Vengo dalla Sacrestia del Borromini, presso la chiesa di Sant’Agnese in Agone, dove ho partecipato alla presentazione di un libretto del cardinale Gerhard Ludwig Müller che leggerò nei giorni della Resurrezione: La Croce è Vita. Meditazioni sulla Passione e sulla Pasqua di Gesù, Edizioni Ares, pp. 143, euro 14.00. Ho salutato il tenace Cesare Cavalleri che coordinava la presentazione: ha sette anni più di me e ne mostra sette di meno. “Ho deciso di non invecchiare” è la sua spiegazione. Gli ho detto che così a occhio mi pareva una buona decisione. Ma perchè non si facesse idee ho aggiunto che ero andato, nell’ordine, per il Borromini – la Sacrestia è sempre chiusa e in tanti anni che vado per Roma mai l’avevo vista – per il cardinale e per lui. Nel primo commento un’immagine della Sacrestia, nel secondo un brano del libro nel quale il cardinale rende omaggio al martire Romero.
Un bel pomeriggio con Borromini Müller Cavalleri
29 Comments
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Rinfrescatevi gli occhi in questa maraviglia.
L’omaggio di Müller a Romero è alla pagina 64 del volumetto di cui nel post: “Durante un viaggio in El Salvador il ministro dell’Ambiente mi raccontò il seguente fatto realmente accaduto. Quando la Chiesa si vide minacciata dalle forze politiche più estremiste, la moglie dell’attuale ministro disse all’allora arcivescovo Oscar Romero: ‘Signor Arcivescovo, lei deve fuggire, altrimenti la uccideranno’, ma lui rispose: ‘No, non sono io a dover lasciare il Paese. Chi dovrebbe mettersi in salvo è lei: lei è sposata e ha figli, io invece vivo da prete, non ho famiglia né figli. Io rimango qui, al fianco del povero popolo tribolato: loro sono la mia famiglia, loro sono i miei figli per i quali io, il loro pastore, devo essere pronto a dare la vita’. Solo pochi giorni dopo fu ucciso dai proiettili dei persecutori, mentre esercitava il suo ufficio sacerdotale davanti all’altare, ed era in procinto di alzare il pane e il sangue per l’offerta dei doni. Oscar Romero ha quindi unito la sua vita non solo spiritualmente all’offerta di Gesù, ma ha versato il suo sangue sull’altare della Croce, proprio come Cristo, in segno dell’amore fino alla morte”.
bello il ricordo di Romero e bella anche la sacrestia.
Ma perché si parla tanto di Romero oggi, mentre per tanto tempo era caduto nell’ oblio?
Si sta ripetendo la solita storia che niente insegna:
molti grandi ecclesiastici riprendono vita parecchi anni dopo la morte.
Manca il coraggio di parlare a tempo debito. Se le virtù evangeliche hanno un senso, metterle sotto tappeto è una colpa. È, appunto, mancanza di coraggio. E anche questa è una colpa.
Ne parla molto Luigi forse per la beatificazione.
Per una parte e’ un cavallo di battaglia:
http://www.internazionale.it/opinione/francesco-peloso/2015/03/30/oscar-romero-beatificazione
http://80.241.231.25/Ucei/PDF/2015/2015-03-31/2015033129918748.pdf
Lo dicevo già ad Agosto che sembrava tutto molto occidentale.
“lei è sposata e ha figli, io invece vivo da prete, non ho famiglia né figli. Io rimango qui, al fianco del povero popolo tribolato: loro sono la mia famiglia, loro sono i miei figli per i quali io, il loro pastore, devo essere pronto a dare la vita”
questa frase è un po’ melloniana (no famiglia propria per abbracciare la famiglia umana) però è anche un elogio all’indissolubilità dei legami, io sto con voi che siete la mia famiglia fino al dono della mia vita, fino a che morte non ci separi..
Più che altro, pare un’attestazione del senso del celibato ecclesiastico.
Anni fa mi trovai in una simpatica discussione su questo tema con amici colti e agnostici. In mezzo a tanti loro pregevoli argomenti, mi scappò la domanda brutale: “Ma secondo te se uno avesse a casa moglie, figli e nipoti che lo aspettano, potrebbe accettare l’idea di farsi prendere a pistolettate mentre fa il giro in Piazza San Pietro? Così, con quella serena baldanza?”
Francesco, Paolo Borsellino e Bruno Caccia -per fare solo due nomi- quella serena baldanza l’hanno avuta senza bisogno del celibato.
Però Romero è rimasto lì perchè si sentiva legato a loro non perchè era un eroe della “Giustizia”.
Stesse motivazioni per il vescovo di Tripoli (che Dio lo protegga)
http://www.corriere.it/esteri/15_febbraio_17/vescovo-tripoli-che-mi-taglino-pure-testa-92c2aed2-b669-11e4-a17f-176fb2d476c2.shtml
Mettere in conto il rischio della vita per fare il proprio dovere fino in fondo è una cosa eroica. Che costa ancora più cara se si ha una famiglia, con tutta la responsabilità connesse.
Donare integralmente la propria vita a Dio è una prospettiva diversa, però.
Lì non si tratta di mettere nel conto un rischio, ma quasi di assumerlo come via ordinaria, perché tu non ti appartieni più, e tutta la tua umanità è messa nelle mani di un Altro, che ne dispone anche senza lasciarti nulla.
Non si tratta di situazioni migliori e peggiori, solo – secondo me – profondamente differenti.
sara
riguardo all’articolo dell’Internazionale è vero che Romero è stato ucciso in odio alla fede da persone che non volevano rinunciare ai loro privilegi e che si professavano cattoliche e godevano dell’amicizia e vicinanza di parte della gerarchia cattolica. Questo è stato difficile da accettare per il Vaticano, sino alla venuta di Francesco che meglio comprende le dinamiche centro e latino americane. Questo nonostante Romero fosse conservatore e fondasse la sua critica sul Vangelo.
sara
Però Romero è rimasto lì perchè si sentiva legato a loro non perchè era un eroe della “Giustizia”.
Era anche un eroe della giustizia, lui spesso denunciava nelle omelie e nelle lettere pastorali la situazione di grave ingiustizia in cui versava il paese.La sua denuncia scaturiva da un’applicazione radicale del Vangelo.
E’ vero ci ho ripensato dopo aver scritto, però avevo messo giustizia tra virgoletta per dire che non era un ideale.
Quel richiamo alla sua paternità di sacerdote era bello, volevo solo sottolinearlo.
Tra l’altro stasera sono passata in libreria (era un po’ che non ci andavo) e mi sono portata via questo:
http://www.ibs.it/code/9788830722880/romero-oscar-a-zzz99/-laquo-la-chiesa-non-pu-o.html
🙂 🙂 🙂
Ho dato un’occhiata al testo: è vero è radicale, ricorda lo stile di Bergoglio, ad esempio nelle persecuzioni della Chiesa, da noi spesso il tema delle persecuzioni è cavalcato dai più conservatori ma è evidente, nelle parole di Romero, tutta la forza di strutture di male che si oppongono al messaggio di amore del Vangelo.
In questo senso mi spiego anche l’insistenza sul martirio del Papa che a noi occidentali (a me perlomeno) fa magari strano.
E’ una Chiesa radicale che però non ha nulla da dividere con (per esempio) l’articolo di Veronesi su Kung.
Per questo a volte non comprendo la passione del mondo “progressista” occidentale per figure come Romero o Bergoglio stesso che propongono un cristianesimo così strong.
http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/ecumenismo-ecumenism-ecumenismo-40147/
“Per questo a volte non comprendo la passione del mondo “progressista” occidentale per figure come Romero o Bergoglio stesso che propongono un cristianesimo così strong.”
Posso parlare solo per me, la mia passione deriva proprio da questo radicalismo, radicalismo che è stato anche il motore della teologia della liberazione.
Ellacuria diceva ” con Romero Dio è passato in El Salvador”, Sobrino ha una grande ammirazione per Romero. Romero non ha mai aperto un libro di teologia della liberazione, non ha mai aderito ad essa, ma alla fine che tu segua la teologia della liberazione o la teologia del popolo o che tu dica di seguire solo integralmente la dottrina sociale della Chiesa se tu vivi radicalmente il Vangelo i risultati sono equivalenti.
A me piace la teologia della liberazione (soprattuto Gutierrez) può sembrare strano ma mi ricorda la mia infanzia, è però diversa da una sensibilità religiosa secolarizzata come la nostra. (non so se riesco a spiegarmi, faccio più fatica del solito scusate)
si è diversa, il suo substrato è un mondo molto più tradizionale, grandi processioni, i santi onnipresenti.
Il vescovo di San Salvador ha intanto annunciato che vuole avviare la causa di beatificazione di quasi 500 persone, martirizzate come Romero. Per la maggior parte catechisti/e laici, ma anche sacerdoti, religiose/i.
Essendo nata in campagna riconosco quel clima e ci sono affezionata, quando lo vedo scomparire a poco a poco me ne dispiaccio, non è questione di essere conservatori, ci sono tante forme nuove che si sostituiscono a quelle e vanno bene uguale però mi dispiace e basta.
Nello stesso tempo mi piace anche la dimensione più intellettuale tutto il patrimonio di sapere di storia e di cultura che il cristianesimo ha costruito nei secoli, non ci vedo arroganza e prepotenza ma uno straripare di senso che “plasmato” il mondo.
C’è tanta varietà anche all’interno del cattolicesimo in fondo non la consideriamo a sufficienza come una ricchezza.
ha plasmato.
anche io io mi ricordo con piacere le processioni che si facevano quando ero bambina per chiedere per esempio la pioggia in periodi di siccità.
E’ vero che non siamo abituati a considerare le differenze come ricchezza: per la prima volta abbiamo un papa con una cultura e un retroterra diversi e questo purtroppo disturba molto qualcuno.
Vado a comprare il libretto del card. Mueller.
Buon Triduo Pasquale a tutti.
Muller*
Quale vuoi comprare?
Ciao picchio , il libro di cui ci ha parlato Luigi in questo post.
Ne sto assaporando or ora la riflessione sul Giovedì Santo, al ritorno dalla Santa Messa in Cena Domini in cui con “amara sorpresa” il celebrante e il concelebrante non hanno recitato la Preghiera Eucaristica I altrimenti detto come tutti noi sappiamo canone romano , bensì la III.
Pazienza….
ero talmente presa da altre cose che non ricordavo più il post originario 🙂
😉 😉
Correggo: in Coena* Domini.