Venuta la sera Giuseppe d’Arimatea chiede a Pilato il corpo di Gesù
Particolare della Deposizione del Pontormo – 1526/27 – che è nella chiesa fiorentina di Santa Felicita – per introdurre la scheda di preparazione alla lectio di Pizza e Vangelo che faremo via zoom dopodomani, lunedì 14 aprile alle 21.00. Leggeremo il racconto della deposizione dalla croce e della sepoltura di Gesù che è nella parte finale del capitolo 15 del Vangelo di Marco. Ci faremo aiutare da autorevoli studiosi e da due pittori del primo manierismo: il narrativo Rosso Fiorentino e il mistico Pontormo, ambedue fiorentini. Nei commenti l’intera scheda
9 Comments
Luigi Accattoli
Nel Credo degli Apostoli il quarto dei dodici articoli suona: patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto. Abbiamo visto negli ultimi appuntamenti la condanna venuta da Ponzio Pilato, la crocifissione, la morte ed eccoci alla sepoltura, ovvia come accadimento ma decisiva in ordine alla fede nella risurrezione: la sepoltura che avviene il venerdì sera costituisce l’antefatto perché si abbia il fatto, cioè il segno del sepolcro vuoto, che le donne scopriranno “il primo giorno” dopo il sabato. Da qui l’importanza che la cristianità ha sempre attribuito al Santo Sepolcro.
Rivolgeremo la nostra attenzione a Giuseppe d’Arimatea protagonista centrale della narrazione di Marco e metteremo a fuoco le parole con le quali questo personaggio ci viene presentato: membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio. In Marco Giuseppe – che è narrato da tutti gli evangelisti, ma con quattro distinte caratterizzazioni – non è un discepolo, ma un giusto d’Israele che aspettava il Regno e forse era stato colpito dal rabbi venuto dalla Galilea, che aveva predicato – appunto – l’avvento di quel Regno.
Rifletteremo sull’attesa del Regno com’è attestata nei Vangeli: sulle parole di Gesù annuncianti “che il Regno di Dio è vicino” (Marco 1, 14); su quelle che rivolge allo scriba che l’interroga riguardo ai comandamenti: “Non sei lontano dal Regno di Dio” (Marco 12, 34); sugli appellativi con i quali il Vangelo di Luca ci presenta Simeone (“uomo giusto e pio che aspettava la consolazione d’Israele”: 2, 25) e la profetessa Anna (che “parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”: 2, 38). Infine richiameremo l’invocazione del Padre nostro “venga il tuo Regno” (Matteo 6, 10; Luca 11, 2), con la quale ogni generazione cristiana riafferma la propria attesa del giorno del Signore.
12 Aprile, 2025 - 21:09
Luigi Accattoli
Marco 15, 42-47. Venuta la sera, poiché era la Parasceve, la vigilia del sabato, 43Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. 45Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. 47Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.
12 Aprile, 2025 - 21:10
Luigi Accattoli
Fece rotolare una pietra. v. 42: Venuta ormai la sera. Gesù è morto all’ora nona, cioè alle 15. Ora potrebbero essere le 18.
v. 42b: poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato. Ancora uno dei “cioè” abituali in Marco, che si preoccupa di rendere comprensibili ai non ebrei concetti e termini della cultura giudaica. Parasceve (preparazione) è parola greca, ma che in questo caso si trattava della “vigilia del sabato” era certo un’implicazione che andava segnalata.
v. 43: Giuseppe d’Arimatea. La localizzazione di Arimatea è incerta. “Eusebio e Girolamo la identificano con Rama, luogo di nascita di Samuele, 30 chilometri a nord-est di Gerusalemme” (Giacomo Perego).
v. 43b: membro autorevole del sinedrio. Questo personaggio non è nominato altrove nei Vangeli. Marco al termine del processo davanti al Sinedrio ci aveva informati che “tutti [i membri del Sinedrio] sentenziarono che era reo di morte” (14, 64). Forse in quel contesto Giuseppe non aveva avuto il coraggio di esporsi.
v. 43c: con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Esporsi nei confronti del procuratore romano in favore di un giustiziato mandato a morte per essersi fatto “re dei giudei” era certamente un atto rischioso.
v. 44: Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Marco è l’unico tra gli evangelisti a segnalare questa meraviglia di Pilato e l’inchiesta presso il centurione.
v. 45: Informato dal centurione. E’ lo stesso centurione che ha guidato la pattuglia incaricata dell’esecuzione della condanna e che sei versetti prima aveva esclamato, sotto la croce: “Davvero quest’uomo era figlio di Dio” (v. 39).
v. 45b: concesse la salma a Giuseppe. Il verbo greco edoresato (concesse) ha l’implicazione del dono e con essa Marco vuol segnalare che la concessione fu gratuita e benevola, un favore del governatore a un notabile della comunità giudaica.
v. 46: Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Tra tutte le memorie geografiche e archeologiche della vita di Gesù, questo “sepolcro scavato nella roccia” risulterà la più venerata: il “Santo Sepolcro”, per il quale si faranno le crociate.
v. 46b: Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Le donne andando al sepolcro la mattina di Pasqua diranno tra loro: “Chi ci farà rotolare via la pietra?” (Marco 16, 2).
v. 47: Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto. Mentre nel brano precedente sulle donne che “osservavano da lontano” Marco ci dava tre nomi (16, 40) e tre ugualmente ce ne darà nel brano seguente delle donne al sepolcro (16, 1), qui i nomi sono due. Per gli studiosi questa singolarità attesterebbe che “originariamente il racconto della sepoltura venne narrato a parte” (Schnackenburg).
12 Aprile, 2025 - 21:11
Luigi Accattoli
Giuseppe d’Arimatea nei quattro Vangeli. I Vangeli non sono concordi su questo personaggio: Matteo e Giovanni lo dicono discepolo di Gesù, Marco e Luca lo presentano come un giusto d’Israele. Per Marco è un “membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio” (16, 43). Per Matteo è “un uomo ricco di Arimatea” che “era diventato discepolo di Gesù” (27, 57). Luca dettaglia sulla sua appartenenza al Sinedrio e sul suo comportamento nel processo al Nazareno: “Buono e giusto, non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri” (23, 50s). Per Giovanni “era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei giudei” (19, 38).
12 Aprile, 2025 - 21:11
Luigi Accattoli
Togliere i corpi dalle croci prima del tramonto. Giunta la sera, bisogna deporre dalla croce il corpo di Gesù; i corpi degli appesi dovevano essere tolti prima del tramonto del sole e sepolti lo stesso giorno della morte “perchè l’appeso è una maledizione di Dio” (Deuteronomio 21,22-23), come conferma anche lo storico Giuseppe Flavio: “Essi [gli idumei] giunsero a un tale grado di empietà che gettarono questi cadaveri senza sepoltura, mentre i giudei attribuiscono una tale importanza alla sepoltura che persino i malfattori crocifissi vengono tolti dalla croce e sepolti prima del tramonto del sole” (Guerra giudaica 4,317). È significativa l’azione intrapresa da Giuseppe di Arimatea, probabilmente un simpatizzante, sensibile alla sostanza della predicazione di Gesù: «Aspettava anch’egli il regno di Dio». “Commentario del Nuovo Testamento”, EDB 2014, p. 260
12 Aprile, 2025 - 21:12
Luigi Accattoli
In una tomba non sua. Gesù viene immerso “tre volte” nell’esperienza della morte: la prima con l’avvolgimento del cadavere nella sindone, la seconda con la deposizione nel sepolcro, la terza con la chiusura della tomba, sigillata dall’esterno con una pietra. Tutto sembra finito, concluso, e la celerità con la quale i gesti vengono compiuti sembra esprimere il desiderio che di tutto quello che è successo non resti traccia nel giorno di sabato che sta per cominciare. Gesù conclude la sua esistenza terrena in una tomba non sua, calato dalla croce da mani estranee. Il ricordo della morte di Giovanni Battista narrato al capitolo 6, con la sottolineatura del gesto dei discepoli che si presentano per reclamarne il cadavere (6,29), accentua l’assenza dei discepoli di Gesù, colmata solo da una presenza «a distanza» delle donne. Giacomo Perego, Marco, San Paolo 2011, pp. 332s
12 Aprile, 2025 - 21:12
Luigi Accattoli
Lo schema biblico della Via Crucis. In una nostra serata fu chiesto a quando risalga lo schema biblico della Via Crucis [nel quale cioè non ci sono le tre cadute, la Veronica, l’incontro di Gesù con Maria; stazioni sostituite con il Getsemani, il bacio di Giuda, il rinnegamento di Pietro, le parole di Gesù al buon ladrone, quelle a Maria e al discepolo]. Risposta: nei riti vaticani lo schema biblico compare per la prima volta nel Libro del Pellegrino dell’Anno Santo del 1975 e viene adottato per la prima volta nel 1991 per la Via Crucis papale al Colosseo.
12 Aprile, 2025 - 21:12
Luigi Accattoli
Una pizza che dura da 22 anni – Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 22 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
12 Aprile, 2025 - 21:24
Luigi Accattoli
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 14 aprile. L’appuntamento precedente fu lunedì 31 marzo e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 6 aprile:
Nel Credo degli Apostoli il quarto dei dodici articoli suona: patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto. Abbiamo visto negli ultimi appuntamenti la condanna venuta da Ponzio Pilato, la crocifissione, la morte ed eccoci alla sepoltura, ovvia come accadimento ma decisiva in ordine alla fede nella risurrezione: la sepoltura che avviene il venerdì sera costituisce l’antefatto perché si abbia il fatto, cioè il segno del sepolcro vuoto, che le donne scopriranno “il primo giorno” dopo il sabato. Da qui l’importanza che la cristianità ha sempre attribuito al Santo Sepolcro.
Rivolgeremo la nostra attenzione a Giuseppe d’Arimatea protagonista centrale della narrazione di Marco e metteremo a fuoco le parole con le quali questo personaggio ci viene presentato: membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio. In Marco Giuseppe – che è narrato da tutti gli evangelisti, ma con quattro distinte caratterizzazioni – non è un discepolo, ma un giusto d’Israele che aspettava il Regno e forse era stato colpito dal rabbi venuto dalla Galilea, che aveva predicato – appunto – l’avvento di quel Regno.
Rifletteremo sull’attesa del Regno com’è attestata nei Vangeli: sulle parole di Gesù annuncianti “che il Regno di Dio è vicino” (Marco 1, 14); su quelle che rivolge allo scriba che l’interroga riguardo ai comandamenti: “Non sei lontano dal Regno di Dio” (Marco 12, 34); sugli appellativi con i quali il Vangelo di Luca ci presenta Simeone (“uomo giusto e pio che aspettava la consolazione d’Israele”: 2, 25) e la profetessa Anna (che “parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”: 2, 38). Infine richiameremo l’invocazione del Padre nostro “venga il tuo Regno” (Matteo 6, 10; Luca 11, 2), con la quale ogni generazione cristiana riafferma la propria attesa del giorno del Signore.
Marco 15, 42-47. Venuta la sera, poiché era la Parasceve, la vigilia del sabato, 43Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. 45Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. 47Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.
Fece rotolare una pietra. v. 42: Venuta ormai la sera. Gesù è morto all’ora nona, cioè alle 15. Ora potrebbero essere le 18.
v. 42b: poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato. Ancora uno dei “cioè” abituali in Marco, che si preoccupa di rendere comprensibili ai non ebrei concetti e termini della cultura giudaica. Parasceve (preparazione) è parola greca, ma che in questo caso si trattava della “vigilia del sabato” era certo un’implicazione che andava segnalata.
v. 43: Giuseppe d’Arimatea. La localizzazione di Arimatea è incerta. “Eusebio e Girolamo la identificano con Rama, luogo di nascita di Samuele, 30 chilometri a nord-est di Gerusalemme” (Giacomo Perego).
v. 43b: membro autorevole del sinedrio. Questo personaggio non è nominato altrove nei Vangeli. Marco al termine del processo davanti al Sinedrio ci aveva informati che “tutti [i membri del Sinedrio] sentenziarono che era reo di morte” (14, 64). Forse in quel contesto Giuseppe non aveva avuto il coraggio di esporsi.
v. 43c: con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Esporsi nei confronti del procuratore romano in favore di un giustiziato mandato a morte per essersi fatto “re dei giudei” era certamente un atto rischioso.
v. 44: Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Marco è l’unico tra gli evangelisti a segnalare questa meraviglia di Pilato e l’inchiesta presso il centurione.
v. 45: Informato dal centurione. E’ lo stesso centurione che ha guidato la pattuglia incaricata dell’esecuzione della condanna e che sei versetti prima aveva esclamato, sotto la croce: “Davvero quest’uomo era figlio di Dio” (v. 39).
v. 45b: concesse la salma a Giuseppe. Il verbo greco edoresato (concesse) ha l’implicazione del dono e con essa Marco vuol segnalare che la concessione fu gratuita e benevola, un favore del governatore a un notabile della comunità giudaica.
v. 46: Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Tra tutte le memorie geografiche e archeologiche della vita di Gesù, questo “sepolcro scavato nella roccia” risulterà la più venerata: il “Santo Sepolcro”, per il quale si faranno le crociate.
v. 46b: Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Le donne andando al sepolcro la mattina di Pasqua diranno tra loro: “Chi ci farà rotolare via la pietra?” (Marco 16, 2).
v. 47: Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto. Mentre nel brano precedente sulle donne che “osservavano da lontano” Marco ci dava tre nomi (16, 40) e tre ugualmente ce ne darà nel brano seguente delle donne al sepolcro (16, 1), qui i nomi sono due. Per gli studiosi questa singolarità attesterebbe che “originariamente il racconto della sepoltura venne narrato a parte” (Schnackenburg).
Giuseppe d’Arimatea nei quattro Vangeli. I Vangeli non sono concordi su questo personaggio: Matteo e Giovanni lo dicono discepolo di Gesù, Marco e Luca lo presentano come un giusto d’Israele. Per Marco è un “membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio” (16, 43). Per Matteo è “un uomo ricco di Arimatea” che “era diventato discepolo di Gesù” (27, 57). Luca dettaglia sulla sua appartenenza al Sinedrio e sul suo comportamento nel processo al Nazareno: “Buono e giusto, non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri” (23, 50s). Per Giovanni “era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei giudei” (19, 38).
Togliere i corpi dalle croci prima del tramonto. Giunta la sera, bisogna deporre dalla croce il corpo di Gesù; i corpi degli appesi dovevano essere tolti prima del tramonto del sole e sepolti lo stesso giorno della morte “perchè l’appeso è una maledizione di Dio” (Deuteronomio 21,22-23), come conferma anche lo storico Giuseppe Flavio: “Essi [gli idumei] giunsero a un tale grado di empietà che gettarono questi cadaveri senza sepoltura, mentre i giudei attribuiscono una tale importanza alla sepoltura che persino i malfattori crocifissi vengono tolti dalla croce e sepolti prima del tramonto del sole” (Guerra giudaica 4,317). È significativa l’azione intrapresa da Giuseppe di Arimatea, probabilmente un simpatizzante, sensibile alla sostanza della predicazione di Gesù: «Aspettava anch’egli il regno di Dio». “Commentario del Nuovo Testamento”, EDB 2014, p. 260
In una tomba non sua. Gesù viene immerso “tre volte” nell’esperienza della morte: la prima con l’avvolgimento del cadavere nella sindone, la seconda con la deposizione nel sepolcro, la terza con la chiusura della tomba, sigillata dall’esterno con una pietra. Tutto sembra finito, concluso, e la celerità con la quale i gesti vengono compiuti sembra esprimere il desiderio che di tutto quello che è successo non resti traccia nel giorno di sabato che sta per cominciare. Gesù conclude la sua esistenza terrena in una tomba non sua, calato dalla croce da mani estranee. Il ricordo della morte di Giovanni Battista narrato al capitolo 6, con la sottolineatura del gesto dei discepoli che si presentano per reclamarne il cadavere (6,29), accentua l’assenza dei discepoli di Gesù, colmata solo da una presenza «a distanza» delle donne. Giacomo Perego, Marco, San Paolo 2011, pp. 332s
Lo schema biblico della Via Crucis. In una nostra serata fu chiesto a quando risalga lo schema biblico della Via Crucis [nel quale cioè non ci sono le tre cadute, la Veronica, l’incontro di Gesù con Maria; stazioni sostituite con il Getsemani, il bacio di Giuda, il rinnegamento di Pietro, le parole di Gesù al buon ladrone, quelle a Maria e al discepolo]. Risposta: nei riti vaticani lo schema biblico compare per la prima volta nel Libro del Pellegrino dell’Anno Santo del 1975 e viene adottato per la prima volta nel 1991 per la Via Crucis papale al Colosseo.
Una pizza che dura da 22 anni – Chi voglia sapere che sia “Pizza e Vangelo” vada – qui nel blog – nella pagina che ha questo nome: è elencata per quarta sotto la mia foto, ad apertura del blog. Propongo nel blog i testi che affrontiamo nel gruppo biblico [c’è da 22 anni] perché chi può tra i visitatori mi dia una mano – un suggerimento, uno spunto, una critica – nella preparazione della lectio. Gli incontri si chiamano “pizza e Vangelo” perchè prima si mangia una pizza e poi si fa la lectio. Ora da remoto la pizza non c’è ma teniamo duro con il Vangelo in attesa che torni anche lei.
Lettori della Bibbia. Siamo un gruppo di una trentina di lettori della Bibbia che da più di vent’anni si riunisce a casa mia per una lettura continuata del Nuovo Testamento: abbiamo fatto ad oggi il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli e ora stiamo leggendo il Vangelo di Marco. Dall’arrivo della pandemia gli incontri avvengono via Zoom e il giro si è allargato da trenta a cinquanta e oltre. Chi non è stato mai agli incontri in presenza e non si è mai collegato, e magari non abita a Roma, e lunedì voglia provarci, metta qui sotto nei commenti la sua richiesta o mi scriva in privato [andando alla finestra “manda un’email” che è sotto la mia foto] e io privatamente gli indicherò il modo di unirsi al meeting, che andrà dalle ore 21.00 alle 22.30 di lunedì 14 aprile. L’appuntamento precedente fu lunedì 31 marzo e la registrazione audio di quell’incontro la trovi nel post del 6 aprile:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/quando-il-crocifisso-e-senza-croce/