“Sarà una discesa lunga ma le gambe e lo spirito sono forti”: parole di persona a me cara, amante della montagna, che ha avuto un serio incidente durante un’escursione. Con esse comunicava agli amici l’esito del secondo intervento chirurgico. Le riporto nel primo commento e gli mando un bacio.
Un incidente in montagna ma gambe e spirito sono forti
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Quarant’anni di montagna. Ecco il messaggio di cui nel post: Chi va in montagna sa che la salita non termina con l’uscita in vetta, ma con il rientro a casa. Nei giorni scorsi ho vissuto la salita più impegnativa di questi quarant’anni di montagna: è stata una salita piena di difficoltà e problemi; con la seconda operazione, nella giornata di ieri sono uscito in vetta, in mezzo alle nubi della preoccupazione. Oggi inizia la discesa. Sarà una discesa lunga, anche con alcune risalite, ma le gambe e lo spirito sono forti e sapere che in fondo alla discesa c’è la casa che mi aspetta, con le persone che mi vogliono bene, è uno stimolo ulteriore ad impegnarsi in questo cammino.
Un abbraccio al montanaro.
La montagna -diceva il mio professore di Teologia ed ecclesiologia, oggi emerito, Donato Valentini- aiuta lo spirito, rende più buoni, avvicina a Dio e quanto più si sale, tanto più si entra in una dimensione rarefatta in cui neve, cielo ed oro hanno lo stesso valore. La discesa densa di attesa, la forza di spirito che ti tiene vivo, espressa dal nostro “amante della montagna” traspariva dai ricordi di fanciullo, ancora vivi , che il Prof. Donato Valentini amava narrare e noi udivamo, attenti, con lo stupore dei bambini quando ascoltano le favole
Aneddoti densi di sofferenza e quella discesa,l’ardente desiderio dei cari, del focolare è la stessa di quando, dopo giorni trascorsi sulla cima, scaldato dal fiato delle mucche con solo un po’ di pane e di latte. Una lampada ad olio che faceva oscillare, e la sua mamma che sola vegliava in attesa di vedere apparire quella luce, e dalla finestra di casa dabbasso scorgendola agitava la sua: presenza vigile e muta, gioco di luci che univa quei due cuori…
Era nato ai piedi del Monte Bianco, nei pressi di Courmayeur oggi rinomata località turistica ma a quei tempi un villaggio montano fatto di sparsi casali. Tanti gli aneddoti legati alla sua umile infanzia e ai suoi monti dalle cime innevate. Aneddoti che sempre terminavano con la prima strofa di COURMAYEUR ( XXIV) tratta da “Odi Barbare” del Carducci (1889).
” Conca in vivo smeraldo
tra foschi passaggi dischiusa,
o pia Courmayeur ti saluto.
Te da la gran Giurassa
da l’ardüa Grivola
bella il sole più amabile arride”.
Con queste rime saluto il montanaro e abbraccio, col pensiero, il Professore emerito Donato Valentini.
” I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi”.
Lo disse Goethe, e penso dica il vero.
Luigi, un sincero “in bocca al lupo” alla persona a te cara, con sinceri auguri di pronta guarigione.
Sapevo che il prof .Valentini della Salesiana fosse di Trento.
Il prof. emerito Donato Valentini nasce il 6 Maggio del 1927 ad Iavrè di Villa Rendena in provincia di Trento a un’ottantina di kilometri dal Courmayeur : comunità che amava e che sempre emergeva nei suoi ricordi di bambino. Probabilmente trascorse l’infanzia e parte dell ‘adolescenza in una di quelle frazioni limitrofe con la famiglia, contadina e umile.
Nella sua biografia si legge che porta in sé l’impronta della sua terra e della sua gente, cui è sinceramente attaccato, e in particolare delle sue montagne, il Gruppo dell’Adamello e Presanella e il Gruppo delle Dolomiti di Brenta e di Madonna di Campiglio, che tanto l’appassionano. Formatosi in famiglia e nella sua piccola e generosa comunità fino all’età di 16 anni, entrò quindi nella Società di S. Francesco di Sales e continuando in essa la sua formazione.
Pertanto il mio professore non è nato a Trento, ma Iavrè di Villa Rendena che è in provincia di Trento. Immagino che già starà obiettando il nostro Cuffini che è già li a polemizzare sui kilometri che separano Courmayeur ad Ivré che non sono 80, né di 100, e neppure di 200, forse di trecento, o quattro, o cinque … Tanti sono i chilometri per quanto oziosa la sua malizia, che ben conosco.. .
Vede, Cuffini, io non guido e non m’intendo di chilometri, la geografia mi piace molto e so dove si trova l’Adamello e dove il Monte Bianco, ma soprattutto conosco bene il Professor Valentini, la sua vita, la sua infanzia, la sua storia, perché è stato il mio professore del quale sono ex allieva, col quale ho condiviso anni e sostenuto diversi esami ed ho ricevuto una grande lezione di vita mentre lei , del Prof. Donato Valentini non conosce nulla, non lo conosce affatto…non sa chi egli sia…
La sua didattica si basa sulla “memoria”. Così scrive ai giovani docenti:
“Ci sono due modi per rivedere le proprie
memorie. Uno: lasciar parlare i ricordi in
modo soggettivo, poetico e parziale, e
ovviamente molto soggettivo – questo è il
modello di fatto di quasi tutta la
memorialistica; due: cercare di inseguire
l’esattezza dei fatti allo scopo di “capire””.
Essere convinti di avere una grande
missione da compiere: preparare veramente
alla vita. Sono i valori,
le certezze, le idee globali che aiuteranno le
persone ad alzarsi e a riprendere il cammino,
quando magari si troveranno ai bordi della
strada della vita, ad amare ancora la vita e a
farla amare”.
3) Preparare fin nei mi
.
3) preparare fin nei minimi dettagli la lezione,
con parole semplici.
Alcune considerazioni/indicazioni/proposte
sulla base dell’esperienza personale. Ho
guardato tante volte dalla vetta di una
montagna o dal piccolo spazio in cima ad
una parete dolomitica il percorso fatto. Oggi
guarderò dalla mia attuale età il percorso
fatto finora nella vita. Indubbiamente ciò
significa anche mettersi allo scoperto. Ne
sono consapevole”
Donato Valentini, un montanaro straordinario…
Rif. 8.18
Tutti sbagliamo.
Ma quando si sbaglia (in geografia e in altro) si chiede scusa e stop. Non la si tira in lungo.
Un antico proverbio dice che il saggio guarda la luna , lo sciocco il dito.
Rif. 16.52
Basta intendersi su chi, nel caso, è lo sciocco (uni-gender). E basta, da me!
L’uomo comune ragiona. Il saggio tace. Lo sciocco discute.
passo e chiudo.
Sarà meglio.
Se no, al poeromo emerito, capiterà di qui a poco, di vedersi assegnato come luogo di nascita il Karakorum, tanto una montagna vale l’altra.
🙂 🙂 🙂
cit.
” I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi”.
Lo disse Goethe…
Occorrerebbe riflettere sul “muti e silenziosi”.
Per parte mia, me ne taccio.
Eugenio Bonzi
Non mi pare, purtroppo.
Ma me lo auguro intensissimamente.
🙂