Rientro felice in treno dalla Koinè di Vicenza, con una luna bassa e tonda, più larga che mai, che mi segue viaggiando da Firenze a Roma, sempre alla mia finestra. Accetta di posare un attimo tra gli alberi poco prima di Orte.
Una luna bassa e larga come mai
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Alla luna
O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, nè cangia stile,
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l’etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l’affanno duri!
I Canti XIV
Giacomo Leopardi
https://youtu.be/m5qeuVOIbHk