“La vergogna e le lacrime” è il titolo di Repubblica. “La disfatta e la vergogna” quello del Corsera. “Disastro azzurro” fa Avvenire. Ognuno la mette sul tragico. Credo anch’io che quelle tre partite siano state un disastro ma non spenderei per così poco quelle rare risorse umane che sono la vergogna e le lacrime. Qui si tratta di una palla che rotola qua e là spinta da piedi miliardari.
Vergogna lacrime disastro l’Italia nel pallone
59 Comments
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D’accordissimo,dottor Luigi.
Ma sembra che anche i visitatori del blog siano sotto shock vista la totale assenza di commenti nelle trascorse 36 ore.
Qualcosa si è rotto nel nostro modo di vivere se ci rattristiamo per l’uscita al primo turno da un mondiale(e parliamo di vergogna e lacrime)ma ci passano tranquillamente sulla pelle le tragedie di ogni giorno,sia quelle piccole(nel quartiere,nel vicinato) che quelle grandi.Sia quelle materiali che,soprattutto,quelle spirituali che possono accadere anche a chi è alla scrivania accanto alla nostra o vive sullo stesso pianerottolo.
Questo suo post mi trova concorde parola per parola e virgola per virgola
Ma tanto son lacrime finte, per gioco, come molte altre …
Rossocardinale: “ma sembra che anche i visitatori del blog siano sotto shock”. “E’ solo colpa mia. Mi prendo tutta la responsabilità di questa assenza di commenti” direbbe quel tale.
Un applauso per la delicatezza della sua ironia,dottor Luigi.
E niente lacrime o vergogna
Giusto Luigi!!!
Siamo stati molto sfortunati:
– non ci sono particolari fenomeni
– Balotelli e Cassano sono due teste calde e si può benissimo capire un Mr che ne voglia fare a meno
– Buffon, Pirlo e Camoranesi si sono infortunati…
Peggio di così. Senza quel brutto errore sul 3° goal slovacco saremmo passati. Credo che ci avrebbero buttato fuori agli ottavi o ai quarti.
Condivido che sia eccessivo parlare di vergogna e lacrime oltre che incoerente dato che fino a poco tempo fa Lippi era invitato nelle Università ad insegnare la strategia vincente…
Quest’anno se la giocano Argentina, Brasile, Portogallo e Inghilterra.
Io tifo l’Argentina del mitico Diego Armando. Voi?
http://www.youtube.com/watch?v=zRoi-AFIjys
Salverei la parola “vergogna” se servisse a stemperare i toni retorici che circondano il mondo del calcio e della nazionale.
Fino a ieri mattina c’era l’ordine di “stringerci tutti attorno ai nostri ragazzi” (mancava solo “fieri e marziali”)… oggi un po’ di “vergogna” farebbe bene.
Detto questo, confesso a tutti che ieri mi sono andate le patatine di traverso e quando ho rimesso il mio cappellino azzurro da tifoso nel cassetto mi sentivo triste come un bambino che mette via gli addobbi di Natale.
Sono sulla linea di Marcello… E non dimentichiamo che il calcio e’ pure il nostro “sport nazionale”…ma sicuramente non vale la pena farci una malattia! Abbiamo fatto pena (schifo?). Giustamente spediti a casa: andate a lavorare!!!! 🙂 E qui tutti mi prendono in giro!
Per la vergogna e i pianti: pensavo al caso Brancher…e al silenzio di tomba ecclesiale. Non ci sono ombre di aborti o preservativi all’orizzonte, per cui avanti, ogni obbrobrio e’ possibile! Ormai la decenza e il sacrosanto umano senso della vergogna sono spariti da buona parte dell’orizzonte della classe politica italiana, e -mi temo- anche della societa’. Decenza e vergogna prese “a calci da vari piedi miliardari”. E da un bel po’!
“sembra che anche i visitatori del blog siano sotto shock”
hai ragione rossocardinale , ma non certo per i mondiali di calcio!
Personalmente in questi giorni sono in silenzio e sott shock di fronte a ben altre notizie!!!Fra queste lo scandalo di Propaganda Fide gestita dal Cardinale Sepe (e la sua autodifesa che scarica la responsabilità sui verici della Chiesa), quello che sta accadendo in Belgio con la profanazione di tombe di vescovi per cercare dossier segreti sulla pedofilia,il caso Brancher ,
e tante altre cose pben più grvi che le partite di calcio!
C’è da piangere dalla vergogna sì ma per cose come questa:
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/06/26/news/sepe-5167603/?ref=HREC1-5
Calcio: attività svolta da 22 miliardari che corrono in mezzo ad un campo, e un tizio vestito da becchino cerca di limitarne gli eccessi e la mancanza di spirito decoubertiniano. Si svolge in arene sui cui spalti assistono anche 100000 di “*******”, il rimanente dei ************* vi assiste tramite il televisore.
E’ il maggiore (se non l’unico) argomento di dialogo e dibattito tra gli individui che vivono sulla penisola italiana (e questa la dice lunga su quanto siamo ridotti malissimo dal punto di vista sociale e culturale).
Allo stato attuale non si può assolutamente definire sport, mancando di tutti gli elementi che concorrono a tale definizione stessa.
Il calcio stesso è oggi usato (e dai ************* stessi vissuto inconsciamente, con uno spirito critico pari allo zero assoluto puro)come “medium di massa” [citazione dell’ultimo grande “pensatore” italiano, prima del successivo avvento della generazione lobotomizzata (e “pensiero-“dipendente”-programmata)].
Raccapricciante è il fatto che vi sono ************* pronti a dare e prendersi coltellate e bastonate per i loro idoli miliardari (i quali idoli probabilmente degli stessi ************* non potranno che avere nella migliore delle ipotesi l’opinione di “pezzenti”…), ed il fatto che si debbano schierare interi reparti di forze dell’ordine per cercare di evitare le guerriglie tra i *************.
De Coubertin sarebbe orripilato ad assistere a questo indecente spettacolo.
Tratto dalla Ubipedia.
In perfetto spirito decoubetriniano non posso fare altro che augurarmi che vinca il migliore, cioè la nazionale più “povera” del paese più povero…
ona nazionale di veri sportivi…
Il Belgio: un paese che non dovrebbe neanche esistere (o perlomeno vergognarsi molto di esistere).
Già hanno fatto fuori le nazionali sud-americane e quelle africane?
Potenza del dio denaro… (e degli “integratori”…)
Stamattina alla nazionale che rientrava mesta mesta dal Sudafrica alcuni tifosi hanno gridato “vergogna” (tanto per tornare al tema)!
Dedicato a Ubi Humilitas:
“Tutto ciò che ho imparato nella vita me lo ha insegnato il calcio”.
Albert Camus
Dedicato a Luigi Accattoli, che ama la lingua sudamericana:
http://www.youtube.com/watch?v=DBr6qxgxt_o
Tra i pirla che gridavano a Fiumicino non c’era Brancher, impegnato a organizzare il nuovo ministero.
Quando lanci un nuovo ministero non devi sbagliare una mossa.
Marco scrive,
26 giugno 2010 @ 9:56
Dedicato a Ubi Humilitas:
“Tutto ciò che ho imparato nella vita me lo ha insegnato il calcio”.
Albert Camus
Anche io ho imparato tantissimodal calcio…
quello che io ho giocato fino all’età di venticinque anni… da dilettante…
e imparo ancora seguendo le partite dei dilettanti…
grandi gesti di generosità e solidarietà… e gruppo, tanto gruppo…
questo è il vero sport… la disciplina dell’anima attraverso la disciplina del corpo…
non la (in)disciplina dei portafogli e dei bilanci… e degli “integratori” (chissà se i volti, gli “zigomi” le gambe ed i fisici dei calciatori, la resistenza ed i ritmi impressionanti cui sono sottoposti, sono tutto frutto della scienza dell’alimentazione e dalle “nuove” routine di allenamento, certo è che una volta i ritiri iniziavano l’ultima decade d’Agosto, il campionato a Settembre e finiva a Maggio… e i tornei europei erano solo tre, uefa coppa coppe e campioni… e per pochi eletti…)
(Io seguo il calcio e, come alcuni sanno, tifo Inter e la Nazionale Italiana)
Mi trovo comunque in sintonia con Luigi.
Trovo eccessivo e sbagliato parlare di vergogna e lacrime per una “uscita” dal Mondiale nella fase eliminatoria.
Ben altre sono le situazioni, per le quali bisognerebbe vergognarsi e versar lacrime.
Condivido con l’amico Fabricianus la passione per il calcio (che ho anche praticato in adolescenza e gioventù, prima di smettere, per il bene del calcio stesso) ed il tifo per l’Inter (oltre che, ovvio, per la “Nazionale”).
Ovviamente, e da appassionato, sono anch’io delusissimo per l’esito inglorioso della “spedizione” azzurra ai “Mondiali”: in sintesi, credo che si siano pagate, nell’occasione, colpe antiche e recenti del nostro calcio (inteso come organizzazione sportiva) e mali vecchi e nuovi della sua sempre più scalcinata struttura, cui s’è aggiunta, decisivamente, la conduzione tecnica, francamente disastrosa, di Marcello Lippi.
Tutto ciò posto, d’accordo con Luigi e con molti degli amici del “pianerottolo”: riserviamo la vergogna, le lacrime e l’ira a cose più importanti, perchè le tragedie vere sono altre.
Buona serata a tutti !
Roberto 55
P.S.: come Marco, anch’io tiferò Argentina (è un paese a me caro perchè, nei decenni, un “pezzetto” della mia famiglia è emigrato da quelle parti).
Perchè,Leonardo,il Belgio dovrebbe vergognarsi di esistere?
Ho forse mancato qualche passaggio?
Beh, basterebbe pensare al caso Dutroux … e la loro magistratura si permette di lanciare una “Operazione chiesa”, arrivando a profanare le tombe dei vescovi!
(Poi se dovessimo fare l’elenco delle loro vergogne … il colonialismo più feroce stupido e rapace, tanto per dirne una, è stato il loro … durante la guerra sono stati tra i più collaborazionisti e via (male)dicendo …)
Un “plat pays” che ha “des cathédrales pour uniques montagnes”, per citare uno dei loro rarissimi poeti, quando si sputtana la sua matrice cattolica davvero non è più niente.
per la storia :
QUANDO IL BELGIO DOVETTE LASCIARE la sua colonia africana , il Congo , dopo anni di spoliazione sistematica, d brigantaggio interzionalmente legalizzato, il Re belga ( invece di chiedere scusa come ora usano fare i Papi oppure di stre almano zitto)) disse pomposamente che i congolesi dovevano essere grati al Belgio per “l’opera di civilizzazione”. Capirai!
leggere Cuore di Tenebra di J.Conrad per capire quanto i congolesi dovessero essere grati ai belgi….!1
A proposito di Belgio, assai godibile l’articolo di Messori sul Corriere di oggi. Interessante la chiusa:
«Lo Stato nacque, nel 1830, per la libera unione di valloni e fiamminghi: parlavano lingue diverse, avevano tradizioni e storie diverse, ma erano uniti da un cattolicesimo solido e fervente. Dunque, non sopportavano la sottomissione al persecutorio calvinismo olandese. L’unione è durata sino a quando il Paese si è riconosciuto come cattolico: ora, quell’unico collante si è dissolto e il Belgio è ormai una finzione ingovernabile. Forse, anche simili operazioni confermano la confusione di uno Stato che da anni non riesce a esprimere neppure un governo ma, almeno nella intellighenzia, sembra unito soltanto dall’avversione anti-romana».
Forse, si potrebbe aggiungere che queste mezzeseghe laiciste, prive di qualsiasi consistenza e capacità (avendo tagliato le radici dell’albero su cui pure loro stavano appollaiate), pensano di tenersi in piedi con l’unico puntello dell’odio contro il cattolicesimo. Proprio come Zapatero.
“A proposito di Belgio”, vorrei ricordare qui, ora, a fare da contrappeso a tanti orrori, l’arte sorridente di Folon, che in Belgio era nato. Nel 2005, poco prima della sua morte, la mostra “Folon Firenze” riempì il Forte di Belvedere e la città intera (e me) di sogni e di magia, di sculture che, una volta viste, ti pare che ti accompagnino da sempre, e di acquerelli delicati e di incantevoli enigmi di bambino. Chiedo scusa per questa nota dissonante. Ma siccome oggi è festa…
http://www.youtube.com/watch?v=C0D1K25kqxw
Leonardoooo…: moderazione…moderazione please… 🙂
Sei su un blog cattolico! oibo’ 😉
Folon? Mah, de gustibus …
Però se mi sforzo di pensare al nesso Belgio – arte, l’unica cosa che mi viene in mente è l’Entrata di Cristo a Bruxelles, di Ensor. Per l’appunto.
(Vabbé c’è anche Magritte, ma insomma …)
Qualcuno a noi caro ha detto:”Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.Immagino che sia stato detto per le singole persone come per le comunità intere.
Ringrazio per le spiegazioni,comprendo il punto di vista,ho letto Messori stamani,rispetto le opinioni altrui,ma sono in totale disaccordo sulla immagine che si vuole prospettare del Belgio.Non viviamo in un mondo perfetto,non lo è mai stato e,certamente,non è giudicando ciò che fanno(o non fanno) gli altri che possiamo migliorarlo.Inoltre,siamo sicuri di non dover rimproverare nulla a noi stessi,sia come individui-comunità-nazione?
Sapete?penso che anche i silenzi,a volte,fanno lo stesso danno delle azioni sconclusionate a cui stiamo assistendo.
I belgi non sono stati i soli colonialisti senza scrupoli in giro per il mondo (Italia,Inghilterra,Portogallo,Spagna………….),(a proposito,quanti di noi hanno sempre pensato ed espresso che l’Etiopia ci doveva ringraziare per la civiltà che vi avevamo portato?) e se hanno dimenticato la loro matrice cattolica,probabilmente,un perdono per le loro azioni e la disponibilità che scaturisce dal nostro Credo potrebbe solo aiutarli a comprendere che cosa manca loro.Sparare a zero su uno Stato,criticarne distruttivamente le azioni e le intenzioni,può solamente amareggiare ulteriormente una situazione già grave di per sè.
E’vero che la Chiesa Cattolica sta subendo,in varie parti del mondo,attacchi continui,è vero che non si parla affatto di questo odio verso i Cattolici tanto quanto si parla delle azioni contro altre Religioni,è vero anche che quando la misura è colma viene più facile tracimare e sbottare che perdonare e continuare,ma,così facendo,non contravveniamo ai principi basilari della nostra Fede? Forse,a cominciare dallo scambio di pareri su un blog,si potrebbe correggere la deriva pericolosa che l’odio ha intrapreso dando testimonianza efficace a quelle parole con cui ho aperto il mio commento.
Senza alcun rancore per nessuno e con tanta cordialità,sinceramente.
Io amo Constant Permeke. Ma non importa. Gli attacchi al Belgio mi fanno scompisciare quando vengono da gente acculturata.
Constant Permeke? Oh no! “De gustibus”. E meno male che “non importa”. A me importa, invece, che si capisca Folon. Per esempio, quanto il suo tocco “lieve” venga dal suo dolore, dal rapporto intensissimo che aveva con il figlio autistico. Certo, in genere piace, o non piace, per altre cose. A Fellini, per dirne una, piaceva perché credeva che, come lui, non avesse fatto altro che dar vita ai suoi sogni infantili. Ma in certi casi, ed è il caso di Folon, il “de gustibus” non vale: se uno è grande, è grande.
Fiorenza, per amor suo mi sono spinto a guardare il video che aveva indicato. A parte la ruffianeria della Gnossienne n.1 di Satie, che sembra fatta per render seducente anche uno straccio unto, concedo che le sculture (collocate lì, poi) danno l’impressione di esser meglio degli acquerelli, ma di grandezza non parlerei proprio per quell’artista. Ma se ce la vede lei, ne sono contento. Come dicevano, nella perfida Albione? Beauty is in the eye of the beholder. La mostra, poi, in una bella giornata di sole, a Firenze, sarà stata di sicuro bellissima.
(Senta, mi tolga una curiosità, per caso a lei piace anche Chagall?)
Luigi, complimenti: “gente acculturata” è un bellissimo insulto, uno dei migliori che sono riuscito a spremerle!
“Gli insulti sembrano viaggiare meglio quando l’aria è limpida” (Lucy van Pelt) (dei Peanuts).
Per toglierle la curiosità, Leonardo: no, Chagall non è uno dei “miei” pittori. Non lo capisco, e quindi non mi piace. Mi piace l’esattezza delle fiabe, e lui con le fiabe fa una gran confusione. Cosa che a Folon non capita mai.
Mamma mia che botta ha preso Fabio Capello: 4 pappine dai tedeschi!!! Il disastro calcistico italiano continua…
Non lo avrei mai detto, pensavo che sarebbe tranquillamente arrivato in semifinale. In effetti però è una squadra un tantino stagionata.
Adesso comincia Argentina-Messico.
Forza Argentina! Forza Messi! Forza Inter!
Gooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooolazo!
Perez! E 1!!!
Bene, che non le piaccia Chagall è già qualcosa.
Perdònemne Louis:
Doppietta Tevez: bordata paurosa all’incrocio. Argentina-Mexico già 3 a 0. Madre de Dios!!!
http://www.youtube.com/watch?v=tIeZgH_vDRs&feature=related
Olé
Argentina: 3 – Messico: 1
http://www.youtube.com/watch?v=3LR-Us0-a48&feature=related
Marco, calma! Calma! Un po’ di decenza (e -seppur timido- pudore) nell’esultare…o no? La Germania 4-1 ha giocato meglio dell’ Inghilterra e’ vero; ma hanno fatto DUEgolDUE su contropiede, quando si era sul 2-1 (che doveva essere 2-2, cioe’ con un’altra tattica dell’Inghilterra…). Avercela la testolina (otre che agli occhi).
Marco, calma! Calma! Un po’ di decenza (e -seppur timida-vergogna) nell’esultare…o no? Infatti l’Argentina 3-1 ha cominciato con l’anticipato regalo di natale della famosa coppia Ayroldi-Rosetti (che di secondo cognome fanno tutte e due Ovrebo…, quello incaricato di fare i compitini dell’UEFA), quando il MX stava giocando nettamente meglio (non so se stavi guardando la stessa partita, non sono sicuro…). Poi il Mx -sotto di un 1-0 che in spagnolo si dice “atraco”- si e’ tagliato le …. con quell’assurdo errore della difesa e…stop. Finita! Va bene Argentina… Messi…ole’ e compagnia bella….ma avercela la testolina (oltre che gli occhi).
Qui magari altri se ne intendono di calcio…Roberto55…altri…ciascuno con le loro opinioni…ma con sviste cosi’ grossolane, ci vuole un pochino di pudore/vergogna anche nell’esultare! E scusate se ho contaminato questo nostro blog con ‘sti commenti da Bar Sport…
Signor Luigi, spero di non essere espulso! …;-)
A proposito di gente “acculturata” contro il Belgio
Charles Baudelaire, lettera a Edouard Manet , Bruxelles 27 maggio 1864
” I belgi sono stupidi, bugiardi e ladri. Sono stato vittima del più sfacciato raggiro. Qui l’inganno è una regola e non è considerato disdicevole.
Non credete mai a quello che vi diranno a proposito della bonomia dei belgi. furberia , diffidenza, falsa affabilità, volgarità, doppiezza, questo sì.”
Pauvre Belgique! Viva il grande poeta maledetto!
Rosso Cardinale, condivido fino all’ultima virgola quello che hai scritto, di questo passo su ogni paese si puo’ scrivere tutto il male possibile, che noi non abbiamo usato il gas in etiopia?, i massacri in Yugoslavia?, il fascismo?, vuole che vada avanti Leonard..
E questi erano cattolici o si professavano tali….
DIMENTICAVO LEONARDO MI PIACE ANCHE CHAGALL E MOLTO!!
Barzellette sui belgi per i non acculturati:
http://www.humours.net/blague-belge/blague-belge.htm
Spiacente, il Belgio non si porta più: tutta la bile è per la corte suprema degli stati uniti, che possa sprofondare tra le fiamme dell’inferno tra pianto e stridore di denti.
A Leonà,guardi che non riuscirà ad affossarlo il mondo!!tanto vale imparare a conviverci.Oppure si metta sotto una campana di vetro e aspetti il giorno del Giudizio!!Lei è peggio degli incontentabili di una pubblicità di vetusta memoria!!
Lo pseudonimo facilita le maledizioni.
“imparare a conviverci”:
Che cosa? Ma dove sono capitata? Imparare a convivere con il mondo?
Perchè?le maledizioni e le critiche a tutto spiano a chiunque sono più costruttive?
Non so lei,fiorenza,ma io,per dichiararmi cristiano-cattolico,cerco di evitare giudizi e pregiudizi che mi ergono a componente di una comunità superiore ad altri e chi non è come me peste lo colga!
Ma insomma!,”convivere con il mondo”significa praticare il Cristianesimo:tollerare,perdonare,aiutare la comprensione reciproca!,è davvero così difficile da leggere in questo modo?
In più,il mio commento voleva essere ironico,ma vedo che devo lavorarci su questa parte del mio carattere.
x Fiorenza, perchè lei dove vive, sulla luna? Ho appena scaricato una predica di Don Primo Mazzolari che si intitola Il mondo non è una giungla e vado a sentirmela, gliela consiglio…
http://www.avvenire.it/Commenti/nuova+evangelizzazione+editoriale+corradi_201006290627101170000.htm
“Se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi gli uni gli altri”.
X marco, rilassati, qui non si morde e non si divora nessuno , si discute magari animatamente ma ci fermiamo qui.
X Fiorenza mi pare che l’articolo che mi hai suggerito affermi proprio il contrario di quello che hai espresso sopra, i cristiani afferma il Papa, devono impegnarsi nel mondo, non sfuggirlo, essere sale e lievito nel pane della vita, e la Chiesae i cristiani anzichè guardare al mondo come una giungla, ha detto stamane il Papa, devono temere piu le infedelta e le divisioni dentro la chiesa che le persecuzioni del mondo..
Leone, l’editoriale di Marina Corradi non voleva essere una risposta ad alcunché: l’ho segnalato soltanto perché mi pareva bello.
La risposta alla tua domanda di ieri se vivo sulla luna potrebbe anche essere: sì, sebbene la metafora della luna sia un po’ povera, non dica tutto. “Nostra autem conversatio in caelis est”: la nostra vita, il nostro convivere, il nostro abitare, la nostra cittadinanza, è nei cieli (Fil. 3.20). Il cristiano può impegnarsi nel mondo e per il mondo perché non gli appartiene più, non conversa (non convive) più con il mondo. Non ti ho risposto prima perché c’è sempre un certo pudore a ripetere verità così evidenti e così note. Ma pazienza. Ripeterle potrebbe far bene a me.
Rispetto la sua opinione, ora è meglio specificata.
Ma se io vivo in questo mondo, non devo uniformarmi ad esso acriticamente ma portare la mia testimonianza della mia fede, ma io converso e convivo tutti i giorni tutti i minuti con il mondo, e devo vivere la mia vita oggi, nessuno la vivra’ al mio posto e io ho un posto e un ruolo che nessuno puo’ compiere al mio posto, poi quando sara’ ora di andare dal Padre ci andremo, per l’immediato cerco di fare del mio meglio qui, con l’aiuto del Signore..
Buon serata.! Leo.
@Leone
“…poi quando sara’ ora di andare dal Padre ci andremo”. Ne siamo proprio sicuri? E se ci venisse risposto: “Io non vi conosco”?
@Fiorenza
“Nostra autem conversatio in caelis est”
http://www.youtube.com/watch?v=Z-DVi0ugelc
X MARCO, giusto speriamo di andarci..
Sbeffeggiare me, e quello che dico, caro Marco, è molto facile. Ci sono così abituata che, se non avviene, comincio a preoccuparmi. E, quindi, un grande grazie per la canzoncina. Quello che mi dispiace è che, così canticchiando per irridere me, si morda e si divori anche Filippesi 3, 20. (Anche se riconosco che, per fare questo, la data del 29 giugno è adattissima.)
Cara fiorenza, speravo di averla fatta sorridere e riflettere. Invece no, solita risposta vittimista come la maggior parte degli articoli della Corradi.
Come mai le prediche sulla spiritualità non le fate anche al card. Sepe o a mons. De Bonis, successore di Marcinkus allo IOR ai tempi della fondazione Spellman? O ai membri di CL, CdO e Opus Dei?
Io la mattina ho ancora bisogno di fare colazione e toilette. Non sono ancora spiritus in conversatione in caelis. Lei e Marina Corradi sì?
Si sta diventando ridicoli con la strumentalizzazione di questo o quel passo biblico per portare acqua al proprio immanente mulino.
Intanto che stiamo sulla terra ridiamo un po’
Umorismo divino
L’idea del divino che viene attribuita agli ebrei dall’esterno è ben riassunta nella grevità della definizione: “Dio vetero-testamentario”.
Questa formula richiama l’immagine di un Dio decrepito, terribile, vendicativo e geloso. Contumelie e riprovazioni iterate con maniacale e sadica insistenza sono state sopportate da generazioni di ebrei accusati di crudeltà per aver concepito un Dio così implacabile. Alcuni ebrei messi alle corde hanno finito per riconoscere la loro grave colpa.
Un lord inglese, al suo ricevimento annuale, ha invitato anche il Vescovo anglicano ed il Rabbino che, con malizioso intento, sono stati sistemati vicini a tavola.
Il Vescovo non resiste alla tentazione di punzecchiare il rabbino e gli dice: “Rabbino carissimo, suvvia! Lo riconosca! Il vostro Dio è così tremendo, tetragono, minaccioso, vendicativo. Il nostro invece è tutto bontà, perdono, indulgenza, sacrificio…”
“Sono totalmente d’accordo con lei, Vescovo”, riconosce candidamente il Rabbino, “il vostro Dio ha preso per sé tutte le migliori qualità e non ne ha lasciata alcuna ai suoi devoti”.
Intere biblioteche sono state create con volumi della Bibbia frutto di traduzioni errate, volutamente distorte, rigide o, nel migliore dei casi, scolasticamente compilate. La Torah (insegnamento) è muta o peggio, insensata, per chi sia sprovvisto degli strumenti, della pazienza e della necessaria modestia per accostarsi ai suoi vertiginosi ammaestramenti. L’ebraico della Torah, la “Lingua Santa”, costitutivamente aperta a molteplici interpretazioni, è strumento indispensabile per accostarsi all’ebraismo. Alcuni si rivolgono alle competenti università di lingue semitiche per attrezzarsi ma, fuori dal tempio di pensiero edificato da migliaia di Maestri nel corso di ottantacinque generazioni, l’insegnamento accademico rischia di smarrirsi nell’assenza di senso.
È la lingua che ci porta alla scoperta di un imprinting umoristico nell’origine dell’identità ebraica.
Pochi riflettono sul tema dell'”annunciazione ebraica”. Quella cristiana è invece notissima. La cattolicità ne ha fatto giustamente un punto centrale, aprendo la strada al culto mariano pervaso di purezza e di luce. Il teatro dell’annunciazione ebraica non potrebbe essere più diverso. La sua parusía è accolta da uno scoppio di risa. Abrahamo all’annuncio – portato dall’Arcangelo in travestimento di viandante – che egli, ormai centenario, avrà per congiungimento un figlio da sua moglie Sarah novantenne e da sempre sterile, scoppia a ridere. Sarah, in modo più ritroso, ride anche lei. L’Arcangelo la vede e le dice: “Cosa fai, ridi?” Sarah nega e si schermisce, ma l’Arcangelo insiste: “No, no, ti ho vista. Tu hai riso!”
Anni più tardi, in presenza del lieto evento, è lecito supporre che anche Dio abbia riso della ilare diffidenza di Sarah e di Abrahamo. A perenne testimonianza di questo fatto rimane il nome che l’Eterno chiede loro di dare al neonato: “Lo chiamerete Isacco!” (in ebraico Itzkhak dal verbo ebraico tzakhak, “ridere”). Dunque Isacco significa: “Che rise” o “Colui che rise”.
Abrahamo ha già avuto un figlio dalla serva Hagar: Ishmael (“Dio ascolta”). Su di lui l’Eterno promette di stabilire un grande popolo.
Sarà il popolo dell’Islam.
Ma è Isacco il figlio di Abrahamo che darà vita al progetto identitario Israel. Questo progetto si annuncia con uno scoppio di riso. Il ridere di sé, beninteso. Il patriarca e la matriarca diranno: “Le genti rideranno di noi perché abbiamo riso dell’annuncio miracoloso”.
Questo scoppio di riso non è appiccicato a posteriori all’evento: ne è parte costitutiva, come bene spiega il rabbino Marc-Alain Ouaknin nella brillante prefazione al suo libro La Bible de l’humour juif:
Nella lingua ebraica si scrivono solo le consonanti – mentre le vocali vengono aggiunte durante la lettura – e a ogni consonante corrisponde una cifra. Questa equivalenza tra lettere e cifre si chiama ghematria. Questa non è naturalmente una scienza esatta, ma fa pensare. […]
Rachi, riprendendo il commentario del Midrash, spiega così le lettere Y, TS, H, Q:
Y = 10: sono le dieci prove sostenute da Abramo ma anche i dieci anni trascorsi prima di avere un figlio da Sara.
TS = 90: l’età di Sara alla nascita di Isacco.
H = 8: l’ottavo giorno, il giorno della circoncisione.
Q = 100: gli anni di Abramo alla nascita di Isacco.
Le prime risa della storia biblica sono una fragorosa risata:
-Avrò un figlio dopo dieci anni di attesa?
-Ma lei ha novant’anni!
-Un figlio che verrà circonciso all’ottavo giorno.
-Ma ho già cento anni!
L’umorismo e il riso offrono il tempo al tempo e schiudono le porte alla storia…
Per Rachi, l’essenza di YiTS’HaQ ovvero il significato del riso e di tutto il ridere futuro, risiede nella parola, nel gioco di parole. Circa duemila anni prima di Freud, Rachi enuncia questa articolazione tra riso e parola, articolazione questa che assumerà con Freud l’importanza che tutti conosciamo. Il riso, il motto di spirito, il witz. Il riso sarà prima di tutto un'”esplosione di significati”, una forma particolare di delirio, uno smembrarsi della lingua per accedere alla parola.
Il gioco di parole, il giocare con le parole, è un modo di reintrodurre vita e dinamismo all’interno della lingua e dell’essere che ha dimenticato come si vive e si gioisce. Il riso produce l'”esplosione” quando nella parola viene introdotto un soffio, un movimento destabilizzante. Questo soffio allenta, traccia i confini della parola, la schiude ad altre parole, ad altre frasi, la inscrive in contesti instabili. Impulsi, variazioni, stravaganze.
Ci sono, in questa “esplosione di significati”, degli scivolamenti senza fine che travolgono nel loro irrompere ogni staticità, ogni limite, ogni frontiera invalicabile. La nascita di Isacco è una grande burla, un joke, un evento che sfida la logica, che frantuma le consuetudini del pensiero e che proprio per queste ragioni rende possibile la storia.
Il ridere di sé e il ridere divino, dunque, attengono alla dimensione del miracolo umoristico che apre alla Storia. Il miracolo nega l’evidenza del senso comune a favore del farsi di ciò che si pensava impossibile.
In sintonia con questa linea, si costruisce l’umorismo ebraico. Il suo scopo è quello di esiliare l’arroganza delle certezze, di introdurre una dimensione imprevista che stimoli a creare una nuova fonte di pensiero consapevole della propria precarietà. L’umorismo ebraico appartiene ad una forma mentis irriducibilmente anti-idolatrica. La sua ambizione è quella di smascherare la violenza del pregiudizio e di sculacciare la stupidità del mondo.