Un abbraccio al mio vicino nepalese

Radesh Lama, volto brunito, occhio simpatico, quarant’anni, ha un negozietto di articoli turistici nepalesi davanti a casa mia: borse, sacche, foulards, collane, piccole sculture di legno. Vivi colori, odore di sandalo sulla via. Gli porto una bottiglia di vino in segno di solidarietà e gli chiedo dei parenti che sono proprio a Kathmandu: “Ho lì un figlio, dodici anni, che era a scuola e non ha avuto danni. Una sorella è andata a prenderlo al garden dove tutti scolari erano con maestri”. Radesh desidera riabbracciare il figlio dopo il grande spavento e vorrebbe correre laggiù con la moglie, che ha “un negozio come questo in Belgio: ma ora non è possibile”. Lo abbraccio in segno di solidarietà e rifletto su come sia difficile essere padri e madri sul pianeta che trema.

8 Comments

  1. E’ vero Luigi. Trema il pianeta, non solo la terra…

    29 Aprile, 2015 - 20:40
  2. Penso che le vicende del Nepal e dei nepalesi non possano non suscitare sentimenti di umana pietà.

    29 Aprile, 2015 - 21:49
  3. giosal

    Qui, tra i tanti, tre siti e vari modi per offrire un aiuto (se mai sia possibile) alle popolazioni del Nepal:

    http://www.savethechildren.org/site/c.8rKLIXMGIpI4E/b.6150545/k.B8DE/Nepal.htm

    http://www.ilcittadinomb.it/stories/Cronaca/terremoto-in-nepal-raccolta-di-aiuti-con-caritas-ambrosiana_1118076_11/

    http://www.aibi.it/ita/sostieni-aibi/emergenza-nepal/?gclid=CJGpnZ3KncUCFcjnwgodBEoA7g

    Ai.Bi. conosciuta al tempo della guerra in Bosnia, allorché aperse una scuola-refettorio a Mostar per bambini bosniaci fuggiti dai territori serbi, e una a Pale per bambini serbi fuggiti dai territori bosniaci.
    Il sito dà anche indicazioni su cosa NON fare perché il proprio aiuto sia più efficace.
    Un caro saluto al pianerottolo

    30 Aprile, 2015 - 10:36
  4. Luigi Accattoli

    Quando vado alla finestra mi affaccio sul mondo: dirimpetto ho il negozio nepalese, alla sua sinistra un minibazar cinese, alla sua destra un kebab marocchino, svoltato l’angolo trovi i fruttaroli bangladeshini. Qui siamo in via di Santa Maria Maggiore, svoltando sei nella via Urbana, già Subura.

    30 Aprile, 2015 - 16:05
  5. Il minibazar cinese è quello che zompa più agli occhi…. e non avevo notato il negozio nepalese… 🙂

    30 Aprile, 2015 - 16:32
  6. Ancor più difficile, Luigi – se permetti – è essere padri e madri lontano da casa e in due nazioni diverse! Italia e Belgio…….penso alla moglie del tuo amico……neppure l’abbraccio consolatorio del marito quando ha avuto paura per suo figlio in Nepal!

    5 Maggio, 2015 - 2:22
  7. Angelone

    Un abbraccio al mio vicino eritreo. Nel piccolo fabbricato attiguo alla canonica, dove mia moglie ed io abbiamo trasferito la nostra rumorosa caserma, c’è un piccolo appartamento che l’Ente Sostentamento Clero ha affittato al nostro amico Simon, diacono ortodosso eritreo (una somiglianza fenomenale con Eddie Murphy, risata contagiosa compresa). Simon è arrivato quando i barconi – pare – affondavano più di rado. Per campare fa pulizie, sabato e domenica dorme sul pavimento della chiesa che la sua comunità condivide con i copti etiopi, e fa servizio diaconale tutto vestito di bianco. I tanti ragazzi reduci dai barconi che raggiungono il nord di passaggio sostano qualche giorno in casa sua, che li sfama e li riveste un pò. Ma in patria i rapporti fra vicini non sono così buoni: e succede che Simon abbia lasciato la giovanissima sposa in eritrea, e che per tentare il ricongiungimento, lei – accompagnata da un fratello – abbia attraversato un confine pericoloso, pagando un mucchio di euro a qualche poliziotto miope, e sia ora ad Addis Abeba; ma ancora senza visti, e forse senza soldi; e crediamo che Simon stia intensificando la dieta per racimolare i soldi per un altro viaggio..

    5 Maggio, 2015 - 9:51

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