E’ morto a 72 anni Mino Damato: un don Chisciotte dell’aiuto ai bambini malati di Aids che non ho mai incontrato ma che ho amato per la generosità e l’improvvisazione con cui a essa ubbidiva. Fonda nel 1995 l’Associazione Bambini in emergenza che nel 1997 diviene Fondazione: afferma di essersi occupata di duemila bambini della Romania, il paese con il più alto numero di minori abbandonati e affetti da Aids. Nel 1987 aveva adottato una bambina romena con Aids che muore dopo nove anni. Improvvisa anche in politica: a più riprese candidato non eletto in liste di destra, quand’è eletto cambia gruppo e nel 2008 corre per le comunali di Roma con una lista “per Rutelli”. Dirigendo Domenica In – nel 1985-1986 – fa chiasso con una camminata in diretta sui carboni ardenti. Hanno un andamento casual anche i suoi appelli umanitari con i quali si richiama sia al Buddha sia ai Vangeli. Nella pagina La stanza di Mino del sito della Fondazione c’è una preghiera intitolata SIAMO QUI PER UN RINGRAZIAMENTO che sembra rivolta al Dio ignoto e che termina così: “Signore dai le ali alle nostre speranze / Così che anche noi / Terra terra / Possiamo imparare a volare“. Gli voglio bene per l’attitudine ad aiutare il prossimo con passi di gioco.
Un abbraccio a Mino Damato che provò a volare
18 Comments
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Bene hai fatto Luigi a ricordare Mino D’Amato.
Per certi versi un’anima inquieta, uno contro che però si metteva in gioco per servire i bisognosi come i bambini rumeni malati di AIDS.
Per questo se ne fregava di assumere posizioni politiche anche contrastanti.
Lui metteva al centro l’uomo e i suoi bisogni e tutto quello che poteva essere utile alla causa, lo metteva al servizio.
Un gran bell’esempio di altruismo e generosità.
A proposito del post precedente!!!
Era un bravo giornalista (ne ricordo svariati servizi) ed una brava persona (come testimoniato dal racconto di Luigi): lui, poi, compiva le sue scelte politiche in tutta trasparenza e senza invitare a casa sua governanti, banchieri, porporati e potenti vari (il riferimento a Bruno Vespa è del tutto voluto).
Buona domenica pomeriggio a tutti (qui, all’alba di stamane, s’è scatenato un gran bel temporale che ha parzialmente rinfrescato l’aria) !
Roberto 55
Luigi, se ti piace “l’attitudine ad aiutare il prossimo con passi di gioco”, don Gino ti piacerà. Il libriccino su di lui parte domani (al massimo domani l’altro).
L’avrei affidato volentieri a un gabbiano, ma i gabbiani si avventurano sull’Arno solo quando fa freddo (il loro posto preferito è il ponte di Santa Trinita). Così, ricorrerò all’ufficio postale.
“l’attitudine ad aiutare il prossimo con passi di gioco” …
…. ma anche “PASSI DI DANZA” per l’eleganza innata e “PASSI SUL FUOCO” perchè certe scelte si pagano scottandosi (il cuore) in prima persona, senza – per altro – inaridirsi e diventare diffidenti.
Eh …. Mino Damato i carboni ardenti li aveva nel cuore e nella testa.
forse nella testa era meglio se non li aveva (i carboni ardenti)
Un contributo importante oggi sul CORRIERE http://www.corriere.it/cronache/10_luglio_18/cazzullo_intervista_scola_55737a98-9247-11df-a4a6-00144f02aabe.shtml
Desolante notare che un uomo nobile e dal cuore grande come Mino D’Amato venga ricordato dalla grande maggioranza dei commenti più o meno giornalistici come semplicemente autore di una camminata sui carboni ardenti. Mino, ovunque tu sia ora, fatti una risata e non li considerare.
Ovviamente non è questo il caso. Anzi. Ringrazio Luigi proprio per la delicatezza e l’affetto che si leggono nelle sue parole. A differenza di altre cose preconfezionate lette qui e là.
@tonizzo,
i carboni ardenti sono solo una “scusa” di un qualcosa di fatto per dire che un cuore ed un’intelligenza come quella di Mino sono veramente ardenti come tizzoni.
un’immagine per un dato di fatto scritto con la vita.
Concordo con Tonizzo.
Anche se devo dire di essere rimasto sorpreso della assenza,da parte del dr Luigi, di una qualsiasi parola su Giuseppe De Carli.Ma capisco anche che,talvolta,il dolore può smorzare le parole.Conoscevo De Carli personalmente ed è stato un grande colpo per me e per tutti quanti avevano il privilegio della sua amicizia,dover metabolizzare la sua scomparsa.
Di Giuseppe si potrebbe dire che i “passi” erano non di danza e non di gioco, ma “silenziosi”: più di una volta mi sono ritrovato a “gestire” assegni da far recapitare ad Associazioni o a singoli.Anche questi “passi silenziosi”nell’aiutare il prossimo sanno raccontare la discrezione estrema di un uomo che ha scelto di andarsene da solo e in silenzio,così come parlano del suo amore per gli altri che si è concretizzato nel non divulgare alcuna notizia sul suo stato di salute.Poteva sembrare rude e con un carattere impossibile,invece era dolce e con tanto amore nei fatti.
In Giuseppe e in Mino si ritrova quella idea di “carità” che dovrebbe abitarci tutti,al di là di idee,colori,religioni:quella bandiera sotto cui gli uomini del mondo dovrebbero sapersi unire.
Un abbraccio ad entrambi
ps:bentornata Marta09!!!è un piacere rileggerla
“Non abbiamo bisogno dei miracoli per credere, né di successi per perseverare.” (Mino Damato)
E’ strano che proprio oggi abbia letto questa frase di Mino Damato, proprio oggi quando la Parola di Dio odierna parla proprio di questo (Mt 12,38-42).
Strano, ma bello. Quasi un omaggio a Mino dall’Alto, un omaggio a tutte le persone come lui che oltre a credere, aiutano anche il prossimo a credere e fanno sì che le parole umane abbiano gambe per andare dove serve e braccia per fare ciò che serve; parole umane che non sono vuote, ma piene di vita ritrovata ed apprezzata.
Benedetti sono coloro che hanno incontrato di persona uomini come Mino, come Giuseppe … credo che per loro sia stato come incontrare “l’ombra di Gesù” la stessa cosa che ha sperimentato San Pietro la cui ombra operava miracoli e guarigioni.
P.S: grazie e bentrovato rossocardiinale … sono stata un po’ zitta, ma ho sempre letto.
Confido che presto Luigi ci offrirà il suo ricordo personale anche di Giuseppe De Carli.
Ben rtrovata, Marta / Lidia: ci mancavi.
Buona notte e buona settimana a tutti: vado al mare per qualche giorno e tornerò domenica.
Roberto 55
Marta si riaffaccia indaffarata a un giorno dalla lettura che la riguarda nel Vangelo domenicale e a dieci giorni dalla festa di Santa Marta. Auguri anticipati, immaginando quanto sarai occupata quel giorno.
Ricorderò De Carli tra poco nell’ottavo giorno che è oggi.
No, no Luigi, è stato un periodo in cui … ehm … ho fatto cambio con mia “sorella” Maria, adesso abbiamo càpito tutte e due che si ascolta insieme e lavora insieme, ma prima si ascolta, CI SI ASCOLTA.
… e non sarò “occupata” quel giorno, o meglio, sarò occupata ad ascoltare “ai peidi del Maestro” …
Ciao Luigi e ciao a tutti
Marta, apprezzo la metafora sui carboni ardenti. Ma questo non credo sia il messaggio filtrato da altri media. Qui è riuscito a filtrare, ma il nostro è un ambiente e clima diverso.
Odio gli stereotipi, ecco tutti. Così com’è stato per Pietro Taricone: un uomo intelligente, preparato, laureato in Legge. Un bravo attore che sapeva fare il suo mestiere, che non si è mai piegato al teatrino post Grande Fratello e ha fatto di tutto per metterselo alle spalle. Quando è morto invece è stato indicato come ‘O guerriero e come il primo a fare sesso sotto le telecamere del GF. Davanti al dolore di una vedova e di un’orfana (chiamiamo le cose col loro nome) questi atteggiamenti mi sanno di sciacallaggio e insulto al morto.
Secondo me, Marta (bentornata!), se le due sorelle, disgraziatamente, avessero davvero “capito che si ascolta insieme e si lavora insieme, ma prima si ascolta, ci si ascolta”, la cosa diventerebbe grave: sarebbe il trionfo delle “molte cose”; significherebbe che nessuno ascolta, nessuno serve, nessuno mangia più veramente.
A pensarci bene, sembra che sia successo proprio questo.