Rienzo Colla, fondatore nel 1954 della Casa Editrice LA LOCUSTA, è morto sabato all’ospedale San Bortolo di Vicenza: aveva 88 anni ed era solo come solo era sempre vissuto, orso e gentile, timido e trasparente. Bambino ogni giorno della vita. Ci conoscevamo poco e ci amavamo molto. Lo incrociai per sua iniziativa: mi scrisse un giorno per chiedermi di fargli un libretto “come pare a te per La Locusta”. Glielo feci e fummo subito fratelli. Lo feci conoscere a miei amici vicentini che non l’avevano mai incontrato: non incontrava quasi nessuno. Venne a sentirmi in occasione di una mia conferenza vicentina e ci vedemmo a casa di conoscenti suoi e miei. Egli ha molto meritato senza che mai nulla gli venisse riconosciuto. Anche per questo gli voglio bene.
Un abbraccio a Rienzo Colla che si cibava di locuste
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[Continua dal post] Il volumetto che scrissi per Rienzo Colla e che egli pubblicò nel 1996 nell’unica collana della sua Casa Editrice, con sovraccoperta velina e pagine intonse, si intitola CENTO PREGHIERE ITALIANE DI FINE MILLENNIO e se ne possono vedere gli indici e la premessa nella pagina ANTOLOGIA DELLE PUBBLICAZIONI elencata sotto la mia foto. Chiedo ai visitatori che hanno conosciuto Rienzo di mandarmi un cenno della loro conoscenza in vista di un articolo che gli voglio dedicare sulla rivista IL REGNO.
[Continua dal primo commento] “Mentre pensavo al nome da dare all’editrice mi capitò di aprire il Vangelo, per trarne ispirazione. Era Matteo, capitolo tre, versetto quattro, dove parla di S. Giovanni Battista che mangiava locuste e miele selvatico. Mi colpì l’immagine di questo insetto che non mangiava, ma si faceva mangiare. E decisi che i libri che avrei stampato sarebbero stati piccoli, forse fastidiosi per qualcuno, ma fatti per essere mangiati“: così Rienzo Colla in un’intervista nel cinquantesimo della sua Casa Editrice.
Caro Luigi, non conoscevo Rienzo Colla ma mi hai suscitato la curiosità e ho navigato l’internet per saperne di più su di lui. Belle le tue parole e quelle di, mi sembra, Adriano Toniolo che scrive: “Ha sfruttato la sua vocazione di laico cattolicissimo e aperto e scoperto la gioia di andare contro corrente in un mondo di belanti nel gregge anonimo, pagando di persona. Avendone in cambio la soddisfazione di non avere mai operato una scelta sbagliata. In tempi in cui si vedevano dappertutto intellettuali criptocomunisti e cattocomunisti che dovevano essere “esiliati” che non era più possibile metterli al rogo, Colla ha inventato la sua mini editrice – La Locusta – di cui è sempre stato tutto pur nella sconvolgente umiltà”.
Ora mi procurerò il tuo “Cento preghiere italiane di fine millennio” 🙂 e, a proposito, mi sono arrivati i due volumetti di preghiere che mi hai consigliato: “Tu sei il silenzio. Colloqui con il Dio Altissimo” e “Settimana Santa”. Grazie.
Della casa editrice ‘La Locusta’ sui miei scaffali c’è “Un uomo solo” di Bernanos … e basta … devo colmare questa lacuna 😉
L’ho conosciuto al telefono, ordinando una serie di volumetti del suo catalogo, scoperto grazie a un frate marchigiano amico di famiglia, che me ne aveva regalato uno dedicato ad Aldo Moro.
Un paio d’anni fa lo richiamai per farmi spedire qualcos’altro, ma mi rispose un collaboratore straniero, che mi fece capire che Colla non era più in grado di parlare.
Venerdì scorso lo citai con il frate che me lo aveva presentato: eravamo alla camera ardente di mia nonna, morta a 84 anni dopo una corsa all’ospedale di Fabriano, all’improvviso.
Che strane concomitanze, in queste giornate tristi.
Regalavo alle ragazze che si sposavano il libriccino “A una giovane sposa” di don Milani e, alle persone speciali, le lettere tra Simone Weil e Bousquet. Vedevo, e vedo, i libri de “La Locusta” come oggetti magici, non di questo mondo. Sempre ho sospettato che dietro a simile delicata bellezza ci fosse una mano elfica. Ma di Rienzo Colla, della sua vita, non sapevo niente. Ora, Luigi, quello che ce ne hai detto mi convince ancora di più della sua natura misteriosa. E l’idea che La Locusta potrebbe cessare per sempre mi è intollerabile. Sarebbe una terribile perdita.
Addio, Rienzo. “Addio, o re degli Elfi. Lieto sia il bosco fronzuto finché il mondo è ancora giovane. E lieto sia tutto il tuo popolo!”
Cola di Rienzo sì, nella peggiore delle ipotesi perché una nota strada dello shopping romano è intitolata a lui, ma Rienzo Colla proprio non lo conoscevo neanche io. Non si può mancare di constatare che anche i genitori hanno avuto la loro dose di audacia e originalità nel nome… non credo si tratti di un caso. Audacia chiama audacia…
Mi unisco all’abbraccio di Luigi a Rienzo Colla.
Non ho avuto modo di conoscerlo di persona ma della sua Locusta ho quasi tutti i libri del catalogo. Seguivo Primo Mazzolari e se non sbaglio Colla mise su quella piccola ma preziosa casa editrice che lui stesso mandava avanti perfino nell’impaginazione, proprio per publicare Don Primo. Poi via via gli altri grandi pensatori che scrivevano di chiesa e di Vangelo.
L’unico libretto che mi manca è proprio il tuo caro Luigi, provvederò a colmare la lacuna.
“In tempi in cui si vedevano dappertutto intellettuali criptocomunisti e cattocomunisti che dovevano essere “esiliati” che non era più possibile metterli al rogo, Colla ha inventato la sua mini editrice – La Locusta – di cui è sempre stato tutto pur nella sconvolgente umiltà.”
Non siamo capaci di resistere alla tentazione di parlare male di qualcuno neppure quando si tratta di elogiare chi non c’è più.
Da Mario Serafin ricevo questo messaggio:
Caro Luigi, ho partecipato questa mattina alla messa per il funerale di Rienzo Colla, presenti in buon numero concittadini e amici. Ha presieduto la concelebrazione, con preti autorevoli e significativi della chiesa vicentina, il vescovo emerito Pietro Nonis. Ti racconto qualcosa della sua omelia affettuosa, schietta e coraggiosa. Prendendo spunto da uno degli ultimi libretti de “La Locusta”, “Un vescovo”, ricavato da “I miserabili” di Victor Hugo, messo all’Indice nei tempi dell’Ottocento in cui Pio IX andava esule a Gaeta con al seguito Rosmini, al quale pure, e seppure preconizzato cardinale, da Roma, dalla curia papale, “in questo efficiente”, giungeva la condanna delle “Cinque piaghe della santa Chiesa”, e poi soffermandosi su Rosmini ispiratore del Concilio e oggi beato, e citando autori scelti per “La Locusta” come padre Turoldo e don Milani, Nonis ha parlato della “storia dialettica, contraddittoria della Chiesa, con la quale Rienzo Colla si è trovato a coesistere, non dico a confliggere”. Le oltre 300 voci del catalogo de “La Locusta” fanno di Rienzo “una voce che fa presente la Parola di Cristo”.
“I tempi sono cambiati, devono cambiare”, ha detto ancora l’anziano vescovo, che ha concluso citando un pensiero di Rienzo tratto da uno dei libretti riepilogativi della sua singolare esperienza di editore: “C’è bisogno di fermarsi a meditare di più, c’è bisogno di leggere”.
Un cordiale saluto. Mario Serafin
Possiedo solo tre libri della Locusta. Segnano un periodo particolare, e superato, della mia personale discussione con il cristianesimo: «Forme del mistico», con scritti di Faggin, Pasqualotto, Vannini, Frank 1988; «Non nominare invano» di Filippo Gentiloni 1987; «Lettere della guerra» Weil-Bousquet, 1987. Mi rammarico di non averne altri. Forse, e azzardo molto e me ne scuso, la natura di questa collana di libri (termine appropriato come ormai non è più possibile per quasi tutti gli altri editori) è stata quella di accompagnare le diverse conversazioni che il cristianesimo sollecita, a ognuno di noi, intorno alla sua esistenza. Spero che il lascito culturale di Rienzo Colla non venga disperso, anche se credo molto difficile la sua continuazione.
Caro Luigi, il post di debenedetti “Spero che il lascito culturale di Rienzo Colla non venga disperso, anche se credo molto difficile la sua continuazione.”
prefigura un timore che anch’io sento.
Mi chiedo e ti chiedo se questo della conservazione e del mantenimento del patrimonio culturale lasciato da Rienzo Colla non possa considerarsi un “Fatto di Vangelo”, tale da richiedere un intervento presso il vescovo reggente e/o il vescovo emerito Nonis per trovare una quache soluzione che eviti la dispersione.
Oppure, in alternativa sondare qualche istituzione/fondazione bancaria vicentina
interessata a sponsorizzare l’iniziativa.
Credo che l’azione combinata curia vicentina-fondazione bancaria o altre consimili forse potrebbe avere successo.
Non voglio forzarti la mano ma credo che tu sia la persona adatta a esperire un tentativo.
Nino non sono così ben introdotto nella realtà vicentina da poter prendere una qualche iniziativa che non sia di informazione: cercherò di sapere che ne è dell’archivio, dell’epistolario, del magazzino della Locusta. Se è stata prevista – nei lunghi anni di malattia di Rienzo – una valorizzazione o un affido. Chi ora se ne occupa o chi potrebbe occuparsene. Quando saprò, vi dirò. Ma intanto i visitatori vicentini, o comunque informati, potrebbero dirci. Mario Serafin, per esempio, che risponderebbe alle questioni qui accennate?
Albino.
Anni fa Rienzo Colla mi aveva mostrato una bozza di testamento con cui lasciava il suo archivio alla Biblioteca Bertoliana di Vicenza e, se questa non avesse accettato le sue clausole, alla biblioteca del Seminario di Vicenza.
Non so se l’incaricato dal Tribunale, il signor Silvano, abbia provveduto o si sia attivato per depositare il testamento