Ho chiesto alla mia gente: “Che succederebbe se sua figlia sposasse un tedesco e se una seconda figlia volesse sposare un francese?” Uno rispose: “Beh! Signor Vescovo bisogna andare incontro alla volontà delle nostre figlie”. “E che succederebbe se la terza sposasse un indio?” Non feci in tempo a dirlo che saltò su dalla sedia e io “Perché nessun problema con gli altri due? Questa è discriminazione! – Venne un indio con il suo padrone: era lì per chiedere una messa ma non parlò mai con me, parlava sempre il padrone. Nonostante io gli parlassi nella sua lingua, rispondeva per lui sempre il padrone. Io rimasi traumatizzato. – Ho duecento diaconi indigeni e quando diamo la comunione vi sono persone che cambiano fila per non ricevere la comunione dalle mani di un Indio. – Lunedì 24 è morto a 85 anni il vescovo messicano Samuel Ruiz Garcia, grande difensore degli indios del Chiapas, vescovo di San Cristóbal de las Casas dal 1959 al 2000. L’avevo incontrato durante la visita di Giovanni Paolo II nello Yucatan, nell’agosto del 1993. Lo saluto clon un bacio di fratello. Ho riportato qui tre passaggi di una sua conferenza, tenuta a Ferrara il 15 febbraio 1998, Nel primo commento riporto un ringraziamento di don Samuel a papa Wojtyla per la predicazione che svolse in Messico nel 1993.
Un bacio a don Samuel amico degli indios
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[Segue dal post] Il Papa nel maggio 1993 ha detto in Yucatan è che “Gli Indios sono soggetti della loro storia non oggetti”. Questo è stato sorprendente, perché il Papa aveva parlato parecchie volte nel suo viaggio su cultura, diritti dei popoli, proprietà della terra, contro la discriminazione e noi volevamo qualche chiarimento sulla teologia indigena ma non ci aspettavamo questo discorso forte, squassante quando ha detto “Vai” perché si rivolgeva agli Indios rappresentanti di tutto il continente. Ha poi promesso di tornare a parlare alla CELAM ho sentito questa parola grande : “Voi siete il soggetto della evangelizzazione di questo continente”. E’ stato un poco strano, dire che gli indigeni erano responsabili della evangelizzazione dei loro compagni era comprensibile, ma dire che sono responsabili della evangelizzazione di tutto il continente è un po’ troppo. Seconda affermazione, contro le leggi della sociologia, “E voi siete responsabili della trasformazione integrale del continente”. Questo era molto più forte della prima affermazione!
Invece voglio condividere con Voi il dispiacere per la morte di un cristiano esemplare: Samuel Ruiz, il vescovo del Chiapas, il difensore degli indigeni
Canto per la morte di un profeta
25 gennaio 2011 – Tonio Dell’Olio
La selva Lacandona oggi è triste. Anche i suoi alberi si inchinano per salutare Tatìc Samuel. Dormirà per sempre tra la sua gente e continuerà a cantare gli inni dei Maya nella terra povera del Chiapas. Così ha voluto prima di morire il vescovo dei poveri, l’anima grande che conobbe la miseria e la ricchezza del suo popolo. Samuel Ruiz era un uomo innamorato della verità e la cercava nelle case dei campesinos e non nei palazzi del potere. Profeta che sa usare la parola e sa spezzare il pane. Profeta che sa vivere il suo tempo e scrutare l’orizzonte. Monsignore sì, ma per la sua gente soltanto Tatìc come nella tradizione Maya. Padre e amico, uomo su cui contare e forte solo della verità e della nonviolenza. Perché un giorno, Samuel, aveva scelto a quale parte restare fedele per sempre. Per questo un contadino lascerà cadere del mais nella sua tomba. A cantare l’inno della vita scenderanno dagli altopiani i zotil e itzeltal e si uniranno ai tojolabal, ai ch’ol e ai lacandoni per dirgli arrivederci in lingua Maya
Samuel Ruiz
Ho ricevuto, prima di partire, una lettera per una celebrazione. Si trattava di dare l’immagine di un catechista modello per la comunità. Le 8 diocesi hanno riportato il racconto di un coordinatore di Acteal, morto lì, che gridava agli altri mentre venivano uccisi……”Perdonate tutti quanti, non dovete avere nel vostro cuore!”Quando è caduta anche sua moglie lui le si è avvicinato e poi è morto. Per questo tutti hanno subito parlato di martiri di Acteal. Hanno deciso di fare insieme la sepoltura di tutti i cadaveri ed un monumento. E durante la processione hanno visto 16 tra gli assassini sui camion della polizia e li hanno arrestati. In tutti vi era dolore e speranza e sono venuti ad una processione verso nostra Senora di Guadalupe e vi è stata la testimonianza di un catechista sopravvissuto ad Acteal….. Tutti erano commossi. Lui diceva “Madre, Signora nostra, Tu sei triste nel tuo cuore, hai perso bambini, vecchi. Hai pena e angoscia nel tuo cuore, perciò noi siamo qui per darti gioia nella tua tristezza”. Noi veniamo qui non a chiedere ma a dare conforto. Quando si parla di solidarietà, si parla di solidarietà internazionale per sostenere la costruzione della pace, ma anche della donazione che fanno gli indios nella costruzione di una nuova società.
Questi sono criatiani mi viene da dire, e Samuel Ruiz ha avuto problemi con il Vaticano, gli hanno mandato un vesco vo che doveva normalizzare la situazione in Chapasm, ( tra le altre cose ci sono molti diaconi sposati), questo vesco vo dopo pochi mesi è passato dalla parte di Samuel..
un sito per approfondire
http://www.sicsal.it/pagine%20base/ruiz.htm
Molto, molto interessante
QUANDO IL VANGELO DIVENTA STORIA di Samuel Ruiz
È interessante notare come oggi in America Latina si vivono situazioni che sono state vissute in passato, agli inizi della storia della Chiesa, mentre oggi vengono presentate come novità. Uno dei primi problemi che si presentarono alla Chiesa degli inizi fu quello della situazione culturale e religiosa dei convertiti dall’impero romano al cristianesimo. La prima domanda che ci si poneva era: questa gente deve essere convertita prima alla legge di Mosè e poi, tramite questa, diventare cristiani, dato che la promessa è stata fatta al popolo eletto di Dio, i Giudei? Sappiamo che pur essendo d’accordo, anche Pietro e Paolo hanno avuto atteggiamenti diversi di fronte a…………
http://www.sicsal.it/testi/vg-storia.htm
E qui chiudo i testi per non monopolizzare
«El caminante» ha raggiunto la meta
Alberto Vitali, 25 gennaio 2011
Il primo ricordo che conservo di don Samuel Ruiz nel suo Chiapas è un episodio, tanto semplice quanto significativo, avvenuto sulla piazza di un piccolo paese, ignorato dalle carte turistiche, ma importante luogo d’incontro delle diverse etnie locali, in occasione del mercato settimanale.
Ci eravamo conosciuti alcuni mesi prima, quando venne in Italia per visitarci in qualità di presidente internazionale dei comitati “Oscar Romero” (SICSAL) e proprio dall’incontro annuale di questa organizzazione, tenutosi quell’anno in Ecuador, stavamo rientrando alla volta di San Cristóbal de Las Casas. Viaggiavamo accompagnati dalla scorta, perché in quel periodo don Samuel rivestiva anche il delicato ruolo di presidente della CONAI, la Commissione Nazionale di Intermediazione tra gli insorti zapatisti dell’EZLN e il governo federale. In prossimità della piazza, fece fermare l’auto per offrirci un tipico «fresco» della tradizione indigena, fatto con mais e cacao, ma al banco delle bevande non ci saremmo mai arrivati, perché la gente, accortasi immediatamente della sua presenza – sebbene andasse vestito come un qualsiasi vecchierrello – gli si riversò addosso per abbracciarlo. La scena fu impressionante: un’intera piazza correva verso di noi.
D’istinto mi voltai per osservare il comportamento dei suoi «malos chicos» – come scherzosamente chiamava gli uomini della scorta (in Messico è detta così la “banda bassotti”) e uno di loro, intendendo la mia perplessità, mi prevenne: «vede bene, padre, che non potremmo mai fermare l’entusiasmo degli indigeni nei confronti di don Samuel, altrimenti sarebbero guai. Possiamo solo controllare che non ci siano infiltrati…»…….
…… Per tali premesse, lunghe una vita, apparve immediatamente il candidato naturale per la mediazione tra il governo federale e gli insorti zapatisti, che occuparono gran parte del territorio chiapaneco il 1° gennaio 1994.
Anche in questa occasione non seguì formule già sperimentate, tanto formali quanto fallimentari. Elaborò piuttosto un nuovo modello di mediazione, esplicato nell’immagine del «niño gordo y del niño flaco» (del bambino grasso e del bambino magro). Disse, infatti: «se due bambini, uno grasso e l’altro magro, giocano sull’altalena a bilancia, questa non si muove. Uno resterà fermo in alto e l’altro in basso e nessuno si divertirà. E a nulla servirà che il facilitatore/mediatore si metta nel centro, ad equa distanza, sul perno della bilancia. Dovrà invece mettersi dalla parte del bimbo magro, alla “giusta” distanza: allora sì, l’altalena si muoverà ed entrambi saranno felici».
Così don Samuel non volle porsi «al di sopra delle parti», ma si schierò decisamente e dichiaratamente dalla parte delle «giuste richieste degli indigeni»… e soltanto la grande autorevolezza che gli veniva riconosciuta da entrambe le parti poté permettergli di osare tanto…..
http://www.peacelink.it/paxchristi/a/33216.html
.
Tristezza
per la scomparsa dalla scena di questa terra di p. Samuel.
Gioia per i semi che il Signore attraverso lui ha seminato,
e con il tempo germoglieranno abbondanti.
Vaticano o no,
Gesù non smette mai di lavorare con il suo Spirito.
Proverò a dire ciò che mi ha suggerito il tema.
3 punti – la discriminazione – la religione – il servizio sacro.
La discriminazione
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. — Articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Inutile dire che se la discriminazione esiste è la visibile manifestazione di un fallimento nell’edificazione della morale da parte di chi si è cimentato con la responsabilità di svolgere l’incarico di “istruttore del sacro” e si potrebbe aggiungere che se la discriminazione esiste quell’impegno non ha beneficiato della benedizione del più Grande Istruttore.
La Religione.
E’ strano però che il Libro che viene comunemente accettato come fondamento e base per la pratica religiosa, è discriminatorio, suggerisce comportamenti diversi e contrari da ciò che è comunemente accettato.
Le esigenze della Divinità, che si rivela tramite quella Scrittura riconosciuta Sacra, stabilisce una norma discriminatoria e suggerisce comportamenti che non rispondono alla morale comunemente accettata.
(Deuteronomio 7.3) : -“ E non devi formare nessuna alleanza matrimoniale con loro. Non devi dare tua figlia a suo figlio, e non devi prendere sua figlia per tuo figlio.”
(Genesi 24.37-38) : – “ Il mio padrone mi fece dunque giurare, dicendo: ‘Non devi prendere una moglie per mio figlio dalle figlie dei cananei nel paese dei quali io dimoro. No, ma andrai alla casa di mio padre e alla mia famiglia e dovrai prendere una moglie per mio figlio’.
(Esdra 10.2-4) : – “Noi, noi abbiamo agito con infedeltà contro il nostro Dio, così che abbiamo dato dimora a mogli straniere dai popoli del paese. .. E ora concludiamo un patto col nostro Dio di mandare via tutte le mogli e quelli nati da esse, secondo il consiglio di Geova e di quelli che tremano al comandamento del nostro Dio, perché si faccia secondo la legge.
(Esdra 10.10) : -“ Alla fine Esdra il sacerdote si levò e disse loro: “Voi stessi avete agito con infedeltà in quanto avete dato dimora a mogli straniere così da aggiungere alla colpa d’Israele.
(v44) : -“Tutti questi avevano accettato mogli straniere, e mandavano via le mogli insieme ai figli.”
Il servizio sacro.
Cos’è dunque il Servizio Sacro per il quale ci si debba sacrificare ? Cos’è la vocazione ? E’ accettata dalla divinità ?
La religione è un rituale che deve essere svolto da qualche persona particolare o è un rapporto privato, personale e singolo di ciascuno con il suo Dio ? Senza rituali o cerimonie?
(Salmi 127.1) : – “ A meno che Geova stesso non edifichi la casa,Non serve a nulla che vi abbiano lavorato duramente i suoi edificatori. A meno che Geova stesso non custodisca la città,Non serve a nulla che sia stata sveglia la guardia.”
( Malachia 2.1-2) : – “ E ora questo comandamento è per voi, o sacerdoti. Se non ascolterete, e se non prenderete a cuore di dar gloria al mio nome”, ha detto Geova degli eserciti, “certamente manderò su di voi anche la maledizione, e di sicuro maledirò le vostre benedizioni. Sì, ho perfino maledetto la [benedizione], perché non [lo] prendete a cuore”.
Come si fa dunque a “dar gloria al suo nome? “ annullando la discriminazione o implementandola ?
maronn r’o ‘carmene,
Gioàb, che pippa che me stai a fà!
@Gioab, ma la Bibbia si divide appunto in Vecchio e Nuovo testamento, con Gesu’ c’è un cambiamento radicale della visione veterotestamentaria.
Il vangelo cambia radicalmente quei passi da te citati, e visto che sei molto piu’ esperto di me, cita l’adultera, la samaritana, il centurione, come esempi di come si supera la vecchia concezione di popolo di Dio…
ah! la pazienza di frate Leone!
Io aggiungerei, per non lasciare l’impressione che l’Antico Testamento non abbia più valore, che all’interno stesso dell’Antico Testamento ci sono segnali di apertura: si veda ad esempio il libro di Rut, ove la protagonista è la “moabita” Rut. Ed il Deuteronomio prescrive accoglienza nei confronti del forestiero. Inoltre le norme “discriminatorie” dell’antica legge erano finalizzate a preservare l’identità religiosa contro possibili cedimenti all’idolatria praticata dai popoli confinanti: non erano quindi assolute.
@ Leone
Con tutta l’umiltà possibile, e senza vena provocatoria, credo che non sia vero ciò che lei sostiene. La Bibbia NON si divide in vecchio e Nuovo testamento. La Bibbia è un unico libro definito “scritture ebraiche e scritture greche” riferendosi alla lingua in cui i relativi libri furono scritti.
A conferma: “Non pensate che io sia venuto a distruggere la Legge o i Profeti. Non sono venuto a distruggere, ma ad adempiere;” ( Matteo 5.7)
L’adempimento è relativo al giuramento fatto ad Abraamo il quale non è ancora concluso ma è in corso di adempimento: “Geova ha detto al mio Signore: “Siedi alla mia destra, FINCHE’ io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”’. ( Atti 2.34-35) – [Dio] non ha lasciato nulla che non gli sia sottoposto. Ora, però, non vediamo ancora che tutte le cose gli siano sottoposte; “ ( Ebrei 2.8-9)
In questo percorso in via di svolgimento, all’interno del patto Abraamico coesistono numerosi altri patti
Patto con fineas ( Numeri 25.10-13)
Patto con l’Israele di Dio ( (Isaia 59.21)
Patto con Israele ( Deuteronomio 29.1)
Patto con la morte ( Isaia 28.14)
Patto con Levi ( Malachia 2.4)
Patto con Noè (Genesi 6.13)
Patto con giorno e con la notte ( (Geremia 33.20)
Patto della circoncisione ( Genesi 17.9-14)
Patto di pace ( Ezechiele 37.26)
Patto di sale ( Numeri 18.19)
Patto per un regno con Davide (2Samuele 7.4-17)
Patto a tempo indefinito ( Isaia 55.3)
Patto fra Gesù e i suoi apostoli (non discepoli) (Luca 22.28-30)
Non volendo entrare nel merito e rimanendo solo al patto fra Gesù e i suoi apostoli ( non discepoli) la legge che era scritta su carta è ora scritta su cuori ( Romani 2.12-16 )
Praticamente è stato modificato solo il rituale ( Efesini 2.15) Ma la sostanza della legge ovvero i principi sui quali si basava sono tutt’ora gli stessi e sono state sostituite solo le armi per continuare a combattere la stessa vecchia guerra – “Poiché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti mediante Dio per rovesciare cose fortemente trincerate. Poiché noi rovesciamo i ragionamenti e ogni cosa alta innalzata contro la conoscenza di Dio; e conduciamo prigioniero ogni pensiero per renderlo ubbidiente al Cristo; e ci teniamo pronti a infliggere punizione per ogni disubbidienza,” ( 2 Corinti 10.4-6)
Anche il primitivo e più grande patto con Abraamo prevedeva il perdono degli errori per i quali veniva sparso il sangue di animali per ottenere il perdono, nulla è cambiata dato che Cristo ha continuato a spargere il suo sangue. “se il sangue non è versato non ha luogo nessun perdono” ( Ebrei 9.22)
Non ci sono variazioni prima si offrivano animali, ora i sacrifici sono diversi (“un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che fanno pubblica dichiarazione del suo nome “ ( Ebrei 13.15) ma la sostanza non è cambiata, anche perché presso Dio “non c’è variazione del volgimento d’ombra” ( Giacomo 1.17)
Dio non cambia, caro Leone è sempre l’uomo che si aggiusta le cose secondo convenienza fidando nell’ignoranza e nell’uso di molte parole.
(Isaia 43:10) “Voi siete i miei testimoni”, è l’espressione di Geova, “pure il mio servitore che io ho scelto, affinché conosciate e abbiate fede in me, e AFFINCHE’ COMPRENDIATE CHE IO SONO LO STESSO. Prima di me non fu formato nessun Dio, e dopo di me continuò a non essercene nessuno.”
Essendo Lui Eteno ed essendo eterna la sua legge non può cambiare.
Duretto eh Gioab, mai pensato che ogni tanto si sbaglia e che anche gli altri possono evere ragione, sai è un’eventualità da non scartare, se tutti mi danno contro, o sono un genio, un profeta, oppure forse hanno ragione loro, considri anche quest’ipotesi e comunque l’unico comandamnto è “Amare Dio e amare il prossimo”, quindi tutto il resto avanza, al midollo della verità rimane solo questo.
Attenzione Gioab:
http://www.youtube.com/watch?v=AwUZVkKfE70&feature=related
Losing My Religion
REM
Oh life is bigger
It`s bigger than you
And you are not me
The lengths that I will go to
The distance in your eyes
Oh no I`ve said too much
I set it up
That`s me in the corner
That`s me in the spot-light
Losing my religion
Trying to keep up with you
And I don`t know if I can do it
Oh no I`ve said too much
I haven`t said enough
I thought that I heard you laughing
I thought that I heard you sing
I think I thought I saw you try
Every whisper of
Every waking hour I`m
Choosing my confessions
Trying to keep
An eye on you
Like a hurt lost and blinded fool
Oh no I`ve said too much
I set it up
Consider this
Consider this
The hint of the century
Consider this
The slip
That brought me to my knees failed
What if all these fantasies
Come flailing around
Now I`ve said too much
I thought that I heard you laughing
I thought that I heard you sing
I think I thought I saw you try
But that was just a dream
That was just a dream
That`s me in the corner
That`s me in the spot-light
Losing my religion
Trying to keep up with you
But I don`t know if I can do it
Oh no I`ve said too much
I haven`t said enough
I thought that I heard you laughing
I thought that I heard you sing
I think I thought I saw you try
But that was just a dream
That was just a dream
(chorus)
But that was just a dream
Try, cry, why try?
That was just a dream
Just a dream
Just a dream
Dream
Perdere La Pazienza
La vita è più grande
è più grande di te
e tu non sei me
le lunghezze che percorrerò
la distanza nei tuoi occhi
oh no, ho detto troppo
io l’ho provocato
Quello sono io nell’angolo
Quello sono io alla ribalta
che perdo la pazienza
che cerco di sostenermi con te
e non so se posso farlo
oh no, ho detto troppo
non ho detto abbastanza
pensavo di averti sentito ridere
pensavo di averti sentito cantare
penso che pensavo di averti visto tentare
Ogni sussurro
di ogni ora di veglia, io sto
scegliendo le mie confessioni
tentando di tenere un occhio su di te
come uno sciocco ferito, perduto e accecato
Oh no, ho detto troppo
io l’ho provocato
Considera questo
l’aiuto del secolo
considera questo
l’errore che mi portò
fallito alle mie ginocchia
che importa se tutte queste fantasie
arriveranno a colpire qui
ora ho detto troppo
pensavo di averti visto ridere
pensavo di averti visto cantare
penso che pensavo di averti visto tentare
ma quello era solo un sogno
era solo un sogno
ma quello era solo un sogno
Prova, piangi, perchè provi?
era solo un sogno
Distinto sig.Leone,si duretto è vero.
Ogni opinione ha diritto di cittadinanza e il blog è un luogo sebbene virtuale ma di confronto e di libertà.
Io espongo delle opinioni suffragate da prove. Lei ha ogni diritto di accettarle o rifiutarle, non è affar mio. Il compito dei cristiani come certamente saprà è quello di rendere testimonianza.(Rivelazione 19.10) – rovesciando con ragionamenti quelle “cose fortemente trincerate” come diceva Paolo. ( 2Corinti 10.4-5)
Se però le cose fossero come le prospetta lei, sarebbe presuntuoso chiederle come può amare un Dio che non conosce e non può nemmeno sapere se esiste ? e come si ama il prossimo ? Facendo l’elemosina ? Ma Gesù ha rovesciato i tavoli e ha fatto una sferza. Non sembra tanto amorevole.
Inoltre, perché mai sarebbe stato coniato lo strano termine “transustanziazione” mediante il quale viene sacrificato nuovamente ad ogni messa quel messia di cui si mangiano il sangue ?
Le assicuro senza nessuna pretesa che l’amore è un termine troppo vago e speculato. Come si manifesta amore a un figlio “ribelle” ? o con un mitra in mano in Afghanistan ? e com’è che lo stesso amore non fu manifestato ai fratelli arrostiti e nemmeno ai moderni “eretici” ?
Le cose sono sempre diverse da come appaiono anche se sono semplici.
E se così fosse, avrebbe una vaga idea per spiegare come mai il Messia dovrebbe “recare vendetta” su quelli che non ubbidiscono e non conoscono Dio ?
“ Il Signore Gesù dal cielo con i suoi potenti angeli in un fuoco fiammeggiante, allorché recherà vendetta su quelli che non conoscono Dio e su quelli che non ubbidiscono alla buona notizia intorno al nostro Signore Gesù” ( 2 Tessalonicesi 1.7-8)
Dove ce lo vede lei l’amore ? o il perdono ?
Però se le piace l’amore quello scritturale si divide in 4 : storgè,da cui eros, philia, e agape. Forse la Bibbia vuole dare un senso più specifico ad un generico Amore. Veda lei.
Un saluto
http://www.youtube.com/watch?v=AwUZVkKfE70&feature=related
Qui ci vuole una grande canzone per resettare:
http://www.youtube.com/watch?v=AwUZVkKfE70&feature=related
“Find the river”venne dedicata allo scrittore e poeta di Athens John Seawright morto in seguito a un’emorragia celebrale mentre il gruppo era in tour…M. Stipe tornò in aereo per il funerale..
FIND THE RIVER
Hey now, little speedyhead,
the read on the speedmeter says
you have to go to task in the city
where people drown and people serve.
Don’t be shy. Your just deserve
is only just light years to go.
Me, my thoughts are flower strewn
ocean storm, bayberry moon.
I have got to leave to find my way.
Watch the road and memorize
this life that pass before my eyes.
Nothing is going my way.
The ocean is the river’s goal,
a need to leave the water knows
We’re closer now than light years to go.
I have got to find the river,
bergamot and vetiver
run through my head and fall away.
Leave the road and memorize
this life that pass before my eyes.
Nothing is going my way.
There’s no one left to take the lead,
but I tell you and you can see
we’re closer now than light years to go.
Pick up here and chase the ride.
The river empties to the tide.
Fall into the ocean.
The river to the ocean goes,
a fortune for the undertow.
None of this is going my way.
There is nothing left to throw
of Ginger, lemon, indigo,
coriander stem and rose of hay.
Strength and courage overrides
the privileged and weary eyes
of river poet search naivete.
Pick up here and chase the ride.
The river empties to the tide.
All of this is coming your way.
TROVA IL FIUME
Hey piccola testa veloce
La scritta sul tachimetro dice
Che devi andare a lavoro nella città
Dove le persone annegano e servono
Non essere timido, ciò che meriti
È solo lontano anni luce
Io, i miei pensieri sono fiori sparsi
Oceano in tempesta, luna di pimento
Devo andarmene per trovare la mia strada
Guardo la strada e memorizzo
Questa vita che mi passa davanti agli occhi
Niente sta andando come vorrei
L’oceano è l’obbiettivo del fiume
Il bisogno di andarsene, l’acqua sa
Che siamo più vicini ora di anni luce fa
Devo trovare il fiume
Bergamotto e vetiver
Corrono attraverso la mia testa e scivolano via
Lascio la strada e memorizzo
Questa vita che mi passa davanti agli occhi
Niente sta andando come vorrei
Non c’è più nessuno a prendere il comando
Ma io ti dico e puoi vedere
Che siamo più vicini ora di anni luce fa
Inizia da qui e scava il percorso
Il fiume si svuota nella marea
Scivola nell’oceano
Il fiume va verso l’oceano
Una fortuna per la risacca
Niente di tutto ciò sta andando come vorrei
Non c’è più niente da gettare via
Di zenzero, limone, indaco
Steli di coriandolo e rose di fieno
La forza e il coraggio calpestano
Gli occhi privilegiati e stanchi
Di un poeta del fiume che cerca l’innocenza
Inizia da qui e scava il percorso
Il fiume si svuota nella marea
Tutto questo sta venendo verso di te.
traduzione di Nicole
TROVARE IL FIUME
Ehi tu, piccola testa calda,
se guardi il tachimetro ti dice
che il lavoro ti aspetta, in quella città
dove la gente può solo affogare e servire.
Non essere diffidente. Ciò che meriti
è solo anni luce da qui.
Io e i miei pensieri siamo fiori sparsi,
una tempesta nell’oceano, una luna di cera.
Devo partire per trovare la mia strada,
guardare la via e memorizzare
questa vita che scorre davanti ai miei occhi.
Niente sta andando per il verso giusto.
L’oceano è la meta del fiume,
un bisogno di andare che l’acqua conosce bene.
Siamo più vicini, ora.
Non mancano più anni luce al traguardo.
Devo trovare il fiume,che sa di bergamotto e vetiver
e scorre nella mia testa per poi svanire,
(devo)lasciare la via e memorizzare
questa vita che scorre davanti ai miei occhi.
Niente sta andando per il verso giusto.
Non è rimasto nessuno a guidarci,
ma io te lo dico e lo puoi vedere da te
che siamo più vicini, ora
e non mancano più anni luce al traguardo.
Rialzati qui e affrettati nel cammino.
Il fiume sfocia nella marea.
Si riversa nell’oceano.
Il fiume raggiunge l’oceano,
una fortuna per la risacca.
Niente di tutto questo sta andando per il verso giusto.
Da spargere non è rimasto più niente
di zenzero, limone, indaco,
stelo di coriandolo e rosa del fieno.
La forza e coraggio hanno il sopravvento.
Gli occhi onorati e stremati
del poeta del fiume cercano la semplicità.
Rialzati qui e affrettati nel cammino.
Il fiume sfocia nella marea.
Tutto questo sta andando nel verso giusto.
Scusate la canzone è questa:
http://www.youtube.com/watch?v=KIJGlTu5sEI
Leone, restiamo su Don Samuel.
Una persona cristiana e umile; mite e determinata; pacificamente combattente, missionariamente sempre in prima linea con i suoi indigeni (non la prima linea dei manuali di teologia…)
Grazie per i tuoi post. Penso che per la maggioranza dei partecipanti del nostro blog, Don Samuel sia uno sconosciuto o quasi. Non lo e’ per me. Sapevo che era passato alla casa del Padre, ricevo notizie e dettagli da amici e fratelli conosciuti in quella terra “linda y querida”.
Ringrazio tanto tanto il Signore del dono del Suo amore nella vita di Don Samuel. Il discorso del papa arrivava un bel po’ dopo cio’ che molti -vescovi e no- cercavano gia’ di mettere in pratica. E, prima e dopo il discorso del papa, i suoi “inviati” (del papa) si sono mossi bene per bloccare, tarpare, rimuovere molto di cio’ che “sapesse” di teologia e liturgia cristiana Indigena, inclusi i suoi promotori e rappresentanti. (Ne avrei piu’ di qualcuna da raccontare).
Era un grande amico -tra gli altri- di Padre Gustavo Gutierrez, un altro pericolossisssssssimo talebano comunista che da 30 anni e piu’ all’assalto del Vaticano e dell’ortodossia cattolica…(e magari qui qualcuno mi credera’ pure!!!) Tutti e due erano (sono, xe’ Gutierrez e’ ancora vivo) fedeli testimoni del Vangelo, innamorati della loro missione, figli obbedienti della Chiesa (che li ha “perseguitati”).
Que descanses en paz, Don Samuel!
Reza por nosotros.
Concordo Mabuhay, questi sono persone sulla via della santita’..
@ Mabuhay
sò di cosa parli e mi fa piacere che tu lo ricordi.
Grazie
OT
Luigi: S.O.S.? Qualche novena da proporre…? Un bell’editoriale equilibrato?…Un pudico invito alla prudenza…?
…mi sembra che li’ in Italia ormai si sia a “che muoia Sansone e con lui tutti i filistei”…che e’ la tipica strategia di Berlusconi; ormai e’ un pericolosissimo tutti contro tutti. Alzando e alzando la posta.
Ma, mi chiedo, non avete paura che scoppi qualcosa di grosso? Da qui, si vede proprio un bel casino…ma di quelli grossi, letteralmente e simbolicamente.
spettacolare la telefonata dell’ineffabile masi a Santoro ieri sera. E’ partito con la voce grossa e poi se ne è uscito come un pulcino! Visto che il caimano non se la sente di telefonare a Santoro forse si è sentito in dovere di supplire… guardatela!
http://video.corriere.it/annozero-masi-chiama-mi-dissocio-/676e730c-
2a58-11e0-88f8-00144f02aabc
“…esperando con paciencia”
“No habìa sufrimiento que no tocara su corazòn”
Il suo motto episcopale: “Para construir y plantar” (“ut aedifices et plantes”) (Jer. 1,10)
E “su perseverancia para vencer el mal a fuerza de bien”. Indimenticabile.
Hasta siempre, tatic Samuel.
http://www.jornada.unam.mx/2011/01/25/index.php?section=politica&article=005a1pol
Caro Mabuhay,
abbiamo ancora un livello di benessere
che anche nella media supera abbondantemente la maggioranza degli italiani.
Ci faccio rientrare in questo
le pensioni con cui i nonni o i genitori
riescono ancora ad aiutare figli e nipoti.
Nell’arco di 15-20 anni questo finirà
Fra 30 anni le pensioni saranno il 40% del reddito da lavoro la vita sarà molto più cara di oggi, ma i salari saranno persino scesi per fare concorrenza
ai mercati composti di persone che vivono di nulla e nello sfruttamento nelle indie, in Brasile, in Cina.
Saranno circa quelli i tempi in cui la popolazione
asfissiata dalla povertà incombente,
scendera’ in strada, nelle piazze,
con tutto quello che si troverà tra le mani
e molti innocenti oltre ai colpevoli e figli di colpevoli moriranno, comunque ingiustamente.
L’impero costruito dal magnate multimiliardario in mano ai suoi figli,
verrà travolto fino a non rimanerne pietra su pietra.
Sarà la guerra civile.
Basta guardarsi intorno,
nel nostro bacino del Mediterraneo.
In questo,
la cecità è cronica
nel mondo politico,
nel mondo episcopale.
Si sta gestendo solo il presente,
bruciando l’immediato futuro.
per vedere cosa sta succedendo nei paesi dove la gente oggi è più povera di noi.
Oggi 28 gennaio si commemora S.Tommaso d’Aquino
Non allontaniamoci (troppo) dal suo grande insegnamento: il sonno della ragione genera mostri.
http://paparatzinger4-blograffaella.blogspot.com/2011/01/la-teologia-secondo-san-tommaso-daquino.html
sempre in memoria di s. tommaso
http://www.romereports.com/palio/Who-was-St-Thomas-Aquinas-Benedict-XVI-explains-english-3458.html
” Il sonno della ragione genera mostri”
Lo diceva inche il grande Francisco Goya quando ritraeva personaggi dalle espressioni terrificanti [precursone di quel “Guernica”di Picassiana memoria narrata nella grande opera per immortalare il momento del dolore dopo il bombardanento durante la guerra civile spagnola]. Rigganciandomi per un momento al prof Savigni sull’Antico Testamento, talvolta penso che noi cristiani dovremmo fare nostre certe pagine assai dure del grande Libro, e se nelle nostre chiese si fossero adeguatamente approfondite – magari al posto di certi melensi riti devozionali del tutto inutili talvolta- sono arcisicura che tanti bravi cristiani perderebbero la convinzione di potersela cavare a buon mercato con Dio; capirebbero che certe pie “elevazioni” verso l’alto poco contano i senza doverosi “abbassamenti” verso la miseria!
La mistica va oltre la ragione
L’interruzione radicale del suo scrivere
Tommaso aveva goduto sempre di ottima salute e di un’eccezionale capacità di lavoro; la sua giornata iniziava al mattino presto, si confessava a Reginaldo, celebrava la Messa e poi la serviva al suo collaboratore; il resto della mattinata trascorreva fra le lezioni agli studenti e segretari e il prosieguo dei suoi studi; altrettanto faceva nelle ore pomeridiane dopo il pranzo e la preghiera, di notte continuava a studiare, poi prima dell’alba si recava in chiesa per pregare, avendo l’accortezza di mettersi a letto un po’ prima della sveglia per non farsi notare dai confratelli.
Ma il 6 dicembre 1273 gli accadde un fatto strano, mentre celebrava la Messa, qualcosa lo colpì nel profondo del suo essere, perché da quel giorno la sua vita cambiò ritmo e non volle più scrivere né dettare altro.
Ci furono vari tentativi da parte di padre Reginaldo, di fargli dire o confidare il motivo di tale svolta;
solo più tardi Tommaso gli disse: “Reginaldo, non posso, perché tutto quello che ho scritto è come paglia per me, in confronto a ciò che ora mi è stato rivelato”, aggiungendo: “L’unica cosa che ora desidero, è che Dio dopo aver posto fine alla mia opera di scrittore, possa presto porre termine anche alla mia vita”.
Anche il suo fisico risentì di quanto gli era accaduto quel 6 dicembre, non solo smise di scrivere, ma riusciva solo a pregare e a svolgere le attività fisiche più elementari.
Il grande insegnamento di s. Tommaso è che fede e ragione NON sono in contrasto e che la retta ragione è “preambula fidei” cioè arriva fino alle soglie della fede, soglie oltre le quali regna la grazia e l’illuminazione divina.
Ritornare a S. tommaso vuol dire secondo me abbandonare il tipo moderno di religiosità basata solo sul sentimento, sull’emotività, sulla buona volontà, sull’attivismo,sulla filantropia, insomma mettere l’accento sulla Verità, come fa anche il papa nell’enciclica “caritas in veritate”, la vera carità è attuabile solo nella verità. Si potrebbe anche scrivere un enciclica sulla “felicità in veritate” cioè sul fatto che solo nella verità si può trovare la felicità. Quello che colpisce del mondo moderno è il terrificante aumento di “infelicità” a tutti i livelli, fin dai giovani e addirittura dai bambini: nonostante tutta la ricchezza, i beni materiali, la libertà, l’aumento della durata della vita vita, la maggiore salute, la maggiore bellezza del corpo, l’offerta dei piaceri più impensati e la liceità di qualunque comportamento, la maggioranza delle persone sono infelici. Finchè non si dirà chiaro che la base della felicità è nell’aderire alla Realtà, cioè alla Verità ultima, poco varrà escogitare sempre nuovi farmaci antidepressivi, nuove terapie psicoanalitiche e sempre nuovi divertimenti sempre più “trasgressivi”.
ai chi è depresso io dico leggiti la Summa teologica di s. Tommaso o ascolta la musica di Johann Sebastian BaCH. E funziona !!!! Felicità nella verità.
MC
Concordo, la fede è oltre la ragione, non in contrasto, concordo anche che è la bellezza che salverà il mondo.
Sulla verità mi fermo un attimo, la mia verità è quella della Chiesa, ma ci sono almeno 5 miliardi di persone che hanno diverse religioni, diverse fedi, e non posso imporre la mia verità, posso solo viverla con amore.
Se Dio diventa un’ipotesi inutile
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/raimonpanikkar/dioinutile.htm
“NON DEVO DIFENDERE LA MIA VERITA’ MA VIVERLA”
Intervista a p. Raimon Panikkar
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/raimonpanikkar/viverever.htm
Perfetto, discepolo. Anzi: maestro.
Chissà cosa ha reso felice
il vescovo Samuel Ruiz!
@Matteo
A volte rende piu’ una riga che un papiro!
Sì, certo, Discepolo (e Leonardo): è proprio così. Eppure… Eppure “io darei tutta la Summa Theologiae di san Tommaso d’Aquino per la Salve Regina”: così diceva Charles Péguy che, in materia di felicità -e infelicità e terapie spirituali-, era davvero maestro.
“[S1405co] Deus, qui beatum Thomam sanctitatis zelo ac sacrae doctrinae studio conspicuum effecisti, da nobis, quaesumus, et quae docuit intellectu conspicere, et quae gessit imitatione complere. Per Dominum.”
p.s. Non vedo l’ora che ci sia una Colletta dedicata al grande Charles.
Traduzione ufficiale, esemplarista come troppo spesso:
“O Dio, che in san Tommaso d’Aquino hai dato alla tua Chiesa un modello sublime di santità e di dottrina, donaci la luce per comprendere i suoi insegnamenti e la forza per imitare i suoi esempi. Per il nostro Signore.”
L’Adoro te devote (per quanto composto da un intellettuale) vale la Salve Regina.
Bella competizione (erano entrambe odiose a Lutero).
Se considero come ad entrambe sia legato lo stesso misteroso improvviso irrefrenabile inspiegabile sgorgare delle lacrime, direi che, sì, senza dubbio alcuno, l’Adoro te devote vale la Salve Regina, la Salve Regina vale l’Adoro te devote .
Scusate l’ignoranza,
ma non capisco cosa c’entri il Salve Regina con l’Adoro te devote.
Per me è come chiedere se si preferisce il Salmone o la Sacher…
Magari la comune tradizione domenicana?http://www.domenicani.it/domenicani/il_canto_della_salve_regina.html
http://www.cantualeantonianum.com/2008/07/salve-regina-solenne.html
Buon giorno, finisco io pure OT, ma la citazione di due melodie che amo moltissimo fa riemergere alla memoria un’esperienza. Era il 1982, credo, e la TV trasmise in diretta la visita di Giovanni Paolo II a Montserrat ove, a mezzodì, anche in quella domenica, come ogni giorno, l’Escolania canta la “Salve”. Rammento come fosse oggi l’inquadratura del grande libro sostenuto da un chierico di fronte al Papa e la voce di Giovanni Paolo ad intonare una sola parola: “Salve”, giacchè il resto della frase lo proseguì il coro in polifonia (mi sembra fosse quella di Victoria a 8 voci, boh…)… bene, quell’unico lemma gregoriano mi strappò le lacrime, proseguite per tutta l’esecuzione dell’antifona… ancora oggi mi emoziono solo a sentir risuonare dentro me quell’incipit e spesso, quando me lo canto da solo, la voce si incrina. Io non sono Peguy o Claudel nella notte del Natale 1888, ma, vi assicuro, lì ho compreso come anche una nota sola di musica può trar fuori l’uomo dalla bestia…
“A chi è depresso io dico leggiti la Summa teologica di s. Tommaso o ascolta la musica di Johann Sebastian BaCH”.
Certo dottore. E a chi ha un tumore una bella aspirina.
Faciamus experimentum in corpore vili…
Medice, cura te ipsum…
La mia povera mente armeggia (“pensa” è un pò grossa…) nel suo minuscolo che la “base della felicità stia nel:
“Fiat voluntas tua” …
ancor più quando ci costringe a … deglutire….
Tornando al tema: don Samuel starà godendo la Sua ricompensa…
Una volta sentii parlare di cinesi chiamati “cristiani del riso” non perché ridevano tanto, ma perché andavano in chiesa per mangiare. Gli regalavano il riso. Anche quello era un modo di evangelizzare.
Poi mi capitò di leggere di Chichicastenango, a volte abbreviato “Chichi”, (significa città delle ortiche.) Si trova sulle montagne del Guatemala, ed è famosa perché divenne il centro culturale degli indiani Quiché (discendenti dei Maya) dopo che nel 1524 Pedro de Alvaro bruciò la fortezza di Utalan.
Tra il 17 e il 21 Dicembre si festeggiano singolari festività religiose e benché chiamati cristiani, praticano riti religiosi che rivelano le radici pagane. Questa fusione religiosa, è evidente nella chiesa cattolica di San Tommaso, che ha 435 anni. Ciò che attira e affascina molti è ciò che si può leggere in libri di archeologia come sostiene Sir Eric Thompson, conoscitore dei Maya che scrisse: “È interessante notare che i Maya . . . accettarono il cristianesimo, ma non in sostituzione dei loro antichi dèi. Invece, amalgamarono tranquillamente a piacere le due religioni. Gli dèi maya e i santi cristiani furono saldamente uniti in un pantheon che funziona a meraviglia”. Egli concluse che “pochissimi Maya potrebbero dirvi quali sono gli elementi cristiani e quali quelli pagani nella loro religione”.
Se avrete occasione di visitare la chiesa di S Tommaso, rimarrete sorpresi dei riti che si rivolgono a Pascual Abaj il principale dio, la cui immagine è fatta di una pietra nera alta circa 1 mt e senza corpo, solo una testa allungata circondata di croci e ornata di rami di pino, a cui vengono gettati petali di rosa, incenso e circondata di candele a cui si sacrificano polli decapitati grondanti di sangue. (è l’antico dio del granturco) e le croci di cui è circondata con i 4 bracci simboleggiano i 4 dei che stanno agli angoli del mondo da cui vengono le piogge e i venti.
Le guide turistiche, danno questa spiegazione: “Gli Indios pregano sia i santi della Chiesa che i loro antichi dèi perché non sanno bene quali sono quelli veri. Non hanno rinunciato al loro dio di pietra sul colle. Vanno a pregare davanti a Pascual Abaj e dicono all’idolo: ‘Sono già stato in chiesa e ho già chiesto molte cose ai santi. Ora sono qui per chiederle a te. Forse quello che non faranno loro per me, lo farai tu’”.
Forse è per questo che don Samuel amico degli indios “saltò su dalla sedia”, deve aver sentito la preghiera del sacerdote Quichè: ““Questo è per te, San Tommaso. Oggi ne avrai bisogno. Questo è il giorno in cui andrai in processione per la città e ti darà forza”.” Mentre gli versa una bottiglia di rum intorno alla statua.
Secondo me non è discriminazione, è incertezza ma forse neanche tanto…..
@ubihumilitas
lectio difficilior potior
al di là di ogni nostra “dimostrazione”
grazie
Comunque, Leopoldo, che la Musicoterapia abbia avuto un forte effetto terapeutico in certi casi difficili, anche di depressione, è un fatto. E che la nostra vita psichica possa fondarsi diversamente a seconda di ciò che si legge, anche questo è un fatto.
Stephanus, come a visualizzare il racconto della tua esperienza , e il tuo commento su “come anche una nota sola di musica può trar fuori l’uomo dalla bestia”, mi è tornata in mente la valletta dei principi :
“‘Salve, Regina’ in sul verde e ‘n su’ fiori
quindi seder cantando anime vidi”.
Il canto settimo del Purgatorio che è, con l’ottavo, il canto dell’esilio per eccellenza.
“…post hoc exilium”.
Trascrivo, per Leopoldo etc., questo brano da un piccolo saggio su Cechov dal titolo “Un medico”, ora in “Gli imperdonabili”, di Cristina Campo:
“Uno psichiatra silenzioso, che ricordava nei modi certi medici volentieri descritti da Anton Cechov, usava consigliare ai suoi depressi la lettura del libro di Giobbe. Egli teneva in grande stima quegli infelici, malati per lo più, come la principessa di Andersen, di uno sguardo troppo chiaro, e assicurava che da quella dura meditazione sull’ordine del mondo traevano un giovamento sensibile, ne uscivano rasserenati. Non molto diversamente doveva intendere il potere di una lettura il critico che scrisse di Cechov: “è il solo che si lasci stringere sulla nostra carne dolente senza ferirla”. “
Buona sera Fiorenza.
Il tema che si voleva porre è forse un altro…
La medicina è una cosa seria…
la depressione è una malattia seriamente invalidante, e spesso induce chi ne soffre al suicidio.
Qui si sottolineava il fatto che si liquidasse tale patologia con una battuta…
e ancor peggio da parte di un medico…
Ora non voglio buttare la croce addosso a Discepolo, una gaffe capita a tutti…
se errare umanum est… , cerchiamo di non perseverare.
Questo è un blog, non una rivista di psichiatri, nè è un convegno per addetti ai lavori.
Auguro una buona serata a lei e a tutti.
Buona sera anche a te, Ubi. A volte davvero questo luogo sembra “una rivista di psichiatri” : siete in tanti a diagnosticare malattie, a stigmatizzare…
E sai che ti dico, Ubihumilitas? “Il caffé è un piacere. Se non è buono, che piacere è?”, come ricordava Leonardo. Ti saluto, vi saluto, anche se in realtà vi voglio molto bene. Mi prendo una bella lunga buona vacanza. Contento?
Latino:
Superior stabat lupus, longeque inferior agnus…
Napoletano:
È gghiùte a fernì ‘a carne ‘a sotto e ‘e maccarùne ‘a coppa
Buon viaggio, Fiorenza.
E ricordati che anche a te, qui, si vuole bene. Con gratitudine.
Adesso vado a messa, e ti incontrerò.
Quid prodest strepitus oris muto corde?
Questa mattina ho deciso di essere “cattivo” usando una frase di S. Agostino…
Naturalmente, come deve essere nell’ordine delle cose, voglio bene e stimo TUTTI.
Non per questo però mai, tacerò…
Infine per tirare le fila, un “armeggio” mentale più articolato…
Un blog “dovrebbe” (siamo arrivati al condizionale, sigh!) essere un luogo ove si esprimono opinioni diverse nel mutuo rispetto, ovvero: io dico una cosa e tu un’altra, e se la diversità di opinioni non è espressa con violenza o turpiloquio, minacce o intimidazioni, resta quel che è: una diversità d’opinioni.
A volte una diversità di “sensibilità”.
Se poi non si accetta che le proprie opinioni o un proprio pensiero o esternazione possa essere sottoposto ad osservazione o critica -perchè magari si ha la convinzione che ogni pensiero o opinione espressa sia alla pari del “discorso della montagna”- allora si sbaglia la concezione del blog (addirittura direi si sbaglia la concezione della vita stessa) e il luogo per esprimersi dovrebbe essere una bacheca ove affiggere le nostre “massime eterne” ad edificazione di chi voglia divenire adepto del nostro verbo…
Ma con la superbia e la vanitas -che mi contraddistingue, al contrario di quanto vorrei fare erroneamente intendere dal nick-name- vorrei far notare che un qualcosa di molto simile ai summenzionati vizi affligge non pochi. Naturalmente in tale casistica non vanno inclusi coloro che sono stati feriti in modo vero e particolarmente grave, e non sul piano delle idee, ma sul piano personale umano e famigliare. Lì il discorso è ben diverso…
Proprio in questi giorni ho ricevuto un attestato di stima, pur non essendone io degno, da una persona con cui ci siamo scontrati con le nostre idee ma anche incontrati nella nostra umanità e nei nostri pregi e difetti, oltre, ancor molto più importante a ritenerci entrambi ne “la comune sequela dell’unico Maestro, il solo che è la Verità.”
Questa mia cara Fiorenza e amici tutti, potrà -e forse certamente lo è- suonare dura, ma è ciò che penso realmente e non ho nessun problema ad esprimere, pronto ad essere contraddetto e criticato in ogni momento per quanto espresso.
Quindi, se vuol smettere, smetta pure, e si prenda pure la sua ” bella lunga buona vacanza” ma, sappia che di questo non ne sono di certo “contento”, nè tantomeno del suo “abbandono” mi sento responsabile in alcun modo.
Della sua suscettibilità e del suo intimo modo di essere pensare ed agire ne risponde e ne è pienamente padrona solo lei.
Le porgo sinceri e cordiali saluti.
Ubi carissimo,
grazie a te e a quanti hanno parlato sulla depressione, Il mio ringraziamento è molto sentito in quanto ancora in cura. Non riuscivo a trovare i pensieri e le parole per esprimere le innumerevoli sensazioni che la battuta di discepolo aveva prodotto e perciò sono grata a quanti non hanno lasciato passare inosservata una affermazione come quella.
Sono cose che succedono, per carità, e l’intenzione di discepolo dietro alle parole era certamente benevola e di condivisione di qualcosa di bello che aiuta a vivere, ma – da parte di un medico – forse ci si aspetterebbe un approccio diverso a questa complicatissima patologia.
Non è successo nulla, ma era giusto mettere i puntini sulle famose ” i “.
@ principessa
Spiacente di leggere che ha qualche problema di depressione se non capisco male.
Spero di farle cosa gradita segnalandole gli articoli che troverà a questo indirizzo:
h**p://www.watchtower.org/i/200907/article_01.htm
Watchtower o WatchTavor?
L’ADDIO A SAMUEL RUIZ,
IMPRESCINDIBILE PADRE DEGLI INDIOS
35966.CITTÀ DEL MESSICO-ADISTA. Con lui se ne è andato uno degli ultimi grandi profeti della Chiesa della liberazione: Samuel Ruiz García, Tatic Samuel, padre degli indios, si è spento il 24 gennaio, all’età di 86 anni, in un ospedale di Città del Messico (soffriva da alcuni anni di diabete e di problemi cardiaci), assistito dal suo “fratello di lotta” Raúl Vera López. Il «penultimo profeta» lo chiama José Manuel Vidal su Religión Digital (25/1), con esplicito riferimento a dom Pedro Casaldáliga e ai pochi altri che ancora rimangono. Un uomo «imprescindibile» lo avrebbe definito Bertold Brecht, uno di quelli, cioè, che «lottano tutta la vita».
Padre della Chiesa latinoamericana
Nato a Irapuato, nello Stato del Guanajuato, nel 1924, Samuel Ruiz giunse in Chiapas, nel Sudest messicano, nel 1959, chiamato a ricoprire la carica di vescovo della diocesi di San Cristóbal, il più giovane del suo Paese. Vi sarebbe rimasto quarant’anni. La realtà poverissima della Regione, in cui gli indigeni vivevano in condizioni di schiavitù, lo colpì come uno schiaffo. Era andato a evangelizzare, don Samuel, ma, secondo le sue stesse parole, fu lui ad essere evangelizzato: come evidenzia Francisco Gómez Maza, fondatore del settimanale Proceso, «gli indios gli rivelarono un mondo nuovo, una terra nuova, una visione del mondo totalmente diversa da quella della civiltà occidentale-giudaicocristiana» (Análisis a fondo, 25/1). Ed egli ricambiò realizzando «un’opera titanica»: «Introdurre la Chiesa gerarchica nelle culture indigene. Leggere il Vangelo nella pelle morena di tsotsiles, tseltales, ch’oles, toj’olabales, catchiqueles, lacandones». Prese così avvio un’esperienza pastorale nella linea della liberazione che lo rese popolare in tutto il mondo, attirandogli, come è avvenuto per tutti i grandi profeti, molto amore e molto odio: un processo di costruzione di una Chiesa autoctona, liberatrice, evangelizzatrice, animata da uno spirito di servizio, in comunione e sotto la guida dello Spirito”. Sono, questi, i sei tratti distintivi della Chiesa chapaneca fissati dal Terzo Sinodo Diocesano, convocato da Ruiz nel 1995 e conclusosi nel 1999, sullo sfondo delle grandi opzioni pastorali della diocesi: la creazione, nello spirito della collegialità conciliare, di strutture di comunione più vicine allo spirito evangelico; l’accompagnamento pastorale integrale al popolo di Dio nella concretezza della sua realtà terrena; la ricerca del dialogo e della riconciliazione come unico cammino per risolvere i conflitti. E, naturalmente, l’opzione per i poveri, quell’opzione che il Concilio, alle cui sessioni Ruiz aveva preso parte, non aveva saputo cogliere, malgrado la sollecitazione di Giovanni XXIII e gli sforzi del card. Lercaro. Ma che era stata, al contrario, energicamente raccolta dalla Conferenza di Medellín, vero atto di nascita della Chiesa della liberazione dell’America Latina, in cui Ruiz era stato presente insieme a molti altri “Padri della Chiesa” latinoamericani, come li ha definiti la rivista Concilium (5/09), accostandoli ai “Padri della Chiesa” orientali e occidentali del IV e V secolo.
L’accanimento del Vaticano
Nel 1994, quando prese il via l’insurrezione dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (Ezln), il vescovo venne accusato di essere il responsabile della rivolta – in linea con il pregiudizio razzista che riconduce sempre ogni iniziativa india a un qualche attore non indigeno – e minacciato dal governo di arresto per sedizione. Ma don Samuel non si lasciò intimidire. E, dal 1994 al 1998, esercitò il ruolo di mediatore nel conflitto tra Ezln e governo federale, attraverso la Commissione Nazionale di Intermediazione (Conai), prendendo parte alla firma, il 16 febbraio del 1995, degli “Acuerdos de San Andrés”, poi completamente disattesi dal governo. Malgrado il suo impegno a favore della pace, l’allora presidente Zedillo, nel 1998, lo accusò di promuovere una «pastorale della divisione» e una «teologia della violenza».
La gerarchia ecclesiastica non fu da meno. Il card. Juan Sandoval Íñiguez, per esempio, individuò una delle cause della ribellione armata in Chiapas proprio nella divisione creata dalla strategia pastorale di don Samuel, dominata da un «tipo di teologia della liberazione ispirata al marxismo» (Milenio, 25/1). Invano Girolamo Prigione, nunzio apostolico in Messico dal 1978 al 1997, si adoperò per farlo cacciare: il protagonista di tante crociate contro la Teologia della Liberazione e la Chiesa più fedele allo spirito del Concilio e di Medellín non ha potuto vantare tra i suoi trofei – fra i quali spicca in particolare l’opera di distruzione del lavoro pastorale di mons. Sergio Méndez Arceo a Cuernavaca – la rimozione del vescovo degli indios dalla diocesi di San Cristóbal per «gravi errori dottrinali, pastorali e di governo». Tuttavia, allo scopo di frenare il processo diocesano, viene inviato nel 1995 a San Cristóbal il domenicano mons. Raúl Vera Lopez, come coadiutore con diritto di successione, destinato, quindi, secondo il diritto canonico, a sostituire mons. Ruiz. Ma il Vaticano non poteva prevedere che il contatto con le comunità indigene e con il lavoro svolto nella diocesi avrebbero trasformato don Raúl nel più fedele alleato del vescovo di cui avrebbe dovuto correggere le presunte deviazioni. E così, a “conversione” consumata, Roma corre ai ripari, trasferendo mons. Vera Lopez direttamente all’altro capo del Paese, a Saltillo, ai confini con gli Stati Uniti. A succedere a don Samuel – che, per non fare ombra al suo successore, preferisce lasciare il Chiapas e trasferirsi a Querétaro, nel Messico centrale – viene infine chiamato un altro vescovo del Chiapas, mons. Felipe Arizmendi, già vescovo di Tapachula, moderatamente conservatore, ma non abbastanza da non comprendere, poco per volta, la necessità di dare continuità al lavoro svolto, per esempio tentando, invano, di ottenere da Roma il permesso di riprendere l’ordinazione di diaconi indigeni, la cui sospensione, disposta nel 2002, doveva essere funzionale all’opera di smantellamento del processo di Chiesa autoctona promosso da don Samuel. Un processo oggi minacciato dalla presentazione, proprio da parte di Arizmendi, di un progetto di divisione della diocesi di San Cristóbal che sottrarrebbe ad essa quasi la metà del suo territorio, in funzione della creazione di una nuova diocesi ad Ocosingo.
L’ultimo viaggio
Lo stesso Arizmendi, in una sua riflessione dal titolo “L’eredità di Samuel Ruiz”, elenca peraltro alcuni degli aspetti dell’opera di Ruiz «che non devono andare perduti, per le loro radici evangeliche», malgrado alcuni di essi appaiano “delicati”, per la difficoltà «tanto di intenderli secondo il Vangelo quanto di applicarli in comunione ecclesiale»: la promozione integrale degli indigeni, l’opzione per i poveri e la liberazione degli oppressi, la libertà di denunciare le ingiustizie di fronte a qualunque potere arbitrario, la difesa dei diritti umani, l’inculturazione della Chiesa, in direzione della creazione di «Chiese autoctone, incarnate nelle differenti culture, indigene e meticce», la promozione della dignità della donna e della sua corresponsabilità nella Chiesa e nella società, la teologia india come «ricerca della presenza di Dio nelle culture originarie», il diaconato permanente.
Ma quanto poco tale eredità venga apprezzata dalla gerarchia non ha mancato di farlo notare, persino all’indomani della scomparsa del vescovo, il vicedirettore di Radio y Televisión dell’arcidiocesi di Città del Messico, José de Jesús Aguilar, il quale, intervistato da Formato 21, ha ricordato Samuel Ruiz come «una figura controversa» che «si lasciò condurre dal principio della Teologia della Liberazione», per quanto «lo andò adattando a tutti gli insegnamenti del magistero ecclesiale»; un vescovo «ammirato da gente che non appartiene alla Chiesa cattolica, proprio per questo rischio di vivere la fede cattolica in altra maniera».
A rendere al vescovo il «migliore omaggio», come ha evidenziato La Jornada (26/1), sono stati però quelli che più contavano per don Samuel, gli indigeni del Chiapas (dove il corpo è stato trasportato), giunti da ogni angolo dello Stato per sfilare di fronte al feretro del loro Tatic, nella cattedrale di San Cristóbal. Ripercorrendo a ritroso, così, la strada battuta in quarant’anni, a piedi o a cavallo, da El Caminante – come si identificava don Samuel – in visita alle più sperdute comunità indigene della regione. Ora, ha scritto dom Pedro Casaldáliga in un suo messaggio, «el caminante vescovo del Chiapas è giunto al Grande Villaggio, nella Pace, e da lì continuerà ad essere, ora con piena libertà, vero profeta nella società e nella Chiesa, in mezzo ai popoli della nostra Amerindia. (…). Con San Bartolomé de las Casas, con Taita Leonidas Proaño e con Tatic Samuel Ruiz, tutti noi andremo avanti nelle lotte nelle speranze del Vangelo del Regno». (claudia fanti)
Ringrazio Luigi, Leone e Mabu per i loro contributi. Dalle loro testimonianze resta evidente che il vescovo Ruiz Garcia è stato un dono di Dio per la Chiesa in terra india. Non mi nascondo che, come tutti i doni di Dio, abbia una componente di “mistero”, che non è possibile immediatamente cogliere. L’articolo di adista non mi pare aiuti del tutto questo. Presuppone una Chiesa perennemente divisa in fazioni (e umanamente parlando non può che esserlo), dove c’è in modo quasi automatico possibilità di stabilire irrevocabilmente il torto e la ragione (e, almeno dal punto di vista del riscatto sociale, la mia scelta potrebbe essere grosso modo la stessa). Eppure questa posizione non può reggere, alla lunga. Il carisma di questo vescovo invita alla conversione, ma questa conversione si può realizzare davvero, non “contro” ma “per”. Come già dicevo per Romero, il suo carisma scuote, ma per essere ereditato come tale deve mettersi in gioco per la Chiesa tutta intera.
Concordo Lycopodium, l’articolo di Adista l’ho postato perchè comunque risultava positivo per la comprensione della persona. Per il resto ho disdetto da tempo l’abbonamento ad Adista perchè non condivido la sua linea, anche se a volte mi piacerebbe vedere sulla stampa cattolica un po’ piu’ di laicità e meno clericalismo.