“Ho finalmente finito di raccogliere olive. Mille e cento chili di olive. Oltre una tonnellata. Undici quintali. La lingua di fuori, ma felice. Anche se la resa non è stata generosa. Solo cento litri di olio in tutto. Profumato, verde e pastoso, ineguagliabile per i mille sapori che con il pane caldo sprigiona. Solo pane e olio e ci si può fare un pasto e per fine pasto un’insalata di arance che in campagna da noi non mancano mai, condite con olio, cipolla e peperoncino“: è l’attacco di una lettera di Armando Rossitto, il preside di Lentini – mio coetaneo e amico degli anni della Fuci – che qui abbiamo conosciuto il 13 ottobre: Ad Armando e a tutti i giusti della scuola. Nei primi due commenti il resto del messaggio che mi ha mandato in ringraziamento del post.
Una lettera dal frantoio
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[Segue dal post] Quando ho letto il post in cui racconti del mio congedo dalla scuola era la domenica 13 novembre. Di mattina ero stato al frantoio. La prima macina del raccolto. Quindici cassette. Trecento chili. La solita attesa speranzosa. Tutti a seguire la propria macina senza lasciare l’occhio a vagare per troppo tempo. Profumo piccante di olive macinate a freddo. Rumore di macchine che non si fermano. Oggi nei frantoi ci sono le macchinette per i caffè e le bibite. E’ l’unica debolezza che ti concedi nelle tre ore di attesa. Ma non ti pesa. Perché aspetti il momento in cui comincerà a sgorgare il tuo olio, un’oliva dietro l’altra raccolte a mano che si materializzano solo in quell’istante. E il momento della pesatura. Si aspetta fino all’ultima goccia e poi sulla bilancia con le taniche piene, spostando pesi, un chilo, mezzo chilo, cento grammi fino all’equilibrio perfetto delle lame. E poi il brontolio per la resa. E’ raro trovare qualcuno che non si lamenti. La verità è che si pagherebbe per portarsi quell’olio a casa. L’olio e qualche altra conserva in casa danno conforto. Ma lamentarsi tiene lontana l’invidia degli astanti.
[Segue dal primo commento] Così ho passato la mattinata. Poi il pranzo con i figli e la ragazza di uno di loro. Antipasto con pane caldo e olio appena macinato e peperoncino. Poi davanti al televisore a seguire su tutti i canali la crisi di governo. Il portatile sulle gambe per un report da fare a un convegno sulla mafia. Finalmente Monti è apparso e poi Giorgio Napolitano. E’ stato come rivedere delle persone care, che parlano come a te piace. Con il cuore gonfio di speranza sono andato a letto portandomi il computerino per leggere la posta. Ecco in quale giornata ho letto il tuo post. Parole semplici e forti da una persona cara. Che bella giornata. L’olio non viene senza la fatica della raccolta. E il linguaggio di Monti e di Napolitano non arriva dal nulla. Anche l’affetto che viene da lontano, magari con i nuovi media, dà il senso della vita e molto ha a che vedere con la raccolta. Dopo avere preso i frutti a portata di mano, il momento più bello è arrampicarsi sui rami più alti, perché da lì vedi il cielo e raccogli spesso i frutti migliori. – Sono questi gli anni della raccolta, i nostri. Per esserci spinti più in alto forse vediamo il cielo e raccogliamo i frutti migliori per i quali rendere grazie a Dio. Armando Rossitto.
Per un’altra raccolta delle olive – ma questa nelle Marche dorate – vedi qui: Oliviero che è nato per le olive.
@ Luigi Accattoli
Caro Luigi, non capisco. Ma non meravigliarti, io capisco sempre poco quindi siamo nella norma, ma che c’entrano le quindici cassette ( trecento kili) con l’attesa speranzosa ? L’attesa speranzosa suggerisce ansia, non accettazione, avidità, non ringraziamento e insoddisfazione per ciò che si è ricevuto. Non è una cosa nobile.
“ E poi il brontolio per la resa – E’ raro trovare qualcuno che non si lamenti” Vedi ? E’ sempre la solita ingordigia, la voglia di avere di più. – “Lamentarsi tiene lontana l’invidia degli astanti” Cos’è una forma di rito ? Come : “il pianto rende ? “ Ho capito, è una forma di scaramanzia superstiziosa, come andare in giro con le pezze al culo per nascondere il tesoro sotto il tappeto in modo che nessuno possa sospettare o te lo rubi. ( Altro che la subrette a Napoli che va in giro con il Rolex d’oro e poi si lamenta se glielo fregano. Lo sanno tutti che Napoli fa più schifo del resto d’Italia, c’ha “la munnezza” che puzza oltre s.gennaro che miracola, anche se poi -la subrette- ritratta –“per convenienza”)
Ma che c’entra tutto questo parlar di olio e di olive con il pc sulle gambe e la televisione per seguire la crisi di governo. Le olive crescono lo stesso sia che ci sia Monti o Tremonti, e poi, dai, come sempre nulla di nuovo sotto il sole, lo ha insegnato Guareschi, ricordi, “la bassa padana” le scazzottature tra don Camillo e Peppone ? Non è cambiato niente, li avevo lasciati lui vescovo l’altro deputato, oggi sono l’uno presidente della repubblica (Napolitano) l’altro capo del governo,( Monti – a rappresentare gli interessi della bandiera bianca e gialla) ma sempre a braccetto a salvare insieme i contadini divisi con i campi allagati.
Peccato però che questa anomala associazione, questo rapporto amore –odio molto provinciale di Vaticalia non sia in grado di reggere la botta che le multinazionali stanno scatenando contro i più esposti. Vedrai che alla fine si compreranno tutto e finalmente la religione diventerà un affare privato da praticarsi ciascuno in casa sua a modo suo, senza mischiare i politici che vogliono governare facendo i cardinali e i cardinali che vogliono governare facendo i politici. Capisci perché tutto è confuso ? Non si capisce più che è il prete, se Peppone va con Fini e don Verzè va in tribunale è tutta una melassa. Io li metterei tutti nel frantoio e non mi lamenterei poi se la resa fosse scarsa … basta accontentarsi tanto c’è la macchinetta per il caffè per ingannare l’attesa.
Per raccogliere le olive ci vuole pazienza; tanta fatica e tanto tempo per un raccolto che ci ricorda la frugalità dei tempi andati. Ma non minore pazienza ci vuole con i ragazzini dell’oratorio. Mi stupisce il fatto che l’ottimo preside Rossitto dia per scontato il suo addio alla scuola. Ma se c’è tanto da fare, comunque! I ragazzi non capiscono i libri di testo e sono svogliati perché non conoscono il significato delle parole. Mi dia retta, caro preside, dopo la raccolta delle olive faccia un po’ di volontariato tra i ragazzi: sono bisognosi di tutto, come dice la nostra coordinatrice dell’oratorio.
Caro preside, mi dia retta, non c’è tempo di fare il Cincinnato! L’emergenza educativa non è solo uno slogan, è una realtà! I ragazzini non sanno scrivere (se non in uno stentato stampatello) ed hanno bisogno di una guida. Non c’è un doposcuola che cerchi volontari dalle sue parti?
Molto bella questa immagine del frantoio e delle olive.
E il sapore dell’olio, come non ricordarlo… come non ricordare quell’olio di quand’ero bambino, che la mia nonna mi versava su una fetta di pane abbrustolito in Basilicata, durante le vacanze di Natale.
Come non ricordare l’olio che ancora oggi la mia famiglia acquista dalla Basilicata e dalla Calabria.
Certi sapori parlano, certi sapori ti avvolgono, certi sapori ti conquistano.
Un abbraccio a tutti.
F.
[…] “Quest’anno abbiamo raccolto le olive con l’aiuto di una tedesca, di un romeno, di una camerunense, di un marocchino. La tedesca è qui perchè arrivata alla pensione ha scelto, con il marito, di venire a vivere nella campagna marchigiana. Il romeno e il marocchino sono lavoratori immigrati, la camerunense è la badante del nostro vicino anziano. E’ cristiana, va con lui a messa la domenica sull’ape. La resa non è stata buona: quindici litri di olio per un quintale di olive, mentre qualche anno siamo arrivati ai venti litri. Ma siamo contenti lo stesso. Quando raccogli devi essere contento. L’oliva aveva patito la sete, qui da noi è mancata la pioggia per tanti mesi”: è il racconto del cacciatore contadino già incontrato nei giorni di questo blog. Vedi qui e qui. Per altre olive raccolte e macinate in altra regione ma con lo stesso scrupolosa attenzione, goccia per goccia. vedi qui: Una lettera dal frantoio. […]