“Il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada”: il Vangelo di domani [Matteo 13, 1-23] mette in scena un seminatore mai visto, che sparge il seme con sbadata generosità, senza fare attenzione a dove cada: lungo la strada, su terreno sassoso, sui rovi e – meno male – anche sul terreno buono. Nel primo commento riporto i versetti di queste bracciate imprevidenti, nel secondo butto là uno spunto sul seminatore casual e un altro sulla varietà dei terreni.
Un seminatore mai visto: incurante distratto generoso
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Matteo 13, 4-8. Il seminatore uscì a seminare. 4 Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5 Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6 ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7 Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8 Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto.
Meraviglia dell’imprevidenza divina. Gesù è il seminatore ed è anche il seme. La generosità noncurante della semina, che non bada alla qualità del terreno, sta a dire che la Parola del Regno in qualche modo – diretto o indiretto – raggiunge ogni umanità. Nessuno, per quanto sassoso e coperto di rovi, ne sarà privato per scelta di chi sparge il seme. Ma diversa è l’accoglienza della Parola e quella diversità è metafora della libertà umana, che può favorire la fruttificazione del seme, o può soffocare il germoglio, o seccarlo, o lasciarlo beccare dagli uccelli. Meraviglia dell’imprevidenza divina e azzardo dell’umana libertà.
Vero, ma…“ la messe è tanta e gli operai sono pochi “
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-13-luglio-2020/
E noi che terreno siamo?