Muore Antonio Cassese mentre arriva in libreria – per il Mulino – il libro intervista con Giorgio Acquaviva L’ esperienza del male. Guerra, tortura, genocidio, terrorismo alla sbarra. “Che il resoconto di una vita coincida largamente con la storia della difesa dei diritti umani e della legalità internazionale, ecco una sorte degna di invidia” aveva appena scritto Adriano Sofri in una bella recensione di quel volume sulla Repubblica del 28 settembre: Com’è profondo il male. [Segue nel primo commento]
Un abbraccio ad Antonio Cassese il giusto
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[Segue dal post] «Alla mia età è meglio morire per una buona causa che di infarto o di tumore» è la risposta di Cassese ad Acquaviva che gli chiede se non tema per la sua vita, essendo ultimamente presidente del tribunale speciale per il Libano, dopo esserlo stato per la ex Jugoslavia. Mi ritrovo sulla sua gtrepidazione per l’Europa divenuta oggi – dopo i più grandi eccidi della storia universale – “un bastione dei diritti umani”. Così motiva l’origine del proprio interessamento alla spinosa materia del diritto penale internazionale: «Ciò che più mi interessava era come introdurre il rispetto dei diritti umani nel quadro di un fenomeno, la guerra, che sembrerebbe a priori impervio a qualunque umanità». Mia piena adesione, infine, a queste veraci parole: «Le guerre moderne sono un ritorno alla barbarie più feroce». Ammiro Cassese il giusto e conosco Acquaviva ottimo collega che l’ha fatto parlare appena in tempo. Un abbraccio ad ambedue.
Quanti addii e qualche lacrima in più, ultimamente………
E’ morto il don Mazzi, Luigi.
Ecco un brano del libro intervista di Cassese citato nel post: “Penso che occorra essere scettici nei confronti dell’azione dei governi [per i diritti umani] e valorizzare invece l’azione della società civile internazionale. Sono convinto che la chiave si trova là, nelle organizzazioni non governative (ONG), nella Chiesa cattolica (la Comunità di Sant’Egidio, per esempio), Amnesty International, Human Rights Watch, che è forse la più efficace organizzazione a livello non governativo. Perché a volte anche i “piccoli” contano, e perfino le singole personalità, se si battono con accanimento e coraggio per un tema o un problema specifico“.
Altro brano sul governo italiano di tre-quattro decenni addietro: “Mi ricordo la prima volta che arrivai a New York , alla Commissione dei Diritti Umani, negli anni ‘70. Di solito il Ministro degli Esteri o un suo collaboratore consegna al delegato le istruzioni su come si deve votare in seno ad organi internazionali importanti. A me non fu detto nulla. I colleghi degli altri Paesi avevano pagine e pagine di istruzioni, che consultavano in continuazione. Io invece niente, zero. Quando mi trovai da solo chiesi a un diplomatico italiano come dovessi comportarmi. E lui candidamente mi rispose di tenere d’occhio il delegato sovietico. Di fronte alla mia meraviglia – dal momento che l’Italia era in un campo internazionale opposto a quello dell’Unione Sovietica – mi tranquillizzò con queste parole: nel campo dei diritti umani siamo prudenti quanto i sovietici, anche perché abbiamo ancora il contenzioso con l’Austria sull’Alto Adige, e dobbiamo essere molto attenti e moderati“.
Ancora sui governi: “Secondo me pochi politici e diplomatici credono davvero nella difesa dei diritti umani. Forse nel periodo di Cyrus Vance, Segretario di Stato nell’amministrazione Carter, c’è stato un governo che ci ha creduto davvero. Sia Carter che Vance erano uomini profondamente onesti e di alti valori morali, anche se inevitabilmente hanno dovuto fare dei compromessi per ragioni di strategia politica generale e considerazioni geopolitiche. E poi qualche volta ho avuto una buona impressione con i Paesi dell’Europa del nord, Svezia, Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, che sono molto seri. Altrimenti l’impressione è quella di una manipolazione totale, dell’uso dei diritti umani come moneta di scambio per altri fini, spesso per attaccare l’avversario“.
Qui Cassese riflette sulle diverse concezioni dei diritti umani che si confrontarono nella nostra Assemblea Costituente: “Nella seduta del 9 settembre 1946 della Prima Sottocommissione della Commissione per la Costituzione si svolse un dibattito bellissimo, caratterizzato da un lungo intervento di Giorgio La Pira e uno più realistico di Dossetti da una parte, e quelli di Togliatti e Concetto Marchesi dall’altra. Si fronteggiarono due visioni contrapposte, con grande rispetto ma anche con grande chiarezza: quella giusnaturalistica (e, in La Pira, un po’ teologizzante) dei diritti umani, e quella storicistica. La visione cattolica prevalse con l’accoglimento del concetto di “persona”, decisamente più ricco di quello di individuo; e poi passò il concetto che lo stato si impegna a “riconoscere” i diritti umani (che quindi gli pre-esistono, seconda la concezione giusnaturalistica). Un “momento” straordinario e purtroppo irripetuto, quello, in cui le diverse parti politiche riconoscevano reciprocamente di possedere pezzi di verità e le mettevano insieme“.
O:T
c’è un uomo sul cornicione Berniniano che sta bruciando la bibbia!..Lo sto vedendo in diretta…mah..!
Ciao a tutti, ed eccomi di nuovo a voi !
Mi riaffaccio, dopo diversi mesi d’assenza, sul “pianerottolo” di Luigi: come alcuni di voi già sanno, da quasi un anno sono stato trasferito, per motivi di lavoro, a Milano (città nella quale, ormai, vivo praticamente dal lunedì al sabato di ogni settmana: è stata una bella soddisfazione, ma la mia vita è cambiata); come se non bastasse, il mio vecchio, glorioso Personal Computer di casa (quello da cui vi scrivevo, e vi scrivo tutt’ora) ha sofferto, la scorsa primavera, d’un bel “crash”, e c’è voluto un bel pò di tempo per ripararlo (ed ancor oggi va a “tre cilindri” ……….: prima o poi, lo cambierò).
Va bè, “sono ancora qua” (come canta Vasco): senza far torto a nessuno,lasciatemi inviare il più affettuoso saluto al nostro grande padrone di casa (quando capiti per Milano, Luigi ? A proposito: mia moglie m’ha riferito della tua bella intervista televisiva resa, ieri mattina, a “Sulla via di Damasco”), alle care Principessa e Clodine, all’amco Matteo, al fratello di fede calcistica Fabricianus, al simpaticissimo Ignigo74 (t’ho cercato in Duomo, Ignigo, la sera dell’addio del Cardinale Tettamanzi: dov’eri ?), all’arguto “provocatore” Leonardo, allo psichedelico Syriacus (dove sei ?), capce di “colorare” i nostri dibattiti come un brano dei Grateful Dead, al “compagno di banco” Lazzaro (che non leggo più da tempo: spero tutto bene, Lazzaro), alla dolce Fiorenza, al sapiente Lycopodium, al paziente UbiHumilitas, all’impareggiabile Maioba, all’indimenticato Sump (che sono certo ci legge ancora), ed al “quasi-conterraneo” Mabuhay (ci stiamo “s-legando”, Mabu !).
Mi sono certamente dimenticato di qualcuno: pazienza, mi scuserete.
Mi associo al bel ritratto di Antonio Cassese tracciato da Luigi e raccolgo lo spunto di Marco per proporre a tutti anche il ricordo di Don Enzo Mazzi: per gli “ultracinquantenni” come me (e non solo) la sua esperienza ha avuto un significato importante.
Ancora buona domenica !
Roberto 55
E’ morto anche il Super Sic!
Il Marco Simoncelli.
http://www.youtube.com/watch?v=tIeUyKpINxE&feature=fvst
I centauri sembrano immortali. Volano via e si rialzano. Al massimo un paio di costole rotte. Corrono persino con la mano ingessata.
Eppure la fatalità incombe e inventa sempre qualcosa di via per portarsi via qualcuno e dimostrare la sua indiscussa signoria.
RIP
Bentornato Roberto55. Lo stesso “bentornato” va a tutti quelli che hai nominato e non più presenti, se avessero a tornare o se tornano senza farsi vedere.
L’elenco affettuoso di Roberto55 mi “mette in mezzo” e m’invita a tornare sul pianerottolo, sia pure per un momento, e (ri)abbracciare tutti.
A Marco, che ricorda la morte di Marco Simoncelli, vorrei dedicare un brano della canzone di Enzo Jannacci dal titolo “La disperazione della pietà” (testo dell’indimenticabile Vinicius de Moraes, tradotto in italiano da Ruggero Jacobbi):
“Abbiate molta pietà
del ragazzo mingherlino e poeta,
che di suo ha solo le costole
e l’innamorata bassina;
ma, ma abbiate maggior pietà
dello sportivo colosso impavido e forte,
e che si avvia
– lottando, remando, nuotando –
alla morte.
Signore, abbiate pietà,
pietà, pietà, pietà,
Signore…”
(Un’esecuzione live con qualche libertà (testuale e musicale) è a questo indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=SnIQvgw5hHA
Il brano va da 0.43 a 1.23)
A Marco e Roberto55. La partenza di don Enzo Mazzi (84 anni, prete fioretino, già parroco dell’Isolotto) risveglia in me la memoria di una messa nella piazza dell’Isolotto, chiusa la chiesa, nel fuoco del ’68. Sono stato più volte all’Isolotto tra l’autunno del ’68 e la primavera del ’71: prima per prendere con tatto con don Enzo e la sua comunità per conto della presidenza nazionale della FUCI della quale facevo parte, poi per seguire il “processo dell’Isolotto” per conto del settimanale Settegiorni. Per capire quello che succedeva andavo a parlare con padre Balducci e Luciano Martini di Testimonianze, con don Luigi Rosadoni e don Angelo Chiaroni. Ebbi anche una conversazione al telefono con Giorgio La Pira. Dove siete oggi tutti, chiuse le dispute e gli occhi? Il ritorno a Roma alla fine del processo lo feci in macchina con don Virgilio Levi dell’Osservatore Romano: Virgilio dove sei?
Ricordo una serata del giugno 1971 in piazza della Signoria, in solidarietà con don Mazzi e gli altri imputati: c’era anche Pannella con le sue lunghissime gambe seduto a fumare sugli scalini sotto il Davide. Il mio primo incontro in una piazza con il Marco nazionale. Ne approfitto per dire che apprezzo la sua capacità di esporsi e lo abbraccio in reazione allo sputo del 15.
Un affettuoso saluto a Roberto55, ringraziandolo per il paziente, che non merito.
Roberto, purtroppo anch’io sono da una vita pendolare tra casa e lavoro (500 Km circa…) e so quanto sacrificio costa…
l’unica che posso dirti è: sii paziente…
“Un abbraccio ad Antonio Cassese il giusto… Ammiro Cassese il giusto” – Il Giusto ? – CaroLuigi, Non è che ti sei distratto ?
”Egli disse: ‘L’Iddio dei nostri antenati ti ha scelto per farti conoscere la sua volontà e per vedere il Giusto” ( Atti 22.14)
“il Signore, il Giusto” ( 2 Timoteo 4.8)
“avete assassinato il Giusto” ( Giacomo 5.6)
Se poi anche Casse è un giusto, lasciamolo decidere a chi ne ha facoltà. Ti pare ?
Un grande e affettuoso bentornato all’amico Roberto55 il quale, adesso che vive a Milano, spero di avere l’occasione di conoscere, passando dal “virtuale al reale”. (Come ci insegna Luigi).
Ciao!!!
F.
Mi unisco al cordoglio per la morte del Prof. Cassese, i cui scritti hanno fatto parte del mio percorso di studi.
Cordoglio che esprimo anche per il pilota Simoncelli e per don Enzo Mazzi.
Rèquiem aetèrnam dona eis, Domine,
et lux perpètua lùceat eis.
Requiéscant in pace.
Amen
Ciao Sump!
Eh, Luigi, Luigi…
Occhio che il Giacinto le zompa addosso…
Don Enzo Mazzi e Pannella. Non mi stupisce che siano associati nel ricordo di Luigi.
Anch’io come Luigi non ho apprezzato il modo con cui giovani e meno giovani “indignados” hanno scacciato Pannella dalla anifestazione del 15. Non amo Pannella, sono agli antipodi del suo pensiero politico e sono anche convinto che ognuno raccoglie ciò che ha seminato, ma sputi e insulti mi sono sembrati un trattamento incivile e antidemocratico. Dove sono finiti gli entusiasmi del popolo della sinistra per la candidatura di Emma Bonino alla presidenza della Regione Lazio? Dov’è finito l’elogio per le battaglie storiche per i c.d. “diritti civili” dei radicali? Dov’è infine il rispetto per un alleato che ha votato come gli altri partiti di opposizione, limitandosi ad entrare in Aula un po’ prima? Ripeto: non difendo e non giustifico Pannella e i radicali, ma non mi piace il trattamento che ha dovuto subire. La sinistra sapeva che i radicali sono bizzarri, narcisiti, ossessionati dalla necessità di ribadire sempre la loro differenza e originalità: li avete voluti con voi, adesso teneteveli!
Riguardo a Don Enzo Mazzi vorrei chiedere a Luigi o a chi lo ha conosciuto se negli ultimi anni si è più riconciliato con la Curia di Firenze. So che è stata una figura controversa, forse non capita fino in fondo dalle gerarchie, forse molto strumentalizzata da chi con il cristianesimo aveva poco a che fare. Mi piacerebbe sapere se con la vecchiaia ha trovato modo di conciliare il suo radicalismo cristiano con le regole della Chiesa Cattolica. Comunque sia, riposi in pace.
Non credo vi sia stata una vera riconciliazione. L’aveva cercata il cardinale Piovanelli in occasione del Sinodo del 1992, ma credo non vi fosse riuscito. Sul sito della Nazione ho trovato queste parole dell’arcivescovo Giuseppe Betori:
L’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, ”a nome della Chiesa fiorentina, appresa la notizia della morte di don Enzo Mazzi, ha pregato per lui ed e’ vicino alla sofferenza di quanti gli sono stati accanto. Ne ricorda l’opera svolta per la fondazione della parrocchia nel quartiere dell’Isolotto e l’attenzione agli ultimi, mentre affida all’amore del Padre e alla valutazione della storia ogni giudizio sugli eventi che lo hanno visto protagonista e che hanno segnato profondamente e dolorosamente l’unita’ della Chiesa”.
Di don Enzo neanche sapevo chi fosse. Ho letto che era un prete del dissenso ed era stato allontanato dalle gerarchie. Generalmente i preti del dissenso sono quelli che si mettono totalmente al servizio degli emarginati, dei poveri e dei sottomessi da chi ama ricchezze e potere, a costo di irritare chi dovrebbe stare con gli emarginati e con i poveri, proprio come Gesù. Fanno “militanza” cristiana.
Ma la Chiesa non è il corpo mistico di Cristo? C’è qualcosa che non torna.
Sulla presunta riconciliazione di don Mazzi ho interpellato Andrea Fagioli, caro amico e direttore di Toscana Oggi che mi ha dato questa risposta: “Non c’è stata riconciliazione. È rimasta la sospensione a divinis anche se non c’è stata la riduzione allo stato laicale. Piovanelli ci provò, ma lui non ha mai chiesto scusa e ha continuato a fare le sue «celebrazioni» in piazza“.
@Marilisa,
i preti del dissenso sono sacerdoti che ritengono più importante la loro visione del Vangelo piuttosto che l’obbedienza alla Chiesa.
Non sempre hanno ragione loro e torto le gerarchie.
Fatte salve le buone intenzioni, dubito che sia veramente evangelico disobbedire alla Chiesa, specie se le motivazioni sono più ideologiche che pastorali.
E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli. (Mt 16,18-19)
@ FedericoB.
Anche lei è uno di quelli che confonde “Pietro con Pietra” – Faccia attenzione che in tutte le lingue, greco, latino, siriaco, pietra è femminile e pietro è maschile.
Inoltre Gesù non poteva dare a Pietro quel ruolo, perché la chiesa deve essere fondata su Gesù non su Pietro. Anche Efesini le dice che non era Pietro la Pietra. (Efesini 2.20) – Legga bene con cura e mediti.
Federico B.,
rispetto il tuo modo di vedere le cose, ma io non le vedo allo stesso modo, dovresti saperlo.
Anche io prepongo la visione del Vangelo (parole del Signore) alla obbiedienza alla Chiesa, perché ritengo che questa abbia sbagliato molte volte nel corso della storia.
Troppe volte ha frenato, colpevolmente, lo slancio dei suoi ministri verso l’autentica sequela del Cristo nell’amore verso gli “ultimi”. E ha perso parecchi ottimi preti.
Per esemplificare: se alcuni genitori, a cui è dovuta obbedienza, imponessero ai figli di non seguire la propria coscienza che li spinge a vedere le cose, in alcuni ambiti, diversamente da loro, io troverei legittima la disobbedienza.
Perché non si riesce a capire che la Chiesa molte volte non ha saputo gestire quelle “chiavi” che Gesù aveva affidato a Pietro? Quante volte ha tralignato?
Del resto, il Concilio Vaticano II ha dichiarato: «Nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza»….
Ricordati il Vangelo di ieri : ” «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”….” “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. I due precetti sono strettamente interconnessi.
Fabricianus, è mancato Antonio Cassese, l’internazionalista, non Sabino cassese, suo fratello, professore, amministrativista, attualmente giudice della corte costituzionale e ancora vivente… di solito si studia sui libri di sabino… non so a quale ti riferisci tu…
Roberto55 ben tornato !!! (uno dei dimenticati nei saluti)…
Caro Mattlar, sì, mi riferivo proprio ad Antonio Cassese il quale scrisse due volumi di Lineamenti Diritto Internazionale per le edizioni il Mulino (anno 2003-2004)…non erano i testi previsti dalla mia cattedra, ma io li utilizzai lo stesso, i volumi del prof. A. Cassese per lo studio.
Amministrativo invece non lo studiai sui testi del prof. Sabino Cassese, ma sul Cerulli Irelli e sul Travi.
Un abbraccio, carissimo amico Mattlar, dal dottore in Giurisprudenza Fabricianus, tuttora disoccupato…sigh!? Ciao!!! Ciao a tutti!
Ciao Roberto55 (troppo buono con me) e ciao Sump!
Ottimo fabricianus, meno male che ci siamo chiariti.
Se non ricordo male ti sei laureato da un annetto… non disperare, il lavoro è dietro l’angolo e ti sta aspettando. Posso chiederti di dove sei? Ti prepari per l’esame di stato? non vorrei andare troppo off topic. come ci si può sentire in privato? se mi fai sapere qual è il tuo orientamento, magari mi capita qualcosa che ti posso segnalare
Su don Mazzi, da un articolo di Riccardo Bigi per Avvenire di oggi:
Don Mazzi è scomparso sabato scorso, a 84 anni, dopo una lunga malattia. Nel 1968 la sua scelta di schierarsi a favore degli operai che occupavano il Duomo di Parma lo mise in aperta contrapposizione nei confronti del cardinale Ermegildo Florit, allora arcivescovo di Firenze: fu sospeso “a divinis” e lasciò la guida della parrocchia dell’Isolotto per fondare, sempre nello stesso quartiere fiorentino, una propria comunità. In quegli stessi locali si è svolta, domenica scorsa, la cerimonia pubblica di saluto. Don Renzo Rossi, prete e missionario fiorentino, fu tra i suoi più cari amici: “Negli anni Sessanta ci trovavamo con altri sacerdoti per parlare della Chiesa che volevamo, una Chiesa più aperta, più vicina alla gente, come poi sarebbe uscita dal Concilio. In alcune cose però facevo fatica a seguirlo, era troppo esigente, troppo rigido”. Le strade si divisero quando don Rossi, nel 1965, partì per il Brasile: “Ci siamo scritti molte lettere, gli dicevo che su certe cose aveva ragione ma non poteva pretendere di imporre a forza le sue idee. E lui mi rispondeva con parole dure, perché non lo seguivo nelle sue battaglie”. La frattura del 1968, dice don Rossi, “si poteva evitare se ci fosse stato più dialogo da parte di tutti. Poi però nelle crepe che si erano aperte si è infilata anche la politica, e la frattura si è allargata sempre di più”. Adesso, racconta don Rossi, “gli avevo proposto di rivederci per fare insieme una revisione delle nostre vite. Mi aveva detto di sì, ma non c’è stato tempo”.
@Marilisa,
la tentazione di considerare la “nostra” visione più giusta, morale, evangelica di quella degli altri, persino di quella della Chiesa e della sua gerarchia è, come ci siamo detti in altre occasioni, la tentazione del relativismo.
La Chiesa si ama e si ascolta e se ci sono delle incomprensioni, dopo aver fatto un serio discernimento, si può manifestare il proprio desiderio di verità all’interno della Chiesa, senza ribellioni e fughe in altri lidi.
L’esempio dei santi è illuminante. Prendiamo San Francesco, chiamato a ricostruire una Chiesa cadente tanto quanto la cappella della porziuncola: avrebbe potuto diventare un eretico (come ce ne furono tanti in quei secoli lontani), un accusatore dei tanti mali e delle incoerenze della Chiesa e invece seguì le regole, scegliendo di testimoniare il Vangelo in obbedienza ai Vescovi e ai Papi. Ha voluto l’approvazione papale per la Regola dei suoi Frati Minori, nonostante le difficoltà e le resistenze iniziali. La stessa Chiesa “decadente” di quegli anni ha poi riconosciuto la sua santità subito dopo la morte. I Santi cambiano la storia e cambiano la Chiesa.
Come San Francesco moltissimi santi hanno saputo vivere e testimoniare il Vangelo, anche nella sua radicalità, rimanendo obbedienti alla Chiesa, nonostante le tentazioni del Maligno e le difficoltà.
Pur avendo molti meriti agli occhi degli uomini, i “cattolici del dissenso” non sono santi, perchè non si può vivere autenticamente il Vangelo senza umiltà: ricordiamo le parole del Magnificat (Lc 1, 46-55).
Ringrazio Luigi per gli interventi di appofondimento relativi a don Mazzi. Credo anch’io, come dice don Rossi ad Avvenire, che sia stata la politica ad impedire una riconciliazione che, con i successori del Card. Florit, poteva essere possibile con un po’ di buona volontà. E’ mancata la testimonianza cristiana di un abbraccio fraterno. La solennità di Tutti i Santi ci aiuti a comprendere come vivere autenticamente il Vangelo oggi nella Chiesa.
Chissà che cosa hanno capito, ora, don Mazzi, Cassese, Simoncelli…
spero che abbiano amato tanto:
“Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore” (S. Giovanni della Croce)
Ciao Mattlar, ti ringrazio tantissimo. Se mi dai l’ok, chiedo a Luigi il tuo indirizzo mail, e ti scrivo in privato.
Federico B., davvero tu pensi che i “cattolici del dissenso” siano privi di umiltà? Per il fatto che non sono concordi con la gerarchia? E non hai mai pensato che a volte sono i capi della Chiesa ad essere privi di umiltà?
Conosci il vero significato della parola “umiltà”?
Quando, parlando di don Mazzi, dici “E’ mancata la testimonianza cristiana di un abbraccio fraterno”, stai parlando di una Chiesa che si sarebbe lasciata irretire dalla politica e che non ha aperto le braccia verso un suo figlio, stimato da una comunità e da altre moltissime persone. Cosa si dovrebbe pensare di una Chiesa simile?
Se ci fosse stato Gesù, pensi che si sarebbe comportato allo stesso modo?
E infine ti prego, Federico, smettila di parlare di relativismo. Se disapprovare talvolta la Chiesa gerarchica significa essere relativisti, ebbene sì, sono “relativista”, e non mi dispiace.
@Marilisa.
L’abbraccio fraterno di cui parlavo è mancato perchè entrambe le parti hanno mostrato poca volontà di venirsi incontro. Mi pare di aver capito che se il Card. Florit probabilmente aveva assunto una posizione eccessivamente rigida sospendendo a divinis Don Mazzi, i suoi successori nella diocesi di Firenze, specie gli ultimi due, hanno tentato una riconciliazione che però Don Enzo ha preferito rifutare per coerenza con il proprio percorso pastorale e politico. La responsabilità è dovuta sopprattutto alla politica, appunto, come sottolineava Don Rossi su Avvenire. Le braccia aperte ci sarebbero state…
Capisco che le tue idee politiche ti facciano simpatizzare per i cattolici del dissenso e, in particolare, per un dissenso catto-comunista (absit iniuria verbis), ma la Chiesa non può tollerare proteste violente (come le occupazioni delle chiese), disobbedienze e comportamenti scandalosi.
Il Signore Gesù, pur essendo Figlio di Dio e Dio stesso incarnato, ha rispettato le regole dell’Ebraismo sin dalla circoncisione e dall’infanzia. Il Vangelo, l’amore per gli ultimi e i poveri, non autorizzano a disobbedire alla Chiesa. L’umiltà è riconoscere che è il Signore che costruisce e porta a compimento i suoi progetti e non gli uomini: gli uomini si insuperbiscono e pensano che la volontà di Dio coincida con la propria, a dispetto della Chiesa e del suo Magistero. Umiltà è accettare un richiamo per amore del Signore e seguire le regole della sua Chiesa, scegliendo di realizzare la propria vocazione all’interno della Chiesa.
Ricordo, dal Catechismo della Chiesa Cattolica (Il sacramento dell’Ordine):
1567 « I presbiteri, saggi collaboratori dell’ordine episcopale e suo aiuto e strumento, chiamati al servizio del popolo di Dio, costituiscono col loro Vescovo un unico presbiterio, sebbene destinato a uffici diversi. Nelle singole comunità locali di fedeli rendono, per così dire, presente il Vescovo, cui sono uniti con animo fiducioso e grande, condividono in parte le sue funzioni e la sua sollecitudine e le esercitano con dedizione quotidiana » (Lumen Gentium). I sacerdoti non possono esercitare il loro ministero se non in dipendenza dal Vescovo e in comunione con lui. La promessa di obbedienza che fanno al Vescovo al momento dell’ordinazione e il bacio di pace del Vescovo al termine della liturgia dell’ordinazione significano che il Vescovo li considera come suoi collaboratori, suoi figli, suoi fratelli e suoi amici, e che, in cambio, essi gli devono amore e obbedienza.
Quanto allo scandalo dato che comportamenti apertamente in contrasto con la Chiesa e la sua gerarchia, vale Lc 17,1-2.
E infine ti prego io, lasciami parlare di relativismo e poniti la questione del limite oltre il quale “disapprovare qualche volta la Chiesa gerarchica” non è ne’utile ne’ costruttivo, ma anzi dannoso per tutti e funzionale al Nemico della Chiesa.
Pensala come vuoi, Federico. Io ti ricordo ancora una volta che essere veri cristiani non significa necessariamente essere sempre e comunque dalla parte della gerarchia. Questa pecca non di rado di mancanza di umiltà non ascoltando la Chiesa della base.Tutti i battezzati sono Chiesa e devono avere voce in capitolo, tanto è vero che nei sinodi i vescovi sono chiamati a relazionare sulle esigenze e sui comportamenti dei fedeli delle loro comunità, e da essi devono trarre delle conseguenze. Ritenere che le voci discordi siano “funzionali al Nemico della Chiesa” vuol dire essere miopi e non tenere conto che la Chiesa è in cammino come lo è l’Umanità e che il dissenso può essere utile. Molti ottimi preti, pur con sofferenza, hanno disobbedito ai loro vescovi ( che sono uomini con i difetti degli altri uomini) perché la loro coscienza si rifiutava di accettare, in determinate occasioni, la volontà dei vescovi.
Hai sentito parlare recentemente di tanti preti ( non mi ricordo esattamente la località) scontenti nei confronti del loro vescovo dispotico e che hanno firmato una lettera di protesta, auspicando la sua rimozione? Tu, Federico, tieni conto di questi casi? Dovresti farlo.
“I sacerdoti non possono esercitare il loro ministero se non in dipendenza dal Vescovo e in comunione con lui. La promessa di obbedienza che fanno al Vescovo al momento dell’ordinazione e il bacio di pace del Vescovo al termine della liturgia dell’ordinazione significano che il Vescovo li considera come suoi collaboratori, suoi figli, suoi fratelli e suoi amici, e che, in cambio, essi gli devono amore e obbedienza.”
Anche in un caso come quello su citato il Vescovo considera i sacerdoti “suoi figli,suoi fratelli e suoi amici”? Non direi proprio. E il card. Florit che aveva assunto una posizione eccessivamente rigida nei confronti di don Enzo a chi lo lasci?
La Chiesa, Federico, deve essere formata non tanto da persone che hanno timore di esprimere divergenze rispetto alle autorità, quanto da fedeli che hanno maturità di coscienza.
Con ciò so bene che non ti ho convinto neanche un po’.
Ma io la penso così.
@Marilisa,
eventuali dissensi possono essere utili al cammino della Chiesa SOLO se fatti con amore e obbedienza, secondo l’esempio dei Santi. Occorre una coscienza adeguatamente formatae sopprattutto grande carità.
Nel dubbio, con il tuo permesso, preferisco obbedire ai pastori della Chiesa Cattolica, al mio Vescovo e al Papa. Non per timore di esprimermi: l’unico timore che ho è quello di sbagliare seguendo il mio istinto, i miei gusti, il mio orgoglio anzichè la retta via.
Il Vangelo di oggi ci ricorda che bisogna sforzarsi di passare per la porta stretta (Lc 13,22-33), che è scomoda se vogliamo oltrepassarla a modo nostro, ma accettando la volontà di Dio non è impossibile da superare…
Ti permetto tutto quello che vuoi, Federico. Io, semplicemente, la penso in modo diverso dal tuo.
Amore, umiltà e carità sono possibili sempre, anche se si dissente dalla gerarchia.
Come ho già sottolineato c’è un limite oltre il quale il dissenso non è ne’ umile, ne’ caritatevole. Semplicemente segue altre logiche, non cristiane.
Beh, io in parte ho ovviato.
Ho scovato su FB tanti di voi (ma non tutti).
Altri li ho trovati nei loro siti o in conversazioni via mail.
Il cambio del pc mi ha decimato i contatti (Luigi, soccorrimi…!!!!!!!!!!!!!).
p.s.
Uno di voi, però, a suo tempo, ha declinato l’invito a rivelarsi, temo per troppa distanza ideologica (sic! era un uomo del dialogo).
E’ cmq da tempo che qui non passa.