Enrico non parlava e non si muoveva, ma destava amore e rispondeva all’amore con il sorriso: i genitori adottivi Giovanna Vicenzi e Gian Battista Melini lo piangono come un prodigio, riconoscenti d’averlo avuto per più di trent’anni e desiderosi di riaverlo nel giorno del Signore. Se ne è andato il 28 febbraio. La messa di addio si farà domani alle 14,30, nella Chiesa parrocchiale del Tempio Votivo, di fronte alla stazione di Verona Porta Nuova. Quando me l’hanno fatto conoscere così me ne parlarono: “Enrico è per noi un angelo che ha una sua missione ed è nella nostra casa solo momentaneamente. Imparando a guardarlo così ci è divenuto chiaro che non potremmo vivere senza di lui per il tempo nel quale egli ci è donato. Osiamo dire che Enrico è per noi un segno e come un sacramento del mistero dell’Incarnazione: un segno che ci richiama a Gesù figlio di Dio che si è fatto uomo. Sperimentiamo ogni giorno i doni che il Signore ci ha dato invitandoci a vederlo in Enrico: la pace profonda dei cuori, la serenità della sua Provvidenza, la letizia vera della condivisione e della solidarietà”. Il mio incontro con Enrico è narrato qui. Nel primo commento dedico a Giovanna e Gian Battista, amici di cui vado fiero, una parola di Papa Francesco che pare scritta per loro.
Un bacio a Enrico che era immensamente sacro
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Ciascuno è immensamente sacro. Parole di Papa Francesco che dedico a Giovanna e a Gian Battista: “Ogni persona è degna della nostra dedizione. Non per il suo aspetto fisico, per le sue capacità, per il suo linguaggio, per la sua mentalità o per le soddisfazioni che ci può offrire, ma perché è opera di Dio, sua creatura […]. Al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione. Perciò, se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita”. La gioia del Vangelo 274.
Grazie di questa bellissima testimonianza Luigi.
E’ una pagina di vita vissuta a dir poco grandiosa, che lascia senza parole….
Meravigliosa storia.
Grazie a chi l’ha vissuta e a chi l’ha raccontata!
Enrico ha cambiato missione, ma è ancora l’angelo dei suoi genitori.
Dal cielo protegga le famiglie che vivono le stesse difficoltà che hanno incontrato Giovanna e Gian Battista con l’aggravio di non riuscire a scorgervi il mistero dell’Incarnazione del Signore.
Grazie Luigi per averci fatto conoscere Enrico.
Conosco una situazione molto simile a quella di Giovanna, Gian Battista ed Enrico.
Una sola differenza: Stefano, che oggi è trentenne o poco meno, è il figlio naturale dei genitori. Dalla nascita cerebroleso, costretto in carrozzella.
Amato dai genitori e dal fratello (medico) come un dono del Signore.
Non parla ma si fa capire e sorride a chi lo conosce bene e a chi gli dimostra simpatia.
Lo portano dovunque vadano loro, facendo enormi sacrifici per spostare la pesante carrozzella.
La nonna lo chiama teneramente “il bambino”, e tutti sanno a chi si riferisce. Ogni anno lo festeggiano con gioia nei giorni del compleanno e dell’onomastico.
Ho sempre pensato a questi genitori, che mai ho visto tristi o amareggiati, come a persone eroiche nel loro sacrificio quotidiano.
Chi è capace di portare con serenità fardelli così pesanti, è compenetrato di una Grazia speciale che noi, così distanti da situazioni del genere, non abbiamo e non riusciremo mai a comprendere.
Il mistero della vita comporta vicende impenetrabili alla povera intelligenza umana.
E non ci sono parole per definirle.
Grazie Marilisa. Hai qualche parola di questi amici?
No, Luigi, non sono miei amici ma solo conoscenti.
La nonna di Stefano abita vicino a me e spesso nei suoi discorsi parla del “bambino” e mi mostra le sue fotografie.
Una volta mi ha detto che i genitori non hanno mai voluto sentirne di metterlo in un istituto; vogliono tenerlo accanto il più possibile.
Certo la loro preoccupazione è per il futuro. Ma hanno fede in Dio e nella Provvidenza ed è questo che li sorregge.
In certi casi non c’è bisogno di parole. Bastano gli atteggiamenti.
Io, quando ho avuto modo di scambiare qualche parola con loro, li ho visti sempre sereni. Inoltre mi accorgo che Stefano è coccolato dai parenti tutti. Nel mio appartamento, attiguo a quello della nonna, arriva il chiasso festoso in occasione delle ricorrenze di cui ho parlato prima.
E non posso fare altro che benedirli, mentalmente, tutti.
Anch’io li benedico e te con loro.