Saluto Giancarlo Bossi il “missionario burlone”

Giancarlo Bossi, il missionario del Pime rapito nel 2007 nell’isola di Mindanao (Filippine), è morto sabato nella clinica Humanitas di Rozzano sul Naviglio (Milano) per tumore ai polmoni: aveva 62 anni. Gli avevo parlato al telefono dopo la liberazione e l’avevo poi incontrato a Loreto all’inizio del settembre 2007. La sua semplicità – non attribuiva nessuna importanza al suo sequestro e al suo comportamento rigorosamente evangelico – mi aveva suggerito il titolo del testo teatrale che gli avevo dedicato nell’agosto di quell’anno distribuendolo in 12 puntate del blog: Parabola del missionario burlone e dei sequestratori. «Durante i 40 giorni del mio deserto nella foresta – disse a Loreto davanti a 300mila giovani –  mi sono sentito rinnovare. La mia preghiera è diventata più essenziale e forte. La mia disponibilità a Dio più incisiva. Nelle difficoltà con forza si sperimenta la tenerezza di Dio». E’ stato 32 anni nelle Filippine. Io pregavo ma anche loro pregavano è il titolo di un post che gli avevo dedicato a commento della liberazione.


							

24 Comments

  1. fiorenza

    Mabu, lo conoscevi?

    24 Settembre, 2012 - 23:02
  2. Mabuhay

    Fiorenza: Non personalmente…ma attraverso alcuni confratelli suoi, (e alcune religiose in Mindoro, dove aveva trascorso un breve periodo).
    Aveva voluto poi tornare in Mindanao, nella missione di Arakan, dove prima aveva lavorato Padre Fausto T., suo confratello, assassinato l’anno scorso. Poi il rientro improvviso in Italia. Le pennellate di Luigi rendono giustizia della sua concretezza, umana spontaneita’ e semplicita’ evangelica.

    25 Settembre, 2012 - 1:49
  3. Gioab

    “Io pregavo ma anche loro pregavano. La mia domanda era se stavamo pregando lo stesso Dio, o un Dio diverso . Forse c’è troppa preghiera tra figli litiganti”

    Quale delle due preghiere avrà ascoltato Dio ?

    “Sulle labbra abbonda l’invocazione ma dai cuori è assente la pace e l’unico Dio viene diviso in due.”

    E quindi ? come si fa a sapere quale è stata ascoltata o se nessuna delle due ……….?

    ” le tue parole devono essere poche.”</i< ( Ecc. 5.3)

    25 Settembre, 2012 - 11:15
  4. discepolo

    Cercavo di parlare con i miei rapitori. Ho chiesto loro: “Voi pregate come me il Dio della Pace. Com’è che lo fate con il mitra alla sinistra e un sequestrato alla destra?”. Mi hanno risposto che Allah è nel loro cuore. Il rapimento è lavoro. Pagati per eseguire un rapimento, l’hanno fatto.

    Sono stato per quaranta giorni sulle montagne. Mi ci hanno portato con la forza. ho visto attorno a me persone povere, spaventate. Persone che volevano farsi forza tenendo tra le mani un fucile. Per loro ho provato compassione. Ho cercato anche di mettermi nei loro panni. Anche in loro ho visto la bontà di Dio. Quel Dio che ti prende per mano e che non ti lascia solo. Quel Dio che ti fa superare le paure e che entra in rapporto con te chiedendoti la totale disponibilità.

    Durante i quaranta giorni del mio deserto nella foresta mi sono sentito rinnovare. La mia preghiera è diventata più essenziale e forte. La mia disponibilità a Dio più incisiva. Nelle difficoltà con forza si sperimenta la tenerezza di Dio. Ti fa recuperare la dimensione del tuo essere dono. In quel momento ho chiesto al Padre di mandare un prete a Payao. Un altro prete che continuasse ad annunciare il Vangelo alla mia gente.

    I miei rapitori erano tutti giovanissimi, intorno ai vent’anni. Ho capito che avevano già ucciso. Cercavo di capire con le mie domande, di fissare un dialogo con i rapitori. Mi sono reso conto che anche loro sono dei poveri diavoli, abbrutiti più dalla povertà che dalla volontà di fare del male.

    Dall’esterno non arrivava nessuna notizia. I giorni passavano e mi sentivo scoraggiato. Col Rosario mi tenevo aggiornato sulle date, ma la conta è stata estenuante. Temevo che il rapimento sarebbe durato tre, quattro mesi, così quando mi hanno detto che mi avrebbero lasciato andare non ci ho creduto. Pensavo mi prendessero in giro. Invece, mi hanno liberato, il 19 luglio.

    Parole di Giancarlo Bossi.

    25 Settembre, 2012 - 13:19
  5. fiorenza

    Parole davvero belle, di una persona bella.

    25 Settembre, 2012 - 13:30
  6. discepolo

    quello che più mi ha colpito nelle parole di Giancarlo Bossi è la frase
    “nelle difficoltà con forza si sperimenta la tenerezza di Dio”
    Mi colpisce la parola “tenerezza” riferita a Dio. Perchè ad un’ analisi superficiale sembrerebbe tutto fuorchè ” tenero ” il Dio pregato dai rapitori islamici e tutto fuorchè tenero il Dio che lascia tanti suoi credenti cristiani in balìa della violenza. Come si può ritenere “tenero” un Dio che permette il male e la sofferenza soprattutto dei più deboli, degli innocenti, dei bambini, dei poveri, dei torturati, degli umiliati e offesi ???
    Eppure tutti i grandi mistici hanno avuto visioni e sensazioni e sperimentato questa straordinaria “tenerezza” che forse non si può esprimere con parole umane e che non si può razionalizzare e ridurre alle kantiane “categorie ” del pensiero.
    E’ la tenerezza delle prime foglioline verdi di primavera che nascono su un ramo, è la tenerezza di una musica struggente di una ninna-nanna, è la tenerezza di un bambino in braccio alla mamma. e infatti l’immagine che più si avvicina secondo la nostra povera capacità di rappresentazione umana della TENEREZZA è la Madonna con in braccio il BAMBINO.

    25 Settembre, 2012 - 13:30
  7. fiorenza

    Grazie, Mabu, anche per aver ricordato Padre Fausto Tentorio.

    Grazie, Discepolo, per questo ricordarci la tenerezza di Dio.

    25 Settembre, 2012 - 13:34
  8. discepolo

    Mi ha colpito anche la frase “col Rosario mi tenevo aggiornato sulle date”.
    infatti il Rosario è una specie di calendario. se uno lo dice tutti i giorni sa che è lunedì -misteri gaudiosi, martedì-misteri dolorosi, mercoledi- misteri gloriosi…
    devo dire che il lunedì mattina, di solito giorno assai deprimente , il fatto di dire a me stessa è lunedì dunque devo recitare i Misteri Gaudiosi mi fa del bene.. mentre cammino la mattina in una Milano sempe più cupa e degradata, recito dunque i Misteri Gaudiosi.. qualcuno potrebbe chiedere . ma che c’è da essere allegri? In effetti nulla nel tempo…. ma nell’Eternità c’è di che essere allegri e gioiosi perchè l’Angelo Gabriele portò L’ANNUNCIO a Maria…..

    25 Settembre, 2012 - 13:43
  9. Clodine

    ..Ed Ella concepì per opera dello Spirito Santo…

    25 Settembre, 2012 - 14:20
  10. Clodine

    E con l’incarnazione nulla fu più come prima: «amore e verità
    s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno. Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo” ;recita Isaia nel Salmo 85. Eppure, la storia dice il contrario. Ci dice che lo scenario non è cambiato e la felicità inaugurata da Cristo con la Sua Parola , la Sua vita,il Suo mistero non si è imposto, né si è impresso nella nostra storia! Una storia segnata da guerre,malvagità, ingiustizia, dal peccato e dalla morte. Perché, perchè mi domando la terra non è quel paradiso preannunciato, cosa è andato storto perché ci si ritrovi ancora in quest’inferno dove il male fa da padrone e il bene, la pace, è un continuo anelito così difficile da raggiungere. La risposta non può che essere una: la libertà dell’uomo è ferita dall’insana smania di raggiungere i propri obiettivi che distano anni luce dalla Volontà di Dio soverchiata dal dominio della volontà umana. Non è Dio che si va cercando, non è Lui, ma gli idoli! Eppure, la Parola di Dio non può fallire, ce lo dice quest’uomo di Dio che è tornato nella casa del Padre, che si è dato senza riserve agli ultimi e a Dio con “totale disponibilità” . Con uomini così, sulla terra, ecco che fiorisce la bontà, la carità, la giustizia, la pace, la concordia. I santi sono i più validi esempi della presenza nella nostra storia
    del regno di Dio inaugurato da Cristo…

    25 Settembre, 2012 - 14:44
  11. Clodine

    Giancarlo Bossi, così come la schiera dei giusti, di coloro che operano il bene sulla terra , mi rammenta una meditazione che mi capitò di udire dai monaci trappisti durante una delle mie visite nell’antico monastero, i quali, leggendo un passo di Sant’Ambrogio sulla parabola del ritorno a casa del paralitico guarito rilevarono un mirabile simbolismo con il ritorno del giusto – e per estensione dell’umanità, guarita nel corpo e nello spirito- a Dio: Gesù non solo gli ordina di prender su il letto, ma anche di rientrare a casa sua, cioè di ritornare nel paradiso. Ergo che quella sia la vera casa. La casa che per prima accolse l’uomo e fu perduta per un motivo fraudolento. Per questo la casa viene restituita ai giusti e all’umanità redenta, perché giunse colui il quale, annulla il nodo dell’inganno e instaura la giustizia.

    25 Settembre, 2012 - 14:58
  12. lorenzo

    Niente di piu’ lontano da me di un mistico…
    🙂
    eppure mi sento di confermare anch’io che nelle difficoltà si sperimenta con forza la tenerezza di Dio.
    E’ la tenerezza della vicinanza di Dio nel dolore. Di chi sa esattamente quello che tu stai passando, e patisce e freme ogni momento insieme a te.
    E’ la tenerezza che viene dalla croce di Gesù, dalla sua solitudine nell’orto, dai colpi della sua passione, dalla sua agonia.
    La tenerezza che viene dal silenzio di Dio in quei momenti: lo stessa con cui ha vissuto tutto lo strazio, per amore , del calvario.Quanto avrà rimbombato ogni secondo di quei momenti nel cuore stesso di Dio? E lo stesso avviene continuamente, con ognuno di noi.
    La tenerezza con cui Dio avrà guardato Maria comprendere e contemplare a cuore rotto il dono incomprensibile e pazzesco di quel suo figlio che si lasciava fare a pezzi su un patibolo: per noi.
    E’ vero, ed è ben ricordarselo per evitare illusioni pericolose.
    Dio è venuto, e non ha tolto la sofferenza. Nemmeno ai più deboli, agli innocenti, ai bambini, ai poveri, ai torturati, agli umiliati e offesi .
    Non lo ha fatto e-salvo specialissimi casi- non lo farà.
    Non lo farà per me. Non lo farà per chi io amo.
    Il mistero della sofferenza resta intatto e scandaloso in tutta la sua assurdità razionale e in tutta la sua ingiustizia di sentimento.
    Ma la mano di Dio, sigillo e garanzia di vita e di risurrezione, è su ciascuna di quelle teste e di quelle anime. Non è una mano potente, vendicatrice e vittoriosa : è una mano di un condannato, piagata, trafitta e risorta , quella che mi appoggia sulla testa.
    E’ quella, l’immagine vera della tenerezza di Dio, il Signore della vita.

    25 Settembre, 2012 - 15:28
  13. Mabuhay

    Discy:
    “…e infatti l’immagine che più si avvicina secondo la nostra povera capacità di rappresentazione umana della TENEREZZA è la Madonna con in braccio il BAMBINO”
    che spaventato alla vista dei chiodi e delle lance portategli dai due angeli…si attacca con le due manine a quella della Madonna.

    25 Settembre, 2012 - 15:29
  14. Nino

    I pastori saputa la notiìzia della nascita di Gesù si organizzano per andare a visitarlo.
    Ognuno ha un dono da portare.
    Ma uno di loro ha nulla e per questo non vuole andare, si vegogna di presentarsi a mani vuote.
    Ma gli altri insistono tanto da convincerlo ad andare.
    Arrivati nella grotta, ognuno lascia il dono ai piedi della mangiatoia.
    Il pastore povero è in disparte e quasi nascosto, ha vegogna di farsi vedere da Maria.
    Ma lei lo intravede, gli fa il cenno di avvicinarsi così che possa anche lui vedere.
    Maria prende il bambino e lo pone sulle braccia del pastore.

    Mi sarebbe piaciuto assistere a questa scena di amore e tenerezza.

    26 Settembre, 2012 - 7:28
  15. FABRICIANUS

    Padre Giancarlo era uomo di tenerezza…La Tenerezza di Dio che Luigi e tutti voi, bene avete descritto nei vostri Post. Grazie.
    Ciao a tutti!
    Ciao Clo!

    26 Settembre, 2012 - 8:35
  16. Clodine

    Ciao Fabri…ciao tesoro !!

    26 Settembre, 2012 - 10:02
  17. Leopoldo

    Il dolore esiste, il pianto anche, fanno parte della vita. Io non ho fede e li odio. Ma se non credo in Dio non è per via della sofferenza. Se credessi veramente nella resurrezione e nella vita eterna, soffrirei ugualmente e ugualmente piangerei ma non mi chiederei come possa fare Dio a permettere il dolore, perché questo è conseguenza della morte, del fatto che siamo finiti. Non potrebbe esserci disperazione senza morte, non pianto inconsolabile. La Shoa sarebbe uno sputo davanti all’eterno. Come si potrebbe chiederne conto a Dio? Per me resta una tragedia irrimediabile perché Dio non c’è, non viceversa.

    26 Settembre, 2012 - 18:18
  18. Leopoldo

    manca un’acca, mettetecela

    26 Settembre, 2012 - 18:23
  19. @Leopoldo
    magari lo hai già letto, ma le tue parole mi hanno ricordato il breve saggio “Il concetto di Dio dopo Auschwitz” di Hans Jonas, con la sua abissale domanda: quale Dio ha potuto permetterlo?

    La cosa che sempre mi colpisce di questo testo, scritto da un ebreo, è la risposta a cui giunge, così vicina alla risposta cristiana: in Giobbe, in Auschwitz, in ogni nostro dolore, Dio stesso soffre.

    26 Settembre, 2012 - 18:39
  20. Leopoldo

    @Nico
    Io mi sono fatta un’idea dell’Eden e del peccato originale e dell’immortalità di Adamo ed Eva. Io penso che la consapevolezza della morte, nata dall’evoluzione dell’uomo, sia il momento in cui è nato il dolore. Finché l’uomo non sapeva di dover morire conduceva una vita da immortale, senza sofferenza se non quella del momento, ed era felice (l’Eden). Quando ha capito, ha saputo distinguere il bene dal male ed è divenuto “simile a Dio”, ha cominciato a “lavorare col sudore della fronte” ed a “partorire con dolore”. Ecco perchè il peccato originale riguarda tutti, ma proprio tutti gli uomini. Ecco perché Gesù lo ha cancellato, con la vittoria sulla morte. Ed ecco, infine, perché io penso che la fede autentica non possa convivere con la sofferenza senza speranza: cacciati dall’Arcangelo della conscienza della morte, riacquistati da una consapevolezza più forte, quella della vita eterna. Ovviamente tutto questo fa parte del mio gioco preferito: “facciamo che io credevo”.

    26 Settembre, 2012 - 19:00
  21. Potremmo anche continuarlo, questo gioco, trasformandolo in una bella scommessa, di stampo pascaliano: scommettiamo su Dio?

    26 Settembre, 2012 - 20:55
  22. fromsoma

    Ho conosciuto p. Bossi dopo il rapimento; quando era in Italia per il suo tour di testimonianze. Era venuto a parlare nella nostra scuola, “il gigante buono” della pianura padana, l’uomo di scarsi discorsi, del “punto e basta”.
    Prima ch i giovanissimi musulmani del fronte di liberazione – aveva detto a noi – a rapirmi sono stati la radicalità del vangelo, l’amore per Cristo e la passione per i poveri. Era per il dialogo con i musulmani; ma vedeva “il non senso di una preghiera di chi ha il fucile in mano”.

    26 Settembre, 2012 - 22:31

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