Unzione comunitaria degli infermi: chiedo aiuto per una mia inchiesta
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Luigi Accattoli
Mia inchiesta. Vorrei scrivere per Il Regno un articolo sulle celebrazioni comunitarie dell’Unzione come vengono proposte nelle nostre parrocchie. Il gesto del vescovo di Brescia che si fa ungere dai confratelli lombardi mi ha riportato alla memoria quello del vescovo di Padova Filippo Franceschi (l’indimenticabile don Filippo da me conosciuto in Azione cattolica), che il Giovedì Santo del 1989 chiese l’Unzione degli infermi all’assemblea dei suoi preti, in cattedrale. E anche quello del vescovo di Lugano Eugenio Corecco che volle ricevere l’Unzione degli infermi il 25 agosto 1994 a Lourdes, insieme agli altri malati di un pellegrinaggio della sua diocesi.
I nostri vescovi hanno chiara l’importanza di questo sacramento ancora malcompreso e tanti esempi analoghi ho racconto nei decenni tra il clero e in ambienti associativi (e li ho narrati nei miei volumi intitolati Cerco fatti di Vangelo), ma che si fa nella vita ordinaria delle parrocchie? E’ questa che vorrei mettere sotto la lente. Mi dia una mano chi conosce particolari direttive delle Chiese locali, inchieste, dossier, cronache, studi sull’argomento. O sa di un parroco o di un decanato, di una prefettura, un’unità pastorale dove si propongono con specifiche modalità qualcuna delle possibili forme di celebrazione di questo sacramento. Celebrazioni offerte a chi vive prove di salute o semplicemente – come me – si trova in età avanzata. Ringrazio fin d’ora chi mi darà una mano.
26 Aprile, 2024 - 10:47
Luigi Accattoli
Già ne ho scritto. Ho già affrontato l’argomento sulla rivista Il Regno nel 2023 con un testo intitolato “Ministero dell’anziano. Accogliendo un’indicazione del Papa”. Anche allora chiesi aiuto ai lettori ma non ne ebbi. Pare che l’Unzione – che una volta era detta estrema: Extremae unctionis sacramentum – resti ancora, per qualche aspetto, un tabù:
Di “particolari direttive delle chiese locali”, o di cose simili, io non so nulla, ricordo però di aver partecipato in passato, per due volte, in due chiese differenti, alla celebrazione comunitaria dell’Unzione degli infermi durante la Messa : qualcosa di molto bello, che è rimasto sempre con me. Si trattava di un Sacramento offerto a tutti i presenti: non solo a chi “vive prove di salute”.
Non so altro, non posso darti l’aiuto che chiedi.
Aggiungo solo un minimo accenno, anche questo a una cosa mia, personale, cioè a una mia speranza : quella che mia sorella, a detta dei medici ormai morente (ma Dio ne sa di più), lontana da noi, in una residenza per anziani dove tutti, ancora fino a poco tempo fa, cercavano la sua compagnia, e dove è assistita con amore dalle infermiere cristiane di una struttura cristiana anche nel nome, possa vivere il momento della sua Unzione, quando verrà, come non riservato soltanto a lei ma esteso a tutti i suoi compagni di viaggio, in una festa grande.
Fiorenza Bettini
26 Aprile, 2024 - 15:34
Luigi Accattoli
Condivido la tua speranza per la sorella.
L’Unzione come sacramento offerto a tutti è spesso motivo di dibattito. Per esempio le direttive del Vicariato di Roma – le uniche che conosco bene – stabiliscono che questo sacramento nelle celebrazioni comunitarie venga dato a chi ne abbia fatto richiesta prima della celebrazione e che vi debba essere – per l’accettazione della richiesta – o la ragione della salute o quella dell’età. Viene precisato che non debba essere dato a chi “si accoda” sul momento a quanti lo stanno ricevendo. A me paiono indicazioni ragionevoli.
Mia inchiesta. Vorrei scrivere per Il Regno un articolo sulle celebrazioni comunitarie dell’Unzione come vengono proposte nelle nostre parrocchie. Il gesto del vescovo di Brescia che si fa ungere dai confratelli lombardi mi ha riportato alla memoria quello del vescovo di Padova Filippo Franceschi (l’indimenticabile don Filippo da me conosciuto in Azione cattolica), che il Giovedì Santo del 1989 chiese l’Unzione degli infermi all’assemblea dei suoi preti, in cattedrale. E anche quello del vescovo di Lugano Eugenio Corecco che volle ricevere l’Unzione degli infermi il 25 agosto 1994 a Lourdes, insieme agli altri malati di un pellegrinaggio della sua diocesi.
I nostri vescovi hanno chiara l’importanza di questo sacramento ancora malcompreso e tanti esempi analoghi ho racconto nei decenni tra il clero e in ambienti associativi (e li ho narrati nei miei volumi intitolati Cerco fatti di Vangelo), ma che si fa nella vita ordinaria delle parrocchie? E’ questa che vorrei mettere sotto la lente. Mi dia una mano chi conosce particolari direttive delle Chiese locali, inchieste, dossier, cronache, studi sull’argomento. O sa di un parroco o di un decanato, di una prefettura, un’unità pastorale dove si propongono con specifiche modalità qualcuna delle possibili forme di celebrazione di questo sacramento. Celebrazioni offerte a chi vive prove di salute o semplicemente – come me – si trova in età avanzata. Ringrazio fin d’ora chi mi darà una mano.
Già ne ho scritto. Ho già affrontato l’argomento sulla rivista Il Regno nel 2023 con un testo intitolato “Ministero dell’anziano. Accogliendo un’indicazione del Papa”. Anche allora chiesi aiuto ai lettori ma non ne ebbi. Pare che l’Unzione – che una volta era detta estrema: Extremae unctionis sacramentum – resti ancora, per qualche aspetto, un tabù:
https://ilregno.it/attualita/2022/20/ministero-dellanziano-luigi-accattoli
Di “particolari direttive delle chiese locali”, o di cose simili, io non so nulla, ricordo però di aver partecipato in passato, per due volte, in due chiese differenti, alla celebrazione comunitaria dell’Unzione degli infermi durante la Messa : qualcosa di molto bello, che è rimasto sempre con me. Si trattava di un Sacramento offerto a tutti i presenti: non solo a chi “vive prove di salute”.
Non so altro, non posso darti l’aiuto che chiedi.
Aggiungo solo un minimo accenno, anche questo a una cosa mia, personale, cioè a una mia speranza : quella che mia sorella, a detta dei medici ormai morente (ma Dio ne sa di più), lontana da noi, in una residenza per anziani dove tutti, ancora fino a poco tempo fa, cercavano la sua compagnia, e dove è assistita con amore dalle infermiere cristiane di una struttura cristiana anche nel nome, possa vivere il momento della sua Unzione, quando verrà, come non riservato soltanto a lei ma esteso a tutti i suoi compagni di viaggio, in una festa grande.
Fiorenza Bettini
Condivido la tua speranza per la sorella.
L’Unzione come sacramento offerto a tutti è spesso motivo di dibattito. Per esempio le direttive del Vicariato di Roma – le uniche che conosco bene – stabiliscono che questo sacramento nelle celebrazioni comunitarie venga dato a chi ne abbia fatto richiesta prima della celebrazione e che vi debba essere – per l’accettazione della richiesta – o la ragione della salute o quella dell’età. Viene precisato che non debba essere dato a chi “si accoda” sul momento a quanti lo stanno ricevendo. A me paiono indicazioni ragionevoli.