Nicole Minetti mi è diventata cara a forza di vederla sui giornali e nei telegiornali. Ha l’età di una mia figlia. Della sua immagine mi piace tutto tranne il labbro imbronciato. Mi dispiace di vederla trattata come una prostituta, trattamento che non merita. Le consiglio di lasciare l’incarico alla Regione Lombardia – che non ha meritato – e di tornare alla vita che faceva in precedenza. Se lo fa prima di esservi costretta, ne avrà vantaggio.
Un consiglio a Nicole Minetti da un incompetente
91 Comments
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Concordo!
Non concordo. L’autoaccusa non è contemplata.
L’imputato non può testimoniare contro se stesso.
Andarsene sarebbe un ammissione di colpa. Di una colpa che non ha lei fino a quando non sarà dimostrata perché l’imputata ha i suoi diritti. E l’imputato è innocente fino a che quando non sarà dimostrata la colpevolezza !
L’eventuale responsabilità riposa in capo a colui o coloro che l’hanno nominata in quel posto, un posto che lei non ha ottenuto da sé spodestando qualcun altro. Sarebbe quindi compito di costoro rimuoverla. E la sentenza non è ancora stata emessa.
Questo l’aspetto legale.
L’aspetto morale
“Gesù gli disse: “Se vuoi essere perfetto, va, vendi i tuoi averi e dalli ai poveri e avrai un tesoro in cielo, e vieni, sii mio seguace”.” ( Matteo 19.21-29) “chiunque avrà lasciato case o fratelli o sorelle o padre o madre o figli o campi per amore del mio nome riceverà molte volte tanto ed erediterà la vita eterna”
Non vedo molti in giro disponibili a fare questa scelta.
Ho dimenticato – ‘l’accusa non è usurpazione di posto “
«Della sua immagine mi piace tutto tranne il labbro imbronciato».
Non l’ho guardata bene, ma bella non la direi. (Il vitellone romagnolo direbbe comunque: “due botte gliele darei”, ma questa è un’altra faccenda).
Il resto del messaggio è lodevole, come sempre.
Piuttosto, la questione che mi intriga oggi è: è peggio il Giornale con quel suo miserevole servizio sulle scopate giovanili della Boccassini a palazzo di giustizia o sono peggio i magistrati che scatenano la guerra (perquisizioni in redazione e in casa dei giornalisti, sequestri di uffici, incriminazioni e via dicendo) solo perché un giornale ha pubblicato documenti sgraditi a lor signori? Qualsiasi persona onesta non può avere dubbi sulla risposta: il giornale fa schifo, ma basta non comprarlo; i magistrati fanno paura, e contro di loro non c’è niente da fare.
Chi li tocca muore, chi li lecca vive.
Il labbro è di plastica.
@ Leonardo
“…i magistrati …. Chi li tocca muore, chi li lecca vive.”
Irritanti questo esprimersi per categorie … questo mettere tutti nella stesso minestrone.
I giornalisti oppure quello o quei giornalisti?
I magistrati oppure quello o quei magistrati?
Il gioco delle parti che domina la scena politica ed i media, e che offende l’intelligenza e verità, finisce per contagiare anche la pubblica opinione e così nei blog, come accade sovente negli autobus o nei bar si sparano sentenze temerarie, così solo per il gusto di farlo o per l’esasperato bisogno di vincere la solitudine.
Prnso che chi riceve consigli paterni come questo che dai sia un persona fortunata, caro Luigi.
A elsa.F (l’amica di Marco, se non erro: due cuori e una testa!): com’è che diceva quel simpatico imbonitore (Guido Angeli mi pare si chiamasse)?
“Provare pr credere”.
E’ proprio vero che non l’ha meritato il posto.. se non per meriti di letto. ma la cosa peggiore è che colleghi che l’hanno conosciuta mi hanno detto che fa la superb e la saputella.. lei che non è neppure laureata in medicina ma solo “igienista dentale” ha umiliato pubblicmente dei medici.. questo non solo non è bello, ma è assurdo.. Se penso a tante ragazze che conosco, laureate in medicina, brave, studiose, in gamba, che fanno la fame o il precariato mi viene da piangere.. se per fare carriera bisogna solo rifarsi la bocca dal chirugo plastico.e usare tal bocca per fare.. non dico cosa…. allora siamo veramente messi molto molto male. Caro Luigi non difendere questa persona, veramente non ne vale la pena. pensiamo invece ai nostri giovani, ragazze e ragazzi onesti e studiosi. Diamo a loro un incentivo e un merito , non a chi fa carriera solo col sesso.
MC
Grazie Luigi delle tue parole.
Aiutarci a vedere con il cuore di Dio.
http://www.youtube.com/watch?v=_BcCEJ25Ywc&feature=related
… 10 100 1000 don Amilcare…
Le manine laboriose
quante cose sanno fare…
Manine?
Manone… che manritti !
e il manrovescio finale….
Il labbro è l’unica pecca estetica, sul resto…via…:-)
E ora un O.T.
Per la rubrica “Cerco fatti di writers”, di Gigi Accattoli, segnalo il bellissimo:
“MURO PULITO / POPOLO MUTO”, visto poco fa su un muro della stupenda Piazza dei Cavalieri di Pisa.
A dire il vero, parlando di Ruby, ancora non ho capito qual è il reato.
Se fare una festa o più feste a casa mia è reato mi sembra una stravaganza. Se poi le ragazze venivano invitate da un’altra ragazza, non mi pare che ci sia il reato, se poi le ragazze si spogliavano, forse avevano caldo, ma non mi pare che ci sia una norma del codice che lo vieta. Se poi una è minorenne e dice di essere maggiorenne non c’è il reato, ma anche se lo sai che è minorenne, ma non c’è una prova che supporti l’affaire con la minorenne, non si può dimostrare il reato, ma rimango basito tutto questo casino per niente ?
Per niente ? No almeno abbiamo scoperto che la PM “la rossa” faceva sesso vero questa volta in ufficio anche se non è reato ma l’ufficio non è suo quindi è occupazione abusiva per fini personali. E’ colpevole ! ma perché se lei è colpevole hanno perquisito “il Giornale “ hanno la coda di paglia ? Allora è vero che sono il vero potere possono tutto senza rispettare nessuno e se sbagliano manco pagano e nessuno dice niente ?
Perché non se ne andava a casa sua di lei o sua di lui ?
Ma se un ministro decide di venire a patti con i mafiosi, non lo vede nessuno l’alto tradimento ? MA nessuno ne parla, perché le cosce di Ruby attirano di più dei santini dei mafiosi.
Sono contento che sono riuscito a collegarmi per poter contribuire con i miei commenti ad arricchire il blog di Luigi, ormai luogo di incontro e di belle idee. Sono d’accordo con Luigi e penso che comunque ormai in tutta questa storia emerge la mancanza di dignità, sia da parte di chi accusato e da parte di chi mediaticamente butta fango senza cercare la verità. La cosa più brutta per il paese in questo momento è che nessuno ha a cuore i problemi reali dell’Italia. Sì abbiamo un probleama di natura etica, ma tutti gli altri…..crisi economica, lavoro che manca, disoccupazione giovanile, mancate politiche sociali, la famiglia in crisi, le nuove generazioni senza punto di riferimento….il problema è Berlusconi si, berlusconi no.???……beh vi abbraccio tutti grazie del confronto e sopratutto grazie a Luigi del lavoro costante e interessante che ci dona con il suo Blog. Un abbraccio. Gino Gandolfo
@Leonardo
Come ho condiviso alcune tu eidee altrettanto penso che sei fuori strada nel giudicare per categorie, i magistrati come tutte le professioni si dividono in chi fa il proprio dovere e molti sono morti per farlo, quindi un po’ piu’ di rispetto ti chiederei, e poi ci sarà anche qualcuno che non lo fa.
Generalizzare come fai TU è inaccettabile.
Il Giornale ogni tanto lo leggo d’estate perchè un mio amico al corso di Icone lo compra e con tutti i miei sforzi penso che andrebbe bene quasi solo per quell’uso che ne facevamo tanti anni orsono al posto della carta igienica.
@Giab, ormai ho rinunciato a capirla, lei ha una morale tutta sua e mi sembra sempre piu’ un fondamentalista cattolico, come quelli americani o i testimoni di Geova, sveglia amico CHE C’E’ STATO IL CONCILIO VATICANO II
Giusto per completare, come penso che sia fazioso il Giornale o Libero, penso la stessa cosa per Repubblica o il Manifesto….se no magari Leonardo o Giab mi danno pure del Comunista…
@ Giaob, tanto per provarci ancora una volta,
Se uno va a una festa, va a letto con delle persone e riceve buste con i soldi o bonifici sul suo conto, o regali o appartamenti, C’E’ UN REATO CHE SI CHIAMA PROSTITUZIONE e istigazione alla prostituzione (Minetti), E IN OGNI CASO ANCHE SE NON CI FOSSE REATO LE PERSONE ELETTE HANNO IL DOVERE DI AVERE UN COMPORTAMENTO CORRETTO, RIESCI A CAPIRLO ALMENO QUESTO, EPPURE TU CHE SEI ESPERTO DELL’ANTICO TESTAMENTO DOVRESTI ESSER ESPERTO DI QUESTE COSE PèERCHE’ TRA INCESTI, CONCUBINE, PROSTITUTE, STUPRI SE UNO LEGGE LA BIBBIA CI SONO UNA VARIETA’ DI CASI IMPRESSIONANTE.
E se non andava bene 2000 anni fa non va bene neanche adesso..
Paragonare fatti personali della giudice Bocassini allo scandalo Ruby è delirante…
@Leone
Gioab è in effetti testimone di Geova.
La cosa interessante è che quando lui cita Apocalisse chiamandola “Rivelazione” o quando cita i brani biblici secondo la traduzione edita dalla Watchtower Society molti di noi non se ne avvedono.
Io posso dire che, secondo me, qui egli costituisce una bella spina nel fianco, per renderci consapevoli di quanta strada ci attende prima che possiamo dire di conoscere ciò in cui crediamo.
E’ vero, essere innamorati di Cristo è l’unico requisito per essere cristiani, ma per “Rendere ragione della speranza che è in noi” (1Pt 3,15), compito indispensabile nella nostra cultura, occorre anche la fatica di formarsi.
Gioab ci serva da stimolo, lui per parte sua lo fa.
@ Nico, a dire il vero non mi ero accorto che Gioab fosse testimone di Geova, ma che qualcosa non quadrasse mi era certo, non pensavo che un testimone di goeva venisse su un Blog cattolico ma da questo punto di vista mi va molto bene, almeno quando critichiamo la Chiesa, (e anch’io qualche volta la critico e penso che sia anche giusto e sano ogni tanto stimolarla), vediamo anche come si puo’ andare a finire se si esce da essa…..
Ciao Leone,
per quanto Gioab non mi riempie affatto di entusiasmo,
la tua ultima affermazione mi pare offensiva.
Ci sono tante persone che lasciano la denominazione cattolica per entrare in altre denominazioni per i più svariati motivi.
Allo stesso tempo nella stessa Chiesa cattolica abbiamo a buon diritto i nostri fondamentalisti o tradizionalisti.
Tutto è normale vita vissuta che non possono sottendere giudizi negativi,
solo Dio conosce la coscienza delle persone nella propria libertà di fede,
e io non dovrei sostituirmi a Dio……
Matteo in un certo qual modo quel che dici è vero.
Dio per i suoi figli ama la libertà.
Però ama anche la “testimonianza”.
E per me ad esempio è “testimonianza” ricordare le parole del Maestro riguardo il “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.”
E penso di non essere fondamentalista se ricordo questo.
Anzi, se non lo farei cadrei nell’indifferendentismo e nel relativismo.
Relativismo che ora ha un fiero avversario.
Non dico che la persona “testimone di Geova” = male.
Dico che il “testimone di Geova” ha una cattiva e non corretta interpretazione, e questo è un grosso problema.
Segnalo un reportage sull’Italia di Berlusconi visto ieri sera su ARTE: http://www.arte.fr
La trasmissione sarà replicata nei giorni indicati in ciascuno dei tre frame trasmessi ieri.
MINISITO SU BERLUSCONI
http://www.arte.tv/fr/Comprendre-le-monde/L-Italie-de-Berlusconi/3657752.html
L’ITALIE DE BERLUSCONI
http://www.arte.tv/fr/semaine/244,broadcastingNum=1197592,day=4,week=5,year=2011.html
LE DOSSIER BERLUSCONI
http://videos.arte.tv/fr/videos/le_dossier_berlusconi-3671264.html
IL EST DE NOTRES
http://www.arte.tv/fr/semaine/244,broadcastingNum=1224702,day=4,week=5,year=2011.html
Filmati e reportage sui fatti nudi e crudi della sola parte politica.
Nessun riferimento ai vizi privati e alla scandalistica da riviste patinate.
Una servizio alla memoria e alla verità.
@ Matteo mi stupisce un po’ se ti sembra offensivo quello che ho scritto, perchè tante volte ho trovato offensivo quello che scrivevi tu, quando mandavi sciabolate a destra e a manca, ribadisco che una visione fondamentalista della bibbia porta a questi risultati, se a te sta bene liberissimo, liberissimo anch’io però di dire che a me non piace, io ho giudicato quello che scrive Gioab che in molti casi è per me è incomprensibile, poi il giudizio sulla persona lasciamolo a Dio, questo lo scritto anch’io molte e lo condivido volte ma se uno scrive una boiata una boiata è!
Sull’argomento “Testimonio di Geova”.
Leone
“un Blog cattolico ”
—-
Se non lo percepissi un blog LAICO come mi pare sia nelle intezioni del nostro ospite , a meno di sue smentite a riguardo, smetteri di frequentarlo.
—–
@Altri
Non obbligatorio leggere i post.
Ad esempio io non leggo i pistolotti di Gioab e di altri pseudo biblisti e pseudo teologi che non esprimono opinioni proprie.
Non frequento questo od altri blog per ricevere lezioni od omelie, nè tantomeno per prendere ripetizioni tipo CEPU per la preparazione ad esami
per lauree di cattolicesimo.
@Ubi
“Non dico che la persona “testimone di Geova” = male.
Dico che il “testimone di Geova” ha una cattiva e non corretta interpretazione, e questo è un grosso problema.”
—-
Sulle corrette interpretazioni vedo che siamo ai tempi del fariseismo.
Un’unica e sola verità, un unico e solo interprete della Parola e detentore della verità.
A me pare che ancora una volta si tradisca il Vangelo di domenica scorsa sulle Beatitudini e che in queste “certezze” manchi la considerazione sulla componente profetica con cui saremo giudicati e cioè la “OPERE”.
—-
Lunga vita a tutti i testimoni di Geova o di Genova , agli atei e a tutti gli altri figli di Dio che mettono talvolta a dura prova il mio cammino di fede.
@ nico
Ringrazio nico per la correttezza. Non ho mai nascosto di usare la traduzione dei TdG chiamata Nuovo Mondo con riferimenti (New World with references) ma lo faccio perché avendo dei riferimenti, è molto più facile trovare le corrispondenze fra le varie scritture, oltre che essere scritta in un italiano più moderno ed è quella che ha ripristinato il Nome (Tetragramma) in tutti quei luoghi dove era stato omesso e tradotto Signore.
Questo modo di tradurre ha spesso indotto in errore e confusione non essendo chiaro chi stesse parlano o a chi si riferisse per es. in Salmi 110.1
(Salmi 110.1 NR) : – “Il SIGNORE ha detto al mio Signore: «Siedi alla mia destra finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi».” Non si capisce chi è il primo e chi il secondo Signore.
(Salmi 109.1 CEI) : – “Oracolo del Signore al mio Signore:«Siedi alla mia destra,finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».
(Salmo 110:1 NM) : – “ Espressione di Geova al mio Signore: “Siedi alla mia destra Finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”. In questo caso il Signore è Gesù.
E concordo anche con le parole di matteo, “solo Dio conosce la coscienza delle persone nella propria libertà di fede, e io non dovrei sostituirmi a Dio……” come dice (1Pietro 2.16) : – “ Poiché questa è la volontà di Dio, che facendo il bene mettiate a tacere il parlar da ignoranti degli uomini irragionevoli. Siate come persone libere, eppure mantenendo la vostra libertà non come un manto per la malizia, ma come schiavi di Dio. Onorate [uomini] di ogni sorta, abbiate amore per l’intera associazione dei fratelli, abbiate timore di Dio, mostrate onore al re.”
p.s.- comunque, per il solo fatto che uso quella traduzione non fa di me un TdG. Essere un TdG ha un significato molto più ampio e profondo che non può essere confuso come spesso molti fanno.
Esempio: Abraamo ebbe due figli Isacco e Ismaele ma fu scelto Isacco, il popolo di Israele composto di 12 tribù dovette appartarne una per Dio (Levi). In seguito e il popolo si divise in due regni Giuda (2 tribù) e Israele (10 tribù) ma Dio scelse Giuda da cui venne Gesù che ebbe molti apostoli ma solo 12 discepoli e lui divenne pastore di un piccolo gregge avendo molte pecore.
Paolo dice che questo si chiama “dramma simbolico” (Galati 4.24) ed ha un significato che serve per spiegare un progetto molto più grande.
@Nino condivido il blog è laico, è vero.
Io tollero tutti , buddisti, Testimoni di Geova, Musulmani, seguaci Zen, organizzo anche incontri sul
dialogo interreligioso, non è questo il punto, ci sono fondamentalisti cristiani che giustificavano la Guerra in Iraq, il puntoi è che se uno dice cose insostenibili, puo’ anche essere un santo ma io non gliela mandpo a dire.
Poi possiamo discutere cosa è insostenibile, ma sui post di Gioab vedi un po te come giustificarli…
Leone,
Per me la tolleranza è un sentimento negativo. Quindi non la pratico.
Amo il confronto anche duro e le differenze mi spronano a rivedere il mio percorso di cittadino e di credente.
Non giudico Gioab ed altri.
Mi rendo conto del limite e della fragilità umana che mi porto addosso e non pretendo di giudicare 5 miliardi di individui.
Opero scelte e quando non mi ritrovo con qualcosa o qulacuno, semplicemente lo evito e passo oltre.
Mi pare che anche nel Vangelo vi sia scritto qualcosa a riguardo.
Bello e saggio consiglio il tuo Luigi … in perfetto stile evangelico, carico di misericordia e soccorso.
Ecco forse il segreto e proprio guardare tutti come se fossero nostri figli, nostri padri, madri, sorelle, fratelli ecc. …
@ Nino
E Chi giudica Gioab, io giudico quello che scrive…
Sulla tolleranza nella fretta ho usato questo termine, ma potrei usare convivo e in molte occasioni apprezzo…
“Sulle corrette interpretazioni vedo che siamo ai tempi del fariseismo.
Un’unica e sola verità, un unico e solo interprete della Parola e detentore della verità.”
Nino, allora per ipotesi, mettendo in dubbio il fatto che i Padri della Chiesa e la Chiesa stessa hanno la corretta esegesi della Parola di Dio,
potremmo affermare che chiunque altro potrebbe averla quella corretta.
Cio mi sconvolge, non vorrei che magari quella corretta fosse quella del “cristiano rinato” a cui Dio gli ha detto di fare la guerra….
_ –
o ce la abbiano quelle sette (si proprio “sette” nel modo più efficace del ternine”) pseudo-cristiane texan-californiane…
o quelle nei cui ambienti si è pensato (e si pensa ancora…) che forse volendo si potrebbe affrettare l’Armageddon…
e trovano la loro folle interpretazione in una lettura distorta e fondamentalista della Bibbia “ad usum Delphini”.
—-
Per le “Beatitudini” non confondiamoci. Quello è un altro piano.
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Sul fatto che il blog sia laico, lo apprezzo proprio perchè credo sia meglio così. E’ un luogo dove tutti possono confrontarsi. Il confronto è anche evangelizzazione.
Cmq ti diro, come a te danno fastidio i pistolotti di una certa impronta, a me fanno sorridere certi pistolotti pseudo-laicisti (senza mezzi termini, spesso sono tuoi) dove si mischia il laicismo ad un vago sentimento religioso simil fai-da-te.
Per concludere io dico che uno deve fare una scelta, una cosa o è, o non è.
Quoto Uby,
Grazie per quanto esposto…
dal Salmo 141 (140) – Bibbia CEI
“Poni, Signore, una guardia alla mia bocca,
sorveglia la porta delle mie labbra”
E’ la mia preghiera del mattino
@ Nino la prendo in umiltà anche per me e la giro anche a Gioab…
Leonardo: sei anziano, riposati che poi ti vien l’ipertensione.
LASCIA STARE ELSA!!!
Elsa.f è l’Altra. Elsa.f è Donna.
Tra l’altro mi ha esplicitamente criticato e io amo leggere quello che scrive perché Elsa.f è Libertà.
W Elsa.f e tutte le donne del pianerottolo!!!
Grazie:-)
Grazie
🙂
Intanto: chissa’ se a lei gliene importa o meno essere chiamata/considerata prostituta? Magari non gliene frega proprio niente. Anzi, se ne vantara’? E’ uno stile di vita che sta facendo successo se ti capita di passare per Arcore.
Dico: una che si presta a certi giri, a “culi flaccidi”, a certe giocate, a certi manneggi (e NON perche’ la famiglia muore di fame; o xe’ i fratelli non possono andare a scuola; o xe’ la madre e’ gravemente malata; o perche’ non hanno la casa…: queste si che meritano tutto il tuo tenero e misericordioso sguardo, mio caro Luigi); che si presta a “certe compagnie” come diceva mio padre (che mai avrebbe immaginato compagnie cosi’ tanto squallide) e… per pieta’ cristiana non aggiungiamo altri dettagli. Una che si presta a tutto questo…secondo me non ha nessun problema a essere chiamata cio’ che e’: prostituta. Voglio dire: ha trovato l’ambiente adatto nel PdL dei suoi amici ciarlatani, zoccole, puttanieri, lenoni, inetti e venduti. Gesu’ avrebbe delle buone e decise parole anche per lei, se le volesse ascoltare. (Gioab, please, don’t…don’t flood us!)
P.S. Se si riuscisse a stare un po’ di piu’ sul post…e beccarsi di meno, penso che tutti si sarebbe piu’ felici…
Un regalo ai lettori del BLOG
Un brav’uomo è difficiel da trovare di Flannery O Connor
Personalmente l’ho trovato abbastanza difficile da digerire, e mi ha fatto ancora di piu’ incuriosire la figura di questa scrittrice, uno che scrive un racconto del genere o è un pazzo o ha qualcosa di veramente profondo da spiegare…
Altri commenti:
“Flannery O’Connor sa raccontare l’uomo, il suo male, nel rifiutare una benché minima speranza di redenzione”,
Ma il rifiuto della speranza non genera il desiderio di redenzione?
Come dire, si afferma cio’ che si nega al tempo stesso.
Nella rivolta, nell’oscuro rifiuto c’e’ sovente il germe di una resurrezione futura, sempre possibile, ancorche’ differita.
Un racconto da toni forti questo di Flannery O’ Connor ,e..? Crudo, spietato ed emozionante devo dire , inaspettato l’epilogo. Bravissima.
Personalmente penso che qualsiasi uomo possa redimersi, se ne ha la volontà, in ogni persona, per me, anche la più malvagia è radicata una parte buona, solo che non viene fuori, per svariate ragioni.
Uhttp://flanneryblog.wordpress.com/2009/12/31/un-bravuomo-e-difficile-da-trovare/
@Elsa.F. …
“per il gusto di farlo o per l’esasperato bisogno di vincere la solitudine”
.. o per mettere in pace la propria coscienza e dire “io non sono come quello lì”
Ma non perdiamo il nostro “punto di vista” perchè si sta facendo di tutto per monopolizzare la vista di tutti.
“Nino, allora per ipotesi, mettendo in dubbio il fatto che i Padri della Chiesa e la Chiesa stessa hanno la corretta esegesi della Parola di Dio, potremmo affermare che chiunque altro potrebbe averla quella corretta.”
Io non so chi abbia quella corretta.
Sta di fatto che trattasi del mistero della grazia e della fede.
E che non poche revisioni anche significative, sono state apportate alla Bibbia.
Nel più recente blocco del 2008 mi pare che ne siano state apportate qualcosa come 120 mila.
Da queste è probabile che ripartiranno i novelli esegeti per ridefinire il senso ad alcuni assiomi prima inconfutabili o quantomeno a nuove visioni interpretative.
“Il sole gira intorno alla terra” insegna.
Circa il laicismo e il “dove si mischia il laicismo ad un vago sentimento religioso simil fai-da-te”.
Per me rimane ed ha senso nella prassi che è Parola incarnata nella vita e che tu poni su di un altro piano : le “Beatitudini”
Il precedente rispondeva ad Ubi,
piccola aggiunta:
sul “Per concludere io dico che uno deve fare una scelta, una cosa o è, o non è.”
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Io dico che per essere o non essere c’è una sola misura e sono le OPERE, con quelle della Compagnia. Il resto sono chiacchere da intelletual-clericali.
errata: con quelle della Compagnia
corrige: non quelle della Compagnia
@ Nino
Bella considerazione quella di Nino, : “ Io opero scelte” e quando non mi quadrano passo oltre. !
Bravo Nino ben detto e poiché corrisponde a quello che è scritto e fai bene.
“Veramente io prendo oggi a testimoni contro di voi i cieli e la terra, che ti ho messo davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; e devi scegliere la vita per continuare a vivere, tu e la tua progenie, ”. ( Dueteronomio 30.20)
Devi scegliere. E non si può fare che usando la mente, la Ragione. !
@ Ubi Humilitas
Come fai a sostenere che la chiesa ha la corretta esegesi della Parola ? Su che base ?
(Marco 13.35-37) : – “ Perciò siate vigilanti… Ma quello che dico a voi lo dico a tutti” Se fosse stato solo per alcuni non avrebbe detto lo dico a tutti. E ciascuno lo può capire con la sua testa.
Inoltre, perché sono menzionati i Bereani nella scrittura di Atti 17.11 come persone di mente nobile ?
“Ora questi ultimi erano di mente più nobile di quelli di Tessalonica, poiché ricevettero la parola con la massima premura di mente, esaminando attentamente le Scritture ogni giorno per vedere se queste cose stavano così.” ( Atti 17.11)
Perché controllavano con le scritture per verificare ciò che veniva detto.
Se la Scrittura è Parola rivelata, tutto ciò che è diverso è una falsità altrimenti perchè mai sarebbe stata rivelata ? ed è stata rivelata a tutti altrimenti non lo avrebbe fatto scrivere.
Per dare modo a chi è interessato di avere una conferma.
@ Mauhay
No I will not, I no intention to flood you, but it’s nice to discuss with you. Every opinion has right of citizenship. Don’t worry. I was just trying to show two different possibilities among which everyone must choose. Nobody can choose having only one option.
To choose you must have several or at least two options. Diamonds have many facets and you can see things differently looking at each face but this is not true for the Truth because principles on which Truth is based are always the same. You just need some practice.
Paul said: “ We have Christ’s mind ” (1Corinti 2.16) It means that to evaluate correctly things you should acquire Christ’s mind (point of view). Just need some practice.
By and thank to read me and to complain too if you like.
Gioab caro, la risposta è semplice: sulla base di una tradizione che dura da quasi 2000 anni.
Per un principio poi di non contraddizione, Dio non avrebbe rivelato qualcosa per tenerla nascosta fino al 1870.
Poi, sempre per lo stesso principio di non contraddizione, posto come dice lei l’esegesi è stata rivelata a tutti, mi spiega come sia possibile che facendo leggere la stessa Bibbia senza glosse e commenti a 100 persone diverse, ne vengano fuori se non 100, almeno 99 interpretazioni diverse?
Ora pero una domanda te la faccio io e mi devi rispondere:
se è vero come è vero che “Quanto a quel giorno e a quell’ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre”,
perchè vi producete continuamente in sterili onanismi mentali e matematici rispetto alle date e ai tempi?
Dunque, dunque:
per quel che ne so io, i Testimoni di Geova non sono nemmeno cristiani. Basta pensare al fatto che non credono nella Trinità.
Sono sempre più convinto che Gioab è due persone diverse: franco e spiccio (per non dire brutale, che qui spiace) quando rimette i versetti nella fondina e si slaccia il cinturone biblico e parla, ad esempio di politica, obliquo e sfuggente come una serpe e al tempo stesso ottuso come una seppia nell’altra versione. Ho apprezzato come si conviene, ad esempio, la doppiezza (che in altri ambienti si sarebbe detta “gesuitica”) con cui ha evitato di affermare e di negare che è tdG.
Ci ha fatto sapere che sa l’inglese, ma fin lì ci arriviamo anche noi poveri: se voleva che la sua conversazione con Mabuhay rimanesse riservata doveva usare il tagalog .
Un saluto al dott.Marco che, una volta assassinati (virtualmente) i miei figli, è più contento e si mostra premuroso verso di me: la pressione va bene, grazie.
Nino concordo con te sul fatto che contano le opere (e non quelle della Compagnia).
Però le opere non sono solo quelle corporali ma anche quelle spirituali…
di cui la prima è : Consigliare i dubbiosi
e la seconda: Insegnare agli ignoranti (e qui ignorante è inteso in senso positivo, cioè colui che suo malgrado ignora, non chi la vuole ignorare, a cui va fatta l’opera di misericordia spirituale numero tre…).
Ora che un cristiano come te dica che non sa chi abbia la corretta interpretazione (ce la ha il Magistero vivente della Chiesa), non compie ne la prima e ne la seconda opera….
errata: ne
corrige: nè
@ Nino
Cmq una precisazione che almeno in parte può farti felice:
ad affermare che è il Magistero vivente della Chiesa ad avere l’interpretazione autentica della Parola di Dio è:
la Costituzione Dogmatica “Dei Verbum” promulgata al Concilio Ecumenico Vaticano II.
Questo ti dovevo, senza pretesa di opera spirituale alcuna…
né, Ubi, né!
Anch’io l’ho imparata strada facendo..
Un saluto
Ubi
“Però le opere non sono solo quelle corporali ma anche quelle spirituali…”
——-
Gesù non fa distinzioni tant’è che nel Memoriale ripetiamo le sue parole “Iofferto per voi e per TUTTI….”
Suppongo che chi si dedica alle opere lo faccia per un richiamo primordiale di solidarietà ispirato dall’amore verso il prossimo.
Uno che non c’entrava nè con la fede ne con la religione del tempo era un Samaritano, in pratica un “ignorante” nel senso che tu riferisci.
Secondo te lo muoveva il suo senso di appartenenza alla famiglia umana o il suo amore verso Dio o l’osservanza alle leggi del sinedrio?
Perchè Gesù, quando vuole stupirci lo fa sempre attraverso le persone che vivono fuori dagli schemi, dal contesto e dalle categorie?
bello questo concetto di Nino. Mi ci riconosco: anch’io, quando faccio quel minimo di solidarietà, non guardo agli schemi, ma a quanto sento dentro di me.
Marco! Troppa grazia…
Quando penso all’igienista dentale (e alla sostanziosa squadra di politicanti in gonnella scollate e scosciate di cui fa parte), il mio pensiero va ai 400.000 € all’anno di solo stipendio e penso ai milioni di idioti italiani (di cui anch’io faccio ahimé parte) che permettono che questo avvenga e magari le difendono pure.
E un pensiero va anche, perché no, agli amici egiziani, che ad un certo punto si sono rotti ed hanno saputi dire STOP!
Perfetto Nino! Con quello che tu affermi nel tuo post 17:04 , perfetto.
Però devi avere anche il coraggio di te stesso e fare come già ti dicevo, una cosa o è, o non è…
Se “è” Gesù allora è anche la Chiesa e tutto ciò che ne consegue, nel bene e nel male.
Ma se “non è” la Chiesa allora non è manco Gesù, e tutto il resto lo possiamo ascrivere al sentimento umano. Però cadiamo nella contraddizione di avere un uomo che si fa Dio e non un Dio che si è fatto uomo. E la differenza non è di poco conto…
@ Leonardo
Perspicace il sig. Leonardo, molto perspicace. Bravo ! Ma non sono due persone solo una che sa essere l’uomo spirituale. Un uomo e spirituale. Anche Gesù beveva il vino e insegnava aneddoti. Anzi ha pure menato.
Vero che i TdG non credono alla Trinità, infatti nelle Scritture non c’è.
Ognuno può credere a ciò che vuole, è nella sua libertà a me non infastidisce, ma non può dimostrare con le scritture che Gesù sia uguale a Dio.
Se perdo offro una pizza e una birra. E anche il caffè crepi l’avarizia !
Ma senza grappino è super alcolico.
Gioab, alla faccia dell’umiltà!
Salute, salute a te che sei affaticato!
Comunque, tornando al tema, mi confermo nella mia idea che avremmo bisogno di tanti “don Amilcare” come quelli del filmato che ho proposto ieri.
Preti che cerchino la pecorella smarrita e che gli dicano che è smarrita.
E che chiamino gli errori col proprio nome, per quello che sono.
Lo “Ammonire i peccatori” è una opera di misericordia spirituale che forse difetta anche nel clero…
Si figuri, Gioab, se io perdo tempo a far scommesse con lei! A dire il vero,di regola ai tdG non rivolgo neanche la parola, e se con lei faccio un’eccezione è solo perché il suo Doppelgänger senza bibbie farlocche mi è simpatico.
«Quando penso all’igienista dentale (e alla sostanziosa squadra di politicanti in gonnella scollate e scosciate di cui fa parte), il mio pensiero va ai 400.000 € all’anno di solo stipendio».
Ma questa sembrerebbe … sì, ne ha tutta l’aria … come si chiama… ah sì, invidia!
ciao Leone,
veramente ti ho mandato sciabolate?
Veramente ho madato sciabolate contro le persone?
e non ho chiesto nemmeno scusa.
Mi ricordo che con Clodine ho avuto accesa dialettica,
una volta,
io mi resi conto della mia esagerazione,
ed ella ebbe pietà di me.
Poi se qualcuno mi acciacca i piedi personalmente,
io chiedo smetta poi ….mi incavolo.
e si è visto….
Ciao Matteo, io era un po’ che non venivo sul Blog e al momento non ti riconoscevo, sei molto piu’caritatevole nei tuoi commenti verso gli altri, per usare un termine buddista piu’ compassionevole, e non posso che volerti bene per questo….
A beneficio delle anime belle che qui si risentono se faccio presente che in Italia, oltre al problema di Berlusconi, c’è anche il problema della magistratura (e che mentre il primo si risolverà, in qualche modo, in tempi non biblici, l’altro sembra destinato a rimanere per saecula saeculorum), traggo dal sito del Corriere, che ho appena consultato, questa dichiarazione della giornalista del Giornale che è stata perquisita a casa dalla polizia su ordine della procura di Roma (quella procura per la quale se Fini vende a suo cognato una casa del partito per un terzo del suo valore non c’è nulla da indagare; se invece il ministro degli esteri chiede un’informazione ad un governo straniero, va indagato per abuso d’ufficio: ecco, quella procura lì, tanto per non generalizzare).
«I carabinieri – ha spiegato la giornalista – mi hanno detto che dovevano procedere a una perquisizione personale e, di fronte a una donna carabiniere, ho dovuto spogliarmi integralmente. Non si tratta quindi semplicemente di una consegna degli abiti, come sostenuto dalla procura, ma di una procedura molto imbarazzante. Confermo altresì, come scritto nel mio articolo, di non essere stata toccata. Mi chiedo – ha concluso – se sia normale che una giornalista venga costretta a rimanere nuda di fronte a un’esponente delle forze dell’ordine senza nemmeno essere indagata. Lascio il giudizio ai lettori».
Io avrei detto, «mi chiedo se una donna (giornalista o meno)», ma a parte questo trovo che questo sia ancor peggio del bunga bunga.
@nino
“Non frequento questo od altri blog per ricevere lezioni od omelie, nè tantomeno per prendere ripetizioni tipo CEPU per la preparazione ad esami per lauree di cattolicesimo”.
CONDIVIDO, purtroppo, anche perché spesso le discussioni vanno a parare sempre là, mentre la mia curiosità è per il mondo che mi circonda. Il mio difetto (nutrito, quand’ero bambina, da un nonno troppo-simpatico-troppo e troppo-emotivo-troppo quando mi raccontava la prigionia sotto i nazisti) è la fame di storie, storie e ancora storie…
@ Ubihumilitas
Intanto una precisazione, condividere le dottrine non significa avere quella casacca. Mi dichiaro indipendente aperto a tutte le possibilità che riescano a far breccia nella mia mente da un punto di vista di comprensione Ragionevole prima di poterla condividere.
Passo alla spiegazione “In quanto a quel giorno e a quell’ora” Lei ha ragione nessuno sa, ma……..
Le scritture offrono anche un’altra chiave che spiega così:
Alcuni avrebbero capito solo nel tempo della fine perché le parole erano sigillate ( Daniele 12.9) – ““Va, Daniele, perché le parole sono rese segrete e sigillate sino al tempo della fine.”
Tutta la profezia di Daniele indica il momento in cui il Regno di Dio rappresentato dall’albero che era legato avrebbe ripreso a germogliare ( Daniele 4.13-17) – “nell’intento che i viventi conoscano che l’Altissimo domina” quindi lo scopo è far sapere che qualcosa ha avuto inizio – nell’intento che sappiano. Lo scopo è che i viventi sappiano che l’altissimo ricomincia a dominare come un albero che cresce molto lentamente.
A questo scopo anche Gesù rimarcò questo concetto in (Matteo 24.32-43) – “Ora imparate dall’illustrazione del fico questo punto: Appena il suo ramoscello si fa tenero e mette le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte.”
L’estate è un periodo lungo e non si conosce il giorno e l’ora, ma si conosce il periodo. Il secondo esempio a miglior conferma che Gesù fa è relativo ai giorni di Noè. Noè visse più di 100 anni che è un periodo piuttosto lungo e non sappiamo in quale giorno dei suoi giorni (della sua vita) venne il diluvio ma sappiamo che venne durante i suoi giorni che identificano il periodo della sua vita.
Possiamo stabilire quando comincia questo periodo perché la profezia di Daniele parla di “sette tempi” per capire che il Regno avrebbe iniziato a germogliare e si possono calcolare ( ma questo è un altro capitolo) però del giorno e l’ora Gesù ancora ricorda: –
“Sapete interpretare l’aspetto del cielo, ma non potete interpretare i segni dei tempi]].”. ( Matteo 16.2-4) L’invito è quindi di osservare dei segni.
Quali ? quelli di Matteo 24 Marco 13 Luca 21. Per identificare il periodo anche senza sapere il giorno e l’ora. Ma se neanche Gesù sapeva il giorno e l’ora come poteva essere Dio ?
Risponde al principio di non contraddizione ? No perché se fosse stato Dio avrebbe dovuto saperlo !
Ma proseguendo sul giorno e l’ora è coerente con la profezia di Amos : – “Poiché il Sovrano Signore Geova non farà alcuna cosa a meno che non abbia rivelato la sua questione confidenziale ai suoi servitori, i profeti.” ( Amos 3.7)
Per il principio di non contraddizione ci fu anche un esempio precedente.
Quando il popolo di Giuda conquistato da Babilonia fu portato in esilio quale punizione come aveva profetizzato Geremia, Geremia aveva anche detto per quanto tempo sarebbe durata la punizione ma nessuno aveva capito e lo capì Daniele ma solo alla fine di quel periodo di 70 anni che doveva durare.
Geremia 25.11: – “E tutto questo paese deve divenire un luogo devastato, un oggetto di stupore, e queste nazioni dovranno servire il re di Babilonia per settant’anni”’. “‘E deve accadere che quando i settant’anni si saranno compiuti chiederò conto al re di Babilonia e a quella nazione’, è l’espressione di Geova,”
Geremia 29.10: – ““Poiché Geova ha detto questo: ‘Secondo il compimento di settant’anni a Babilonia vi rivolgerò la mia attenzione, e certamente realizzerò verso di voi la mia buona parola riconducendovi in questo luogo’.”
Daniele 9.2: – “Nel primo anno di Dario figlio di Assuero del seme dei medi, che era stato fatto re sul regno dei caldei, nel primo anno del suo regno io stesso, Daniele, compresi dai libri il numero degli anni riguardo ai quali la parola di Geova era stata rivolta a Geremia il profeta, per compiere le devastazioni di Gerusalemme, [cioè] settant’anni. “
Dario figlio di Assuero conquistò Babilonia e liberò i giudei facendoli tornare a Gerusalemme che era devastata e Daniele che era andato in esilio da ragazzo era ormai vecchio quando comprese la profezia. Erano trascorsi i settant’anni profetizzati per poter tornare infatti furono liberati da Dario. Vedi libri di Esdra e Neemia.
E per il principio di non contraddizione fu sempre l’angelo che fece comprendere quando sarebbe venuto il messia con la profezia delle settanta settimane ( Daniele 9.24) motivo per cui Erode potè chiedere ai sacerdoti dove sarebbe nato. (Michea 5.2) e Luca dice : – “mentre il popolo era in aspettazione e tutti ragionavano in cuor loro di Giovanni” ( Luca 3.15) Perché erano in aspettazione ?
Conoscevano il periodo ma non conoscevano il giorno e l’ora.
Risponde ?
..ohibò, come non detto…alla prossima 😉
@ Nino, Mariaelena
“Dovete conoscere quello che credete; dovete conoscere la vostra fede con la stessa precisione con cui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo di un computer; dovete conoscerla come un musicista conosce il suo pezzo; sì, dovete essere ben più profondamente radicati nella fede della generazione dei vostri genitori, per poter resistere con forza e decisione alle sfide e alle tentazioni di questo tempo”
Benedetto XVI nella prefazione al libro Youcat.
Gioab, leggiti “L’ultimo Catone”.
Giusto per divagare…
@mariaelena
http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=303
a me questa storia è piaciuta tanto…
@nico
grazie 🙂
@Ubi
mi perdoni, non credo di aver capito perché ha replicato così al mio post. Mi spieghi, la prego
@ Ubihumilitas
Quello che spiega la vita in Paradeisos dove erano andati a vivere dopo essere stati interrogati dalle polizie dei paesi dove erano passati e dagli incaricati della sicurezza delle varie chiese cristiane ? quello che parla del sostituto della Roccia certo Gottfried Spitteler Capitano delle guardie svizzere ?
Già letto grazie già letto ! e devo dire che mi è anche piaciuto.
Mariaelena, non mi preghi, per carità…
E’ entrata erroneamente nei destinatari in quanto riportava le affermazioni di Nino.
Cmq anche a me piacciono le storie e tanto. Quando poi hanno un volto mi commuovono. E le diro che per il lavoro che faccio me ne sono passate e mi passano innanzi di storie e tante le condivido quotidianamente. E sono tutte solo storie tristi. Ringrazio sempre Dio, che mi ha dotato di spalle larghe, perchè altrimenti non ce la farei, anche se il fattore stress è troppo… e la gastite ormai è cronica. Purtroppo si somatizza.
Però differentemente ho la pessima abitudine di replicare quando si raccontano… favole…
@ Marialelena
“E’ la fame di storie, storie e ancora storie” – se volesse avere la bontà di farmi sapere di quali storie è alla ricerca vedo se posso trovare qualcosa per lei.
Antiche, moderne, esperienze personali, favole, storia antica moderna ecc.
@ Gioab
Sono a pagina 144 (la somma da 9) e per arrivare alla fine mi manca parecchio. Non mi meraviglia il fatto che lo hai letto. Come sono certo che hai come me letto Il codice da Vinci e Angeli e demoni.
Solo che permettimi, sicuramente li abbiamo letti da prospettive diverse.
Io per quello che sono, dei complicati thriller.
E tu invece?
Scusate tanto: ma che c’entra tutto quello che state scrivendo con il post di Luigi?
@Ubi
Ma se “non è” la Chiesa allora non è manco Gesù, e tutto il resto lo possiamo ascrivere al sentimento umano. Però cadiamo nella contraddizione di avere un uomo che si fa Dio e non un Dio che si è fatto uomo. E la differenza non è di poco conto…
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La chiesa è un’espressione astratta che per i credenti cristiani si concretizza nella comunione al mistero del Salvatore- Redentore del mondo.
Quando proclamiamo, ovvero la Chiesa proclama “Cristo Salvatore e Redentore del mondo”, presuppone a torto o a ragione che il mondo sia l’universo e tutto ciò che lo abita, animali compresi.
Dubito che questi ultimi abbiano il concetto di fede e di Dio o della teologia.
Ciò malgrado anch’essi rientrano nel piano salvifico di Dio.
Penso che si possa abbandonare la Chiesa rimanendo fedeli a Dio.
Estremizzando il tuo pensiero alla fine dei tempi qualora rimanesse un solo essere umano cristiano o no, vorrebbe dire che Cristo è venuto invano.?
– Sulla citazione di BXVI
Gli indios dell’America latina, o i centro africani di ieri e di oggi cosa conoscono?
Se arrivi tu per primo, il cristianesimo, se per primo arriva un islamico….etc. Quale sarà la sua fede?
Saranno o no figli di Dio? A prescindere da chi li addestra per primo?
@Principessa
Ciao, cara amica.
1. “Scusate tanto: ma che c’entra tutto quello che state scrivendo con il post di Luigi?”
Anche nulla, ma forse è meglio che parlare di matrone in via di beatificazione.
Infine @ Pincipessa e Ubi :
L’obbedienza non è una virtù
Mabuhay: “Una che si presta a tutto questo…secondo me non ha nessun problema a essere chiamata cio’ che e’: prostituta”. Credo di capire che Nicole Minetti non gradisca quell’epiteto e comunque non lo gradisco io che la guardo come una figlia e non voglio aggravare la sua situazione che mi pare già seria. Nulla si guadagna a fare peggiore il mondo, o il nostro interlocutore, o la persona di cui stiamo parlando.
@ Ubi
Sono solo dei romanzi, ma mi piace la faccenda di Suor Salina che va a vivere in Paradeios. E’ sulla scia di molti romanzi americani che avendo studiato la Bibbia sia a scuola che in famiglia sono a conoscenza del fatto che la vera conoscenza è sempre una caratteristica di un piccolo gruppo di eletti (apostoli ) che la trasmettono ai meritevoli e saranno coloro che potranno continuare a vivere su un pianeta purificato dove si potrà vivere secondo i principi della legge che una volta fu scritta su pietra col dito di Dio verrà scritta su cuori sempre con quel Dito.
Un po’ di anni fa uscì un film “Cacoon l’energia dell’universo” Tre vecchietti che facendo il bagno in un acqua miracolosa scoprono che stanno ritornando giovani per merito di alcuni ovuli extraterrestri che erano nella piscina e vengono ricuperati dagli originali padroni ma uno di questi extraterrestri muore mentre un gruppetto di uomini andrà in cielo con loro.
Sono tutti modi per esporre in modi diversi lo stesso messaggio nascosto in quel vecchio libro che è così famoso ma così poco conosciuto. Eppure ogni storia ha almeno due o tre adempimenti o rappresenta simbolicamente qualche altra cosa.
Tutto qui. ! Si ho letto anche codice Da Vinci,(non male la storia del sangue reale eh ?) angeli e Demòni ( bella caccia al sicario a castel sant’angelo) e anche Il sigillo perduto. (Grosso ma vale la pena)
Un brav’uomo e’ difficile da trovare, di Flannery o Connor
La nonna non voleva andare in Florida. Voleva far visita a certi suoi lontani parenti nel Tennessee orientale e approfittava di tutte le occasioni per far cambiare idea a Bailey. Bailey era il figlio con cui viveva, il suo unico maschio. Era seduto a tavola, sull’orlo della sedia, curvo sulle pagine sportive arancione del Journal.
“Ehi, Bailey, guarda, leggi un po’ qui,” disse la nonna, e si alzò con una mano esile sul fianco, sventolando con l’altra il giornale frusciante sopra la testa calva del figlio. “C’è un tizio che si fa chiamare il Balordo… E’ evaso dal penitenziario federale e si è diretto verso la Florida. Leggi un po’ cosa dicono che ha fatto, a quella gente. Leggi. Io non porterei i miei bambini dove scorrazza un delinquente simile. Non me lo perdonerei mai, se lo facessi”.
Bailey non alzò gli occhi dal giornale, e così la nonna girò sui tacchi e affrontò la mamma dei bambini, una ragazza in pantaloni, dalla faccia larga e innocente come un cavolo, incorniciata da un fazzoletto verde con due cocche in cima, a orecchie di coniglio. Era seduta sul sofà e dava da mangiare al pupo delle albicocche direttamente dal barattolo. “I bambini sono già stati in Florida,” osservò la vecchia signora. “Dovresti portarli in qualche altro posto, tanto per cambiare, così si farebbero un’idea del resto del mondo. Nel Tennessee orientale non ci sono mai stati.”
La mamma dei bambini fece finta di non sentire, ma il figlio di otto anni, John Wesley, un ragazzino tarchiato con gli occhiali domandò: “Se non vuoi venire in Florida perché non te ne stai a casa?” Lui e la bambina, June Star, stavano leggendo i fumetti sul pavimento.
“Non starebbe a casa neanche se la facessero regina per un giorno,” osservò June Star, senza alzare la testa gialla.
“Già, e voi cosa fareste se il Balordo vi pigliasse?”
“Gli darei una sberla,” dichiarò John Wesley.
“Non starebbe a casa per un milione di dollari”, incalzò June Star. “Ha paura di perdere qualcosa. Deve sempre venirci dietro.”
“E va bene, signorina,” ribatté la nonna. “Questa me la ricorderò la prima volta che mi chiederai di arricciarti i capelli.” June Star protestò che i suoi capelli erano ricci naturali.
La mattina dopo, trovarono la nonna già in macchina, pronta a partire. Aveva sistemato in un angolo la grossa valigia nera, che pareva una testa d’ippopotamo, e sotto aveva nascosto una cesta con dentro Pitty Sing, il gatto. Non aveva intenzione di lasciarlo solo in casa per tre giorni, perché lui avrebbe sentito troppo la sua mancanza e poi aveva paura che, strusciando casualmente contro un fornello a gas, morisse asfissiato. Suo figlio Bailey non ci teneva a scendere in un motel con un gatto. La nonna sedeva al centro del sedile posteriore, tra John Wesley e June Star. Bailey, la mamma dei bambini e il pupo erano sul sedile anteriore. Lasciarono Atlanta alle otto e quarantacinque, col contamiglia che segnava cinquantacinquemilaottocentonovanta miglia. La nonna scrisse giù le cifre, perché pensava che sarebbe stato interessante al ritorno, sapere quanta strada avevano fatto.
Impiegarono venti minuti per uscire dalla città. La vecchia signora si mise a suo agio, togliendosi i guanti di filo bianco e deponendoli con la borsetta sulla mensola del finestrino posteriore. La mamma dei bambini era ancora in pantaloni e aveva ancora il fazzoletto verde in testa; la nonna, invece, portava un cappello alla marinara di paglia blu, con un mazzo di violette bianche sull’ala e un abito blu scuro a pentolini bianchi. Il colletto e i polsini erano di organdi bianco, orlato di pizzo, e alla scollatura era appuntato un tralcio di viole di stoffa lilla, che nascondeva un sacchetto di erbe odorose. In caso d’incidente, vedendola morta sulla strada, chiunque avrebbe capito subito che si trattava di una vera signora. La nonna osservò che era una giornata ideale per andare in macchina, né troppo calda né troppo fredda, e ricordò a Bailey che il limite di velocità era di cinquantacinque miglia all’ora e che gli agenti della stradale si nascondevano dietro i cartelloni pubblicitari e le macchie d’alberi e si buttavano all’inseguimento senza dar tempo di rallentare. Poi, cominciò a far notare gli aspetti più interessanti del paesaggio: Stone Mountain, le pareti d’argilla rosso vivo, solcati da esili venature viola e le varie coltivazioni che formavano strisce di pizzo verde nei campi. Gli alberi erano pieni di luce bianco argentea e anche il più sparuto di essi scintillava. I bambini leggevano i fumetti e la madre si era di nuovo addormentata.
“Attraversiamo la Georgia alla svelta, così non dobbiamo guardarla troppo,” propose John Wesley.
“Se io fossi un bambino, non parlerei dello stato dove sono nato,” disse la nonna. “Il Tennessee ha le montagne e la Georgia ha le colline.”
“Il Tennessee è un cesso pieno di buzzurri,” dichiarò John Wesley, “e anche la Georgia fa schifo.”
“Ben detto,” convenne June Star.
“Ai miei tempi,” disse la nonna, incrociando le dita fragili e venate, “i bambini avevano più rispetto del loro stato, dei genitori e di tutto il resto. La gente si comportava bene, allora. Oh, guardate che bel cioccolatino!” esclamò indicando un bimbo negro, sulla soglia di una capanna. “Non è un quadro?” Tutti si voltarono a guardare il negretto dal finestrino posteriore. Lui agitò una mano.
“Non aveva le mutande,” osservò June Star.
“Probabilmente non ne ha neanche un paio,” spiegò la nonna. “I piccoli negri, in questo paese, non hanno tante cose come noi. Se sapessi dipingere ne farei un quadro,” concluse. I bambini si scambiarono i fumetti. La nonna si offerse di tenere il pupo e la madre dei bambini glielo passò da sopra lo schienale. La nonna se lo piazzò su un ginocchio e lo fece ballare su e giù, parlandogli delle cose che vedevano. Roteava gli occhi, torceva la bocca e schiacciava il viso affilato, che pareva di cuoio, contro quello placido e liscio del piccolo. Di quando in quando, le indirizzava un sorriso distratto. Passarono un grande campo di cotone con cinque o sei tombe cintate nel mezzo, come un isolotto. “Guardate il cimitero!” esclamò la nonna, indicandolo. “Quello era il vecchio cimitero di famiglia, apparteneva alla piantagione.”
“E dov’è la piantagione?” volle sapere John Wesley.
“Se n’è andata: via col vento,” rispose la nonna. “Ah, ah.” Quando i bambini ebbero terminato tutti i fumetti che si erano portati dietro, aprirono il pacco della colazione e mangiarono. La nonna sgranocchiò un panino al burro d’arachide e un’oliva e non permise ai bambini di gettare la scatola e i tovaglioli di carta fuori dal finestrino. Quando non ci fu più niente da fare, giocarono a scegliere una nuvola e a far indovinare agli altri tre a che cosa somigliava. John Wesley ne scelse una che somigliava a una mucca e June Star indovinò, una mucca, e John Wesley disse di no, un’automobile; June Star protestò che barava e cominciarono a prendersi a schiaffi scavalcando la nonna. La nonna disse che, se fossero stati buoni, avrebbe raccontato una storia. Quando raccontava una storia scuoteva la testa, roteava gli occhi ed era molto drammatica.
Disse che, un tempo, quand’era signorina, era stata corteggiata da un certo signor Edgar Atkins Teagarden, di Jasper, Georgia. Disse che era un gran bell’uomo e un vero signore e che tutti i sabati pomeriggio le portava un’anguria con incise le sue iniziali: E.A.T. Bene, proseguì, un giorno il signor Teagarden aveva portato l’anguria, ma non c’era nessuno in casa e così l’aveva lasciata sotto il portico d’ingresso ed era tornato a Jasper in calesse. Ma lei non l’aveva mai avuta la sua anguria, disse, perché un negretto vedendo le iniziali E.A.T. se l’era mangiata! L’aneddoto divertì un mondo John Wesley, che rise a crepapelle, ma June Star lo giudicò idiota. Disse che lei non avrebbe mai sposato un uomo che le avesse portato soltanto un’anguria il sabato. La nonna replicò che avrebbe fatto un affare, sposando il signor Teagarden, perché era un gentiluomo e aveva comprato le azioni della Coca-Cola appena erano comparse sul mercato ed era morto solo pochi anni prima, ricco sfondato.
Si fermarono al Tower, a mangiare panini con carne alla brace. Il Tower era una stazione di servizio con sala da ballo, mezza di legno e mezza di cemento e sorgeva in una radura alla periferia di Timothy. La dirigeva un grassone di nome Sammy Butts il Rosso, e disseminati per miglia lungo la statale, c’erano cartelli che dicevano: PROVATE LA FAMOSA CARNE ALLA BRACE DI SAMMY IL ROSSO. COME QUELLA DI SAMMY IL ROSSO NON CE N’E’. SAM IL ROSSO! IL CICCIONE DALLA RISATA CORDIALE! UN REDUCE! SAM IL ROSSO E’ IL VOSTRO UOMO! Sam il Rosso era sdraiato sulla terra nuda davanti al Tower, con la testa sotto un camion, mentre una scimmia grigia, alta due spanne, squittiva poco lontano, incatenata a un albero di saponaria. La scimmia guizzò tra il fogliame e si arrampicò sul ramo più alto non appena vide i bambini saltar giù dalla macchina e correre verso di lei. Dentro, il Tower era una stanza lunga e buia, con un banco a un’estremità, qualche tavolino all’altra e una pista da ballo nel mezzo.
Si sedettero tutti a un tavolo di legno, vicino al jukebox, e la moglie di Sam il Rosso, una donna alta, dalla faccia bruciata, con i capelli e gli occhi più chiari della pelle, venne a prendere le ordinazioni. La madre dei bambini mise dieci cents nella macchina e suonò The Tennessee Waltz, e la nonna disse che quella musica le taceva sempre venir voglia di ballare. Domandò a Bailey se voleva ballare, ma lui si limitò a guardarla storto. Non aveva un’indole solare come lei e le gite lo rendevano nervoso. Gli occhi scuri della nonna erano molto lucidi. Dondolava la testa e fingeva di ballare da seduta. June Star disse di metter su qualcosa che andasse bene per il tip tap, così la madre dei bambini mise altri dieci cents nella macchina e suonò un pezzo allegro, e June Star andò sulla pista da ballo e fece il suo numero di tip tap.
“Ma che carina!” esclamò la moglie di Sam il Rosso, sporgendosi sopra il banco. “Ti piacerebbe abitare qui ed essere la mia bambina?”
“Ma nemmeno per sogno,” ribatté June Star. “Non vivrei in una catapecchia come questa per un milione di dollari!” E tornò di corsa al tavolo.
“Ma che carina!” ripeté la padrona, stirando educatamente le labbra.
“Non ti vergogni?” sibilò la nonna.
Entrò Sam il Rosso e disse alla moglie di piantarla di ciondolare al banco e di sbrigarsi con le ordinazioni dei signori. I pantaloni cachi gli arrivavano a metà dei fianchi e la pancia traboccava dalla cintola, come un sacco di grano, e dondolava dentro la camicia. Sam si avvicinò, si sedette a un tavolo poco distante ed emise una via di mezzo tra un sospiro e uno yodel. “Tempi duri,” disse. “Tempi duri!” E si asciugò a faccia rossa e sudata con un fazzoletto grigio. “Non si sa più di chi fidarsi al giorno d’oggi. Non vi pare?”
“Certo la gente non è più quella di una volta,” approvò la nonna.
“La settimana scorsa, son venuti qui due tizi su una Chrysler,” raccontò Sam il Rosso. “La macchina era vecchia e scassata, ma di buona marca, e i ragazzi mi sembravano a posto. Mi hanno detto che lavoravano al mulino e gli ho dato la benzina a credito. Chissà poi perché l’hanno fatto…”
“Perché lei è un brav’uomo!” esclamò pronta la nonna.
“Già. Proprio così,” bofonchiò Sam il Rosso, come se la risposta l’avesse colpito. Sua moglie arrivò con le ordinazioni, cinque piatti tutti insieme, senza vassoio, due per mano e uno in bilico sul braccio. “Non c’è un’anima di cui ci si possa fidare, in questo mondo creato da Dio,” affermò. “E non faccio eccezione per nessuno, ma proprio per nessuno,” concluse fissando Sam il Rosso.
“Avete sentito di quel delinquente ch’è evaso, il Balordo?” domandò la nonna.
“Non mi meraviglierei neanche un po’, se assaltasse questo locale,” dichiarò la padrona. “Se viene a sapere che esiste, non mi meraviglierei proprio di vederlo arrivare. Se viene a sapere che ci sono due cents nel registratore, non mi sorprenderebbe che …”
“Basta,” fece Sam il Rosso. “Porta le Coca-Cola a questi signori.” E la donna si allontanò, per andare a prendere il resto delle ordinazioni. “Gente per bene non se ne trova più,” sospirò Sammy il Rosso. Il mondo sta diventando impossibile. Io ricordo i tempi in cui si poteva uscire lasciando la porta aperta. Adesso, mica si può più.”
Lui e la nonna parlarono di tempi migliori. La vecchia signora disse che, a suo parere, la colpa di tutti i guai presenti era dell’Europa. “Da come si comporta l’Europa, si direbbe che siamo fatti d’oro,” affermò. E Sam il Rosso rispose che era inutile parlarne, che la signora aveva perfettamente ragione.
I bambini corsero fuori, nel sole bianco, a guardare la scimmia sull’albero di saponaria che pareva di pizzo. Aveva il suo daffare a spulciarsi e ad addentare delicatamente gli animaletti a uno a uno, come se fossero squisiti.
Ripartirono nell’afa pomeridiana. La nonna si appisolava e si riscuoteva ogni pochi minuti, perché si udiva russare. Alla periferia di Toombsboro si risvegliò del tutto e le tornò in mente una vecchia piantagione che aveva visitato nella zona, da signorina. Disse che la villa aveva sei colonne bianche, sulla facciata, che si arrivava per un viale di querce e che ai lati dell’ingresso c’erano due pergole di legno gemelle, dove si vedeva con lo spasimante, dopo una passeggiata in giardino. Lei ricordava benissimo che strada bisognava fare per arrivarci. Sapeva che Bailey non era disposto a perder tempo per visitare una vecchia villa, ma più se ne parlava più le veniva voglia di rivederla e di scoprire se le piccole pergole erano ancora in piedi. “V’era un ripostiglio segreto, in quella casa,” proseguì, dicendo una bugia, ma desiderando che fosse la verità. “E, a quanto si racconta, tutta l’argenteria di famiglia fu nascosta là dentro, al passaggio di Sherman, ma non venne mai più ritrovata.”
“Ehi,” esclamò John Wesley. “Andiamo a vedere! Noi la troveremo! Chi ci abita? Dove si volta? Ehi, papà, non possiamo andarci?”
“Non abbiamo mai visto una casa con un ripostiglio segreto!” squittì June Star. “Andiamo alla casa col ripostiglio segreto! Ehi, papà non possiamo andare alla casa col ripostiglio segreto?”
“Non è molto lontano di qui,” assicurò la nonna. “Non ci metteremo più di venti minuti.”
Bailey guardava dritto davanti a sé. Aveva la mascella rigida come un ferro di cavallo. “No,” disse.
I bambini cominciarono a urlare e a strepitare che volevano vedere la casa col ripostiglio segreto. John Wesley prese a calci lo schienale anteriore e June Star si aggrappò alla spalla della madre frignandole come una disperata in un orecchio che non si divertivano mai, neanche in vacanza, che non potevano mai fare quello che volevano. Il pupo si mise a strillare e John Wesley tirava calci così forti allo schienale che suo padre sentiva i colpi nelle reni.
“E va bene!” urlò Bailey, fermando la macchina sul ciglio della strada. “La piantate, tutti quanti? La piantate per un secondo? Se non la piantate non si va da nessuna parte.”
“Sarebbe molto educativo, per loro,” mormorò la nonna.
“E va bene,” si arrese Bailey. “Ma, intendiamoci, questa è l’unica volta che ci fermiamo per una cosa del genere. La prima e l’ultima.”
“La strada sterrata che devi prendere è un miglio più indietro,” l’informò la nonna.
“L’ho notata passando.” “Una strada sterrata …” gemette Bailey. Quando ebbero fatto dietrofront, mentre tornavano verso la strada sterrata, la nonna ricordò altri particolari della villa: la splendida vetrata della porta d’ingresso e il candelabro del vestibolo. John Wesley osservò che probabilmente il ripostiglio segreto era nel caminetto.
“Non si può entrare in quella casa,” disse Bailey. “Non sappiamo chi ci abita.”
“Mentre voi parlate con i padroni sulla porta, io vado sul retro ed entro da una finestra,” propose John Wesley.
“Resteremo tutti in automobile,” annunziò sua madre. Imboccarono la strada, e la macchina avanzò rapida, a scossoni, in un vortice di polvere rosa. La nonna ricordò i tempi in cui non c’erano strade asfaltate e per far trenta miglia si viaggiava un giorno. La strada passava sulle colline, fra paludi improvvise e curve brusche, a filo di scarpate pericolose. D’un tratto, erano su un cocuzzolo e vedevano, sotto di loro, le cime azzurre degli alberi per miglia intorno, e un attimo dopo erano in un avvallamento rosso, con alberi vestiti di polvere che li guardavano dall’alto. “Sarà bene che questa villa si decida a saltar fuori, se no io torno indietro”, minacciò Bailey. La strada appariva come se nessuno ci fosse passato per mesi.
“Non è molto lontana,” assicurò la nonna, e mentre parlava le venne un pensiero spaventoso. Era un pensiero così imbarazzante che diventò rossa in faccia, le si dilatarono gli occhi e i piedi le scattarono su, rovesciando la valigia nell’angolo. Nell’istante in cui la valigia si muoveva, il coperchio di giornale che la nonna aveva sistemato sul paniere si alzò, e con un miagolio furibondo Pitty Sing, il gatto, balzò sulle spalle di Bailey. I bambini furono proiettati sul pavimento; la loro madre, avvinghiata al pupo, venne scagliata fuori dalla portiera, sulla terra nuda; e la nonna finì sul sedile anteriore. La macchina rotolò una volta su se stessa e cadde, col fianco destro all’insù, in un fosso parallelo alla strada. Bailey rimase al posto di guida, con il gatto – un soriano grigio dal largo muso bianco e dal naso arancione – appeso al collo come un bruco.
Appena i bambini si accorsero di poter muovere le gambe e le braccia uscirono dalla macchina strillando: “Abbiamo avuto un incidente!” La nonna, raggomitolata sotto il cruscotto, sperava di essere ferita, di modo che la collera di Bailey non l’investisse tutta in una volta. Il pensiero spaventoso che le era venuto prima dell’incidente era che la villa, di cui si ricordava in maniera così vivida, non fosse in Georgia ma nel Tennessee. Bailey si strappò il gatto dal collo con tutt’e due le mani e lo scaraventò fuori dal finestrino, contro un fusto d’abete. Poi uscì dall’automobile e si mise a cercare la madre dei bambini. Era seduta contro una sponda del fosso di terra rossa, col pupo urlante in braccio, ma aveva solo un taglio su una guancia e una spalla rotta.
“Abbiamo avuto un incidente,” gridavano i bambini, in una frenesia d’esultanza. “Ma non è morto nessuno,” osservò June Star, delusa, mentre la nonna usciva zoppicando dalla macchina, col cappello ancora appuntato in testa, ma con l’ala rotta audacemente piegata sulle ventitrè e il mazzo di violette penzoloni da una parte. Gli adulti si sedettero nel fosso, per riprendersi dallo spavento. Tutti tremavano. “Forse passerà una macchina”, disse la madre dei bambini con voce rauca. “Credo di avere una lesione interna,” annunciò la nonna, ma nessuno le rispose. Bailey batteva i denti. Portava una camicia sportiva gialla con pappagalli azzurro vivo e aveva la faccia gialla come la camicia. La nonna decise di non accennare al fatto che la villa era nel Tennessee. La strada li sovrastava di circa tre metri e riuscivano a vedere solo le cime degli alberi, sul lato opposto. Dietro il fosso in cui sedevano c’era un altro bosco, alto buio e profondo.
Poco dopo, scorsero, a una certa distanza, in cima a una collina, una macchina che avanzava lentamente, come se i passeggeri li stessero osservando. La nonna si alzò e agitò le braccia con aria drammatica, per attirare l’attenzione. La macchina continuò ad avanzare lentamente, sparì dietro una curva e riapparve, muovendosi ancora più adagio, sulla cima della collina dalla quale si erano ribaltati. Era una grossa automobile nera e malandata che sembrava un carro funebre. Dentro c’erano tre uomini. Si arrestò proprio sopra di loro e, per qualche minuto, l’uomo al volante guardò giù, dov’erano seduti, con occhio fermo e inespressivo senza parlare. Poi si voltò e mormorò qualcosa agli altri due, che smontarono. Uno era un ragazzo grasso, in pantaloni neri e maglietta rossa, con uno stallone d’argenti in rilievo sul petto. Si portò sulla destra del gruppo e rimase a guardarlo con la bocca semiaperta in una specie di ghigno molle. L’altro aveva i calzoni color cachi, la giacca blu a righe e un cappello grigio, calcato al massimo, che gli nascondeva gran parte del viso. Si portò lentamente sulla sinistra. Nessuno dei due aprì bocca. Il guidatore scese dall’auto e rimase lì accanto a guardar giù. Era più vecchio degli altri. Aveva dei fili grigi nei capelli e portava un paio di occhiali montati in argento che gli davano un’aria da professore. Aveva il viso lungo, segnato e non portava né camicia né canottiera. Indossava un paio di blu-jeans troppo stretti e aveva in mano un cappello nero e una pistola. Anche i due ragazzi erano armati di pistola.
“Abbiamo avuto un incidente!” strillarono i bambini. La nonna aveva la curiosa sensazione che l’uomo occhialuto fosse qualcuno di sua conoscenza. Il viso le era familiare, come se l’avesse visto per tutta la vita, ma non riusciva a ricordare chi fosse. L’uomo si staccò dall’automobile e cominciò a scendere per la scarpata, appoggiando i piedi con precauzione, per non scivolare. Portava un paio di scarpe bianche e marrone, senza calzini, e aveva le caviglie esili e rosse.
“Buona sera,” disse. “Avete fatto una piccola capriola, a quanto vedo.”
“Ci siamo ribaltati due volte!” esclamò la nonna.
“Una volta,” corresse l’uomo. “Abbiamo visto la scena. Hiram, prova la loro macchina e guarda se va,” ordinò, tranquillo, al ragazzo dal cappello grigio.
“Perché hai quella pistola?” domandò John Wesley. “Che cosa vuoi fare con quella pistola?”.
“Signora,” disse l’uomo alla madre dei bambini, “le dispiacerebbe chiamare i suoi figli e farseli sedere accanto? I bambini mi rendono nervoso. Voglio che vi sediate tutti assieme, lì, dove siete.”
“Chi sei, tu, per dare degli ordini a noi?” reclamò June Star. Dietro di loro, la linea dei boschi si spalancava come una bocca buia. “Venite qui,” chiamò la madre dei bambini. “Sentite,” saltò su Bailey, all’improvviso. “Siamo in un guaio tremendo… Siamo…”
La nonna lanciò un urlo acuto. Si tirò in piedi e rimase immobile, con gli occhi sgranati. “Lei è il Balordo!” gridò. “L’ho riconosciuto subito!”.
“Sissignora,” rispose l’uomo, con un lieve sorriso, come se, suo malgrado, essere una figura nota lo lusingasse. “Però, sarebbe stato meglio per tutti voi se non mi avesse riconosciuto, signora.”
Bailey girò il capo di scatto e disse a sua madre qualcosa che scandalizzò perfino i bambini. La vecchia signora si mise a piangere e il Balordo arrossì.
“Non se la prenda, signora,” la confortò. “A volte, un uomo dice cose che non pensa. Io non credo che lui pensasse quello che le ha detto.”
“Lei non ucciderebbe una signora, vero?” domandò la nonna e, sfilando un fazzoletto pulito dal polsino, cominciò a picchiettarselo sugli occhi.
Il Balordo affondò la punta d’una scarpa in terra e fece un piccolo buco, poi lo ricoprì. “Mi dispiacerebbe molto, se ci fossi costretto.”
“Senta…” La nonna quasi gridava. “Io so che lei è un brav’uomo! Si vede che non ha una goccia di sangue plebeo! Io so che lei è di buona famiglia!”
“Sissignora, la miglior famiglia del mondo.” Quando sorrideva, il Balordo mostrava una fila di denti bianchi e forti. “Dio non ha mai creato una donna migliore di mia madre, e mio padre aveva un cuore d’oro.” Il ragazzo in maglietta rossa era andato a mettersi dietro il gruppo e se ne stava immobile, con la pistola sull’anca. Il Balordo si accovacciò per terra. “Sta’ attento ai bambini, Bobby Lee,” ordinò. “Sai che mi rendono nervoso.” Guardò il sestetto raggruppato disordinatamente davanti a lui e parve in imbarazzo, come se non gli venisse in mente nulla da dire. “Non c’è una nube in, in cielo,” osservò, alzando gli occhi. “Sole non ce n’è, ma nemmeno nuvole.”
“Sì, è una bella giornata,” convenne la nonna. “Senta,” aggiunse, “non dovrebbe farsi chiamare il Balordo perché io so che lei è un brav’uomo, in fondo al cuore. Mi basta guardarla.”
“Zitta!” urlò Bailey. “Zitta! Fate silenzio tutti e lasciate che m’incarichi io di questa faccenda!” Stava rannicchiato, nella posizione d’un corridore pronto a scattare, ma non si mosse. “Molto obbligato, signora,” disse il Balordo, e disegnò un piccolo cerchio per terra, col calcio della pistola.
“Ci vorrà mezz’ora, per aggiustare quella macchina!” gridò Hiram, alzando gli occhi dal cofano aperto.
“Be’, intanto tu e Bobby Lee prendete lui e il bambino e portateli laggiù,” ordinò il Balordo, indicando Bailey e John Wesley. “I ragazzi vogliono domandarvi qualcosa,” spiegò a Bailey. “Vi dispiacerebbe seguirli nel bosco?”
“Sentite,” cominciò Bailey. “Siamo in un guaio spaventoso! Nessuno se ne rende conto!” La voce gli si spezzò e rimase perfettamente immobile. Aveva gli occhi azzurri e intensi come i pappagalli della camicia. La nonna fece per sistemarsi il cappello, come se avesse dovuto accompagnarli nel bosco, ma l’ala le rimase in mano. La fissò per un attimo, poi la lasciò scivolare a terra. Hiram fece alzare Bailey sostenendolo per un braccio, come se aiutasse un vecchio. John Wesley prese per mano il padre e Bobby Lee li seguì. S’incamminarono verso il bosco e quando ne raggiunsero il margine buio Bailey si voltò, reggendosi al tronco grigio e nudo di un pino, e gridò: “Torno fra un minuto, mamma, aspettami!”
“Torna immediatamente!” chiamò lei, con voce stridula, ma tutti e quattro sparirono nel bosco. “Bailey, figlio mio!” gridò la nonna, con voce tragica, ma s’accorse di star guardando il Balordo, accoccolato per terra davanti a lei. “Io so che lei è un brav’uomo!” riattaccò, disperatamente. “Lei è tutt’altro che plebeo!”
“Nossignora, non sono un brav’uomo,” ribatté lui, dopo un attimo, come se avesse vagliato attentamente l’affermazione. “Però, non sono neanche il peggior uomo della terra. Mio padre diceva che ero di una razza di cani diversa dai miei fratelli e dalle mie sorelle. ‘Sapete,’ diceva mio padre, ‘c’è gente che può vivere tutta la vita senza domandarsi chi è, e altri che devono sapere tutti i perché e i percome. E questo ragazzo è un tipo così. Vorrà sapere tutto!’ ” Si mise il cappello nero e alzò lo sguardo, all’improvviso, poi l’affondò tra gli alberi, come se fosse di nuovo imbarazzato. “Mi dispiace di esser senza camicia davanti a due signore,” disse, curvando le spalle. “Abbiamo seppellito gli abiti che avevamo addosso, quando siamo evasi, e dobbiamo arrangiarci finché non troviamo qualcosa di meglio. Questa roba l’abbiamo presa a prestito da certa gente che abbiamo incontrato.”
“Niente di male,” lo rassicurò la nonna. “Forse Bailey ha una camicia di ricambio, in valigia.” “Tra un momento vado a vedere.”
“Dove lo portano?” domandò la madre dei bambini.
“Anche mio padre era un bel tipo,” continuò il Balordo. “Nessuno riusciva a fargliela in barba. Però non ha mai avuto noie con le autorità. Sapeva prenderle.”
“Anche lei potrebbe essere onesto, se solo ci provasse,” disse la nonna. “Pensi come sarebbe bello sistemarsi e vivere con tutti i comodi, senza il pensiero che qualcuno le dà la caccia giorno e notte.”
Il Balordo continuò a grattare la terra col calcio della pistola, come se stesse pensandoci sopra. “Eh, sì, signora. C’è sempre qualcuno che ci corre dietro,” mormorò.
La nonna si accorse di quanto erano fragili le sue scapole, subito sotto il cappello, perché stava in piedi e lo guardava dall’alto. “Lei prega, qualche volta?” domandò.
Il Balordo scosse la testa. Tutto quel che lei vide fu il cappello che oscillava tra le scapole. “Nossignora.”
Dal bosco, venne un colpo di pistola, seguito quasi subito da un altro. Poi il silenzio. La vecchia signora girò la testa di scatto. Sentiva il vento muoversi fra le cime degli alberi come un lungo respiro soddisfatto. “Bailey, figlio mio!” chiamò.
“Per un certo tempo, ho fatto il cantante,” disse il Balordo. “Ho fatto praticamente di tutto. Ho fatto il soldato per mare e per terra, in patria e all’estero; mi sono sposato due volte; ho fatto il becchino e il ferroviere; ho arato la Madre Terra; sono stato preso in un tornado e, una volta, ho visto bruciare vivo un uomo.” E alzò gli occhi sulla madre dei bambini e su June Star che sedevano molto vicine, con la faccia bianca e gli occhi vitrei. “Ho visto anche frustare a sangue una donna.”
“Preghi, preghi,” disse la nonna. “Preghi, preghi…”
“Non sono mai stato cattivo, da ragazzo, a quanto ricordo,” continuò il Balordo, con voce quasi sognante. “Ma a un certo punto, ho fatto qualcosa che non dovevo fare e sono finito al penitenziario. Mi hanno sepolto vivo.” Alzò gli occhi e agganciò l’attenzione della nonna con uno sguardo tenace.
“E’ allora, che avrebbe dovuto mettersi a pregare,” disse lei.
“Cos’ha fatto, per finire al penitenziario quella prima volta?”
“Ti volti a destra c’è un muro,” disse il Balordo, alzando gli occhi verso il cielo senza nubi. “Ti volti a sinistra e c’è un muro. Guardi giù, e c’è il pavimento; guardi su, e c’è il soffitto. Ho dimenticato quel che ho fatto, signora. Me ne stavo là, seduto, per ore e giorni, cercando di ricordare che cos’avevo fatto, e a tutt’oggi non me ne ricordo. Ogni tanto mi pareva che mi tornasse in mente, e invece no.”
“Forse l’hanno messa in prigione per sbaglio,” disse la nonna, con aria vaga.
“Nossignora, non è stato uno sbaglio. Avevano le carte.”
“Avrà rubato qualcosa.”
Il Balordo fece una risatina di scherno. “Nessuno aveva niente che volessi,” affermò. “Un dottore del cervello, al penitenziario, diceva che avevo ammazzato il mio papà, ma io so che è una bugia. Il mio papà è morto nel ’19 di spagnola, e io non ci sono entrato per nulla. L’hanno sepolto al cimitero battista di Mount Hopewell; potete andare a controllare con i vostri occhi.”
“Se pregasse, Gesù l’aiuterebbe,” assicurò la vecchia signora.
“E’ vero,” convenne il Balordo.
“Allora perché non prega?” domandò lei, con un improvviso tremito di gioia.
“Non ho bisogno di aiuto. Me la cavo benissimo da me.” Hiram e Bobby Lee tornarono dal bosco a passo lento. Bobby Lee si tirava dietro una camicia gialla con pappagalli azzurro vivo. “Gettami quella camicia, Bobby Lee,” ordinò il Balordo. La camicia arrivò in volo, planandogli su una spalla, e lui l’indossò. La nonna non riusciva a capire che cosa le ricordasse quella camicia. “Nossignora,” continuò il Balordo, mentre si abbottonava. “Io ho scoperto che il delitto, in sé, non conta. Puoi fare una cosa come un’altra, uccidere un uomo o rubargli un copertone della macchina, tanto, presto o tardi, te ne dimentichi, ti prendono e amen.”
La madre dei bambini aveva cominciato a emettere dei suoni strozzati, come se le mancasse il respiro. “Signora, non vuole andare laggiù con la bambina, a raggiungere suo marito, insieme a Hiram e Bobby Lee?” domandò il Balordo.
“Sì. Grazie,” rispose lei, debolmente. Il braccio sinistro le pendeva inerte, e col destro reggeva il pupo, che si era addormentato.
“Aiuta la signora ad alzarsi, Hiram,” ordinò il Balordo, mentre la donna si affannava ad uscire dal fosso. “E… Bobby Lee, tu prendi per mano la bambina.”
“Non voglio andare per mano con lui,” protestò June Star. “Sembra un maiale.”
Il ragazzo grasso scoppiò a ridere e arrossì, poi prese la bambina per un braccio e la trascinò nel bosco, dietro a Hiram e alla madre.
Sola con il Balordo, la nonna scoprì di aver perduto la voce. In cielo non c’erano né sole né nubi. Intorno a lei c’erano soltanto boschi. Voleva spiegare al Balordo che doveva pregare, ma aprì e chiuse la bocca molte volte, prima che ne uscisse qualche suono. Finalmente si ritrovò a dire: “Gesù, Gesù,” intendendo: “Gesù vi aiuterà”, ma, da come lo diceva, sembrava che bestemmiasse.
“Sissignora,” rispose il Balordo, come se fosse d’accordo. “Gesù ha mandato tutto a gambe all’aria. E’ stato lo stesso, per Lui e per me, solo che Lui non aveva commesso delitti e invece hanno potuto provare che io ne avevo commesso uno, perché avevano le carte. Naturalmente,” proseguì, “a me le carte non le hanno mai fatte vedere. Ecco perché firmo io, adesso. Mi sono detto, molto tempo fa: studiati una firma, poi firma tutto quello che fai e tienine copia. Allora saprai cos’hai fatto e potrai confrontare il delitto col castigo e vedere se si compensano… E alla fine avrai qualcosa in mano per dimostrare che non ti hanno trattato con giustizia. Ho preso il nome di Balordo perché non riesco e far tornare il conto del male che ho fatto e di quello che ho patito per scontarlo.”
Dal bosco venne un grido lacerante, subito seguito da un colpo di pistola.
“Vi sembra giusto, signora, che un uomo sia castigato senza pietà e un altro non sia castigato per niente?”
“Gesù!” gridò la nonna. “Lei ha buon sangue! Io so che non ucciderebbe mai una signora! Io so che è di buona famiglia. Preghi! Gesù! Non deve sparare a una signora. Le darò tutti i soldi che ho!”.
“Signora,” sospirò il Balordo, guardando oltre la nonna, lontano, nel bosco. “Non c’è mai stato un morto che abbia dato la mancia al becchino.”
Si udirono altri due colpi e la nonna alzò la testa, come una vecchia tacchina assetata che reclama acqua, e gridò: “Bailey, figlio mio! Bailey, figlio mio!” come le si spezzasse il cuore.
“Gesù è stato l’unico a risuscitare i morti,” riprese il Balordo. “E non avrebbe dovuto farlo. Ha mandato tutto a gambe all’aria. Se ha fatto quel che ha detto, allora non ci resta che gettar tutto e seguirlo; se non l’ha fatto, allora non ci resta che goderci meglio che possiamo i pochi minuti che ci avanzano: uccidendo qualcuno, bruciandogli la casa o facendogli qualche altra cattiveria. Non c’è piacere al di fuori della cattiveria,” affermò, e la sua voce divenne quasi un ringhio.
“Forse non ha risuscitato i morti,” borbottò la vecchia signora, senza sapere quel che diceva, e le venne un tale capogiro che piombò nel fosso con le gambe ripiegate malamente sotto di sé.
“Io non c’ero, quindi non posso dire se l’ha fatto o no,” rimuginò il Balordo. “E vorrei esserci stato,” continuò, battendo il pugno per terra. “Non è giusto, che non ci fossi, perché se fossi stato là avrei saputo. Senta, signora,” disse con voce acuta, “se ci fossi stato, avrei saputo la verità e non sarei come sono adesso.”
La voce del Balordo sembrò sul punto di spezzarsi e per un attimo la mente della nonna si schiarì. Vide la faccia dell’uomo accanto alla sua, contratta, come se stesse per piangere, e mormorò: “Ma tu sei uno dei miei bambini. Sei una delle mie creature!” Allungò la mano e gli toccò la spalla.
Il Balordo scattò all’indietro come se l’avesse morsicato un serpente, e le sparò tre volte, trapassandole il petto. Poi depose la pistola, si levò gli occhiali e si mise a pulirli. Hiram e Bobby Lee tornarono dal bosco e rimasero in riva al fosso a guardare la nonna, mezzo seduta e mezzo riversa in una pozza di sangue, con le gambe incrociate sotto il corpo come un bambino e il viso sorridente rivolto al cielo terso.
Senza lenti, gli occhi del Balordo erano orlati di rosso, pallidi e indifesi. “Portatela via e gettatela dove avete gettato gli altri,” ordinò, prendendo per il collo il gatto che gli si strofinava contro una gamba.
“Che lingua lunga, eh?” osservò Bobby Lee, lasciandosi scivolare nel fosso come uno yodel.
“Sarebbe stata una buona donna, se quand’era viva le avessero sparato ogni cinque minuti.”
“Sai che divertimento!” rise Bobby Lee.
“Zitto, Bobby Lee,” lo redarguì il Balordo. “Non c’è vero piacere nella vita.”
Luigi:
” Nulla si guadagna a fare peggiore il mondo, o il nostro interlocutore, o la persona di cui stiamo parlando.”
——-
Anch’io credo e pratico nelle realzioni questo principio.
Il punto è, per essere un tantino populisti, che la persona in questione alla fine del quinquennio del suo mandato avrà incassato dalla comunità, da chi paga le tasse, cioè noi , la ragguardevole cifra di 800 mila euro NETTI e acquisito il diritto di ricevere, al momento dell’età pensionabile, un vitalizio di non meno di 6.000 euro.
E non meno di 1.200.000 le sue amiche parlamentari con vitalizi da capogiro.
Giovani precari, ad esmpio ricercatori pubblicisti di materie scientifiche a livello mondiale, al netto delle tasse accunuleranno in 50 anni di lavoro la fantastica somma di 500 mila euro e forse una pensione di 400 euro mensili.
Nemmeno questo migliora il mondo.
La definizione corretta per questi soggeti potrebbe essere:
A- Saprofita
B- Parassita
Al momento non mi viene alla mente nessun riferimento evangelico che tratti queste categorie.
Sulla Minetti e le ninfette che si offrono al drago dico : “Quae vult videri bella nimis, nulli negat”…le donne che esibiscono le loro avvenenze senza pudore, non negano a nessuno le loro grazie…
Luigi, “Nulla si guadagna a fare peggiore il mondo, o il nostro interlocutore, o la persona di cui stiamo parlando.”
Quoto al 100%.
“Il padre Macario soleva dire: “Una parola cattiva rende cattivi anche i buoni e una parola buona rende buoni anche i cattivi”.
Principessa, hai ragione, non c’entra nulla col tema proposto.
E’ stata però una occasione per scambiarsi il proprio modo di sentire e di pensare.
E tornando al tema, la categoria di cui si ragionava, è quella che purtroppo è stata ammaliata dal sibilo del serpente.
Le tre S, sesso-successo-soldi, sono la tentazione maggiore di questi tempi.
Il discorso sarebbe lungo, io voglio cavarmela dicendo che nessuno dice più la verità, che nessuno cerca più di riportare gli smarriti all’ovile.
Posso solo sperare e augurare che si ravvedano.
Perchè inferno e purgatorio iniziano già su questa terra.
Ubi: “nessuno dice più la verità, nessuno cerca più di riportare gli smarriti all’ovile”. Situazione cronica: “Sono tutti traviati, tutti corrotti; / non c’è chi agisca bene, neppure uno” (Salmo 53).
Non proprio…
però il problema è che troppi “contestualizzano”… altri hanno paura delle ingerenze… forse ora sono stato più chiaro.
E il media-system c’entra qualcosa…
un aggiornamento dovuto su Cuffaro, di cui si è parlato in un post precedente, anche perché aggiunge qualche elemento non indifferente: c’è chi mostra ancora gli artigli…
(ASCA) – “L’assemblea del Senato ha accolto la richiesta di dimissioni del senatore Salvatore Cuffaro. 230 sono stati i voti a favore, 25 i contrari e 17 gli astenuti. In sede di dichiarazione di voto tutti i gruppi si sono dichiarati a favore dell’accoglimento delle dimissioni, avvenute tramite una lettera dello stesso senatore gia’ Udc poi passato al gruppo Misto di Palazzo Madama, in seguito alla condanna definitiva per favoreggiamento alla mafia. In dissenso dal gruppo e’ intervenuto il sottosegretario Carlo Giovanardi (Pdl) che ha dichiarato di essere ”pieno di dubbi e qui siamo in un caso al di qua di ogni ragionevole dubbio. Personalmente non ritengo che Cuffaro abbia favorito la mafia”.