Ieri eravamo in tanti nella chiesa del Sacro Cuore del Suffragio all’ultimo saluto a Salvatore Mazza, morto a 67 anni dopo cinque vissuti nella disabilità totale provocata dalla Sla, che però non l’ha fermato: ha continuato a tenere, per tutto il tempo della sua crocifissione, due rubriche su Avvenire, il quotidiano di cui era stato a lungo vaticanista: una intitolata Slalom, nella quale narrava la malattia e un’altra, da vaticanista, che aveva la testatina «Su questa pietra». Lo ricordo mettendo nei commenti il link alle due ultime puntate di questi suoi preziosi appuntamenti. L’ultima puntata è del 24 dicembre.
Un bacio a Salvatore Mazza collega mite e indomabile dalla Sla allo Slalom
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Su questa pietra. Salvatore ha sempre saputo accogliere e amare, interpretare, le diverse figure di Papi che si sono succeduti nei decenni della sua attività di vaticanista. Ha seguito con lo stesso affetto filiale, nei viaggi e da fermo, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco. L’ultima puntata della rubrica Su questa pietra è un commento agli appelli del Papa per la guerra ucraina:
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/le-nuvole-la-speranza-e-il-presepe-alternativo
Ed ecco l’ultimo Slalom. L’ultima puntata sulla malattia è dell’8 dicembre e in essa ci sono queste vivide righe su “tutte le parole che non ho detto”:
Ora che a causa della Sla sono definitivamente muto, penso spesso a tutte le parole che non ho detto. E che non potrò dire mai più. Fatti due rapidi conti, mi sa che sono molte. Specialmente mi sembrano molto poche le parole che ho detto a Giulia e Camilla, le mie figlie. Cioè, qualcosa ho detto, e per loro ci sono sempre stato, almeno credo (o meglio, spero che anche loro possano dire che ci sono sempre stato). Idem per mia moglie Cri, alla quale avrei ancora da dire tante cose, nonostante la fitta corrispondenza che abbiamo avuto fin da quando eravamo fidanzati. Ogni tanto penso che potrei scrivere loro, ma poi mi fermo perché ho paura che venga fuori qualcosa di melenso e sdolcinato tipo libro “Cuore”, e sinceramente proprio non mi va. E poi, da chi cominciare? E se non faccio in tempo? Il rischio di lasciare l’opera a metà, lo so da me, è molto alto. Arrivederci a gennaio, almeno spero. E buon Natale a tutti.
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/quando-le-parole-stanno-a-zero-salvatore-mazza
Di Salvatore ho parlato più volte qui nel blog. Ecco due link a post di maggiore impegno:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/salvatore-mazza-e-la-sla-allultimo-stadio/
http://www.luigiaccattoli.it/blog/a-salvatore-mazza-che-ha-la-sla-ed-e-piu-bravo-che-mai/
Slalom da Sla. Quando vidi che Salvatore aveva intitolato Slalom la rubrica sulla malattia mi venne alla memoria un’immagine sua di vacanza, nella quale era insieme alla figlia Camilla, che oggi forse ha 24 anni e che allora doveva averne dieci. La ricordo, Camilla, sul sellino di dietro della bici, abbracciata al papà, che giunti a un punto di ripida discesa e risalita le diceva: “Camilla tienti forte che facciamo lo slalom”. Eravamo a Bressanone per le vacanze alpine di Papa Benedetto, c’era poco da scrivere e andavamo molto in bicicletta. Il recupero del nome della figlia – Salvatore spesso nella rubrica nominava la moglie Cristina e le figlie Giulia e Camilla – che avevo dimenticato, rimette a fuoco quel sereno giro in bicicletta tra i monti. La parola “slalom” era amata da Salvatore che la scelse per il titolo della rubrica, giocando tra l’amato salto con gli sci (o con la bici e con la moto) e il blocco della malattia. Salvatore mio giocherellone.