Alle volte la storia di vita può essere minima, poniamo la scoperta del dono che è stato per noi chi ci è vissuto accanto e del quale poco ci siamo accorti fino alla sorpresa della sua morte. Ecco due battute di un racconto che può essere letto nella pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto, al capitolo 7, paragrafo TUO FRATELLO RISUSCITERA’, con il titolo Antonino e la prozia che diceva “sto bene”: Mi salutava con la sua bontà: “Va’, figghiu, va ‘n santa paci”. Vai figlio, vai in santa pace. Lei non aveva avuto figli. Detto velocemente quello ‘n santa paci diventava ‘nzantapaci. Domenica pomeriggio dopo averla pianta, ho guardato fuori dalla finestra. Era una giornata di sole, malgrado il freddo. Mi è sembrato un saluto. E allora gliel’ho detto io: va’, zè Janna, va‘nzantapaci! Vai, zia Anna, vai ‘nzantapaci.
Va’, zè Janna, ‘nzantapaci! Vai, zia Anna, in santa pace
36 Comments
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Grazie, Luigi!
Bella, trasmette un senso di vera, rassegnata pace; la tranquilla serenità di coscienza di chi si avvia a presentarsi all’ Eterno Giudice.
Che meraviglia!
Chi rimane scorda sempre che chi se ne va soffre nel lasciare le persone che ama.
Con un saluto così la presenza dell’uno nell’altra e viceversa è certa.
Parlo per esperienza personale.
Grazie, Luigi! Qui protagonista è una prozia. Io lo sono, di uno splendido bambino di 18 mesi che per la prima volta ieri ha cominciato a divertirsi col cavallino a dondolo che gli ho regalato per Natale (lì per lì, era rimasto sconcertato .. ). Che vuoi che ti dica: preghiamo perché il Signore mi conceda di lasciare un caro e utile ricordo al mio pronipotino.
Caro Luigi,
ho trovato molto consona alla mia sensibilità il tuo articolo pubblicato in “La Lettura” del 12 febbraio 2012: I nuovi santi: laici e sposati.
Bella riflessione che condivido pienamente.
Spero che l’abbia letta il buon Moralista
I nuovi santi: laici e sposati
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201202/120213accattoli.pdf
Bentornato, amico Matteo.
Ciao Fabri,
io ci sono sempre,
leggo….
Dovrò imparare da te, Matteo.
Fondamentalmente
ogni giorno mi lascio provocare dai post di Luigi.
Purtroppo quelle volte che interagisco,
spesso me ne pento per non sapermi fermare al momento opportuno.
Non si ama tutti allo stesso modo,
non siamo fatti tutti con la medesima formina/calco,
ognuno “è unico ed irripetibile”.
Ma accogliere le differenze,
è sempre una grandissima fatica.
Una scuola che non termina mai…
Accidenti! 🙂
” Ma accogliere le differenze,
è sempre una grandissima fatica.”
Verità sacrosanta, caro Matteo.
Luigi, che bella la storia di Antonino e della zia Anna. I commenti sono superflui, si resta con le lacrime agli occhi.
Marilisa, non era una zia (essere zia è uno “status” di tutto rispetto) ma una “prozia”, uno “status” assai meno rilevante .. Da prozia qualche volta mi sento un po’ ai margini … per questo cerco di farmi sentire! Per la Befana indico la festa delle prozie. Anche noi abbiamo diritto ad un posto negli affetti.
Sto pensando che anche la famosa “zia Bettina” del “Giornalino di Gian Burrasca” era in realtà una prozia. Chissà se qualcuno ha scritto poesie in onore della prozia. Ne basterebbe anche una dedicata a una zia (che prima o poi diventerà prozia).
Hai ragione, Antonella: era una prozia. Quindi, in un certo senso, doppiamente zia, ci pensi? Io le mie le ho sempre considerate zie a tutti gli effetti, e chiamavo la loro nonna ” nonna grande”. Le ho sempre amate e tuttora le ricordo con affetto e rimpianto. La mia esistenza è radicata nella loro.
In casa chiamavamo le prozie “zie-nonne”.
Antonella cara, ho visto la tua foto su FB , seduta ai margini di un porticato con un bellissimo giardino alle spalle e con quell’aria di relax e di serenità che solo le persone profonde sanno ritrovare anche nei momenti più semplici.
Mi piacerebbe tu fossi la mia prozia-zia-, sebbene virtuale, perchè mi piace molto quello che dici ma soprattutto quello che pensi e la maniera con cui sai esprimere anche i concetti più difficili.
Anzi! non attendo neppure il tuo permesso e ti nomino mia pro-ziamica!
perchè è così che io mi ricordo le prozie, come sei tu. E oggi che tutta la mia famiglia è sgretolata e perduta , i momenti con le prozie tornano nei ricordi a farsi prepotenti e a volere il loro spazio. Fiumi di vita sono trascorsi ma quello che le prozie insegnavano è ancora qui, forte e determinante per ogni passo che compio nella quotidianità.
Un bacio zia Antonella!
Carissima, non sei un po’ troppo grande per essere la mia pronipote? Mi accontento di esserti tua zia. Del resto anche all’ Istituto Sperumentale di Gubbio (tantissimi anni fa) i ragazzi mi chiamavano appunto zia:
Parrà una cosa strana, ma le “zie” sono quelle considerate un po’ come “ultima possibilità” per i nipoti.
C’è un problema? C’è la zia
C’è un dubbio? Mah, sentiamo la zia.
Sono agitato/a? Vado da zia
Ecco, è questa figura intermedia tra mamma/papà e nonna/nonno che fa la differenza, anche se nei vari gradi di parentela pare sempre una figura non molto forte ed incisiva, eppure ….
marta mia dolcissima! che piacere ritrovarti……..lo so, lo so …………
un abbraccio
Trovo ora in Internet che Svetonio riporta una orazione di Giulio Cesare in onore di sua zia, che si chiamava anch’essa Giulia! Continuerò ancora le ricerche.
Un abbraccio a Marta e a Principessa, e un bacio ad Antonella Lignani il cui sito appena visitato mi ha lasciata a bocca aperta! Sono un asino in latino, ma lo adoro e non manco di farne scorpacciate per poi mettermi li,a decifrare, tentare come in una sciarada a ricomporre i periodi le frasi i concetti….eppoi adoro i poeti latici da Cicerone ad Orazio. Ma lo sai che già in età prescolare, potevo avere 4 anni andavo al cinemino della parrocchia per vedermi Spartacus, lo avrò visto una infinità di volte e sapevo a memoria il nome dei sette re di Roma, la storia delle oche e della lupa…di Romolo e Remo.
Non riderai di me se ti dico che quando mi capita di passare in prossimità di alcune tra le più imponenti vestigia dell’Impero, sopratutto quelli del periodo agusteo [ma solo in alcune, in modo particolare all’altezza dei fori proprio in corrispondenza della domus delle vestali, oppure presso il Campo Marzio] provo una sensazione di malessere, di soffocamento. La sensazione tangibile di esserci vissuta in quel posto. E’ una sensazione di angoscia. C’è la cariatide di una vestale il cui volto, ma anche il corpo, mi rassomiglia in una maniera impressionante e a volte mi capita di riconoscere alcuni luoghi dei fori e dei mercati traianei… Ed ogni volta è sempre il solito dejavu! Comunque, Antonella cara, sei fantastica!
Principessa è la zia di marta09?
Devo fare un annuncio: cercasi disperatamente discepolo.
Sto cercando un discepolo. Almeno uno. Aiutatemi a trovare un discepolo.
Non mi darò pace finché non avrò almeno un discepolo nel blog!
Con chi me la posso prendere se non con il mio discepolo?
Circa quelle sensazioni descritte, ricordo che attorno ai 18 anni feci una ricerca presso il Portico D’Ottavia dove ci sono tutte le cartografie della Roma imperiale da Augusto fino alla caduta dell’Impero [476] ma non solo, siccome è il centro di raccolta dei beni culturali e archeologici -scartoffie sui ritrovamenti e aneddoti, storie , volumi su volumi ecc…lo frequentavo assiduamente- ebbene lessi di una Vestale che aveva molto in comune con la mia vita e anche il mio destino. Si trattata della figlia di un certo Fabio Furio Festo un patrizio il quale sacrificò questa ragazzina piccola, Fausta Quinta essendo appunto la quinta di molte [ed io sono la quinta di sei sorelle] inoltre….vabbene…non posso dire altro…comunque in breve ..venne murata viva per aver infranto il voto…Io non credo nella reincarnazione ma caspita…delle analogie impressionanti!
Corsi e ricorsi storici , probabilmente, stranezze…oltre che per gli eventi che sembrano puntualmente riproporsi, anche per gli esseri umani, forse, chissà!
Clo, stai lontana dai muri allora … 😀
Sì, quel sito non è male, grazie Clodine. Ma è piuttosto datato, e dovrei aggiornarlo, ma non è facile, perché non sono molto brava. Sì, il latino è una gran cosa, ma oggi giorno non ha fortuna. Presso i latini la zia sorella del padre si chiamava “amita”, la zia sorella della madre “matertera”. Le prozie … non so, a quei tempi si viveva molto meno.
Ehhh…carissima Marta mia, che vivi in quel di Monza splendida città ornata del bel Duomo che come diamanta brilla di luce propria…da mo’ che seguo il tuo consiglio!? Marta cara, già ci siamo persi mezza Pompei adesso tocca al Colosso ogni tanto si sgretola qualche pezzetto di cornicione. Poi l’amministrazione capitolina per sopperire alla crisi ti fa pagare pure l’aria. Una volta potevi entrare alle carceri Mamertine senza pagare adesso…10 centesimi a scalino per scendere e 5 per risalire. Se poi ti viene il chiribizzo di visitare i fori…eh..allora li’….1 euro per ogni lastrone della via Sacra sul quale poggi il piedino,si fa per dire! Ti fanno pagare tutto tutto tutto…mortacci loro!!! ; ) ah ah ah ah ah ah…..
perciò meglio stare lontani dalle vetuste mura….specie quelle Aureliane…eh li si che ti fai male…
Antonella Lignani. Professoressa mia adorata, stupenda latinista, sei grande!!!!
non ti scandolezzare ti prego, dei miei sproloqui, tra le pieghe della mia anima romana si nasconde l’assai noto forbito dialetto che non resiste… se ne sta li, zitto zitto, in attesa…negletto… ma ogni tanto sguscia come un diavoletto impaziente…
http://youtu.be/zXT74KAxNFE
In ogni romano anche nel più snob … si nascone un carbonaro !!!
Ohhh, Clo, ma come fai a conoscere il nostro Duomo che davvero …come diamanta brilla di luce propria …?
Marta ma scherzi! Il Duomo di Monza!? ..Non me ne vogliano i meneghini, ma dieci Duomi di Milano non fanno un Duomo di Monza!
Il Duomo di Monza…anche se misto gotico ha una purezza barbararica che è un prezioso diamante grezzo…come si fa a non trasecolare dinnanzi a quel manufatto, dimmi tu!Ai tesoriche vi sono custoditi, alla corona Ferrea, alla storia che vi si consumò.Quelle mura trasudano aria ostrogoto -longobarda forte e austera che ha dato l’ imprinting al popolo che l’abitò e la abita. Sapere poi che il Duomo sorge sul luogo dove la bella Teodolinda la cattolica ebbe la visione me lo rende ancor più sacro! Saprai, Marta, che apparve in visione una colomba alla bella Teodolinda mentre riposava sulle rive del Lambro. Le disse “Modo” (qui), e lei “Etiam” (sì) . E sorse una Chiesa quindi il Duomo in onore di S.Giovanni in quel lontano evo [XII-XIII]. Il nome della città di Monza, infatti trae origine dalle due parole pronunciate dalla colomba e dalla regina :Modoetia (o Modicia) e in seguito Monza.
Ma ci sarebbe così tanto da dire dal punto di vista storico-artistico che…ci si perde. Bello, bello bello!!!.
Sì, sì certo che so che sorge esattamente dove Teodolinda (per me la più grande regina) ebbe la visione, solo che mi pareva strano che una romana conoscesse di Monza il Duomo e non il solito Autodromo.
Anche per me è molto bello il mio Duomo e ti dirò anche che si prega molto bene (stranamente).
I tesori poi che contiene …. compreso i tesori d’arte.
Marta l’ultima volta che ho visto il tuo Duomo – saranno cinque anni – c’era una scolaresca in visita. Una quarta elementare era a cerchio intorno alla tomba di Teodolinda ad ascoltare la maestra che diceva “La Regina Teodolinda fu sepolta qui”. Un bambino si sporge verso quell’apertura che è nel pavimento della basilica e dice: “Maestra io non la vedo”. “Non è più qui. L’hanno poi messa in un sarcofago che vedremo tra poco” spiega la maestra. E il bambino annusando: “Ma un po’ di puzzetta secondo me è rimasta”.
ah ah ah ah ah…un po’ di puzzetta…oddio…i bambini non hanno la percezione del tempo, vivono in una dimensione atemporale.
Invece, a proposito del sarcofago di Teodolinda e del tesoro appartenuto a questa magnifica imperatrice bizantina . E’ ancora celato nel mistero il ritrovamento del famoso gruppo in oro e pietre preziose: la chioccia – dagli occhi di rubino- con i sette pulcini dagli occhi di zaffiro! La critica ritiene che l’opera sia stata realizzata nel IV secolo e i pulcini nel VII, a sbalzo per la prima, a fusione per la seconda Ergo che tre secoli dopo qualcuno si prese la briga di aprire il sarcofago, estrarre, aggiungere e riporre e richiudere nuovamente. Va bene, che la chioccia simboleggi Teodolinda e i pulcini i sette ducati di Lombardia ci starebbe. Ma, quando nel 589 Teodolinda divenne regina dei Longobardi, i ducati della Langobardia Major – escludendo i due della Langobardia Minor – erano ben più di 7. ..
busillis !!!
Luigi, Clodine, allora è ora che veniate a Monza …