Nei post del 7 e del 6 gennaio ho questionato in maniera urticante con Aldo Maria Valli: capiterà ancora. Da tanto siamo amici, ma sempre ci siamo parlati con schiettezza. Voglio dargliene atto a chiusura di questo primo scontro pubblico chiarendo – nei commenti – che non condivido alcune critiche che gli sono state qui rivolte dai visitatori.
Un’ultima battuta sul collega Valli
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Gli lascio l’ultima parola. Primo punto: non replico all’ultimo intervento di Aldo Maria riportato tra i commenti al post di ieri. Avevo preparato una risposta ma non la pubblico perché la sostanza di ciò che mi premeva di dire l’ho già detta e preferisco che l’ospite abbia l’ultima parola.
Coerenza. Nei giorni scorsi più di un mio visitatore è passato dalla critica delle idee di Aldo Maria Valli a una critica della persona che è certo legittima ma che non mi appartiene e lo voglio precisare: che cioè vi sia incoerenza tra il suo lavoro di vaticanista del TG1 e la critica al Papa. La questione di coerenza non si pone. Valli non è un dipendente del Vaticano, ma un professionista di una testata giornalistica che non ha vincoli di sostegno al Papa.
La disputa fa bene alla salute. Io sono contento che Valli svolga un lavoro di critica al Papa, che sia libero di farlo e che lo faccia con il garbo che tutti gli riconoscono. L’ho sempre difeso dalle critiche che riceveva quando era favorevole a Francesco e lo difenderò ora che gli è contrario. Ovviamente lo difenderò criticandolo, questo credo sia già chiaro. E come diceva quello: se mi parrà che offenda la mia mamma dovrà aspettarsi un pugno.
Disinteressato. Nel testo che ha scritto in risposta alla mia interpellanza – e che può essere letto anche nel suo sito: http://www.aldomariavalli.it/2017/01/06/risposta-a-luigi-accattoli-sul-dolore-innocente/ – Aldo Maria così conclude: “Grazie Luigi per avermi interpellato. Avresti potuto stroncarmi e basta. Sei un amico. Sappi comunque che qui c’è un cristiano che parla solo per amore della santa madre Chiesa: nessun interesse di parte, nessuna manovra di chissà quale tipo, nessun desiderio di protagonismo. Scrivendo certe cose ho tutto da perdere e niente da guadagnare. Ma sento di non poter stare zitto. Ti abbraccio”. Ricambio l’abbraccio. E da amico che conversa e mangia con lui ogni volta che gli è possibile garantisco sulla veracità di questo suo atteggiamento disinteressato.
Da Amigoni p. Luigi ricevo questo messaggio:
Dice Accattoli il 7 gennaio (ore 10.59)
“Il peccato originale è un modo di indicare il mistero del male, non è la riposta al perché di quel mistero”.
Aveva scritto precedentemente Valli (“Il dolore innocente e la risposta cristiana. Che c’è”): “Dottrina e tradizione dicono che per un credente la risposta c’é. Dio non ha creato il male e la sofferenza… E la risposta è il peccato (al quale Dio non ci abbandona ecc.)”.
Il punto é qui: perchà la sofferenza – e “questa sofferenza innocente” – è parte e/o conseguenza del mistero del male (non creato da Dio), cioè del peccato originale?
Non sono un fanatico del Catechismo della Chiesa cattolica. Ma sono andato a rileggermi bene tutto il paragrafo 7 dell’articolo 1 della sezione seconda della prima parte del catechismo (punti 385-421).
Consiglierei ai professionisti della retta dottrina almeno la lettura del punto 404: ”La trasmissione del peccato originale è un mistero che non possiamo comprendere appieno… Adamo e Eva commettono un peccato personale, ma questo peccato intacca la natura umana, che essi trasmettono in una condizione decaduta. Il peccato originale è chiamato “peccato” in modo analogico, è un peccato “contratto” e “non commesso”, uno stato non un atto”.
E (punto 405): “Il peccato originale in nessun discendente di Adamo ha un carattere di colpa personale”.
Evidentemente Valli e qualche sua superilluminata ammiratrice “comprendono più appieno” il mistero di quanto ammetta il catechismo.
Ancora: noi forse no, ma sia loro che Papa Wojtyla han capito bene che “la sofferenza deve servire alla conversione”; ma nemmeno il grande Papa ci ha spiegato, in quella lettera sul dolore salvifico, perché ci sia il dolore “che deve servire alla ricostruzione del bene ecc…”.
(di Cristina Siccardi) Papa Francesco è cosciente del dolore che provoca quando offre risposte laiche che inaridiscono religiosamente le anime? Più volte è accaduto in questi tre anni di suo governo della Chiesa. I suoi discorsi a braccio, le sue personali considerazioni appaiono avvelenate dal nichilismo filosofico e a buon mercato dei nostri apostati tempi. Così è avvenuto anche il 15 dicembre u.s., quando ha ricevuto, nell’aula Paolo VI, 20mila persone, fra malati e personale dell’Ospedale pediatrico Bambino di Gesù di Roma.
Nel dare resoconto di quell’udienza Avvenire ha titolato: «Il Papa: non c’è una risposta alla morte dei bambini», infatti, al semplice quanto non scontato, oggi come oggi, quesito di un’infermiera, «perché i bambini muoiono?», Francesco ha risposto in questi termini: «Io non ho una risposta, credo sia bene che questa domanda rimanga aperta». L’infermiera ha obiettato «Ma Padre, Lei non ha studiato teologia, non ha letto libri?», tuttavia il Papa non ha placato, con la saggezza della Chiesa, l’angosciante richiesta di aiuto spirituale di una donna che vede morire molti bambini in ospedale e ha detto: «Sì, ma guarda il Crocifisso: soffre, piange, questa è la nostra vita. Non voglio vendere ricette che non servono, questa è la realtà». In pochi attimi il Papa ha sbriciolato il patrimonio immenso della Chiesa.
La Chiesa, l’unica a dare risposta certa alla sofferenza e alla morte. Scriveva san Girolamo, Padre della Chiesa: «Ci rattristiamo per la morte di qualcuno: ma siamo forse nati per vivere eternamente qui? Abramo, Mosé, Isaia, Pietro, Giacomo e Giovanni, Paolo – il vaso d’elezione – e perfino il Figlio di Dio, tutti sono morti; e proprio noi restiamo indignati quando qualcuno lascia il suo corpo? (…) Piangiamoli. Sì, i morti; ma solo quelli che piombano nella gehenna, quelli divorati dall’inferno, quelli per i quali è acceso un fuoco eterno!» (Le Lettere, I, 39, 3, A Paola).
Gli Apostoli, tutto il clero di tutti i tempi, tutti i Pontefici hanno sempre saputo perché i bambini muoiono, lo sapeva anche Adamo, il primo uomo, come spiega san Crisostomo: «Dio volle anzitutto che il cuore dell’uomo fosse dominato dal terrore della morte, che questa gli apparisse come qualcosa di pauroso. Per questo fece che in primo luogo morisse Abele, affinché Adamo, che lo avrebbe seguito, imparasse da quella scena cosa sia la morte, quanto dura e opprimente (…) vide la morte dominare in un altro corpo, in quello di suo figlio, e così conobbe con più forza ed esattezza l’enormità del castigo (…) Dio volle (…) che il primo uomo che morì fosse precisamente un giusto (…) Come il peccato è l’alimento della morte, così la giustizia è la distruzione e l’annientamento della morte. Per questo Dio volle che il primo a morire fosse un giusto: in tal modo fin dall’inizio volle annunziare, volle risvegliare la speranza, volle dimostrare che non era stato stabilito per la nostra stirpe di restare sempre nella morte» (Omelia sulla traslazione delle reliquie dei martiri). Queste non sono “ricette”, sono gemme di sapienza divina, sono verità che la Chiesa ha sempre sostenuto, custodito e trasmesso. Il peccato originale è causa di sofferenza e di morte. Cristo, il Giusto per eccellenza, ha vinto il peccato, soffrendo e morendo in Croce. Tuttavia l’azione redentiva è permessa anche ai giusti della terra. Ben lo sapevano i Beati Francisco (1908-1919) e Jacinta de Jesus (1910-1920) Marto.
Lo scorso 17 dicembre, compleanno del Papa, la Santa Sede ha annunciato il viaggio del Pontefice a Fatima il 12 e 13 maggio 2017. E proprio Fatima ci ricorda che morirono due veggenti bambini. Perché se ne andarono prematuramente? La domanda non è aperta, ma chiusa. Francisco amava il silenzio e non mancava occasione per mortificarsi con atti di eroismo. Dopo le apparizioni di Maria Santissima – annunciatrice, qualora gli uomini non avessero cessato di offendere Dio, dei castighi divini – Francisco non ebbe più nessun interesse di tipo terreno.
Una volta la cugina Lucia gli domandò se preferisse consolare il Signore oppure convertire i peccatori ed egli rispose che desiderava innanzitutto consolare il Signore e poi convertire i peccatori, affinché non lo offendessero più. Ai tre bambini di Fatima fu concesso di vedere la gehenna. Quella spaventosa conoscenza sensibile intensificò la volontà dei veggenti di salvare anime. Spesso Francisco spariva durante il giorno, lo trovavano poi in ginocchio dietro ad un muro o ad una siepe in atto di orazione, triste a causa dei tanti peccatori. Pensando alla promessa di Maria Vergine di portarlo presto in Cielo, gioiva dicendo: «Lassù almeno potrò meglio consolare il Cuore di Gesù e di Nostra Signora».
La fede dominava i pensieri, le parole e le azioni dei tre bambini di Fatima. Nel 1919 anche il Portogallo, come il resto d’Europa, venne flagellato dalla “Spagnola”. Francisco e Jacinta caddero ammalati. Un giorno quest’ultima mandò a chiamare Lucia urgentemente e le disse: «La Madonna è venuta a vederci; dice che verrà molto presto a prendere Francisco per portarlo in Cielo. E a me chiese se volevo convertire ancora altri peccatori. Le dissi di sì. Mi disse che andrò in un ospedale, che là soffrirò molto. Che soffrissi per la conversione dei peccatori, in riparazione dei peccati contro il Cuore Immacolato di Maria, e per amore di Gesù. Le domandai se tu verrai con me. Disse di no. È questo che mi costa di più. Disse che la mamma mi porterà là, ma poi vi resterò da sola!» (Prima memoria, in A.M. Martins s.j., Documentos. Fátima, L.E. Rua Nossa Senhora de Fátima, Porto 1976, p. 71). Fu esattamente così. E tutte le loro sofferenze e la morte di Francisco e di Jacinta vennero offerte al Signore, al Cuore Immacolato di Maria per i peccatori e per il Papa, come più e più volte lo ricorda Lucia dos Santos.
I dolori e la fine della vita terrena di tanti innocenti rendono meno ingiusta l’ingiustizia e la cattiveria degli uomini, compresi quelli di Chiesa, e salvano moltissimi dall’Inferno, così come possono anticipare la beatitudine del Paradiso alle anime purganti. I sacrifici dei puri costituiscono il forziere del tesoro dell’azione riparatrice e corredentrice: mediante Cristo e con Cristo contribuiscono a liberare i peccatori. Dunque «Preziosa è agli occhi del Signore la morte dei suoi santi» (Sal. 115, 15).
Afferma invero sant’Agostino: «Cosa infatti è più prezioso della morte per la quale tutti i delitti vengono rimessi e i meriti aumentano a cumuli? (…) Così la preziosa morte dei santi – ai quali, con tanta grazia, precedette e per i quali fu pagata la morte di Cristo, così per guadagnare lui essi non dubitarono di abbracciare la propria morte – ha dimostrato come ciò che era stato costituito pena del peccato, può essere usato in modo da trarne un più ricco frutto di giustizia (…). La morte, quando i moribondi la soffrono, quando essa li priva della vita, non è un bene per nessuno, ma si sopporta lodevolmente per mantenere o ottenere un bene. Ma (…) è un male per i cattivi e un bene per i buoni. Infatti, separate dai loro corpi, le anime dei pii sono nella pace, quelle degli empi pagano la loro pena, fino a quando i corpi risorgeranno, dei primi per la vita eterna, dei secondi per la morte eterna (…)» (La città di Dio, 13, 6-8).
Se la domanda dell’infermiera del Bambino Gesù non ha potuto ottenere un riscontro soddisfacente da papa Francesco, dalla Chiesa di sempre lo può avere e in maniera certa ed esaustiva. Mai, nella storia dell’umanità, l’infanzia è stata calpestata e crudelmente assalita come in questi tempi, presentando multiformi e raccapriccianti realtà: il genocidio dei bambini mai nati, uccisi legalmente per mano delle loro madri e di medici criminali; la cultura occidentale che sfregia e sporca l’innocenza con la sua pornografia, il suo turpiloquio, la sua amoralità negli usi e nei costumi sfidante le leggi del Creatore; l’apostata civiltà che si accanisce sui propri figli, lacerando la loro affettività genitoriale perché divisi fra famiglie divise; l’Europa rinnegatrice delle proprie radici cristiane che travia il naturale percorso delle due distinte sessualità, femminile e maschile, favorendo nei minori squilibri e scompensi psicologici di spaventosa portata.
Attraverso tutta questa povera e martoriata infanzia negata, sia in corpo che in spirito, e grazie ai silenti sacrifici dei Santi di Dio, possa Nostra Signora di Fatima illuminare un Sommo Pontefice che, annaspando nel confuso pensiero secolarizzato e relativista, non riesce né ad evangelizzare, né a confermare i fedeli nella Fede. (Cristina Siccardi)
Quando leggo come questi bambini di Fatima soffrissero volontariamente per la conversione dei peccatori (bambini di cinque o sei anni?) e le odierne risposte del Papa Francesco, vedo bene come la spaccatura della Chiesa Cattolica sia oramai un dato di fatto: da una parte, una minoranza, che ancora concepisce il sacrificio, per la conversione dei peccatori o delle anime purganti, anche se, come me, si sacrifica assai poco; dall’altra una maggioranza che, allineata col mondo, demolisce in un solo colpo la millenaria tradizione della Chiesa, lasciando i fedeli nel dubbio, nelle tenebre ed in balia di velate minacce: “lo vedi il Crocefisso? Guardalo e capirai..”. E se uno ancora non capisce? Se uno ancora non accetta? Se uno ancora chiede risposte? Se uno rimane insoddisfatto? Allora, che facciamo? Dobbiamo stare zitti per forza? Una maggioranza che, mentre somministrata vaghe risposte confuse ai fedeli, da accettare incondizionatamente, senza l’uso della ragione (mentre Valli prova a ragionare, a scandagliare le Scritture, la Tradizione, la Dottrina), tace, ad esempio, sui trecento milioni di aborti annuali, come dice Cristina Siccardi: forse, anche questo è opera di Dio? Anche su questo occorre tacere, come su di un mistero inspiegabile? Da una parte una Chiesa della Libertà, della ricerca della Verità, della Fede, che non rigetta l’uso della Ragione; dall’altra una Chiesa allineata ad una dittatura del relativismo, che intimidisce, minaccia: caro Valli, il mondo non ha risposte da dare ed anche tu devi tacere! Non ci sono risposte e non ci resta che obbedire! No: io no! Io sono un cristiano libero!
Chi è Michele Fiore e chi è Cristina Siccardi? Qui la regola è di firmarsi con nome e cognome. Chi è chi? Urge una chiarificazione, magari in privato, ma che sia… chiara.
Luigi, grazie dei chiarimenti.
Mi permetto insistere sulla coerenza non perche’ Valli abbia vincoli di sostegno al Papa ma per il fatto che non e’ accettabile da parte di un pubblico attento che un giorno Valli commenti la Messa del Papa e il seguente lo critichi a tutto spiano. L’incoerenza non e’ nella persona ma nella posizione che la persona occupa.
Per rendere le sue critiche credibili ed accettabili dovrebbe quantomeno essere esonerato dal commentare Messe,Dirette ed eventi papali. Ma siccome cio’ non accadra’ e Valli ha tutto il diritto di esprimere le sue opinioni, ecco che tutta la vicenda e il giornalista diventano incoerenti, privi di buon gusto e quasi indecenti.
De gustibus.
Cristina Siccardi scrive per corrispondenza romana (http://www.corrispondenzaromana.it/la-mancata-risposta-di-papa-francesco-al-problema-del-dolore/?refresh_cens). Io sono Michele. Piacere! Si noti che la spaccatura della Chiesa, oltre che lungo il crinale del VI Comandamento, avviene lungo il crinale della Ricerca della Verità. Chi abbia occhi per vedere, nella angosciosa domanda della infermiera (ma lei (papa Francesco) ha studiato teologia, non ha letto libri?), vi può scorgere la stessa domanda di Giobbe. Cosa ci assicura la Madonna con il suo messaggio del 2 gennaio? Cosa ci assicura già il libro di Giobbe? Tre cose: 1. Dio mette nell’uomo la domanda. 2. Dio risponde sempre (risponde anche a Giobbe, no?) 3. Non spetta però all’uomo stabilire tempi e modi della risposta di Dio.
«Ascoltami e io parlerò,
io t’interrogherò e tu istruiscimi».
[5]Io ti conoscevo per sentito dire,
ma ora i miei occhi ti vedono.
Giobbe 42 4-5
Dopo che il Signore aveva rivolto queste parole a Giobbe, disse a Elifaz il Temanita: «La mia ira si è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe.
Giobbe epilogo 7
Il mistero è solo per questa vita. Tutto ci verrà svelato dopo il nostro percorso terreno.
Finché ci saranno uomini come questa infermiera, che non si accontentano di vaghe risposte, ma vogliono vedere coi loro occhi, toccare con le loro mani, il Cristianesimo vivrà.
L’uomo, che dopo il battesimo, diviene figlio nel Figlio, ha diritto ad avere le risposte alle domande che Dio stesso gli pone nel cuore e Dio, che è Padre, non può non rispondere.
Michele tu sai, vero, che Papa Benedetto aveva dato cinque anni prima la stessa risposta di Francesco? Dunque anche lui aveva “sbriciolato il patrimonio immenso della Chiesa”?
http://www.luigiaccattoli.it/blog/benedetto-xvi-sul-dolore-innocente-non-abbiamo-le-risposte/
Io sono un cristiano normale. Le parole di Cristina Siccardi che critica aspramente il Papa perché parla a braccio e non dà risposte a certe domande, perché secondo lui non ci sono, mi hanno fortemente provato, ieri sera mi è venuta quasi una tachicardia. E allora mi sono messo a fare una ricerca. Ho trovato queste parole:
– “Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura; io, il Signore, compio tutto questo”.
– “Bene e male, vita e morte, povertà e ricchezza, tutto proviene dal Signore”.
– “Risuona forse la tromba nella città, senza che il popolo si metta in allarme? Avviene forse nella città una sventura, che non sia causata dal Signore?”
Non le ha dette, queste parole, Papa Francesco, lui a certe domande non sa rispondere. Sono parole della Bibbia, parole ispirate, rispettivamente in Isaia, 45,7, Siracide 11,14, Amos 3,6. E allora? Abbiamo risolto il problema del male? Io, ignorante qual sono, penso di no.
Ma qui do ragione a Michele Fiore, secondo il quale spetta a Dio stabilire tempi e modi della sua risposta. E Dio, nel corso dei secoli, ha cambiato linguaggio, fino al linguaggio di Gesù. Il quale, però, non ha rivelato da chi dipende il male. E nemmeno Papa Francesco si è azzardato a farlo. Per fortuna che ci sono la Venturi, Clodine, il Valli, la Siccardi. Loro non hanno “dubia”. Loro sono “Veritas”. Ma non è detto che sono la “Via” giusta che porta al Signore. Io che, oltre ad essere un cristiano normale, sono un piccolo che crede in Lui, sono scandalizzato. Ma non penso nemmeno lontanamente che chi scrive quelle cose di Papa Francesco debba mettersi una macina al collo. Perché penso che anche Gesù oggi, visto che col tempo Dio cambia linguaggio, potrebbe dire: “Chi, parlando, scandalizza uno dei miei piccoli, si assume la sua responsabilità, ma ha libertà di parola”.
Scusate lo sfogo di un piccolo cristiano, che sicuramente non sarà il più grande nel Regno dei Cieli, ma che spera che lassù gli sia riservato almeno un angolino, dove nascondersi.
Buona giornata a tutti.
A me consta che prima si è giornalisti poi Vaticanisti, nel senso che il bagaglio culturale e di esperienza di un Vaticanista è anche superiore rispetto ai primi. Infatti i vaticanisti, oltre che comunicatori, sono un tramite, un ponte tra le istituzioni ecclesiastiche – in cui i commenti delle omelie papali non sono che un ‘appendice del tutto marginale, se vogliamo, rispetto alle difficilissime dinamiche interne di una macchina tanto complessa- e i cattolici, laici e non solo…
Il Vaticanista, oltre che consigliere e pacificatore tra queste due sponde, è anche un cronista e un credente in Cristo motivo per il quale non trovo affatto disdicevole che eserciti la sua indipendenza professionale unitamente ad un comportamento etico congiunto alla specifica, propria, individuale sensibilità religiosa anche quando non è allineato al comune sentire. Grazie a Dio il tempo delle purghe, dei bavagli e dell’olio di ricino ce lo siamo lasciato alle spalle da un pezzo si spera, con l’auspicio che torni mai più, la qual cosa non la darei del tutto scontata!
Io sono abituato ad affidarmi al Papa ed ai suoi Vescovi, Ministri e Sacerdoti, e confesso, quindi, di condividere il disagio del mio “compagno di (ultimo) banco” Giuseppe nella lettura di certi interventi, quale, da ultimo, l’articolo di questa Cristina Siccardi: a me pare (e gli amici del “pianerottolo” mi perdoneranno se sembrerà loro che – come si dice dalle mie parti – “sò drio strassarla”) sempre più evidente che all’interno di qualche “sacro palazzo” (ed anche dentro qualche meno sacro salotto) si annida chi è atterrito dall’opera di salutare rinnovamento della Chiesa intrapresa da Papa Francesco; i motivi di cotanto terrore non li conosco (e, per la verità, neanche m’interessa molto conoscerli), ma so che, al netto di queste “elite” (si fa per dire ……), il popolo di Dio è con il nostro Papa, e tanto mi basta.
Ciao a tutti !
Roberto Caligaris
P.s.: grazie, Luigi, anche da parte mia per la tua risposta su Aldo Maria Valli; resto, però, dell’idea che il tuo collega per primo dovrebbe avvertire le proprie recenti posizioni come un potenziale “vulnus” alla credibilità professionale di sè.
Premetto che ne’ Benedetto XVI né Francesco hanno dato risposte laiche. Nessun “laico” dice di guardare a Gesù crocifisso.
Secondo, vite e parole dei santi esprimono spesso spiritualità diverse tra di loro e non costituiscono di per sé verità di fede
Terzo “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto.” Qui c’è qualcuno che sottoporrebbe a processo, anzi a condanna perfino S. Paolo.
In seconda battuta, che dire: e bravo il sor Amigoni, hai visto? in un attimo ha fatto piazza pulita del peccato originale. Con un colpo di spugna e in poco più di 50 righe ha spazzato via vediamo::
tutto il fondamento biblico scritturistico e comparative del dogma; tutti i procedimenti ermeneutici , tutte le esegesi, tutte le riflessioni sul problema letterario, tutti i dati filologici, l’intera interpretazione storica del dogma compresi gli orientamenti di un passato bimillenario, caterve di documenti atti a spiegare la retta interpretazione dogmatica e il ben più che solido fondamento biblico saltando a più pari l’ evoluzione del Dogma tutti gli studi storici dello stato attuale della ricerca in aggiunta agli sforzi teologici decreti e via discorrendo…
Eh bravo il nostro Amigoni! Guardi: se vuole sbizzarrirsi , può applicare lo stesso metodo anche ad altri Dogmi di fede penso alla transustanziazione, alla Resurrezione, all’assunzione di Maria e alla sua verginità, può anche affermare che Cristo è un povero sentimentale e sfigato figuro strumentalizzato dal potere e passato alla storia per il rotto della cuffia…Tanto, al peggio non c’è mai fine!
“Eh bravo il nostro Amigoni! Guardi: se vuole sbizzarrirsi , può applicare lo stesso metodo anche ad altri Dogmi di fede penso alla transustanziazione, alla Resurrezione, all’assunzione di Maria e alla sua verginità”
Shssss.. silenzio , Clodine , non farti sentire che parli dei Dogmi altrimenti ti danno dell’ossessiva!
E poi la questione è chiusa. Lo ha spiegato esaurientemente Luigi Accattoli con questa argomentazione : Benedetto XVI e Francesco hanno detto che non ci sono risposte dunque non ci sono risposte.
Dobbiamo attenerci a questo: l’hanno detto gli ultimi due papi , tutto quello che è stato detto e scritto prima degli ultimi due papi per esempio dai Padri della Chiesa, è superato ,
Vuoi mettere l’importanza definitiva di una risposta a braccio di papa Francesco sul problema del male con le risposte date da Sant’Agostino e san Tommaso D’ Aquino nei loro scritti teologici ???
Dunque visto che dobbiamo ormai credere solo a quello che sostengono gli ultimi due papi non ci resta che aspettare la prossima intervista di Francesco a Scalfari o il prossimo libro di interviste di Seewald all’emerito per sapere cosa dobbiamo credere o non credere, se ci sono risposte o no.
Santa pace!
devo però dire che sono stupita da questa ossequiente e obbediente accettazione delle parole di Benedetto XVi : non mi pare fosse d’uso quando LUI era PAPA.
Mi ricordo per esempio quando Benedetto sostenne che le vere parole della Consacrazione nella Messa sono “il mio sangue versato per voi e per MOLTI” invece che per “TUTTI” come si dice nel NO dopo una erronea traduzione del pro multis latino, non mi pare che su questo blog si chiudesse “d’autorità” la questione dicendo “l’ha detto Benedetto”
evidentemente le parole di Benedetto sono citate a mo’ di autorità solo quando fanno comodo al proprio punto di vista….
Da Victoria Boe ricevo un messaggio che divido in tre strofe:
Victoria Boe 1. Un tema, quello della sofferenza, soprattutto la sofferenza innocente, che continuamente interpella l’umanità.Di fronte ad essa ci si sente impotenti ( sarà sempre così) e si cercano risposte il più possibile adeguate e convincenti.
Il visitatore Michele Fiore elogia e benedice A.M. Valli per averne parlato in termini ebraico-cristiani, e riporta passi della Bibbia dove si parla del Maligno come dell’Avversario che ha introdotto nel mondo peccato e male, ivi compreso il dolore.
Non si è accorto, Michele Fiore, che nella Bibbia ci sono pagine che invece non danno spiegazione alcuna delle sofferenze del mondo. Basti pensare a Giobbe, l’archetipo dell’uomo ingiustamente sofferente, che si era affannato ad interrogare Dio sul perché dei molti mali piovutigli sulla testa senza che lui avesse peccato, e alla fine Dio gli aveva fatto intuire che nessuno può osare di cercare risposte alla volontà imperscrutabile di un Dio tanto più in alto di un piccolo uomo. Questa era stata la conclusione, direi ovvia, di una sequela di ragionamenti senza un esito credibile.
Ovvero: tanto vale rassegnarsi e accettare in silenzio quel che cade dal cielo. Nella Bibbia del resto ci sono pagine e passi( vedi il Salterio) contrastanti. La qual cosa significa che in essa vengono riportate le variegate sfaccettature dell’umano di fronte al Divino nell’arco di molti secoli.
L’umanità di fronte al Divino si divide in tre categorie: quelli che non riescono a credere nell’esistenza di un Dio sempre definito buono, che tuttavia permette il male in questo mondo di poveri cristi spesso incolpevoli( si pensi solo ai bimbi innocenti), e perciò negano Dio; quelli che si dicono che una risposta deve pur esserci, e la cercano facendo salti mortali di carattere teologico; i cristiani che più realisticamente e saggiamente ammettono che non ci sono né spiegazioni né risposte, e magari, per non lasciare delusi coloro che le risposte le aspettano con ansia, anzi le pretendono, additano il Crocefisso volendo assimilare i sofferenti al Cristo in croce. Per molti questa può essere, in effetti, una (forse magra) consolazione, per molti altri invece non lo è affatto, ed è inutile negarlo.
Victoria Boe 2. Nel corso di due millenni l’Istituzione ecclesiastica, partendo da un improbabile “peccato originale” di cui non c’è traccia nei Vangeli, ha fatto dell’umanità una genìa di peccatori-l’agostiniana “massa damnata”- per il cui riscatto ( redenzione) sarebbe stato necessario il sacrificio supremo e volontario di un nuovo Adamo, il Cristo. Questa “costruzione” religiosa è apparsa finora la più accettabile e credibile, e pressoché tutti i cristiani vi aderiscono anche se intimamente continuano a chiedersi il perché dei patimenti ingiusti, che rimangono-Bibbia o non Bibbia–senza spiegazioni. E, a ben guardare, tutta la natura vivente soffre senza un perché. Addebitarne la causa al peccato originale significa semplicemente cercare la quadratura del cerchio. Semplice e semplicistico.
La bella “costruzione” cui accennavo, è stata portata avanti pian piano sulla base di studi teologici fatti in passato da menti illuminate, e sui quali si regge, ancora intatta, l’impalcatura ecclesiale. E scalfirla anche di poco per molti sarebbe un sacrilegio. Se qualche teologo moderno si azzarda a pensare cose diverse, questi è considerato un pericoloso eretico da demonizzare.
Il palazzo di cristallo della teologia antica deve essere preservato rigorosamente, anche se molti uomini pensanti( pensanti!!) nutrono, e non da oggi, forti dubbi sulla validità di certi assunti teologici e magisteriali. E infatti molti “eretici” del passato hanno fatto crudelmente le spese della loro libertà di pensiero, salvo poi essere stati riabilitati perché avevano visto giusto su molti punti controversi.
Ora, è vero che gli uomini sono peccatori per l’intrinseca fragilità della natura umana, ma considerare la sofferenza, e tutto il male del mondo, come un giusto pedaggio per il peccato originale e per gli altri peccati è semplicemente assurdo. Ciò– senza considerare ancora una volta che la sofferenza colpisce anche gli innocenti– vale a dipingere un Dio giustiziere; il che esclude del tutto il carattere primario della misericordia di un Dio che-si è sempre detto – chiama alla vita, per Puro Amore, la creatura umana. Si tratta dunque di una contraddizione in termini, addirittura scandalosa. Eppure ancora c’è chi sente, soprattutto oggi, un fastidio per la parola “misericordia” e preferisce parlare di Satana, l’autore di tutto ciò che di male e di odioso c’è nella vita .
Ognuno è liberissimo, naturalmente, di crearsi la religione in cui si sente meglio. La libertà dell’uomo è un valore inestimabile, purché non la si volga al male. “Padre nostro, non indurci in tentazione… “
Victoria Boe 3. Ma come può essere accettabile, per giustificare l’oceano delle sofferenze degli uomini, la tesi paolina secondo cui esse costituiscono il completamento della passione di nostro Signore? L’estrema sofferenza del Cristo, fino alla morte sulla Croce, non necessitava di alcun completamento. Nessuna sofferenza può avere spiegazioni tanto assurde. Più giusto e credibile dire che in ogni sofferenza è ravvisabile quella di Gesù. Si tratta di due concetti ben diversi, però. In effetti, in ogni volto sofferente si rispecchia quello drammatico del Cristo nella passione. Ogni essere sensibile lo avverte nel proprio intimo.
Resta il fatto che la suggestione esercitata da certi paradigmi ben fissi della cristologia è tale che qualcuno è arrivato in passato, ed oggi ancora qualcuno arriva, al punto di ringraziare Dio per le sofferenze di cui sente il senso. Il che suona quasi come una bestemmia perché è una pesante contraddizione rispetto alla gioia che la VITA include in sé normalmente, fatta eccezione per le anomalie piccole o grandi con cui molti esseri umani vengono alla luce e che non porteranno gioia né a loro né ai familiari.
Si tratta allora, io credo, di profonde suggestioni che forse uno psicanalista potrebbe spiegare bene; e cercare cavilli teologici per giustificare questi eccessi è, a mio avviso, del tutto controproducente. Chiarisco: sentire Dio vicino nel dolore e ringraziarLo per la vicinanza può anche essere comprensibile; al contrario, ringraziarLo per la sofferenza in sé stessa non è minimamente comprensibile ed è quasi patologico.
Infine: chi scandalizzato grida che la Chiesa di oggi vuole smantellare un sistema costruito in duemila anni, è chiaramente qualcuno che ha difficoltà a capire che le cose nuove hanno una valenza assai importante e non vanno guardate sempre con sospetto. Vanno innanzitutto capite con la mente sgombra da pregiudizi. Ad ogni modo i capisaldi della Chiesa tradizionale restano tutti. Appare però del tutto normale che il cammino in avanti, così della vita come della Chiesa, faccia meglio discernere gli aggiustamenti che si impongono alla luce dei segni dei tempi. Dio non resta chiuso nel passato, cammina con l’Umanità, e nel frattempo il Suo Regno si crea, quasi inavvertitamente. Egli ha detto: “Io SONO quel che SONO”, oggi; e l’oggi fa sentire la Sua voce in modo diverso, mette in luce valori restati nell’ombra fino ad ora, anche se già proclamati in modo chiaro nel Vangelo e non sempre perseguiti proprio da chi li indicava in via teoretica.
Dio lo si trova nella vita di tutti i giorni ben più che nei libri di alta teologia. Il Vangelo è ( deve essere) il vero testo di riferimento per un cristiano. La teologia sviluppata nei secoli nel tentativo di comprendere Dio, di penetrarne il Mistero, è cosa buona perché rivela l’ansia dell’uomo di conoscere sempre più il suo Creatore, ma i complicati sofismi cui il più delle volte ha fatto ricorso per spiegarLo e definirLo, non colgono il segno quanto la semplicità del Vangelo, dove splende il volto del Cristo che rivela l’Essenza del Padre. Ovvero, le costruzioni teologiche cui fanno riferimento molti devotissimi cristiani spesso lasciano il tempo che trovano.
Nel nessuno che sono, condivido pienamente quanto scritto da Victoria Boe e la ringrazio perché le sue parole mi fanno sentire un po’ vicino a Dio. Per cortesia, ringraziala tu per me, Luigi, e grazie anche a te. E pace a tutti!
“la cercano facendo salti mortali di carattere teologico; i cristiani che più realisticamente e saggiamente ammettono che non ci sono né spiegazioni né risposte”
Visto che ora su questo blog è stato rivalutato Bendedetto XVi , ricordo che la fede cristiana non è passiva e fatalistica accettazione dell’esistente, quella semmai è la fede musulmana. Fede e ragione nel cristianesimo e nel cattolicesimo vanno e sono sempre andate di pari passo e il fedele non deve essere un passivo acefalo che tutto accetta e tutto subisce senza ragionare ma deve chiedersi i perchè e darsi delle risposte RAZIONALI
Benedetto XVi è stato il papa che più di tutti ha insegnato che la ragione non è contraria al cattolicesimo, anzi trova il massimo del suo splendore nel cattolicesimo . Mi sembra che invece col suo successore stiamo “regredendo” ad uno stadio” fatalistico-sentimental- emotivo- politico sociologico” della fede della serie “que serà serà ” stile telenovela sudamericana
Quelli che dicono che non ci sono ne’ spiegazioni ne’ risposte sono quelli scusate che scambiano la fede cattolica con il fatalismo.Come dice Cristina Siccardi duemila anni di cristianesimo, innumeroveli santi, dottori della Chiesa in briciole
Consiglio a Victoria Boe di ri-leggersi Tommaso D’Aquinio: non fa salti mortali” teologici semplicemente PENSA. Meraviglioso. un po’ fuori moda.
non abbastanza misericordioso per i gusti odierni. diceva pane al pane e vino al vino. Certo capisco che oggi, visto la decadenza del gusto, si può preferire ilo card. Kasper e la sua teologia in ginocchio a Tommaso D’Aquino , come si preferisce la musica di Vasco Rossi a quella di Mozart.
E ricordo che il card. Martini distingueva le persone non fra credenti e non credenti ma fra” pensanti e non pensanti “come qui ricorda Aldo Maria Valli che fu suo caro amico ed estimatore:
http://www.aldomariavalli.it/2016/12/12/la-vita-del-cristiano-una-grande-guerra-parola-di-carlo-maria-martini/
Se Victoria Boe auspica un cristianesimo fatto di persone credenti ma non pensanti che accettano tutto senza fare domande o che si accontentano di non-risposte, le faccio umilmente e fieramente presente che questa è una posizione del tutto moderna e che invece la Chiesa cattolica , nei secoli, ha sempre dato il benvenuto ai “pensanti” a chi si faceva domande e VOLEVA RISPOSTE e non chiacchere e distintivo, e che la teologia che fa i salti mortali è sempre meglio della rinuncia a far coincidere fede e ragione come fanno i musulmani ( rileggersi la lectio di Ratisbona sempre del qui rivalutato recentemente Benedetto XVI)
tra l’altro, (anche se OT), si rivaluta tanto Benedetto e poi si sabotano le sue riforme:
http://ilblogdiraffaella.blogspot.it/2017/01/la-grande-rivoluzione-di-joseph.html
Ipocrisia, ipocrisia! il tuo nome è “chiesa della misericordia”!
Maria Cristina, scusami se te lo dico, ma quando scrivi certe cose, mi riferisco all’esclamazione di cui sopra, non fai onore al tuo nome… E non mi dilungo. Pax tibi!
Caro Giuseppe di Melchiorre
io dico quel che penso: scusami se ti offendo, ma penso che questa Chiesa della misericordia sia il concentrato dell’ipocrisia, Di misericordia, aldi là delle parole e delle belle frasi, non se ne vede neppure un poco.
Perchè caro Giuseppe di Melchiorre la misericordia cristiana non è applicare come trinariciuti i sociologismi e le direttive politiche di stampo marxista.
La misericordia è un dono dello Spirito.
e lo Spirito non è la stessa cosa della materia e del materialismo, la filosofia in auge oggi nella chiesa cattolica.
Lo Spirito è il contrario del materialismo dialettico di Marx.
Se tu vuoi seguire il materialismo dialettico di Marx predicato dalla Chiesa modernista ed apostata sei libero di farlo.
Ma lascia anche liberi almeno nel loro pensiero e nella loro anima coloro che non si piegano alla dittatura del pensiero unico lascia che esistano, caro Giuseppe di Melchiorre cattolici LIBERI! Non ci sottometterete alla Pravda vaticana, al pensiero unico bergogliano, siamo liberi, pensanti,fieri ed attivi.
Ecco qui, hai visto, la signora Boe in tre elaborati passaggi ha sistemato la questione. Alleluia!
Signora Boe, credo che il problema di fondo sia assai più complesso di quanto da lei, bellamente e ampiamente, dibattuto.
Vede, signora Boe, lei sostiene che i dogmi, obsoleti ivi compresa la vecchia concezione agostiniana del peccato originale così fantasiosa e fuori moda, necessitino di una revisione, di un “ammodernamento” diciamo, pertanto ben vengano i teologi di nuova generazione intenti a formulare nuove cover. La Chiesa, vede, ha sempre avuto un compito preciso: quello di fare una costante “traduzione” del messaggio rivelato, intrepretando i testi scritturali, magistrali, tenendo conto della loro origine, nel loro inserimento nel mondo culturale ad essi contemporaneo e della loro essenziale, talvolta, inadeguatezza rispetto al mistero che tendono ad esprimere il quale trascende ogni parola umana. Nel caso del peccato originale ad esempio vi sono teologi che si meravigliano di come l’affermazione sia dura a morire, e ancora si esiti ad abbandonarla ritenendo assurda la trasmissione del peccato come atto ereditario a trasmissione personale. Ora, di fatto, la spiegazione dogmatica non solo offre la ragionevolezza del battesimo, ma spiega anche perché finanche dopo il battesimo l’uomo debba continuare a vegliare, e pregare: non perché abbiamo il peccato originale, totalmente cancellato dal battesimo, ma perche’ nonostante questo resta la difficoltà di vivere filialmente. Tutti gli uomini, anche personalmente innocenti debbano ricorrere a Cristo, unico salvatore, in quanto , a livello antropologico è inaccetabile tutto quanto prescinde dalla Redenzione.
Lo stato di dissociazione in cui versa l’umanità fin dal nucleo primigenio, nel suo insieme e nei singoli costituisce lo “stato di peccato”, la spienta verso l’unificazione è data dalla Grazia Redentiva -potremmo parafrasare la lettera di paolo ai Romani :” chi mi libererà della dissociazione di questa storicità? La Grazia di Dio, per Gesù Cristo Nostro Signore”. Il fatto che non si possa determinare come questa condizione di “storicità” dissociante abbia invasa l’esistenza umana,non inficia la bontà di Dio creatore. La presenza del peccato è un dato di fatto : umanità lacerata dal peccato; umanità omicida, umanità dispersa, umanità divisa, umanità invidiosa,umanità stolta, umanità in dissoluzione, umanità a compartimenti stagni, questa è la dissociazione frutto del peccato originario originante. All’uomo è offerta la possibilità di uscire dalla storicità dissociata per mezzo di Cristo vero Dio e vero Uomo che si è dato personalmente all’unificazione. Questo è succo del dogma che si vorrebbe smantellare decretando la fine della missione di Cristo…Una gravissima tentazione che andrebbe fugata e allo stesso tempo messa in luce, che sia da monito..
in questa terra restano le cicatrici della perdizione e l’uomo,purtroppo è sempre inevitabilmente indotto a verità parziali e inferiori, a dissinteressarsi del valore assoluto. Rinchiusi nella proprioa autarchia individuale si resta sempre più insensibile al sacro, al dilogo con Dio. Si parla tanto di fede matura, certamente non è fede matura la pretesa di fare del Vangelo una personale, sentimentale interpretazione, ma è quella che percepisce la presenza di Dio, conosce le sue prove, le sue difficoltà , il suo tormento, richiede sforzo, volontà, e discernimeto, la fede matura, per separare come il grano dalla pula ciò che sono le proprie idee dalla rivelazione divina senza volerla manipolare o mistificare….
A Maria Cristina:
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A Maria Cristina Venturi che parla di “Chiesa dell’ipocrisia”. Non ho argomenti per dire se la tua comunità, quella in cui vivi, nella quale partecipi all’Eucarestia, nella quale vieni educando i tuoi figli, testimoniando la tua vita di coppia, la tua dedizione alla carità, possa essere detta Chiesa dell’ipocrisia”. Può essere benissimo. Nulla ne so. Ma la mia comunità non è tale: in essa si invoca il Signore notte e giorno, a tale scopo viene tenuta aperta ininterrottamente la chiesa edificio, vi si celebrano con grande impegno confessioni e messe di addio per affidare alla misericordia del Signore i fratelli, ci si autotassa per soccorre i bisognosi. Quando uno grida dal dolore non stiamo lì a citargli i paragrafi del Catechismo meglio rispondenti alla sua situazione, ma lo abbracciamo e lo invitiamo a guardare al Crocifisso.
Immagino che tu parli della comunità nella quale vivi e che qualifichi come “Chiesa dell’ipocrisia”. E su questo mi affido alla tua referenza.
E già che ci siamo: Maria Cristina Venturi, sei ancora convinta – come giuravi – che Papa Francesco non abbia mai nominato la Risurrezione? Come ti dicevo altrove, in questi tre – quasi quattro – anni ho schedato 255 suoi testi sulla Risurrezione: non ti hanno mai informato che ne stava parlando giorno dopo giorno? Esattamente come di Gesù nel viaggio africano, quando ti risultava che non l’avesse mai nominato, a te le cose importanti le tengono nascoste? Ma che malvagi.
Ancora a Maria Cristina Venturi: sempre dal momento che ci siamo: sei ancora convinta che “il bambino che muore senza essere battezzato è dannato” e che questa sia una verità di fede? L’affermasti il 16/12/2013 alle 18:52: ripetutamente in questi anni ho provato a richiamare la tua attenzione su quelle parole nere e tu niente. Tetragona. Magari impegnata a rimpiangere la leggerezza che una volta caratterizzava questo blog: comprese quelle leggere parolette sui bambini dannati, nevvero?
“Io dico quello che penso” affermavi con giusto orgoglio qui sopra. Anch’io.
Riprendo dalla Boe questa frase:”Ma come può essere accettabile, per giustificare l’oceano delle sofferenze degli uomini, la tesi paolina secondo cui esse costituiscono il completamento della passione di nostro Signore? L’estrema sofferenza del Cristo, fino alla morte sulla Croce, non necessitava di alcun completamento. Nessuna sofferenza può avere spiegazioni tanto assurde…” Ma come ho già detto in questo sito Paolo in Colossesi 1, 24 parlava sembra da una prigione di Roma in cui si trovava a causa delle persecuzioni a cui era sottoposto in quanto cristiano. In questo senso lui, che come tutti noi costituisce le braccia di Cristo e continua i patimenti che Cristo aveva sofferto. Del resto i cristiani non sono stati e non sono tutt’ora crocifissi in varie parti del mondo a causa della loro testimonianza? Quindi nessuna esaltazione delle malattie piovute addosso. Mi piacerebbe che Luigi Accattoli consultasse qualche esegeta libero da preoccupazioni apologetiche su questo passo. Ti mando la mia mail
Scusa, Luigi, io con chi scrive di “Chiesa modernista ed apostata”, “Pravda vaticana” e “pensiero unico bergogliano”, non parlo più. Vedo che tu sei senz’altro migliore di me, insisti nell’interloquire con la Venturi e la cosa ti fa onore. Ma temo che lei non ti risponderà nemmeno questa volta.
Sinceramente, Luigi, leggere certe cose mi fa male. Davvero! Sono tentato di abbandonare il tuo blog… Per chi sono, e per come sono, non sarà una perdita… La mia stima per te, invece, rimane immutata e crescente. Un abbraccio fraterno… Nonostante io possa essere per la Venturi un “trinariciuto sociologista di stampo marxista”, le lascio un cristiano “Il Signore sia con te!”
Buona notte. E che sia buona anche per me…
Buonanotte Giuseppe. Ma resta qui.
Certo da chi penso reciti frequentemente nel Credo “…credo la Chiesa Una Santa Cattolica e Apostolica ” certe frasi non te le aspetteresti…C’e’ un limite oltre il quale la critica diventa oltraggio…E questo limite dalla Venturi e’ stato ampiamente superato.
Io credo, amico Giuseppe, che tu faccia benissimo a non parlare più con quella signora che, a questo punto, non voglio neppure più nominare: ma, al tempo stesso, mi permetterai di confessarti, da buon compagno d’ultimo banco, che faresti malissimo a lasciare il blog e gli amici che in questi mesi sei riuscito a conquistare con la tua umiltà, la tua pacatezza, e la tua sensibilità ecclesiale (e non solo), così in sintonia con tanti di noi, e ciò solo a causa delle penose, sgangherate insolenze sbraitate da quella signora (cui – l’ho detto e lo ripeto – va negata, come ad ogni “troll”, ogni dignità di interlocuzione).
Resta, amico Giuseppe: sono certo di interpretare il pensiero anche di tanti amici del “pianerottolo” se ti dico che non vogliamo rinunciare a leggere i tuoi interventi, belli, puliti, densi di sincera e semplice fede in Nostro Signore.
Un abbraccio fraterno ed affettuoso.
Roberto Caligaris
Caro Giuseppe,
leggo della tua decisione , ma io spero resti una tentazione da combattere, di abbandonare il blog per via degli interventi di Maria Cristina Venturi.
Per un tempone che non saprei quantificare non ho lasciato passare giorno o suo commento senza intervenire in merito. Purtroppo non l’ho saputo fare con la lievità e la grazia (talora non priva di asprezza feroce) e soprattutto lo spirito perennemente dialogante di Luigi. Dunque, buttando benzina sul fuoco, che è quello che i demolitori urlanti perseguono con pervicacia.
No bbuono.
Tuttavia ho ritenuto e ritengo che quelli che, per enne motivi che non interessano a nessuno, scelgono di dare una controtestimonianza militante e quotidiana contro la Chiesa ( e il suo Papa) non debbano assolutamente essere lasciati soli a urlare le proprie invettive. Non tanto per noi, che possiamo infastidircene, esserne feriti, sbattercene o incavolarci.Quanto per la folla di lettori anonimi e fedeli che hanno certo, se lo vogliono,il diritto di sentire la voce di chi ulula alla luna delle proprie frustrazioni religiose; ma, altrettanto certamente, anche quello di sentire qualcuno che indichi una per una e smonti con pazienza certosina il castello di fumo, bufale e menzogne continuamente riedificato da costoro.
Manco dal pianerottolo da qualche tempo per motivi assortiti e per fortuna e benedizione generale. Ma leggo e vedo che la musica non cambia e che i toni utilizzati da qualcuno ( non c’è solo la collega bloggante di cui stiamo parlando qui) debbono essere rimasti gli stessi.
Anzi saranno peggiorati e saranno in peggioramento costante, perché tanto aumenta la frustrazione , tanto aumenta il tono e la sbracatezza delle bordate.
Se ti senti , e ce n’è abbondantemente ragione, urtato e offeso, trovo che il consiglio giusto sia quello saggiamente dispensato da Roberto.Vola alto, bypassa e ignora. Ma il contraddittorio- che è perfettamente inutile come dialogo, i Controtestimoni non vogliono affatto interloquire, ma fare propaganda avversa – va secondo me mantenuto e portato avanti da qualcuno.
Se lo fa Luigi, siamo alla caratura magistrale…:)
Tu, resta.
Te lo chiedo, per quel che può contare, come favore.
Cari Luigi, Andrea, Roberto, Lorenzo, vi leggo adesso. Sono perfino un po’ commosso per quello che avete scritto. Ma sarà l’età, fra non molti giorni, infatti, compirò 72 anni. Che dirvi altro? Vi ringrazio per tanta attenzione e per le vostre belle parole. Non tanto per le parole rivolte alla mia persona, quanto per l’importanza del contraddittorio per i visitatori che leggono ma non intervengono nel blog. Non ci avevo pensato. Grazie, Lorenzo.
Io sono uno che è affascinato dalle parole. Non vi dico quanti vocabolari, e di che tipo, ho in casa. Le parole per me sono molto importanti, non solo per scrivere e parlare, ma soprattutto per pensare. Io, prima di scrivere, penso, e le parole le peso. Ma non voglio dilungarmi. Però vi dedico una frase scolpita, tra le altre, nel 1338 nell’archivolto del portale della chiesa del mio paese natio, Castelbasso, in Abruzzo, dove sono:
“CORTEXIA DE VOCCA MULTU VALE POCU CUSTA”
Vicino è scolpita un’aquila, simbolo della conoscenza. Evidentemente già in quel tempo si era convinti che si può conoscere anche usando parole belle e appropriate.
Saluto voi e tutti con affetto, senza escludere la dott.ssa Venturi.
E allora… alla prossima, miei fratelli in Cristo!
Caro Giuseppe, unendomi alle parole già espresse da Roberto, Andrea e Lorenzo, Ti chiedo anch’io di rimanere qui con noi.
Molto importanti sono i tuoi interventi.
Un forte abbraccio.
Fabrizio
Un consiglio, anche se non richiesto al buon Giuseppe: “Take it easy!”
https://www.youtube.com/watch?v=LfeNhwnO8hw
Caro Giuseppe, sei una persona molto gentile, e intelligente.
Ogni persona ha le sue qualità, le sue ragioni e i suoi personali motivi. Ciascuno combatte la propria battaglia di cui non sappiamo uno dell’altro, ciascuno è unico, e inimitabile a suo modo…
Io voglio bene alla Venturi, che di offese e umiliazioni, anche pesanti, ne ha ricevute molte su questo blog. Anche la sottoscritta ne ha ricevute , parecchie, ne soffrii moltissimo, a volte le restituii al mittente. Oggi tutto mi lascia indifferente .
Anzi di più: faccio mio un famoso aforisma:
” le lodi mi rendono umile,
ma quando m’insultano
so di aver toccato le stelle”
Oscar Wilde
Carissimo Luigi, ti saluto e ti abbraccio con tanto affetto e riconoscenza. Seguo sempre il tuo blog anche se non partecipo mai alla discussione poiché per scrivere e farsi capire sul web bisogna pesare bene le parole e per farlo, soprattutto su certi argomenti, ci vuole concentrazione e tempo (che spesso io non ho…).
Questa volta però mi sono imposto di farlo per ringraziare la sig.ra Victoria Boe, per il suo intervento che ho sentito fondato e vero.
Ha toccato un tasto molto delicato e io mi trovo d’accordo con lei che certe impalcature della teologia ecclesiastica tradizionale si stiano letteralmente sbriciolando (e non lo pensa solo Vito Mancuso o qualche teologo d’avanguardia…) e questo avviene non per i colpi dell’agnosticismo dei moderni, ma per le proprie contraddizioni interne.
Non sono stati certo gli ultimi Papi a sbriciolare il patrimonio millenario della Chiesa, caso mai si sta sbriciolando da solo…!
E non è tornando a riproporre antiche dottrine o verità astratte che si può pensare di saziare la sete di senso dell’uomo moderno, ma riproponendo caso mai un Vangelo che sia credibile e incarnato nella propria vita.
Per tutta la discussione sulla sofferenza, basterebbe citare il libro di Giobbe, come risposta biblico-sapienziale alla questione: per chi vuole approfondire, lì c’è un’indicazione chiara per ogni credente.
Sul piano storico poi, inviterei molti a leggersi un po’ di sani testi di Storia della Chiesa, di quelli, intendo, scritti da non da gente poco seria, ma da autori come Fliche-Martin, Lortz, Martina, ecc. studiosi cattolici che hanno scritto libri rigorosi e straordinari che ci aiutano a capire come, accanto ai dogmi che restano, ci sono insegnamenti che sono mutati nel tempo, che hanno risposto a particolari circostanze storiche ma poi si sono evoluti in nuove sintesi e nuove comprensioni (pensiamo al tema della libertà di stampa e di coscienza, ad esempio e a molti altri…).
Di nuovo grazie alla sig.ra Boe per il suo intervento e a Luigi per l’ospitalità.
Un abbraccio e un augurio di buon anno!
Se mi consente, Sandro Spagli, vorrei rispondere, senza iattanza ,motivando il motivo per il quale né il suo intervento né quello della signora Boa mi convince del tutto anzi, lo trovo imbarazzante per certi aspetti: gli autori da lei citati non si sognerebbero minimamente di liquidare la questione con tanta leggerezza.
Se i dogmi, i loro sviluppo omogeneo, l’insegnamento della Chiesa attraverso i secoli nel suo fluire del tempo e della storia, oggi, non sono più recepiti come ella sostiene, si “stanno sbriciolando”, ella dice, non sono più compresi e perciò non accolti dunque, ne conseguirebbe che ci si dovrebbe arrendere, rassegnare ad un “continuum fieri” sul piano della “Verità”non più conosciuta e riconosciuta dall’intelletto, ma da ogni elaborato in base a ciò che appare a scanso di ciò che è ?
Il solo immaginare che vi possa essere una “rivoluzione”, un cambiamento radicale, una sostanziale mutazione sul piano sia della verità rivelata che su quello della vita soprannaturale della Chiesa tale da deviare il ragionamento teologico e anche filologico non disturba soltanto la fede, ma anche la ragione.
Non a caso si parla incessantemente di continuità in “substantialibus”, non “in accidentalibus” (chiedo venia per il mio improbabile latinorum), continuità dicevo in tutto quanto “in sua materia” la Chiesa ha sempre creduto, professato, insegnato e vissuto nella sua vera realtà attraverso i secoli, a partire da quell’inizio che non è umano ma divino e che può essere colto soltanto dall’intelletto illuminato dalla fede, sostenuto da una volontà mossa dalla Grazia divina il cui filo conduttore è sempre e solo quello che mette in logico un ferreo collegamento non solo alla Verità Rivelata ma anche meditata e sostenuta dalla grande teologia dei Padri tramandatasi per secoli e sorretta dall’insegnamento del magistero che mai, sottolineo MAi potrà essere in contraddizione con se stesso, mai, che solo può avere uno sviluppo così omogeneo da non dire mai, e di nuovo ripeto “mai”, cosa “nova” ma tutta’ al più cose “nove” in grado di raggiungere e di aderire sempre a quelle verità immutabili come immutabile è l’Essere di tutte le cose.
Pertanto l’intelletto -di cui la nuova teologia con suoi prolegomeni più o meno traballanti tenta approcci più o meno condivisibili- non crea la Verità, o nuove verità, ma “conosce” la verità nella misura in cui da attenzione alla continuità. Qualsiasi discorso che sbarelli, scollandosi, dalla immutabilità della Verità non solo non tiene, ma non alcuna sostenibilità!
Termino e saluto il signor Spaglie la signora Boe con questa bella testimonianza dell’Apostolo:
” Vi rendo noto, fratelli, L’Evangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate ben saldi e dal quale recevete la salvezza
purché lo manteniate in quella forma in cui ve l’ho trasmesso”
( 1 Cr 15,1-2)
Io non parlerei di sbriciolamento ma di un cammino di conoscenza che sempre più ci avvicini attraverso un lavoro di purificazione dalle incrostazioni dovute al tempo e ai tempi, alla Verita’ rivelataci da Gesù Cristo
“per poter percepire la vera risposta al « perché » della sofferenza, dobbiamo volgere il nostro sguardo verso la rivelazione dell’amore divino, fonte ultima del senso di tutto ciò che esiste. L’amore è anche la fonte più ricca del senso della sofferenza, che rimane sempre un mistero: siamo consapevoli dell’insufficienza ed inadeguatezza delle nostre spiegazioni. Cristo ci fa entrare nel mistero e ci fa scoprire il « perché » della sofferenza, in quanto siamo capaci di comprendere la sublimità dell’amore divino.”
Giovanni Paolo II, Salvifici doloris, 13
Insomma: la sofferenza è e resta un MISTERO, ma qualcosa la possiamo CAPIRE, visto che siamo in grado di capire l’amore di Dio.
Detto questo, è evidente a tutti che c’è un abisso tra le disquisizioni teoriche e le parole da usare per consolare un fratello che soffre.
Nel primo caso occorre essere molto precisi e “tecnici” e sarebbe grave non farlo.
Nel secondo caso occorre vagliare -caso per caso- quali concetti sottolineare e quali invece tenere un po’ più in ombra.
My two cents, una cosa in cui mi sono imbattuto per motivi di lavoro. Il 4 settembre 2015, in collegamento con una parrocchia del Texas, nel rispondere alla domanda di un immigrato che aveva vissuto parecchie sofferenze, il papa risponde fra l’altro: “Allora io guardo Gesù sulla Croce e scopro il silenzio di Dio. Il primo silenzio di Dio sta nella Croce di Gesù. È stata l’ingiustizia più grande della storia e Dio è rimasto in silenzio. Detto questo, sarò più concreto nella risposta ad altri livelli, ma non dimenticarti che Dio ci parla con parole, con gesti e con silenzi. E quello che mi hai chiesto si capisce solo nel silenzio di Dio, e il silenzio di Dio lo capiremo solo guardando la Croce”.
Caro Salvi, finanche gli uomini e le donne, religiosi e religiose, vissuti in quel passato definito “buio” della Chiesa Cattolica. A partire da quel Bonifacio, che del peccato personale non lo sfiorava la benché minima percezione. Pontefice di una cristianità che contava al massimo settanta milioni di abitanti nell’anno del Giubileo, e che dopo un secolo di guerre, epidemie e carestie, era ridotta a circa quaranta milioni. Quando sulle “tenebre” del Medioevo albeggiava l’età moderna con i papi guerrieri della controriforma più o meno raccomandabili ivi compresa la società del tempo frantumata, simile se non peggio dell’odierna situazione, ebbene: per quanto uomini del loro tempo con tutte le contraddizioni che la storia della Chiesa rammenti credevano nell’inferno, e ci credevano veramente…
Oggi nel potere del male, dell’inferno non si crede più, l’inferno sarebbe un luogo vuoto, eresie di ogni genere vengono veicolate e sbandierate come Verità. E questo non è “togliere incrostazioni” ma contribuire alla diffusione di errori con il conseguente relativismo intellettuale e morale, permissivismo, tentazioni che conducono all’agnosticismo, all’illuminismo vagamente moralistico a un cristianesimo sociologico, senza dogmi definiti e senza morale oggettiva. Allora, forse, dovremmo chiederci tutti se quel lavoro di purificazione stia sortendo gli effetti desiderati o è una mera pia illusione….ci penso, ci penso spesso..e la prospettive non conforta neppure un po’.
Concordo e ringrazio Luca Grasselli e Marcello Ciampi.
nel corso del mio, abbastanza lungo, apostolato nelle parrocchie di periferia, catechista di almeno tre generazioni di ragazzi e ragazze oggi giovani uomini e donne adulti, ebbene, per quanto raccomandassi oggi giorno questi giovani che mi vennero affidati all’Angelo Custode e alla vergine Maria -e ancora lo faccio- molti di loro sono morti in giovane età. Penso a Manolo, morto d’infarto a 19 anni, a Caterina, giovane sposa, incinta credo due o tre mesi, deceduta a 23 anni il 21 Dicembre del 2011 per aneurisma, penso a Settimio, morto a 16 anni per un incidente stradale, a Luca e a Mirko schiantati con le moto lungo la via del mare nel 2000. Come rispondere a queste madri e padri che mi domandavano, distrutti, ragione di questi giovanissimi virgulti spezzati…
Niente, silenzio e la preghiera, solo silenzio e preghiera. Ma dentro di me sapevo che Dio era accanto, dentro, i loro cuori spezzati.
Buon giorno, Clodine.
Chi parla di sbriciolamento del patrimonio immenso della Chiesa, attribuendolo a Papa Frabcesco, è Cristina Siccardi, riportata da Michele Fiore, non Victoria Boe.
Quanto alle tue gentili parole nei miei confronti, ti ringrazio.
Per ciò che riguarda il fatto che “ciascuno combatte la propria battaglia di cui non sappiamo uno dell’altro”, io dico che anche le “battaglie” hanno delle regole, in modo particolare quando l’altro ci è sconosciuto, appunto. Io non ho mai offeso nessuno, almeno spero, né mi sono sentito offeso personalmente. Mi hanno fatto male certe espressioni, sulle quali, consentimelo, preferisco non tornare. Nel blog dell’ospitalissimo Luigi immaggino che la maggior parte siamo cristiani cattolici, che la pensano diversamente e che hanno il diritto di esprimere il proprio pensiero. Ma, questa è solo una mia idea, io penso che anche nello scambio di opinioni la carità cristiana debba avere un ruolo; se non la carità cristiana, almeno il galateo. C’è differenza tra l’idea espressa e l’insulto. Sia chiaro, non sto parlando di te. Io molte cose da te espresse non le condivido, ma le rispetto, ma soprattutto rispetto te, mia sorella in Cristo, anche se non ti conosco personalmente.
Auguro a te e a tutti una serena giornata. Qui a Castelbasso è tutto imbiancato dalla neve, ma adesso c’è il sole. Speriamo che un altro “Sole” ci illumini le menti e ci riscaldi i cuori.
“Francesco”, ovviamente. Pardon!
Caro Giuseppe, “Tu sole vivo per me sei Signore, Luce e calore infondi nei cuor”, parole di un canto liturgico, passato, ma che ricordo sempre con piacere.
Un carissimo saluto da una Urbe gelida.
P.S
conosco i rigori degli inverni abruzzesi, credo che non riuscirei a resistervi per più di un giorno. Veramente troppo freddo.
Un caro saluto
Clodine
“Ognuno è liberissimo, naturalmente, di crearsi la religione in cui si sente meglio.”
Non sto parlando di chi con una sorta di sincretismo si crea una religione su misura, ma di coloro che all’interno della ”
Chiesa i(teologi, esegeti etc) con il loro lavoro hanno aiutato, aiutano e aiuteranno la Chiesa stessa ad avvicinarsi sempre piu alla conoscenza di ciò che Gesù ci ha rivelato.
Considerare il Vangelo “cosa semplice”, come afferma in modo serafico la signora Boe -che lei condivide e ne ha facoltà ci mancherebbe- a parer mio è quanto di più lontano dalla realtà ,non solo, ma anche ingannevole come messaggio. E’ un campo di battaglia, il Vangelo, che ci obbliga a passare per la “porta stretta”. Parlarne con faciloneria, come se fosse una quisquilia la sequela Christi, guardi, Giuseppe, c’è il rischio di imbattersi in una strada a senso unico.
Ci vuole umiltà e ascesi per accedere a vette tanto alte. Per questo, dopo gli apostoli San Paolo cita una lunga gerarchia di soggetti preposti all’annuncio. Penso ai: dottori,ai profeti , ai carismatici ai Santi, ai Padri, ai grandi teologi: monumenti della tradizione ad indicarci il sentiero da loro precedentemente battuto.
Pensare di aggiustare il tiro baipassando lo Spirito Santo ( che nel frattempo la Signora Boe mette in cantina, al fresco) il quale agisce nella Chiesa,ed ha parlato anche attraverso i giganti che ci hanno preceduto e che li si vuole dichiararli “vecchiume”, è fuorviante oltre che blasfemo.
“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà». Gv 16,12-15
Cito a suffragare quanto credo e sostengo strenuamente , uno stralcio dell’ Enciclica di San Giovanni Paolo II : “Dominum et vivificatem” .
“Questa fede, professata ininterrottamente dalla Chiesa, deve essere sempre ravvivata ed approfondita nella coscienza del Popolo di Dio. Nell’ultimo secolo ciò è avvenuto più volte: da Leone XIII, che pubblicò l’Epistola Enciclica Divinum illud munus (a. 1897), interamente dedicata allo Spirito Santo, a Pio XII, che nella Lettera Enciclica Mystici Corporis (a. 1943) si richiamò allo Spirito Santo come a principio vitale della Chiesa, nella quale opera unitamente al capo del Corpo Mistico, Cristo; al Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha fatto sentire il bisogno di una rinnovata attenzione alla dottrina sullo Spirito Santo, come sottolineava Paolo VI “Alla cristologia e specialmente all’ecclesiologia del Concilio..Nella nostra epoca, dunque, siamo nuovamente chiamati dalla sempre antica e sempre nuova fede della Chiesa ad avvicinarci allo Spirito Santo come a colui che dà la vita”…
Si, ma non mi riferivo a te Salvi, ho solo ripreso le parole della signora Boe così tanto condivisa…
che in quanto a “sofismi ” più o meno “complicati” la sa lunga…
@Clodine
Tu sole vivo per me sei Signore, Luce e calore infondi nei cuor
Tu sole vivo per me sei Signore,
vita e calore diffondi nel cuor.
Tu nel cammino risplendi, mio Sole!
Luce ai miei passi, ti voglio, Signor.
La Tua parola mi svegli al mattino,
e mi richiami, alla sera, con Te.
Sulla mia casa t’innalza, mio Sole!
Splenda d’amore, di luce per Te!
Eh, sì! Sento anch’io la mancanza di questi canti, un po’ non lo nascondo per una questione nostalgica, ma anche per le armonie semplici , cantabili da tutti, e per i testi semplici, ma puliti.
Un “Canto di Chiesa” che si riconosce come tale a differenza di altri canti attuali troppo influenzati da ballate e ritmi pop; mi aspetto a breve di sentire accompaganare la Comunione da un canto rap!
Amoreeeee !!!! Che gioia questa corrispondenza di amorosi sensi…
Da sempre il mondo cerca di contaminare il canto liturgico.
Nei secoli scorsi ci fu l’influenza lirica, sinfonica, teatrale; nel post concilio entra di forza il beat e il pop.
Credo che il gregoriano debba essere considerato il canto liturgico per eccellenza essendo portatore di virtù come povertà, castità e obbedienza.
http://realdouberti.altervista.org/musica/gregoriano/gregoriano.html
Chissà che la rinuncia al gregoriano sia parte importante dell’impoverimento e banalizzazione delle attuali celebrazioni liturgiche?
A Luigi Mortari Fides.
Sono presidente di un coro polifonico, ma ho cantato il gregoriano per molti anni, mi piace sempre e qualche volta lo cantiamo ancora. Stando alla mia esperienza, confrontata anche con quella del mio Direttore, ma senza assolutamente voler generalizzare, la causa prima dell’abbandono del gregoriano nelle celebrazioni liturgiche probabilmente è da cercare nella non formazione musical-liturgica dei parroci. Ai quali vanno bene le chitarre e anche il battito ritmico delle mani. Questo, ripeto, stando alla mia limitata esperienza… La Costituzione conciliare “Sacrosanctum Concilium” stabilisce, però, che “La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana…” e che “Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti”…
Poi la realtà è quella che è…
Buona serata-
Visto che si parla di musica svelo un piccolo segreto: io studio e suono (per ora parola un pochino grossa) percussioni.
“La musica è la colonna sonora della nostra vita”.
Abbracci.
P.S. Giuseppe, quanti guai quando sbaglio il tempo alle percussioni con l’orchestra di fiati in cui suono. Ahi…Ahi… 😉 😉 😉 😉
Complimenti Giuseppe, anche io adoro la musica, feci parte di un coro polifonico, un tempo, avevo una discreta voce.
Comunque stai dicendo il giusto: la soppressione del latino infatti non fu l’unica, e non positiva, novità introdotta dal post concilio nel sacrario della Liturgia, ma dietro il mito dell’innovazione si scatenò di tutto. Tutti assertori della libertà “creatrice” per svolgere l’azione sacra a proprio piacimento , una libertà sfrenata cui anche sacerdoti e vescovi si presero come se la Liturgia e pure la Chiesa fosse una loro proprietà.. Gli effetti della scarnificazione della Sacra Liturgia non ha compromesso solo la musica sacra ridotta al lanterino diciamocelo, penso acnhe alle improvvisazioni incontrollate che spesso distolgono dalla preghiera riducendo quella “actuosa partecipatio” auspicata ad una Liturgia fabbricata, talvolta…eh vabbeh..pazienza!
Grazie Fides per il dono che ci hai fatto.
Non sono un musicista, ma in chiesa l’organo produce una atmosfera che nessun altro strumento può eguagliare. Ricordo una domenica mattina in Francia: entrai verso le 9 a visitare la cattedrale di Bourges: una cattedrale gotica in cui lo sguardo e’ spinto dalla struttura architettonica a guardare verso l’alto. La chiesa era deserta, non c’erano celebrazioni in corso. Improvvisamente una musica che si diffondeva in tutte le navate ruppe il silenzio: era prodotta da un grandioso organo posto all’altezza dell’ingresso. Per me fu una esperienza indimenticabile, non volevo più uscire anche se il viaggio doveva proseguire oltre. Forse i più giovani fanno fatica, forse non sono stati educati a una certa sensibilità musicale liturgica, ma questa la considero una perdita..
Sul fatto che il latino sia stato abbandonato, questa la ritengo una riforma provvidenziale. Ricordo da piccolo le Messe in latino in cui non si capiva nulla e la gente comune che durante la celebrazione recitava rosari e giaculatorie varie perché non riusciva a seguire la liiturgia. Gesù parlava la lingua del suo popolo, e il latino non è più la nostra lingua.
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