Festa grande per Ingrid Betancourt che era perduta ed è stata ritrovata (vedi post del 21 febbraio, 1-3-6 marzo). Sono così contento che al momento non dico altro. Ma butto là un’idea per i miei bloggers: ognuno inventi un gesto, un dono, un’offerta per dare corpo a questa festa.
Una festa per Ingrid perduta e ritrovata
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A Ingrid,
che il terzo giorno è tornata dagli inferi,
vorrei dedicare due poesie per musica.
La prima è di José Martì:
Cultivo la rosa blanca
En junio como en enero
Para el amigo sincero
Que me da su mano franca.
Y para el cruel que me arranca
El corazón con que vivo
Cardo ni ortiga cultivo:
Cultivo la rosa blanca.
La seconda è di Piero Ciampi:
Tu passavi, sembravi un angelo,
il tuo viso era il sorriso
e il tuo vestito tutto bianco
dava un colore alla purezza.
Un uragano è passato
e le strade sono deserte;
sono fuggiti, cercano scampo,
tu sei sola nel tuo giardino.
Hanno distrutto le tue speranze,
viso di primavera:
quanti lunghi tramonti,
senza una sera…
Hanno distrutto le tue speranze,
viso di primavera:
cento false parole
e non una sincera…
Ma intanto
tu vivi nei giardini,
tra gli abbracci dei fiori,
mentre la gente tace.
Hanno distrutto le tue speranze,
viso di primavera:
quante bianche illusioni
e mai una che sia vera,
una vera.
Se un pittore ti vedesse
inventerebbe una nuova luce.
L’usignolo t’incontrerà
e farà il nido sulla tua mano,
dolce e chiaro amore.
Hanno distrutto le tue speranze,
viso di primavera,
ma qualcuno è qui
che t’ama mattina e sera.
Cerca di dormire serena.
Una preghiera di ringraziamento, tutti insieme, alla stessa ora e con le stesse parole, dovunque nel mondo noi siamo.
Organizziamoci,! anche per sentirci sempre di piu’ parte di un gruppo di amici che pur avendo diverse opinioni, sa ritrovarsi e stringersi insieme in momenti importanti e significativi, questa volta grazie a Dio di gioia…
Una donna perduta (Ruslana) ed una donna ritrovata (Ingrid).
Entrambe, forse, che confermano la mia teoria della necessita’ di credere in qualcosa che abbia radici profonde in noi, perche’ la disperazione non l’abbia vinta e ci sia sempre un appiglio che ti aiuti a ricominciare.
Scusate se non conosco parole importanti e difficili per cercare di spiegare il mio pensiero, ma veramente la vita, secondo me, sa essere grande maestra quando riesce, in poco piu’ di 72 ore, a scodellarti avvenimenti cosi diversi per tristezza e gioia.
Buongiorno a tutti amici!
Ingrid, la donna di Samaria che non si lascia intimidire.
La Donna Marta, che dice a Cristo le stesse parole di Pietro, colei che uccide il drago ben prima di san Giorgio. Ingrid, discepola di Cristo: tenace, coraggiosa, il cuore di un gigante in quel piccolo corpo di donna :”perché” –come dice Paolo- “appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù…infatti, il momentaneo peso della nostra tribolazione, ci procurerà una quantità smisurata d’eterna gloria” (Cor II 8,10-17,18).
E’ incredibile la luce che emana il volto di Ingrid, come di coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e sono stati purificati dal sangue dell’Agnello.
E come dice la nostra Principessa:” una donna perduta (Ruslana) ed una donna ritrovata (Ingrid). Il dolore, se offerto al Cielo, non è mai senza senso: è come l’acqua che ritorna sulla terra affinché possa sbocciare un nuovo fiore di soave fragranza.
Buon giorno a Luigi Accattoli ed a tutti i partecipanti di questo Blog: vi leggo tutti da tempo ma è la prima volta che intervengo e, sono sincero, il “destro” me l’ha fornito la notizia – bellissima, commovente – della liberazione di Ingrid Betancourt e la gioia che stiamo tutti, qui come altrove, condividendo insieme.
Mi piace pensare che domenica prossima, in tutte le Chiese del mondo, tutta la Comunità di Dio, dal nostro Pontefice ai Vescovi e fino al Parroco del mio paese (vivo in provincia di Venezia), e tutti i fedeli del mondo saluteranno la sua ritrovata libertà.
Un saluto a tutti.
Roberto
A Roberto55 il mio benvenuto nel blog! Approfitto del suo ingresso tra quanti lasciano commenti per salutare anche tutti quelli che leggono e non scrivono. Il sistema ha calcolato 13 mila e 700 “visitatori diversi” nel mese di giugno e il numero è in costante aumento, mentre quelli che lasciano commenti sono appena una quarantina, tra stabili e saltuari. Un abbraccio ai tanti amici sconosciuti.
Gentile Dr. Accattoli,
il suo saluto ai 13.700 “silenziosi” mi spinge a uscire dall’ombra: io sono uno di quelli! Tanti complimenti al suo blog, lo seguo da qualche mese, e ne sono stato conquistato: un’oasi di dialogo tra posizioni spesso molto diverse, ma – altrettanto spesso – interessate a “costruire” qualcosa. Insomma, un valido “compagno di Strada”!
E, naturalmente, è stata anche per me una grande gioia la liberazione di Ingrid Betancourt. Vi lascio con le parole (pasquali e profetiche) di un grande frate domenicano, un grande vescovo, Pierre Claverie (1938-96), che, anche se in contesto completamente differente (e con esiti completamente differenti), non ha avuto paura di alzare la voce contro le ingiustizie che avvenivano nel suo paese, l’Algeria, donando la sua vita per il suo popolo.
“Le scosse e gli impoverimenti che circostanze difficili ci impongono possono essere benèfici se dissipano le illusioni e le apparenze. Sono altrettante senza le quali rischiamo di vivere alla superficie di noi stessi, preoccupati unicamente delle apparenze, e esposti a ogni insuccesso. La nostra vita può allora diventare più giusta, più forte, più vera. Tutto ciò si compie nel mistero pasquale. Non solo in questi giorni, in cui la vita e la morte si affrontano sul Golgota, ma anche nel movimento di tutta l’esistenza credente, che si svolge sotto il segno del passaggio dalla morte alla vita. Chi vuole vivere, nel pieno senso della parola, conosce la necessità delle rotture e delle morti in cui si ha l’impressione di perdere tutto. Non c’è vita senza privazioni, perché non c’è vita senza amore, né amore senza l’abbandono di ciò che possediamo, senza gratuità assoluta, senza il dono di sé stessi nella fiducia disarmata. Amare qualcuno non è forse preferirlo alla propria vita? Senza la morte non c’è nulla che noi possiamo preferire a noi stessi. Essere pronti a dare la vita per qualcuno è la prova decisiva del nostro amore. Senza questo dono, non abbiamo ancora amato, o, quantomeno, non abbiamo amato che noi stessi.”
Ingrid ha già speso gran parte della sua vita per il suo paese. Prego il Signore perché le dia la forza di continuare a donarsi (e la dia anche a noi tutti).
Grazie e un saluto a tutti!
Carissimi luigi, sull’onda dell’emozione ho comprato ieri il libro di Ingrid Betancourt di cui ci hai parlato più volte. Un caro saluto
Luigi, leggo stamattina su Italia Oggi che a fine anno te ne andresti in pensione! Ma invece un posto di direttore ad Avvenire non ti interesserebbe? Possibile che non te l’abbiano proposto?
Emily Dickinson 326
Non riesco a danzare sulle punte –
nessuno mi ha insegnato –
eppure certe volte, nella mente,
mi possiede un ardore
che, se io fossi esperta di balletti,
esploderebbe in tali piroette
da lasciare un’intera troupe sgomenta –
la sua primadonna – furiosa –
anche se mi mancasse il gonnellino
di tulle, e non avessi ricci e capelli,
né mi esibissi in salti – come fanno,
una zampetta in aria, certi uccelli –
né mi slanciassi in vortice di piume,
né scivolassi su ruote di neve
fino a svanire in musica, finché
l’intero teatro mi applaudisse –
e nessuno sapesse di questo mio talento
che qui semplicemente vi ho accennato –
né alcun manifesto mi esaltasse –
pure, sarebbe “tutto esaurito” come all’Opera!
Auguri a Ingrid Betancourt!!
Più scopro la figura di Ingrid Betancourt e più ne rimango affascinato….
AUGURI INGRID!!! Che tutte le campane delle Chiese suonino a festa!!!
Il mio benvenuto a Baltassar e un grazie per il bel testo di Pierre Claverie.
Iapino è vero che a dicembre vado in pensione perchè il 9 di quel mese compio 65 anni e questo è un automatismo al Corsera. Spero di avere un contratto di collaborazione dal mio giornale, altrimenti collaborerò con chi mi vorrà. Ma sono felice di andare in pensione: la vedo come un cambiamento in positivo, con meno bisogno di lottare e più respiro per guardare.
La fede stupenda della Betancourt
Lucio Brunelli
A «Dios, primero». A Dio, innanzi tutto, e alla Vergine, è andato il primo ringraziamento di Ingrid Betancourt, finalmente libera dopo sei anni di prigionia nella giungla colombiana. Chi ha avuto l’opportunità di seguire sulle tv satellitari, spesso a notte fonda, le lunghe dirette dedicate all’evento, è rimasto impressionato prima di tutto da questo. La fede di Ingrid, la fede semplice del suo popolo, in una donna diventata l’icona mondiale di una certa cultura laica, verde e pacifista.
Non è stato solo l’incipit intenso e commosso del primo discorso a rivelarci la sua fede, appena scesa dall’elicottero insieme agli altri ostaggi. È stato un susseguirsi continuo di parole, gesti, immagini. Lei e la madre Jolanda, in ginocchio, le mani giunte, sulla pista dell’aeroporto. Ingrid che mostra alla mamma il rosario rudimentale che tiene al polso, un braccialetto metallico usato come corona per contare le decine di Avemaria, con un piccolo crocifisso ciondolante. Ingrid che nella prima improvvisata conferenza stampa racconta di non provare odio, ma solo pietà per i suoi carcerieri. E il giorno dopo ribadisce, dicendo di affidare anch’essi nelle sue preghiere alla «misericordia di Dio». Poi, anche a Parigi, la città dei lumi, lascia di sasso i giornalisti che le chiedono informazioni sulla sua agenda. «Ho un appuntamento con la Vergine di Rue du Bac», risponde, riferendosi alla «Chapelle de la medaille» di Parigi dove la Madonna sarebbe apparsa all’inizio del 19° secolo. E poi, aggiunge, «adorerei» andare anche a Lourdes e a Roma, dal Papa. Bastava guardarla, mentre diceva queste cose, per capire che la sua fede nulla aveva umanamente a che vedere con la religiosità distorta e squilibrata a cui talvolta si aggrappa chi ha vissuto gravi traumi fisici o psicologici. I sorrisi e le lacrime, i gesti teneri con la mamma e i figli, il realismo delle valutazioni politiche, ci comunicavano l’immagine di una donna vera. I piedi per terra, sguardo limpido e trasparente. Le parole e i gesti cristiani, parte naturale, spontanea, della sua bella umanità.
Pochissimo si è visto della fede di Ingrid sui nostri media. Gli spazi ridotti dei tg e i tempi ristretti della stampa quotidiana hanno lasciato fuori molti dei dettagli prima accennati. Ma forse non si è trattato solo di questo. Abbiamo avuto l’impressione di un disagio, un imbarazzo crescenti proprio negli ambienti che l’avevano giustamente elevata a eroina, simbolo della lotta alla violenza e alla corruzione, in questi lunghi sei anni.
La «Aung San Suu Kyi dell’America Latina», come lei prigioniera e non violenta, come lei meritevole del premio Nobel per la pace.
Imbarazzano ora i ringraziamenti al presidente colombiano Uribe (suo ex avversario alle presidenziali del 2002) o al presidente conservatore Sarkozy? Questione di buonsenso, e soprattutto di buona educazione. Leggere sempre e tutto in «politichese» è una delle deformazioni peggiori della cultura prevalente nei nostri media. Avrà tempo, Ingrid, per chiarire il suo pensiero e riprendere l’antica battaglia contro la corruzione e per la pacificazione del Paese.
Forse procura più disagio, in certi ambienti, proprio la fede espressa in pubblico dalla Betancourt. Ma se così fosse, sarebbe ancora più deprimente. Perché nulla c’era di ostentato, di ideologico, di politico, insomma di «cristianista» nelle sue parole e nei suoi gesti religiosi. C’era solo la semplicità della tradizione cristiana riscoperta come la più familiare fonte di speranza e dignità per la persona umana. Un dono che aggiunge, non toglie, umanità alla Ingrid che conoscevamo già.
© Copyright Eco di Bergamo, 6 luglio 2008
“Son éducation dans un milieu catholique – elle fut élève à l’Institut de l’Assomption de Paris – et son enracinement à la culture latino-américaine, où la foi est toujours sous-jacente, ont certainement favorisé ce retour à Dieu, cet abandon consenti en captivité.”
http://www.la-croix.com/article/index.jsp?docId=2342639&rubId=4078
[Il giorno dopo la liberazione, arrivo da lavoro da mia mamma, e in salotto trovo aperto il libro “Ingrid Betancourt Lettres à maman Par-delà l’enfer” , regalatole mesi fa da mia sorella. Cadendo l’argomento sulla Betancourt, non aspetta molto a riprendere il libro in mano, e leggermi quello che ingrid scriveva ai suoi figli, sull’importanza dello studio e della propria costruzione culturale, per una ricchezza propria e da donare alla società…]
Luigi, se fossi Bagnasco (o Bertone…) ti farei una telefonata di auguri….
Da Giuseppe Zanotto ricevo questo messaggio:
Carissimo Accattoli, che succede al Corrierone? Nella cronaca della liberazione di I. Betancourt nessun accenno al rosario tra le sue mani, niente delle parole rivolte a Dio e alla Vergine, niente del suo inginnocchiarsi a pregare… Neanche la Pravda nei suoi tempi migliori avrebbe fatto una così attenta censura! Cordialità, Beppe
Caro Beppe io sono in ferie – non condivido quelle scelte – ma non sono autorizzato a parlare a nome del giornale – dunque non dico altro.