Vi presento tre storie di carcerati che si fanno scrittori

La prigione è metafora di tante cose e sul pianeta c’è la cella del monaco e c’è quella del carcere: parto da questo doppione per dire come anche il carcere possa portare lontano. Racconto di tre detenuti che di strada ne hanno fatta e uno è arrivato a farsi monaco. – E’ l’attacco di un mio articolo sull’universo carcerario che la rivista “Il Regno” ha pubblicato con il titolo “La prigione è un convento. Storie di carcerati che si fanno scrittori”. Nei commenti qualche riga sui tre detenuti dotati di parola che ho avuto la ventura d’incontrare.

4 Comments

  1. Luigi Accattoli

    James Bishop. Nel 2014, a Bari, da presidente della Giuria del Premio Castelli mi capitò d’intervistare il premiato Massimiliano Taddeini che così motivò la decisione di narrare la sua storia: «Il carcere è come un convento: tra quattro mura hai tempo per cercare dentro». Cercando dentro, qualcuno si fa scrittore e qualcuno – addirittura – scopre l’orazione mentale. È il caso del primo libro che suggerisco a chiunque si occupi di carcere o di meditazione: Una via nel deserto. Commento alla Regola di san Benedetto per chi è in carcere (LEF, Firenze 2019, pp. 282). L’autore, James Bishop, che fu in carcere negli USA per dieci anni a seguito di gravi reati, appartiene oggi alla Comunità mondiale per la meditazione cristiana ed è un oblato benedettino. Come la parola «cella», anche la parola «prigione» può avere il suo doppio: «Attraverso la Regola e la meditazione – scrive Bishop – sono arrivato a capire come abbia vissuto in una prigione autoimposta per molti anni e come, dopo essere stato spedito in una prigione vera, mi sia sentito più libero».

    28 Novembre, 2019 - 16:35
  2. Luigi Accattoli

    Carmelo Gallico. Bishop l’ho letto ma non l’ho incontrato. Il secondo autore che segnalo l’ho invece incontrato e l’ho avuto accanto a tavola: si chiama Carmelo Gallico, è il vincitore del primo premio dell’edizione di quest’anno del Premio Castelli. Ha avuto l’autorizzazione a essere presente nel carcere di Matera al nostro appuntamento annuale e mi ha dato un suo libro: Senza scampo. La mia vita rubata da faide e ’ndrangheta (Edizioni Anordest, Lancenigo [TV] 2013, pp. 251).
    Gallico – che è stato a più riprese in carcere per un totale di 16 anni e che ora è agli arresti domiciliari in attesa di giudizio – si dice innocente e vittima incolpevole d’essere nato in una famiglia di ’ndrangheta (i Gallico sono di Palmi), con diversi familiari uccisi o variamente condannati: «Ma il modello mafioso è stato sempre da me avversato e mai perseguito». Entra ed esce dal carcere da quando aveva 25 anni e ora di anni ne ha 56. È autore di più volumi e vincitore di diversi premi. Ha una scrittura asciutta, forte. Bishop trova la libertà nella meditazione, Gallico la scopre nella scrittura: «Con le mie parole creavo ponti con il resto del mondo. Ero vivo. Quella era la mia vera libertà».

    28 Novembre, 2019 - 16:37
  3. Luigi Accattoli

    Carmelo Guidotto. Il primo autore che segnalavo trovava la libertà nella meditazione. Il secondo nella scrittura. Il terzo la trova nella lettura e nella scrittura tra loro contaminate. Si tratta di Carmelo Guidotto, autore con Carmela Cosentino di un epistolario pubblicato con il titolo La luce della jnestra. Riflessi di umanità dal carcere (Ancora, Milano 2019, pp. 249). Jnestra in siciliano è ginestra e il titolo è preso da un brano dove Carmelo torna a sentirsi «libero dentro» contemplando una foto con «una macchia di jnestra bellissima» che gli ha mandato Carmela.
    Carmelo Guidotto è condannato all’ergastolo, Carmela Cosentino è un’assistente sociale che gli diviene amica di penna. Lei gli porta e spedisce libri, narra concerti e mostre. Lui si giova di ogni appiglio: «Io sono onnivoro, leggo di tutto. Solo leggendo si va fuori di qua».
    In Carmelo – che fa anche il volontario nella biblioteca del carcere – la scrittura fluisce naturale come figlia primogenita della lettura. «Scrivi, scrivi» l’incoraggia lei. E lui asseconda, anzi precorre l’invito: «Non faccio altro che leggere e scrivere», confida trasognato. E confessa che scrivendo sempre si sente «più leggero».

    28 Novembre, 2019 - 16:38

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