Mando un pensiero di figlio al Papa che da ieri è ricoverato al Gemelli per la cura di un’infezione respiratoria e torno per la terza volta sulla veracità del suo linguaggio che comporta un parziale abbandono della diplomazia: ne ho già parlato nei post del 26 e 28 marzo. Un terzo segno di quella fuoriuscita dalle regole diplomatiche lo prendo di nuovo dai suoi interventi sul conflitto tra Russia e Ucraina e attiene alle parole di Francesco sulle responsabilità – in quel conflitto – della Nato che abbaia alle porte della Russia. Nel primo commento riporto i suoi due testi principali su tale questione e nel secondo metto una mia nota.
Un pensiero al Papa ricoverato e un terzo spunto sul suo linguaggio verace
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La Nato che abbaia. Intervista al Corriere della Sera del 3 maggio 2022: “Forse l’abbaiare della Nato alla porta della Russia ha indotto il capo del Cremlino a reagire male e a scatenare il conflitto. Un’ira che non so dire se sia stata provocata ma facilitata forse sì“.
Come si sta muovendo la Nato. Alle riviste dei Gesuiti – 14 giugno 2022: “Un paio di mesi prima dell’inizio della guerra ho incontrato un capo di Stato, un uomo saggio, che parla poco, davvero molto saggio. E dopo aver parlato delle cose di cui voleva parlare, mi ha detto che era molto preoccupato per come si stava muovendo la Nato. Gli ho chiesto perché, e mi ha risposto: ‘Stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro’. Ha concluso: ‘La situazione potrebbe portare alla guerra’ […]. Quello che stiamo vedendo è la brutalità e la ferocia con cui questa guerra viene portata avanti dalle truppe, generalmente mercenarie, utilizzate dai russi. E i russi, in realtà, preferiscono mandare avanti ceceni, siriani, mercenari. Ma il pericolo è che vediamo solo questo, che è mostruoso, e non vediamo l’intero dramma che si sta svolgendo dietro questa guerra, che è stata forse in qualche modo o provocata o non impedita. E registro l’interesse di testare e vendere armi. È molto triste, ma in fondo è proprio questo a essere in gioco“.
Mia noticina. Francesco con questa dichiarazioni esce vistosamente dalle cautele diplomatiche e prova a parlare all’intera comunità mondiale con una chiarezza che nessuno dei protagonisti del dramma russo-ucraino potrebbe permettersi: i russi non possono neanche usare la parola guerra e certo non ammetteranno mai l’orribile realtà che hanno scatenato con la loro aggressione, ma anche l’Occidente nel suo insieme rifiuta di riconoscere l’azzardo dei suoi provocatori avanzamenti verso i confini russi. Una libertà di parola, questa di Francesco, quale mai si era vista in un Papa nel mezzo di una guerra guerreggiata. Con essa mette in luce, insieme all’abbaio ai confini della Russia, anche la fiera delle armi che vanno “provate” nell’incredibile poligono di tiro che è oggi l’Ucraina. Con l’accenno al fatto che questa guerra è stata “provocata o non impedita” Francesco allude anche alla responsabilità di Kiev e dell’Occidente per la mancata attuazione degli accordi di Minsk (2014): cioè degli accordi a garanzia internazionale che avrebbero dovuto “impedire” la guerra.
https://gpcentofanti.altervista.org/la-buona-fede-di-francesco/