Peccato che, invece di passare stolidamente il tempo a cercarla nelle parole del papa e dei pastori , non ci si concentri sulle proprie, dove se ne vendemierebbe a ceste intere.