Convinto che “la fede e le donne salveranno l’islam” – vedi post del 22 maggio 2006 – mando un “evviva” a Lobna Ahmed Al Hoseini che rivendica l’uso dei pantaloni per le donne musulmane: http://www.corriere.it/esteri/09_settembre_07/sudan_solo_multa_a_giornalista_pantaloni_c58b7d68-9ba2-11de-88f0-00144f02aabc.shtml – In un articolo per il “Corriere della Sera” la paragono a Giovanna d’Arco: vedi il primo commento a questo post.
Un evviva per Lobna Ahmed Al Hoseini e per i suoi jeans
9 Comments
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[Segue dal post] Ecco il mio articolo apparso oggi a p. 17 del “Corriere della Sera” con il titolo GIOVANNA D’ARCO E I VESTITI DA UOMO.
Quella di indossare i pantaloni fu una delle “colpe” per cui Giovanna d’Arco finì sul rogo nel 1431, a 19 anni: come si vede il vestire da uomo fu a lungo pericoloso anche in Europa. In abiti maschili Giovanna si presenta a Carlo VII a Chinon, con essi combatte e bivacca sulle rive della Loira, li riprende infine una volta imprigionata.
Sperimentò presto che in prigione le sue brache “ben serrate e legate” le erano più necessarie che tra i soldati: perché questi la riverivano come un’inviata da Dio, mentre i carcerieri inglesi si “burlavano di lei” e le gridavano “puttana” come già i loro connazionali dai baluardi di Orleans.
Già nella fase istruttoria del processo sono in molti a tentare di convincerla a lasciare l’abito maschile. La minacciano che non avrà l’Eucarestia neanche a Pasqua se continua a portarlo. Alla domanda formale su chi gli abbia “comandato” di indossarlo risponde risoluta: “Non ho preso quest’abito se non per comandamento di Dio e dei suoi angeli”.
A un punto cruciale del processo le fanno mettere una croce sotto a un “atto di accettazione” con cui si impegna a “non portare per il futuro né armi, nè abiti da uomo, nè i capelli rasi”. Ma trovandosi di nuovo esposta alle bravate dei carcerieri, lei rimette le brache e così risponde all’inquisitore che gliene chiede ragione, accusandola di “recidiva”: “Le ho prese perché era più conveniente giacchè sono con degli uomini”.
Ma come oggi in Sudan, anche allora tra Francia e Gran Bretagna c’era chi considerava legittimo che una donna vestisse da uomo. La disputa sulle brache della Pulsella si accende molto prima della prigionia e del processo. E’ nel momento della sua maggiore gloria, nel maggio del 1429, che uno dei più grandi teologi dell’epoca, Jean le Charlier de Gerson – detto Gerson dalla sua città natale – compone un’apologia di Giovanna nella quale sostiene che ella fa bene a tagliarsi i capelli come un uomo perché “come un uomo porta l’elmo” e giustamente veste da uomo “perché si espone come combattente”.
Nella Divina Commedia c’è una terzina per ogni cosa:
“quai barbare fuor mai, quasi saracine,
cui bisognasse, per farle ir coperte.
o spiritali, o altre discipline?!”
Scherzi a parte, la ragazza sudanese ha un gran coraggio, perché quelli là non sono mica cattolici bonaccioni, sono dei cattivissimi musulmani.
Anch’io mando un ‘evviva’ a Lobna per il suo grande coraggio.
Che cosa sono i Diritti universali dell’uomo? e perchè?
Da Jeanne d’Arc
a Lobna.
Non è sufficiente?
E’ proprio una bella notizia!
E’ talmente radicata, estesa e profonda l’umiliazione e la sofferenza della donna nell’islamismo (e non solo lì!), che anche una piccola vittoria come questa merita un brindisi virtuale!
Mi associo al brindisi!
Non solo lì, hai ragione Orsobruno, non solo nel (cosiddetto) “mondo islamico” la donna soffre ed è umiliata: diversamente, magari non fisicamente, ma più sottilmente, anche nella nostra (cosidetta) avanzata “civiltà occidentale” la figura femminile (basta ripensare alle lucide parole della “Mulieris dignitatem” di Papa Giovanni Paolo II) è, non infrequentemente, svilita ad oggetto di godimento e ne è annichilito il “genio femminile”.
Per questo, è ancor più giusto salutare – proprio nel giorno della ricorrenza della Natività di Maria, poi ! – questa buona notizia.
A domani, amici del “pianerottolo” !
Roberto 55
Mi ricordo ( anche se non mi ricordo quando) che Giovanna d’Arco si era già affacciata sul pianerottolo: sì, questa “ragazzina decisamente sospetta, con occhi chiari e audaci, vestita da uomo e con la pretesa di insegnare ai reverendi padri chi è Dio” (G. Bernanos, I predestinati, Gribaudi 1995, p.26). Ai “cattolici bonaccioni” che l’hanno mandata al rogo, Bernanos si rivolge con queste parole: “Pancioni che non siete altro!” (p.29)
Fiorenza Giovanna si era affacciata nei commenti a un post del 27 maggio intitolato ad Abisag la Sunammita. Ne favoleggiammo Leonardo, tu ed io. Ma tu per prima.