Un bel saluto a tutti da Ischia piovosa: “Peccato questo tempo, qui sono i primi giorni di inverno, fino alla scorsa settimana poteva fare il bagno in piscina”. Anche il traghetto ballava. Ora sono all’Hotel Delfini, ho una veduta maestra sull’isolotto del Castello, mi preparo a parlare del messaggio ai media di Papa Bergoglio, della sua comunicazione, della cultura dell’incontro che viene proponendo. Stasera completerò. Intanto mordetevi senza di me.
Un bel saluto da Ischia piovosa
51 Comments
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Caro…!!! affileremo le unghie …arghhh….
Rientro ora in albergo e non ho voglia di raccontare alcunchè… dalle 06.00 di stamane non mi sono mai fermato e voglio dormire. a non sia mai che trascuri i miei visitatori. Nei prossimi due commenti metto due passaggi del messaggio di Francesco “per la XLVIII giornata mondiale delle comunicazioni sociali” che ho avuto modo di commentare nell’incontro. E nel terzo commento riporto un passo della Evangelii Gaudium che fa al caso nostro. Volevo dire al caso mio.
Olio per il dolore e vino per l’allegria. Francesco nel messaggio ai giornalisti: “L’icona del buon samaritano, che fascia le ferite dell’uomo percosso versandovi sopra olio e vino, ci sia di guida. La nostra comunicazione sia olio profumato per il dolore e vino buono per l’allegria. La nostra luminosità non provenga da trucchi o effetti speciali, ma dal nostro farci prossimo di chi incontriamo ferito lungo il cammino, con amore, con tenerezza. Non abbiate timore di farvi cittadini dell’ambiente digitale. È importante l’attenzione e la presenza della Chiesa nel mondo della comunicazione, per dialogare con l’uomo d’oggi e portarlo all’incontro con Cristo: una Chiesa che accompagna il cammino sa mettersi in cammino con tutti. In questo contesto la rivoluzione dei mezzi di comunicazione e dell’informazione è una grande e appassionante sfida, che richiede energie fresche e un’immaginazione nuova per trasmettere agli altri la bellezza di Dio”.
Chi comunica si fa prossimo. Ancora dal messaggio del Papa ai giornalisti: “Come si manifesta la “prossimità” nell’uso dei mezzi di comunicazione e nel nuovo ambiente creato dalle tecnologie digitali? Trovo una risposta nella parabola del buon samaritano, che è anche una parabola del comunicatore. Chi comunica, infatti, si fa prossimo. E il buon samaritano non solo si fa prossimo, ma si fa carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada. Gesù inverte la prospettiva: non si tratta di riconoscere l’altro come un mio simile, ma della mia capacità di farmi simile all’altro. Comunicare significa quindi prendere consapevolezza di essere umani, figli di Dio. Mi piace definire questo potere della comunicazione come prossimità”.
In questa marea un po’ caotica. Evangelii Gaudium (87): ‘Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti. Se potessimo seguire questa strada, sarebbe una cosa tanto buona, tanto risanatrice, tanto liberatrice, tanto generatrice di speranza!’
Buona notte visitatori belli. Mi piace l’idea di fare della mia comunicazione “olio profumato per il dolore e vino buono per l’allegria”. Ne fossi capace. Buona notte.
‘notte anche a te Luigi. Da parte tua ( me ne fotto del rischio di lecchinaggio, le cose si possono dire da qui e da quest’ora) l’olio e il vino non mancano. Magari non saranno sempre sopraffini come li vorresti tu, ma ci dai sempre olio buono e vino dal buon sapore.
E’ dal lato nostro che la qualità scade rapidamente.
Il contrasto tra la tua comunicazione e la nostra è addirittura comico.
Prima del samaritano c’è la netiquette.
Sentirsi dire “cambia spacciatore” per un commento o dover leggere mezze bestemmie a me da fastidio, alla fine ci si richiude solo in se stessi.
Se non riusciamo a farci prossimo si può provare con il bon ton
Qualcuno ha detto: “chi è senza peccato, scagli la prima pietra”…
Beh, allora la pietra invece che scagliarla potremmo posarla: mettiamo una pietra sopra ciò che è stato e facciamo il proposito di essere un pochino più educati.
Vi ricordate quella bella discussione sulle pietre che c’è stata qui?
Era un piacere aspettare i nuovi interventi di tutti…
Sono d’accordo con Sara. Senza scomodare il Buon Samaritano che e’ricordato pwr le sue AZIONI e non per le eue parole?basterebbe ricordarsi della buona educazione.E avere un minimo di senso delle prporzioni:le nostre in fin dei conti sono solo parole,parole,parole,parole.. Nient’altroche parole. Nessuno e’un buon cristiano solo a parole e nessuno e’un buon samaritano solo a parole. Se uno vuol esser buon samaritano gliconvienr disconnettersi da internet e scendere per strada,agire invece di parlare. Come c’e’chi ormai fa solo sesso virtuale stando sempre collegato a internet cosi’c’e’chi fa cristianesimo virtuale..e si crede buon samaritano solo perche’,secondo lui,dice cose giuste.
Anche ascoltarsi e confortarsi (ci riuscissimo!!!) e’ un’azione.
non è tanto una questione di educazione, ma una questione di violenza.
Si puo’ essere violentissimi e saltare verbalmente alla giugulare di una persona secondo tutti i crismi dell’educazione. Si “ammazza” non solo brandendo un’ascia ma anche con molti impalpabili veleni, mescolati al miele della buona forma, dell’ atteggiamento tollerante,della citazione dotta dei documenti, del linguaggio da iniziati, e- massimamente- della amorevolezza a tutti i costi.
La questione invece è proprio quella che noi stiamo qui non per gli altri, ma per noi stessi.
E questo falla il tutto
Questo, aggiungo, mi pare chiaro non solo a livello individuale, ma a nche a livello di gruppo, di blog.
Quando Francesco parla di comunicazione, è molto chiaro nell’indicarne la valenza missionaria:”Lo ripeto spesso: tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima. E le strade sono quelle del mondo dove la gente vive, dove è raggiungibile effettivamente e affettivamente. Tra queste strade ci sono anche quelle digitali, affollate di umanità, spesso ferita: uomini e donne che cercano una salvezza o una speranza.”
Noi siamo paurosamente e inguaribilmente autoreferenziali, in questi nostri blog. Che senso ha stare sempre a suonarcela e a cantarcela fra di noi?
Non facciamo avanzare Gesù di una briciola tra i lontani.
Che è lo scopo vero di ognuno di noi, ce ci piaccia o no.
Senza contare che di confronto, discussione, dialogo sempre e solo e continuamente e ossessivamente tra di noi si puo’ bellamente morire di indigestione.
Come pensionato, Luigi, non te la passi per niente male.
@Lorenzo
Nessuno di noi sa come e di quanto avanza Gesù, tra i lontani e pure tra i vicini.
Che stiamo “sempre” qui a suonarcela e a cantarcela fra di noi non mi pare un problema grave. Lo sarebbe se noi stessimo “solo” qui. Ma mi sembra – e credo fermamente – che ciascuno dei frequentatori abbia un largo altrove in cui tentare di mettere in pratica il Vangelo, anche arricchito – perché no? – dallo scambio di parole (forti, a volte) e di idee che un blog come questo è in grado di regalare. Per me, uno spazio come questo è un dono e una ricchezza. E pazienza se qualche volta volano stracci…
Condivido quanto detto da nicoletta, mentre respingo tout court il buonismo pedante auspicato da alcuni. Credo che -più che l’aggressività- una sana reazione a determinati “imput” sia una componente, un ingrediente, comune a tutti gli essere viventi, e perciò va accettata normalmente: anche un rapporto fondamentale, come quello tra una madre e figlio prevede, al suo interno, un, neppure troppo sporadico :”uffa , ma che palle, ma quanto rompi!!”. E’ una
costante delle relazioni umane. Guai l’acqua cheta, la bonaccia. I rapporti interpersonali sono sani quando ci si confronta, anche in famiglia, devono -imperativo-” volare gli stracci”, e guai alla famiglia del mulino bianco dove gli scheletri sono spesso ben nascosti. Guai anche a quei rapporti o tutto
amore o tutto odio che molte volte troviamo nelle persone che appaiono “normali” ma che invero sono le piú disturbanti
della nostra vita. Quelle che vanno da un’amicizia appiccicosa al rifiuto dell’amicizia stessa, che ci vogliono tutte per loro o ci allontanano, che non
sanno scendere a compromessi, che non sanno mediare come in realtà è
richiesto dal vivere in comune, dal vivere in società.
Perciò, nella misura in cui conosciamo noi stessi e l’opacità che è in noi, riusciremo a vedere anche l’opacità che è nell’altro, e questo darà profondità alla comunicazione e al tempo stesso la limiterà perché non saremo mai in grado di conoscere veramente l’altro, così com’é difficile conoscere sé stessi e ciò che alberga nel nostro inconscio.
W il blog di Luigi!
Clodine e’ un blog non una famiglia. E , pure per Lorenzo, non si sa chi è vicino o lontano tra noi.
Costa tanto non buttarla sul guttalax ogni tanto?
Appunto: vedi ,”come voleasi dimostrare”, che non hai capito…?
So distinguere benissimo una famiglia da un blog, così come distinguo perfettamente un dialogo che si regge su leggi fisiche, dove l’approccio non verbale è fondamentale e quello che invece poggia su spazii “volatili”, aerei, virtuali…Forse sei tu che non riesci a distinguere la differenza…
Certo che ci si può confortare, ci mancherebbe, e consolare, pure, è lo si è fatto quando la circostanza lo ha richiesto…nei modi e nei limiti relativamente al mezzo in questione: un blog, appunto, e nient’altro, con tutti i suoi limiti limitatissimi…
Cara nicoletta, voglio sperare -anzi, francamente do per scontato – che ciascuno di noi abbia un altrove dove cercare di vivere il Vangelo, magari anche arricchito dallo scambio di parole che si fa qui. Che siano forti, è l’ultimo dei problemi, come ho già detto.
Il fatto è che papa Francesco ci chiama ad altro.
Noi continuiamo a considerare lo stare da cristiani in internet come una cosa che facciamo a nostro pro.
Lui ci richiama al fatto che dovrebbe essere fatto “a pro” altrui.
Insomma: internet potrebbe essere un mezzo per farci entrare in contatto con quelli che cristiani non lo sono proprio .
Noi invece siamo sempre a parlare di questioni piu’ che interne.
Non è essere autoreferenziali questo?
Detto in soldoni- e anche qui , mi ripeto: provate a far leggere a un ” laico” qualche pagina a caso dei commenti di questo blog- che è già un unicum nel panorama- e guardatene la reazione….
Ci ha provato lei Lorenzo ad evangelizzate in internet?
Soprattutto qualche anno tra pedofili ed Elusna era la fiera della bestemmia solo se dicevi a.
Creare uno spazio morbido non potrebbe andare bene sia per noi sia per chi fosse interessato ad avvicinarsi o dobbiamo partire lancia in resta?
🙂
“Non abbiate timore di farvi cittadini dell’ambiente digitale. È importante l’attenzione e la presenza della Chiesa nel mondo della comunicazione, per dialogare con l’uomo d’oggi e portarlo all’incontro con Cristo: una Chiesa che accompagna il cammino sa mettersi in cammino con tutti. In questo contesto la rivoluzione dei mezzi di comunicazione e dell’informazione è una grande e appassionante sfida, che richiede energie fresche e un’immaginazione nuova per trasmettere agli altri la bellezza di Dio.”
Ora, puo’ darsi che singolarmente nelle nostre azioni quotidiane, questa sia la nostra bussola. Se è così, diciamo che abbiamo tutti quanti ( parlo di noi commentatori) un deficit di comunicazione, perché almeno da quello che scriviamo nei nostri interventi, mi sembra che salti fuori l’esatto contrario.
Sì, ripetutamente.
Beccandomi di tutto, ovvio.Non che questo sia necessariamente un male.Anzi,francamente credo sia un bene. Non mi risulta che ci siano state promessi letti di rose e comprensione assicurata, ma l’opposto.
A me non fa problema né lo spazio morbido né quello ruvido, né le lancia in resta ( alla prova dei fatti controproducenti sempre, però) che quelle tenute a riposo.
E su ” chi fosse interessato ad avvicinarsi” che ni fa problemissimo.
Sono io che devo inventarmi il modo di farmi vicino agli altri.
Se aspetto che vengano a bussare alla mia porta, campa cavallo….
errata corrige:
è ” chi fosse interessato ad avvicinarsi” che mi fa problemissimo
È chi le impedisce di inventarsi altro?
Io dico che questo e’ un ottimo spazio a disposizione.(però bisogna sempre tenere conto di chi legge da lontano)
giusto, nessuno. E’ proprio quello che chiede Fr.: ENERGIE FRESCHE e UNA IMMAGINAZIONE NUOVA per trasmettere agli altri la bellezza di Dio.
A me, francamente, sapere che in molti leggono, commentano, criticano e si scandalizzano, talvolta, per certe espressioni forti, o poco rispettose dell’altro che nascono da uno scontro verbale in questo tipo di comunicazione che si regge, comunque, su fragili stampelle, devo dire, poco m’importa…
Ciò che invece ritengo fondamentale ai fini dell’Evangelizzazione, visto che siamo pellegrini in cammino -e vale sia x chi ha fede, sia x chi la fede non ce l’ha ma tenta un approccio in prospettiva in quanto tutti verso un unico destino [ ignoto per chi non crede] di redenzione [per chi crede]- che non si svilisca il messaggio di Cristo, non lo si mistifichi, non lo personalizzi a proprio ghiribizzo , relativizzandolo, sparigliando le carte tacciando per Verità Rivelata ciò che invece è intepretazione personale, perché la “fides qua”, la fede con cui si crede, deve corrispondere alla “fides quae”, quella nell’unico e identico Dio nel quale credono tutti i cristiani, professata e proclamata nel Simbolo di fede della Chiesa Cattolica. Si può discettere, discutere, confrontarsi, ma con la dovuta serietà…altrimenti si da una controtestimonianza a Cristo e alla Chiesa..
L’unico modo per evitare il rischio della personalizazione e dello svilimento, è quello di far riferimento alla Chiesa .
Se no, è il caos.
Per questo io credo che ci sia una evangelizzazione di dottrina e di teologia, per la quale sono preposti e autorizzati preti, vescovi e papi, mentre a me, da laico, spetti una evangelizzazione di testimonianza vissuta.E’ il mio modo specifico per “per dialogare con l’uomo d’oggi e portarlo all’incontro con Cristo: una Chiesa che accompagna il cammino sa mettersi in cammino con tutti. “.
Insomma, non è mio compito catechizzare nessuno.Al massimo, se proprio voglio o devo andare sul dottrinario, posso accompagnarlo da qualcuno che lo puo’ fare….
Si, ma un minimo di accordo serve anche per testimoniare, se parliamo di ecumenismo non è possibile che ogni volta ci di divida tra chi considera eretici anche gli ortodossi e chi invece dice che le religioni sono tutte uguali.
Ed e’ così di ogni argomento non oso pensare cosa verrebbe fuori se ci approcciassimo direttamente al testo biblico.
e infatti, ribadisco, ci si richiami alla Chiesa.
Si capisce che se io mi metto a fare le pulci e le pulcine pure ai documenti del Magistero, non si va da nessuna parte.
Per stare al tuo esempio, Sara, dove sta scritto che io, piripicchio vulgaris, debba manifestare cosa penso delle religioni, e se considero o no eretici o meno gli altri cristiani?
E’ comunque un parere personale che interessa solamente me.
Al contrario, per restare all’esempio, è mio campo specifico,pormi e rispondere nei fatti a questa semplice domanda che volpinamente e banalmente aveva buttato lì Luigi: ” che fai intorno a te per l’unità dei cristiani?”
Su questo , sì: ho ben precise possibilità peculiari oltre che responsabilità personali dirette e gli occhi del mondo e di Cristo addosso.
che faccio intorno a me per l’unità dei cristiani?
Magari comincio a non litigare in giro, dalla famiglia alla parrocchia, e cerco di essere accogliente con tutti quelli che incontro sul mio cammino web e vita reale uguale.
Il messaggio del Papa parla di sperimentare la fraternità che è il modo migliore per cominciare a evangelizzare.
Non basta richiamarsi alla Chiesa in modo generico, perchè il tessuto ecclesiale è composto da molte anime, tante, come lo sono i mattoncini che compongono un corpo umano con i quali ci si potrebbe costruire una cattedrale, e ne resterebbero d’avanzo! Abbiamo don Gallo e don Particello, per non parlare dei vari carismi all’interno degli ordini religiosi secolari e non…giusto per fare un esempio. Il concetto di Evangelizzazione a mio avviso non verte tanto su “cosa ha da DIRE oggi la Chiesa nel mondo o cosa fa, per il mondo. Quanto puntare l’indice sulla sua stessa natura sulla propria Natura.. Come ebbe a dire Giovanni Paolo II, al numero 34 dell’Esortazione post-sinodale Christifideles Laici: «Certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali», poiché, anche nelle regioni di antica cristianizzazione, seppure la fede cristiana «sopravvive in alcune sue manifestazioni tradizionali e ritualistiche, tende ad essere sradicata dai momenti più significativi dell’esistenza, quali sono i momenti del nascere, del soffrire e del morire». Urge un richiamo alla conversione, ma una conversione perché le derive che tentano di veicolare un “nuovo Vangelo”.sono reali..
“Urge fornire, dunque, una risposta integrale, pronta, agile, che renda più forte la fede cattolica, sulle sue verità fondamentali, sulle sue dimensioni individuali, famigliari e sociali”.
GPII Santo Domingo 12 Ottobre 1992
E’ questo il punto lorenzo: quando dici che “è un parere personale che interessa te”, vorresti dire che non difenderesti, non manifesteresti il tuo parere, nel momento in cui ti trovassi all’interno di un dibattito in cui si mettesse in dubbio, ad esempio, la presenza di Cristo nell’Eucaristia? o qualora si affermasse che la Vergine Maria ha terminato duemila anni fa la sua missione e la Sua Venerazione è un culto vano, pagano? [come se una madre terminasse di essere tale una volta dato alla luce un figlio] presente nel cattolicesimo?…
A me, ad esempio non interesse una generica , vaga, “unità”, mi interessa “L’UNITA’ e la responsabilità dell’annuncio spetta a ogni cristiano , chiamato a saper discernere tra il vero e il falso, tra ciò che porta
frutto e ciò che, invece, è effimero, per l’edificazione dell’unica Chiesa, quella Cattolica…
Sì, manifesterei il mio parere e lo motiverei, consapevole che quello – detto da me- resta il mio parere, appoggiato invece a un solido edificio che il Magistero della Chiesa ha costruito e sta costruendo per me. Ma il punto è : il fatto che io partecipi a un dibattito è del tutto opzionale, dirò di piu’: se non ne fossi in qualche modo (e non saprei perché) obbligato, mi guarderei bene dal parteciparvi. A che titolo? A che pro?
Per me parli la Chiesa.
Io ho un altro ruolo e un altro compito, nella chiesa stessa, che è specifico e particolare mio, e che nessuno puo’ fare al posto mio in modo altrettanto efficace e vivo: manco il papa. Che- per dire – puo’ fare una enciclica sull’amore nuziale, ma non puo’ testimoniarlo se non in via ultrateorica.
Che poi il tessuto ecclesiale sia composto da molte anime, tante, come lo sono i mattoncini che compongono un corpo umano con i quali ci si potrebbe costruire una cattedrale, e ne resterebbero d’avanzo! sono d’accordo. Ed è tutta Chiesa. Tutta vera. Tutta Cristo.
Soprattutto: non ce n’è un’altra.
Doppio soprattutto: non c’è la Chiesa che io vorrei, quella che interessa a me, quella con la quale io sarei o sono d’accordo. C’è- ci puo’ essere- quella, ma c’è anche tutta quell’altra.
L’assurdità delle polemiche di assoluta sterilità e di nullo costrutto che trasciniamo ovunque tra di noi sta in questo: che nella Chiesa c’è veramente posto e spazio per tanti,direi per tutti. Basta che si dia la vita, che ci sia questa condizione di base del mollare tutto e andare dietro a Cristo nella propria storia, e poi i mattoni arrivano e edificano e costruiscono.
Quanto all’unica Chiesa, quella cattolica, lasciamo fare al suo capo, ai suoi ultimi papi che in perfetta continuità- ricordata oggi da Francesco- si stanno muovendo sulla stessa lunga onda….
Io do assolutamente per scontato che chi scrive qua viva il Vangelo nella propria vita.
Anche chi sembra più distante, riconoscerlo mi pare fondamentale per costruire un buon rapporto.
Cercare un confronto più ampio su argomenti di cui difficilmente si viene a conoscenza nella vita quotidiana non esclude affatto il darsi a Cristo.
no, non lo esclude affatto.
però, se parliamo di quello che ha detto il Papa, cioè come ” fare internet”, come stare da cattolici sulla rete, mi sembra di capire che – fermo restando quello che vogliamo fare per i nostri interessi ( confronti, discussioni, formazione ecc ecc)- c’è qualcosa che ” dovremmo” – dobbiamo secondo lui – fare per gli altri.
E questo impone che si esca fuori e si vada per le strade virtuali, esattamente come ci sprona a fare un giorno sì e l’altro pure, per quelle vere.
Insomma, siamo sempre lì.
Cristiano “per me”, o cristiano ” per gli altri”?
Non ha detto questo il Papa rilegga bene. A che serve andare fuori (fuori dove poi) se nemmeno in un ambito ristretto come questo non si riesce veramente a farsi prossimo?
Rileggo.
“Lo ripeto spesso: tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima. E le strade sono quelle del mondo dove la gente vive, dove è raggiungibile effettivamente e affettivamente. Tra queste strade ci sono anche quelle digitali, affollate di umanità, spesso ferita: uomini e donne che cercano una salvezza o una speranza.”
Possiamo negare che i cd blog cattolici ( che bella definizione da riserva indiana) siano affetti da autoreferenzialità cronica?
A me non pare proprio.
I
Non dice solo questo. (http://www.cyberteologia.it/2014/01/i-5-nodi-del-discorso-di-papa-francesco-per-la-48a-giornata-mondiale-delle-comunicazioni-sociali/) e poi un blog come questo non è affatto una riserva indiana e’ un luogo di incontro per tutti dove l’unico guaio e’ l’estate rare a volte nei toni per un malinteso concetto di libertà.
Per costruire una buona presenza della Chiesa in internet serve tempo e umiltà, e va fatto partendo proprio dal sentire l’altro come un com
, non
Compagno di cammino anche se ci sembra polemico, noioso e autoreferenziale.
Se non riesco a sentire nemmeno lui come fratello perché dovrebbe andarmi meglio con i lontani?
No, Lorenzo: hai ragione; non possiamo negarlo (ma scommetto che neppure Sara lo nega ……).
Buona domenica a tutti.
Roberto 55
Ad esempio quanto ci preoccupiamo di quelli che non scrivono più?
Quanto ci siamo preoccupati di aiutare quelli che hanno vissuto male l’inizio del nuovo pontificato?
Dietro un messaggio scritto c’è sempre una persona.
Ciao Robert, buona domenica pure a te e a tutti.
Sara, il fatto di sentirsi fratelli – almeno per me, ma credo per tutti – è evidente.
Altrimenti, che stiamo qui a fare?
Poi, anche tra i fratelli di famiglia ci stano quelli che in certi momenti ci stanno sulle palle, e iperautoreferenziali. Ma sempre fratelli restano.
E, su quelli che la pensano diverso, ho appena ricordato la banalità che nella cheisa c’è posto per tutti quanti, basta non avere la fissa di prevaricare e il problema è già belleche risolto.
Ma il punto non è quello.
Il punto è.
Che senso ha avere dei luoghi che ci permetterebbero di portare a chi non concosce, o conosce ma è disinteressato, o conosce ma è contrario, Gesù Cristo, e usarli per noi stessi? Che poi, anche quel ” per”, a lungo andare, andrebbe verificato. Piu’ che altro in questi luoghi di incontro, ciascuno tiene a ripetere la propria opinione e a confutare quella degli altri,con la ridicola e tutta nuova possibilità di equiparare il proprio parere a quello del papa e di dargli qualche quotidiana lezioncina.
Anche divertente, ma stucchevole, dopo un po’.
Io mi faccio mettere in crisi da queste nostre discussioni perché mi pare evidente che c’è una certa disomogeneità di pensiero, cerco davvero di capire il pensiero dell’altro.
Negli ultimi anni a causa di queste discussioni ho approfondito molte cose che conoscevo superficialmente ho cercato di allargare i miei interessi alla teologia protestante (dato che parliamo di unità dei cristiani almeno sapere in cosa consistono
Affinità e divergenze tra noi), ho provato ad ascoltare un po’ di più.
Certo non cambia il mondo ma niente non è.
Certo che non è poco, Sara, anzi è molto. Uno stimolo all’approfondimento e alla ricerca, alla “formazione” come si direbbe in comunitariese.
Benissimo.
Però, le occasioni di approfondimento e di riflessione, nonchè di formazione, non mancano certamente in Internet. Ognuno se ne serva abbondantemente se e come crede.
E’ forse il resto che manca.
Ripetiamo in internet quello che càpita molto spesso anche nella vita reale, dove tendiamo a perpetuare all’infinito il momento formativo. A ben vedere, se uno vuole, dagli zero anni alla tomba, passando per tutta la teoria dei gruppi differenziati per età e stato, l’offerta formativa e comunitaria non manca. Ottimo.Solo che uno, in questo modo, corre il rischio di passare una vita intera nel recinto sacro, formandosi e formandosi…ma di quei 4/5 di mondo che dal recinto sta fuori, e che non ha nessuna intenzione di entrarci, che si fa?
Chi se ne occupa? Guardate che è “roba” che tocca a noi. Nessuno escluso.
Tu giustamente dici : “Ad esempio quanto ci preoccupiamo di quelli che non scrivono più?Quanto ci siamo preoccupati di aiutare quelli che hanno vissuto male l’inizio del nuovo pontificato?”
Si, ma quelli, in qualunque momento, possono ritornare a scrivere e rientrare nel recinto seppur virtuale. Ma per uno di quelli ce ne sono n che proprio staranno al difuori a vita, se io non metto le gambe in spalla e non mi invento il modo di prendermeli in braccio …
( quanto a quelli che hanno vissuto male l’inizio di questo pontificato, così come quelli che hanno vissuto male la fine del precedente, così come quelli che hanno vissuto male Benedetto…non mi preoccuperei tanto. St’idea che il papa e la chiesa debbano essere secondo i nostri gusti personali, ma da dove viene? E’ semmai vero il contrario, sono lì per indicarmi una strada, e io devo avere una cosa sola in testa: che mi vuol dire questo, nella mia vita? che mi vuol dir la Chiesa? Cosa posso fare per la Chiesa, io? Se solo mi metto sullo sdrucciolevolissimo piano di quello che ” mi aspetto io” dalla Chiesa, alè, campo libero alle paturnie, non se ne esce piu)
E se quelli che non scrivono più sono usciti dal recinto?
Per questo dico meglio spazi dove poter raccogliere le difficoltà dei cristiani non tutti hanno fede da spaccare le pietre.
Sul fare guardi mio marito ieri ha fatto catechismo, oggi consiglio e ogni settimana e’ così pure d’estate con i campi estivi.
Fa recinto chiuso?
Può essere però sono cose necessarie anche queste.
Se uno ha un’idea in più meglio.
mecessarissime e guai a mollarle….
solo, non bastano piu’.
ci vuole qualcun altro che batta strade nuove, senza che quelli che percorrono le vecchie- facendosi un santo mazzo tanto – vengano abbandonati a se stessi o disincentivati a farlo.
Però qualcosa di nuovo va ANCHE fatto.
( io credo che nessuno abbia una fede da spaccare le pietre, la fede è sempre una gran fatica per tutti allo stesso modo, santi inclusi. Però se uno esce dal recinto perché cambia un papa, quello non è un problema di fede, ma di appartenenza, ed è tutta un’altra storia)
“Se uno ha un’idea in più, meglio.”
io una idea ce l’avrei anche avuta, e non è una roba dell’ultima ora, visto che è di 15 anni fa ,vuol dire che ce l’hanno avuta in mano tre vescovi e vari tra parroci & preti …ma di concreto, a parte gran incoraggiamenti, nulla. E’ sempre tutto rimasto all’iniziativa personale .
Il che non depone a favore della genialità della idea stessa.
Però, con questa attenzione ” nuova ” ( che poi nuova mica tanto) che almeno nei toni e nella chiarezza sembra arrivare dalle parole quotidiane di Francesco, chissà.
Magari Luigi potrebbe ospitare non solo più bloggers, ma pescatori .