Un bacio dal fioraio bengalese

Sono le 22 e 30. Mia moglie ed io passeggiamo per viale Manzoni davanti al Santa Maria, in attesa che la figlia più giovane esca dalla riunione del gruppo Scout. Un fioraio bengalese piccolo e storto vuole vendermi una rosa per due euro, io gliene chiedo tre per cinque euro e lui me ne dà quattro. Ride felice, si inchina a mia moglie e bacia con garbo il risvolto del mio giaccone.

29 Comments

  1. don78

    gentilezza e garbo orientale :)… cmq meno male che non era cingalese …

    23 Novembre, 2007 - 10:51
  2. don78

    caro alessandro, forse è meglio che la spiego, perchè può essere interpretata in vari modi: volevo solo dire che per fortuna il fioraio “piccolo e storto” non era dello Sri Lanka, altrimenti il commento di Luigi sarebbe apparso, per ironia della sorte, troppo vicino alla discussione sul Prefetto e ai termini (corretti) usati per definire la sua nazionalità.. dando così adito a indebiti parallelismi e accuse di razzismo … accuse alle quali chi ha usato il termine cingalese per il Prefetto è stato sottoposto.
    Spero sia più chiara ora… poi, cmq, era solo una battuta anche in riferimento ad altre battute fatte in questo blog su “bengalesi” e “cingalesi”… speriamo che gli animi suscettibili non si surriscaldino.
    Saluti

    23 Novembre, 2007 - 11:13
  3. … caro don… io avevo capito il riferimento… e poi quando si parla di cose che succedono sotto casa, ho ben presente i termini della questione 🙂

    23 Novembre, 2007 - 11:46
  4. Clodine

    Sai dottor Luigi, un’ episodio analogo successe a me qualche anno fa: un omone di colore, Nigeriano,un venditore ambulante -di questi che vendono un po’ di tutto dal fazzoletto agli aghi per intenderci- mi bussò alla porta e ed apriii sicura di trovarmi di fronte la vicina, invece… Dico la verità: ebbi un sussulto al momento, la “visione” -imponente del resto- fu del tutto inaspettata. Tuttavia, superato l’impatto tragico, dico la verità, mi apprestai a vedere cosa vendesse (nulla di che..) ma comprai…e alla fine…gli misi nel borsone pesantissimo un po’ di frutta e dei biscotti.
    In seguito tornò, e dopo qualche tempo mi fece visita con la moglie e il fglioletto: li avevo adottati! Ma forse, sono stati loro ad adottare me..

    23 Novembre, 2007 - 12:56
  5. Per Clodine: mia madre, con la sua stupenda incoscienza, mi ha abituato a storie come quella che racconti. Grazie a tutte e due.

    23 Novembre, 2007 - 14:14
  6. Clodine

    …Ma, anche io ho appreso dalla mia di madre.
    Mi è rimasta addosso quella smania d’empatia,quell’insegnamento da “libro cuore”, quel non so che di languore crepuscolare per cui mi è pressoché impossibile non fare miei i dolori e i patimenti di chi è meno fortunato.

    Forse agli adolescenti di oggi manca l’educazione all’amore, magari non per cattiva volontà, ma semplicemnte perchè troppo immersi negli agi, troppe “cortine di fumo” appannano la vista dell’anima talvolta!

    Forse per età non potrò essere tua mamma caro Alessandro, però mi fa ugualmente un grande piacere esserne paragonata E’ un onore per me averne in comune l’incoscienza quando entra in ballo la misericordia.

    23 Novembre, 2007 - 15:22
  7. Leopoldo

    Bella immagine, chissà, forse anch’io avrei acquistato i fiori.
    Sarei curioso di sapere che cosa ne pensa il fioraio più vicino, che alle 22,30 non può tenere aperto il negozio ed è tenuto a emettere lo scontrino anche se sua figlia si porta via una margherita di campo. Forse, pur essendo in difficoltà col mutuo della casa o in mora col pagamento della bolletta della luce, non avrebbe baciato il risvolto della giacca di nessuno, sottraendo alla scena un po’ di melassa ma aggiungendovi certamente dignità.
    Ho capito che l’altra faccia della medaglia sta nella delicatezza di un gesto di riconoscenza nei confronti di chi quella dignità l’ha riconosciuta a uno degli ultimi, in controtendenza rispetto a a una concezione ottusamente proprietaria del territorio. Ma per favore, non dimentichiamoci sempre del fioraio lì accanto.
    Leopoldo

    23 Novembre, 2007 - 17:44
  8. Clodine

    ” mi lamentavo perché non avevo le scarpe. poi ho visto un uomo, a cui mancavano i piedi”: stesso paragone tra il fioraio del viale, e il bengalese ambulante!

    23 Novembre, 2007 - 18:14
  9. Iginio

    Gli orientali sono capaci di gesti di grande gentilezza. Anch’io una volta vidi un indiano regalare un pupazzetto a una bambina. Detto questo, il negozio di alimentari del bengalese vicino casa mia fa lo sconto ai musulmani. Se ci entra un africano non musulmano, lo sconto non glielo fa. Alla faccia di chi sogna la rivoluzione del proletariato immigrato.
    Sempre gli orientali non ammettono non solo baci tra uomini e donne in pubblico (il che una volta non era ammesso nemmeno da noi, e secondo me giustamente, anche se non sono un vecchio barbogio), ma nemmeno che un uomo e una donna si tengano per mano. Non ci trovo niente di ridicolo e semmai vorrei suggerire di conoscere bene le altre culture, non fermandosi ai particolari.
    Piu’ in generale la cortesia in Italia una volta era costume corrente, oggi e’ diventata una cosa da marziani (neanche i preti sanno, ad esempio, che sulla soglia di una porta si cede il passo a una donna). Domandiamoci perche’ e chiediamoci se per caso non c’entrino i meravigliosi anni 70, il meraviglioso 68, la meravigliosa teoria per cui le buone maniere sono “repressione” imposta dagli Sporchi Reazionari Retrogradi.

    23 Novembre, 2007 - 18:17
  10. Iginio

    Per Clodine: ognuno ha i suoi problemi, quello che per me puo’ essere grave per un altro puo’ essere insignificante. Per noi sedicenti cristiani non dire le preghiere dell’Angelus o benedire il cibo prima o dopo i pasti e’ insignificante, per certi pretonzoli moderni e aggiornati non dire la Liturgia delle Ore al momento giusto non e’ un problema perche’ tanto “ci sono i fusi orari” (citazione testuale), per tanti fare la Comunione a pancia piena non causa alcun problema; per un musulmano osservante non pregare durante il giorno e’ gravissimo e altrettanto non rispettare il ramadan.

    23 Novembre, 2007 - 18:20
  11. Questa per Accattoli, che fa quasi il pari col ponte lucchettato: ieri sera, dopo che era andata eccezionalmente bene la riunione degli Adulti di AC della parrocchia, tornando a casa a piedi, mia moglie mi ha preso per mano – e io ero felice come un “cinno” – che sta per bambino qui.

    23 Novembre, 2007 - 18:27
  12. Clodine

    x Iginio: si, hai ragione, ma la mia battuta non intendeva mettere in discussione quell’aspetto, che è evidente come tu lo hai esposto, non ci sono dubbi. Voleva invece porre l’accento su un’altra problematica ed è questa: a volte ci si lamenta per le difficoltà , notevoli, che gran parte di noi affronta ogni giorno. Ci si rende conto sulla propria pelle dei tanti sacrifici che sovente si è costretti a fare per mandare a scuola i figli in modo dignitoso, non far mancare loro nulla. La maggior parte delle famiglie arriva alla fine del mese stringata, per non parlare degli anziani con il minimo sociale! Ma, se solo ci mettessimo nei panni di tanta povera gente che soffre, ed è tantissima, che non hanno nulla, veramente il nulla totale: non semplicemnte “poveri” ma “miserabili”, il che è diverso -potrei dare testimonianza diretta di cosa vedono i miei occhi- allora, forse, si ringrazierebbe Dio ad ogni respiro. E’ questo il senso della frase “mi lamentavo perché non avevo le scarpe, poi ho visto un uomo a cui mancavano i piedi”. Ho visto bambini fare salti di gioia per un panino, baciare le mani per il dono di una caramella
    Era questo il senso del gesto d’affetto del bengalese di cui parlava Luigi, al di la di ogni spiegazione che sia giusta o meno…
    Ciao Clodine

    23 Novembre, 2007 - 21:01
  13. Iginio

    Anch’io in Africa ho visto bambini fare salti di gioia perche’ qualcuno gli aveva regalato una penna per scrivere, a maggior ragione se aveva il pulsante…
    Una distanza abissale dalle scuole italiane, anche quelle di provincia, dove se un ragazzo o una ragaza non si veste alla moda viene letteralmente emarginato. Mi scusera’ il dottor Accattoli se mi ha ricordato che il Santa Maria negli anni Ottanta era una scuola per gente che si dava arie ma non aveva voglia di studiare e faceva bullismo, con insegnanti compiacenti che facevano finta di niente. Spero che sia migliorato da allora (glielo auguro!).

    24 Novembre, 2007 - 13:11
  14. Iginio

    Vorrei pero’ aggiungere che la trasformazione dei poveri in “miserabili” e’ frutto della nostra societa’ consumista, che da’ enorme importanza a cose superflue e trascura cio’ che conta. Si puo’ essere poveri e non mancare di niente, mentre e’ chiaro che un povero messo accanto a chi nuota nel superfluo sembra un miserabile e finisce col sentirsi tale se non ha dei valori forti che lo sorreggono (e infatti gli adolescenti sono i piu’ vulnerabili). A cio’ aggiungerei l’invidia sociale, che dilaga persino nel clero, compresi i piani alti (vedi p. es. Torino).

    24 Novembre, 2007 - 13:14
  15. Clodine

    Eh già..è così ! Oggi ho riempito il sacchetto per i bisognosi che alcuni volontari, armati di buona volontà, davano a chiunque entrasse nel grande mercato di una zona abitata da insegnanti e persone abbienti, ma anche da gente comune, operai ecc. Mi sono accorta, scrutando (anzi, diciamo che ho voluto volontariamente osservare) il comportamento: ebbene, alcune signore -bel messe, ingioiellate, si vedeva che erano benestanti- hanno rimempito la sacca di soli fagioli in scatola, mentre altre, più popolane e poco appariscenti nell’abbigliamento hanno messo di tutto, dall’omogeneizzato all’olio. Penso che “nessuno meglio dei poveri, conosca il dramma dei poveri”!
    Riguardo all’Istituo Santa Maria è vero: era a pagamento, un istituto gestito da suore e religiosi frequentato da ragazzi, se non ricchi, non certo come noi i quali, zaino in spalla due lire in tasca, ci trovavamo nelle biblioteche per studiare e prepararci agli esami in quanto non avevamo neppure i libri.
    Ricordo il Santa Maria in viale Manzoni…mi piaceva, era bello, solo una cosa detestavo: l’affresco dell’abside della chiesa centrale, dai colori freddi,con quella Madonna verde e blu vestita da Damina Sarda primi ottocento..una cosa oscena!
    Mi scusi dott. Luigi…con tutto il rispetto..spero sia stato rimosso quell’affresco osceno!

    24 Novembre, 2007 - 14:06
  16. Luigi Accattoli

    Ad Alessandro: se non ci fossero i blog resteremmo all’oscuro di tanti fatti che avvengono di sera per le vie delle nostre città…

    A Clodine: temo proprio che mia moglie e io abbiamo riempito il sacchetto del “Banco alimentare” – stamane, allo SMA di Santa Maria Maggiore – con legumi e pasta. Ahimè non ci siamo comportati da signori… – Quell’affresco dell’abside è sempre là, ma sia misericorde: i titolari dell’Istituto sono Marianisti e come potrebbero distruggere e rifare un affresco mariano ereditato dai loro padri? Luigi

    24 Novembre, 2007 - 17:01
  17. Clodine

    No, dottore ci mancherebbe, qualunque offerta va benissimo…

    Era solo un esempio, il mio, per sottolineare come in genere coloro che non hanno molto, o hanno patito sulla propria pelle l’angoscia della povertà sono più inclini a comprendere chi non ha niente.
    Certo , non ho potuto non osservare la signora ingioiellata che ha spiazzato letteralmente il ripiano dei fagioli, avrei voluto metterne qualcuno anch’io ma, li ha scippati!!…Comunque va bene ugualmente!

    Noo!! Non mi dica che quella Madonna dallo strano abito stile “donna sarda fine 800” -attorniata da strani personaggi attaccati l’un l’altro in un impasto di colore tra il verde e il blu cobalto- è ancora lì !? Non ci posso credere. Ero studentessa all’Artistico verso la metà degli anni 70 e ricordo che l’insegnate di storia dell’arte si portò a far visita ad alcune chiese post conciliari tra cui quella dell’istituto Santa Maria….fuggimmo…il trauma fu tanto e tale che l’insegnante, nel tentativo di farci rimuovere quanto appena visto ci portò di corsa al Battistero di San Giovanni in Laterano: fu una boccata d’aria pura!!

    24 Novembre, 2007 - 19:24
  18. Clodine

    Senta dott. Luigi, le voglio confessare una cosa (ma non lo dica a nessuno, resti un segreto tra noi): in verità ho provato una sana invidia per la signora dei fagioli, mi ha battuto sul tempo accidenti a lei !!!

    24 Novembre, 2007 - 19:43
  19. Luigi Accattoli

    Non la direi proprio una chiesa post-conciliare, così a occhio. Ma domani mi informo, dovendo essere lì per la giornata dei genitori del gruppo Scout. Buona domenica, Luigi

    24 Novembre, 2007 - 19:54
  20. Clodine

    il complesso scolastico è antico, suppongo risalga fine 800, la struttura mi sembra stile Umbertino per intenderci. La chiesa è interna .così almeno ricordo..composta da un lungo rettangolo (quasi fosse stata ricavata da un refettorio)in un’unica navata con colonne laterali e sul fondo l’abside, che sovrasta il presbiterio. Non mi sembra ci fosse il transetto con inginocchiatoio tipico delle chiese pre-conciliari.
    L’affresco ( stile cubista oserei dire, che ricorda assai vagamente Picasso periodo blu) dovrebbe essere stato eseguito tra il 58/60…credo..ma non ne sono sicura, son passati talmente tanti anni. Anzi, mi è venuta una certa curiosità: mi farebbe piacere sapere la data precisa.

    24 Novembre, 2007 - 20:20
  21. Mi piace Iginio che difende l’antica cortesia degli uomini e gli antichi gesti di noi cristiani. Abbiamo buttato al vento, come fardelli opprimenti, cose come farsi il segno di croce ai pasti o passando davanti ai pilastrini e ai cimiteri, come la genuflessione entrando in chiesa; come il porgere il braccio agli anziani e il cedere il passo alle donne. Occorreva un momento di rottura, di distacco con quelle consuetudini? Forse sì, se erano vissute come gesti automatici o imposti. Ora credo che dovremmo ritrovarle, come briciole luminose che aiutano a indicarci la strada del vivere insieme e del camminare comune verso il Signore.

    25 Novembre, 2007 - 2:32
  22. Luigi Accattoli

    A Clodine. La sistemazione originaria della chiesa è del 1940, l’affresco – datato e firmato – è di “Ludovico Quaroni 1957”. Del dopoconcilio c’è lo spostamento in avanti dell’altare e la collocazione a lato di un crocifisso di Pericle Fazzini. Luigi

    25 Novembre, 2007 - 20:33
  23. Clodine

    Per il dott. Luigi: non sapevo che l’affresco fosse del maestro Quaroni, definito “l’Architetto senza limiti e senza aggettivi” ,estremamente poliedrico e di anche difficile interpetazione. Ha fatto opere di urbanistica grandiose, con il Piacentini ed altri in un arco storico importante ( 35 al 67) alcune delle quali contestate per l’originalità talvolta ardita. Sempre alla ricerca di nuovi moduli espressivi affinché l’idea di “città contemporanea” aderisse alla realtà storica . Ora capisco il perché di quell’affresco: dovrò rivederlo, e sicuramente lo leggerò in maniera diversa! Non mi sono sbagliata di molto circa la datazione, immaginavo fosse ascrivibile a quella data all’incirca. Dopo il concilio venne praticamente imposta la presenza del Crocificco al centro -sovrastante l’altare- quindi era impossibile fosse una chiesa post-conciliare, infatti la sistemazione è del 40 ! Grazie Luigi.

    26 Novembre, 2007 - 5:38
  24. Clodine

    scusate per la mia inattention – vi avevo avvisati -naturalmente volevo dire
    “Crocifisso” e non Crocificco , Santo cielo che gaffe inaudite, mi strapperei i capelli !!!
    Con la promessa di “non offendervi mai più” auguro agli amici del pianerottolo una piacevole e lieta giornata in Grazia di Dio!
    Clodine

    26 Novembre, 2007 - 5:54
  25. Io adoro le gaffe, Clodine, e questa è particolarmente carina, e innocente. Non ti strappare i capelli! 🙂

    26 Novembre, 2007 - 9:55
  26. Clodine

    Grazie Ale, sei troppo buono! La tua comprensione mi è di grandissimo conforto !

    26 Novembre, 2007 - 12:08
  27. fabrizio

    è solo una prova
    e ora un pizzico di colore

    18 Dicembre, 2007 - 16:27
  28. fabrizio

    ci riprovo:
    casa

    18 Dicembre, 2007 - 16:29

Lascia un commento