Vescovo Moscone: ditemi padre e non fatemi regali

Il nuovo vescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, il padre somasco Franco Moscone, manda una lettera di bella parresia ai cristiani che gli sono stati affidati: non sono stato mai laggiù, chiamatemi “padre”, non mi fate regali, beneditemi con la vostra preghiera. Nei commenti i dettagli.

24 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Schiettezza. Apprezzo la schiettezza con cui il nuovo vescovo si presenta. La nomina è del 3 novembre e lo stesso giorno il padre Franco Moscone, che è “preposito Generale dei Chierici Regolari di Somasca”, cioè superiore della famiglia somasca [eletto cinquantenne nel 2008 e rieletto due volte, nel 2011 e nel 2017], manda un messaggio alla diocesi. “Vivete in una terra che non ho mai visitato”, dice subito. Probabilmente è stato scelto anche per questo: è di Alba e appartiene a un ordine che non ha legami con un ambiente a forte tasso cappuccino: ora sarà anche il responsabile del Santuario di Padre Pio.

    Qui il link alla lettera e nel commento seguente gli altri più schietti contenuti:
    http://www.diocesimanfredoniaviestesangiovannirotondo.it/wp-content/uploads/2018/11/Lettera-alla-diocesi.pdf

    7 Novembre, 2018 - 20:42
  2. Luigi Accattoli

    Beneditemi. “Vi chiedo un favore: evitate di chiamarmi monsignore o eccellenza o con termini simili. Desidererei continuare a essere chiamato padre” dice il nuovo vescovo. Molti oggi chiedono questo: iniziò il cardinale Pellegrino in zona conciliare. Da una vita tratto con vescovi e un poco sempre mi vergogno a dire “eccellenza”. Apprezzo chi se ne spoglia.
    “Forse c’è l’abitudine di fare regali in un’occasione come questa: non pensate a me. Chi vuole e può, aderisca piuttosto alla colletta che i miei confratelli dell’India hanno aperto per la popolazione del Kerala colpita da una pesantissima alluvione”. Ho una passione per l’apostolo Paolo che “porta elemosine” alla comunità di Gerusalemme colpita da carestia. Esulto ogni volta che un vescovo si comporta da apostolo.
    “Beneditemi fin d’ora con la vostra preghiera e che Dio vi benedica”: qui c’è un’eco di Papa Francesco che saluta la folla dalla Loggia di San Pietro.
    A San Giovanni Rotondo ci sono problemi di soldi e di pietà. Il nuovo vescovo confessa di non essere mai andato pellegrino laggiù e nella lettera non nomina il santuario di Padre Pio. Chi ha orecchie per intendere.

    7 Novembre, 2018 - 20:54
  3. Leonardo Lugaresi

    Ma “padre” è molto più di “eccellenza“ (così candidamente iperbolico da essere sempre un po’ ironico, non ti pare?).
    Curiosa – non trovi caro Luigi? – questa moda ecclesiastica di volersi attribuire, per spirito evangelico, proprio l’unico titolo che Gesù ha proibito (Mt 23, 9).

    Ho il sospetto che, oggigiorno, ci potrebbe essere più umiltà nel lasciarsi dare dell’eccellenza o del monsignore, senza badarci, che nel puntiglio di farsi chiamare “padre“ o col nudo nome di battesimo (che è un modo per esaltare la persona a discapito della funzione).

    7 Novembre, 2018 - 23:38
  4. Guido Mocellin

    Per un religioso che diventa vescovo, chiedere di essere chiamato “padre” può significare un richiamo alla propria condizione di semplice religioso. Per quanto mi riguarda, mi piace l’uso latinoamericano (in parte anche anglosassone) di rivolgersi ai vescovi (almeno a quelli che offrono la loro confidenza) con il nome di battesimo, preceduto da “vescovo”. Mi rimanda alla Chiesa dei primi secoli. In ogni caso, è come quando qualcuno offre di passare dal lei al tu: l’importante è l’intenzione che sta dietro all’offerta di confidenza, non la forma che la confidenza assume Come diceva una mia amica romana a proposito di una bottega dove, dandoti del tu, ti vendevano borse e altri ninnoli artigianali a prezzi esorbitanti: “A ridamme der lei…”.

    8 Novembre, 2018 - 8:51
  5. Andrea Salvi

    Grave errore di omissione del Sig Lugaresi
    Nel versetto successivo Gesù proibisce anche di farsi chiamare maestri o guide. E poi altrove dice anche che nessuno e’ buono se non Dio solo (Mc 10, w8) Quindi in varie occasioni ha attribuito a” Dio solo”titoli che in questo mondo si attribuiscono comunemente agli uomini
    Vediamo di non cadere in un fondamentalismo superficiale e strumentale.

    8 Novembre, 2018 - 9:11
  6. picchio

    Curiosa – non trovi caro Luigi? – questa moda ecclesiastica di volersi attribuire, per spirito evangelico, proprio l’unico titolo che Gesù ha proibito (Mt 23, 9).

    Trovo curioso questo scrupolo di Lugaresi che finora non credo abbia trovato nulla da eccepire nel fatto di chiamare il papa non solo padre, ma di dirlo persino santo.
    Cristina Vicquery

    8 Novembre, 2018 - 9:39
  7. maria cristina venturi

    Non mi stupisco che un vescovo cattolico chieda di esser chiamato padre invece che Eccellenza coll’intento di essere “alla mano” e di non frapporre la distanza del ruolo.
    Viviamo in in un mondo in cui i veri padri abdicano al loro ruolo e si fanno chiamare per nome dai figli quasi fossero loro amici e coetanei. Invece di papa’ o babbo sento dei ragazzini chiamare il padre o la madre col semplice nome di battesimo.Anche il prete che fa loro catechismo.lo chiamano col solo nome senza premettere il Don e danno del tu a tutti, senza che i genitori li correggano.
    Questo modo di educare presuppone la volonta di un livellamento generale in una utopica societa’dove tutti sono “pari;sullo stesso livello.”Compagni;appunto come d icevano i fautori della utopia marxista.
    Eppure psicologi ed educatori mettono in guardia dai pericoli di crescere i figli fingendo di essere loro pari ed amici, perche’bisogna differenziare i ruoli. In una societa’di “pari; dove manca l a giusta distanza e differenziazione anche nel modo di parlare e mostrare reverenza verso figure che incarnano.l’autorita’, viene a mancare il rispetto dei ruoli e la vera umilta’. E’il contrario del messaggio cristiano, direi che e’piuttosto il.lascito del sessantotto alla mentalita’occidentale.
    Per sua fortuna la Chiesa orientale Ortodossa , avendo vissuto gli.orrori di una societa falsamente paritaria, appena ha potuto liberarsi dal giogo marxista ha ripristinato tutti queli titoli e quei segni anche esteriori di rispetto verso i superiori che sono segno di vera umilta’.

    8 Novembre, 2018 - 10:41
  8. Andrea Salvi

    Alla signora Venturi chiederei di trarre dal suo discorso le debite considerazioni: se e’ vero che viviamo in ” una societa’di pari; dove manca la giusta distanza e differenziazione anche nel modo di parlare e mostrare reverenza verso figure che incarnano.l’autorita’….” e’ altrettanto vero che questa società vive anche in questo blog e manifesta queste sue peculiarità nel modo assolutamente irrispettoso con cui alcuni cattolici parlano del papa.

    8 Novembre, 2018 - 11:37
  9. Andrea Salvi

    Comunque tornando alla quisquiglie sul termine padre voglio aggiungere che la Chiesa ha iniziato presto a disobbedire al comando di Gesù, cominciando fin dal V secolo, credo, a chiamare “Padri” della Chiesa i primi scrittori cristiani.
    A buon intenditor poche parole.
    Non facciamo letteralismo a buon mercato e a senso unico….

    8 Novembre, 2018 - 12:10
  10. arneb

    Ricordo con profondo disgusto l’episodio che mi accadde nel 1992 (o93?) quando venne fatto vescovo un sacerdote della diocesi cui appartenevo. Io con altri giovani della pastorale giovanile ci prestammo generosamente nell’aiutare l’ organizzazione e la logistica e io in particolare ero in quel momento intento ad accogliere le auto degli ospiti concelebranti per indirizzarle al luogo di parcheggio. Dopo aver accolto decine di religiosi di ogni ordine e grado, alla nuova macchina di turno misi dentro la testa e saluaTai educatamente, come sempre fatto, autista e passegero. Ma al mio “buongiorno!” Mi sentii risponderedall’episcopale passeggero, piccato ed indigniato: buongiorno “ECCELLENZA”! Sono ….” Ovviamente mai sentito nominare e prontamente e pesantemente sbeffeggiato da me e dagli altri, non appena ripartito. Ecco. Quel tizio,rivelatosi poi tutt’altro che eccellente nel servizio episcopale che seguì, e la sua formale arroganza è stato per me uno dei segni di quanto certa chiesa fosse lontana dal Vangelo.

    8 Novembre, 2018 - 13:33
  11. arneb

    Dimenticato firma: Silvio Lepora

    8 Novembre, 2018 - 13:34
  12. Luigi Accattoli

    Un testo di von Balthasar 1961. Sui titoli ecclesiastici i testi più penetranti che conosco sono dei teologi von Balthasar e Joseph Ratzinger. Hans Urs von Balthasar come sempre è radicale. “Quanto più [il sacerdote] si attribuisce titoli di dignità, tanto più opaco diviene. La maggior parte di questi titoli contraddicono un’espressa proibizione del Signore. Padre, pater, abbas, papa, abbé stanno contro Matteo 23, 9. Maestro, magister contro Matteo 23, 8. Dottore, in senso ecclesiastico, contro Matteo 23, 10. Signore (dominus, dom, don), mio signore (monsignore) contro Luca 22, 25. Grazioso signore (benefattore) parimenti contro Luca 22, 25. Eccellenza ed eminenza contro l’ammonizione di Matteo 20, 26s. Accanto ai titoli permessi, fratello e servo, in ogni caso verrebbe in questione prelato, poiché esprime oggettivamente l’ufficio della presidenza, alla condizione che pure qualsiasi vicario o cappellano vi abbia diritto. Da quanto tempo, dopo la conclusione del periodo feudale, in cui v’erano vescovi imperiali e principi vescovi, ci si continua ancora a trascinare dietro questi titoli invecchiati e cristianamente incomprensibili?” (“Esistenza sacerdotale”, in “Sponsa Verbi”, Morcelliana 1969, pp. 385s: l’originale tedesco è del 1961).

    8 Novembre, 2018 - 14:13
  13. Luigi Accattoli

    E un altro di Ratzinger 1960. Un anno prima – nel 1960 – un Joseph Ratzinger poco più che trentenne così affrontava la stessa questione: “La nostra realizzazione cristiana effettiva non sembra essere la maggior parte delle volte assai più simile al culto delle alte cariche dei giudei stigmatizzato da Gesù che non all’immagine da lui disegnata della comunità cristiana fraterna? Non soltanto il titolo di ‘padre’ viene limitato in Matteo 23, 8-11 (Non fatevi chiamare rabbi, padre, guide), bensì tutta la forma esteriore (ribadiamolo: esteriore) del gerarchismo, così come essa si è strutturata nei secoli dovrà in continuazione lasciarsi giudicare da questo testo” (“La fraternità cristiana”, Queriniana 2005, p. 74: l’originale tedesco è del 1960). Ecco un altro brano di quel volumetto che potrebbe essere intitolato “Cancellazione cristiana dei confini”: “Nella sua tendenza a una radicale cancellazione dei confini il cristianesimo pone di continuo in crisi tutte le differenze esteriori, anche le differenti forme di fatto esistenti all’interno della Chiesa, e ci costringe a purificarle e ad animarle in continuazione dall’interno con lo spirito dell’uguale fraternità, che ci ha fatto diventare “uno” in Cristo Gesù: “Non c’è più giudeo né greco, non c’è più schiavo né libero, non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” come recita Galati 3, 28?” (ivi, p. 82).

    8 Novembre, 2018 - 14:14
  14. Luigi Accattoli

    Letture utili. Offro ai visitatori i testi maestri di von Balthasar e di Ratzinger senza intento polemico: segnalo due letture che mi sono state utili.

    8 Novembre, 2018 - 14:16
  15. Elisa Ferrari

    Caro Luigi, io mi permetto di segnalare un bellissimo racconto di Dino Buzzati, “L’umiltà”. Nessuno quanto i grandi artisti riesce a spiegare le cose in un modo comprensibile a tutti. Buona lettura!

    8 Novembre, 2018 - 16:45
  16. Leonardo Lugaresi

    Caro Luigi, tu naturalmente hai capito perché “padre” è molto di più di “eccellenza” (ma anche di “eminenza”, “beatitudine” e ogni altra fantasticheria escogitata dalla civetteria clericale). Se parlo con te, è perché sono certo che non ti sfugge niente. Per esempio, non ti sfugge che “professare l’umiltà“ (ostentando povertà e servitù) è un forte ossimoro, sopportabile solo con una robusta dose di ironia.

    Tutta questa materia, d’altro canto, andrebbe trattata con leggerezza (e anche per questo mi convince poco che sia una delle prime cose di cui un vescovo si preoccupa). Due aneddoti che ti faranno sorridere: il sincello, come sai, è una sorta di vicario generale nella chiesa bizantina. Avvenne che, con l’andar del tempo il titolo fu concesso ad honorem a molti ecclesiastici; fu perciò necessario distinguere il più importante tra essi denominandolo “protosincello”. Col tempo anche i protosincelli si moltipllicarono, così si dovette ricorrere al titolo di “proedros ton protosinkellon“ o presidente dei protosincelli. Ma naturalmente non bastò, e fu giocoforza arrivare alla fastosa iperbole di “protos proedros ton protosinkellon“ (primo presidente dei protosincelli). Una festa. (Manzoni ha una storiella simile, in bocca a don Abbondio, verso la fine dei Promessi Sposi).

    Il secondo aneddoto ci porta in America, dove come sai, è tutto un “Chiamami Bill” e “Chiamami Jack” e l’informalità è il vestito della democrazia. Si racconta che una volta, avendo il presidente Truman chiesto come lui, Harry, potesse chiamare il suo nuovo segretario di stato, il generale George C.Marshall, questi gli abbia risposto «generale Marshall andrà benissimo».

    8 Novembre, 2018 - 17:21
  17. Amigoni p. Luigi

    Rif. 23.38 – Balthasar preconciliare

    Sono un po’ irritato dalle citazioni di Balthasar e Ratzinger. Primo perchè ci ero arrivato anch’io, e non da oggi, senza averli letti o averli presenti, quei passi.
    a) Poi Balthasar si permette di scrivere quelle cose nel 1961. E ben gli sta che non l’abbiano chiamato al Concilio. Era già sessantottino prima del post-concilio.
    A integrazione di Balthasar e degli altri (e a mia superbia) mi permetto di citare 2 Corinti 4,15:….avete molti pedagoghi ma non molti padri, perchè io vi ho generato. Risultato: e pedagoghi e almeno un padre. Ma Paolo vale meno di Matteo.
    b) Ratzinger: se da papa avesse dato solo qualche segnale in più di attuazione di quanto detto nel 1960, gli saremmo stati molto grati.
    Però ci basta l’atto del “diritto alle dimissioni” con cui ha compensato larghissimamente tutte le impossibilità di essere più di un ottimo teorico.

    8 Novembre, 2018 - 18:11
  18. Andrea Salvi

    Prosegue da parte del Sig Lugaresi la serie di affermazioni che avulse da un contesto preciso non hanno alcun valore.
    Per esempio affermare che “professare l’umiltà“ (ostentando povertà e servitù) è un forte ossimoro, sopportabile solo con una robusta dose di ironia”, se riferito a madre Teresa di Calcutta o a San Francesco e’ una falsità di una enormità tale da far ridere o piangere tanto e’ grossolana.
    Evidentemente il sig. Lugaresi conosce molto bene la vita del nuovo vescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, il padre somasco Franco Moscone, al punto da potersi permettere di accusarlo di umiltà pelosa. Gli suggerisco di scrivergli una lettera di correzione fraterna. A sua eminenza. E gli baci l’anello vescovile inginocchiandosi.

    8 Novembre, 2018 - 18:47
  19. Amigoni p. Luigi

    Rif. 17.21 – “Ben-altrismo” pastorale

    Questa storia del ci vuole “ben-altro” per cominciare a fare il vescovo e che di ben altro, cioè di frasi fritte, uno si deve preoccupare nel primo messaggio ai fedeli della diocesi non mi convince; anzi mi pare un po’ penosa. Certo il neo vescovo poteva parlare – e perchè no – di padre Pio, dell’arcangelo Michele ben spadato e di qualche santuario dell’ Odigitria che certamente non manca in quella diocesi o in Puglia. E invece non ha parlato nè dell’uno, né dell’altro, nè della Madonna. Ma ha scelto di avviare un rapporto con la gente “meno baroccato possibile” e di alludere a un gesto di solidarietà verso il Kerala alluvionato, invece che di disquisire di anelli, di cappe e pizzi e damascamenti vari da ostentare (questi sì ossimori della lingua evangelica).
    A scanso di equivoci: per la maggior parte di noi Somaschi, Franco era e così lo chiamavamo prima, come generale; Franco lo chiameremo da vescovo, qualunque cosa lui avesse chiesto o chiedesse in merito.
    Da qualche parte bisogna partire per ostentare di essere tutti e solo fratelli, senza altre subalternità nostrane, come ci chiede appunto l’invocato testo di Matteo 23. Forse anche quelli del Gargano lo potranno chiamare così. Per nome.

    8 Novembre, 2018 - 23:55
  20. Leopoldo Calò

    Rovescia la sua latta di olio esausto sulla carreggiata e poi corre a nascondersi per vedere chi va a sbattere. E puntualmente c’è qualcuno che lo fa.

    9 Novembre, 2018 - 7:47
  21. maria cristina venturi

    Il card. McCarrik si faceva chiamare Zio Ted!
    Che esempio di umilta’ecclesiastica!

    9 Novembre, 2018 - 12:54
  22. Andrea Salvi

    Come fai a essere così informata su questi dettagli? Leggi Novella Duemila?

    9 Novembre, 2018 - 20:32
  23. Amigoni p. Luigi

    Rif. 9 novembre 12.54 – Padre

    Il nostro invece si farà chiamare Padre Franco. E senza superbia.
    E se per l’ex cardinale girava allora (20-30 anni fa) quel nomignolo, a Roma dovevano stare molto più attenti.

    10 Novembre, 2018 - 5:15

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