“Ho cercato di conservare la speranza così come si tiene la testa sopra il pelo dell’acqua”: parole di Ingrid Betancourt nella Lettera dall’inferno. A mia madre e ai miei figli pubblicata oggi da Garzanti. Un messaggio dalla giungla che ognuno dovrebbe leggere in nome della dignità dell’uomo. Mando un abbaccio a Ingrid, da sei anni tenuta sotto sequestro da un gruppo di guerriglieri colombiani e – per invogliare i visitatori alla lettura – riporto ancora questo suo sogno di donna: “Mi vestirò di malva chiaro quando abbandonerò il verde-prigione di questa giunga”. – Curiosa coincidenza: nell’enciclica Spe salvi Benedetto al paragrafo 37 aveva scritto ”questa è una lettera dall’inferno” a proposito di un mesaggio dalla prigione del martire vietnamita Paolo Le-Bao-Thin – messaggio nel quale, come nel testo della Betancourt, sofferenza e speranza convivono come sorelle abbracciate. “Prego per questa ragazza – conosco bene la difficile situazione in cui si trova” ha detto il 6 febbraio Benedetto alla mamma di Ingrid.
Un abbraccio a Ingrid Betancourt
9 Comments
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La sorte della povera Ingrid è una tragedia. Ma non diversa da quella che han subito e subiscono a tutt’oggi centinaia di poveri esseri umani, di martiri. Basti pensare che verso alla fine della dittatura in Argentina si contarono oltre 30.000 scomparsi, desaparesidos. La procedura era sempre la stessa: le irruzioni effettuate di notte: l’abitazione veniva circondata da auto senza targa, la porta buttata giù a calci, uomini in borghese con armi in pugno entravano malmenando chiunque opponesse resistenza. Una volta presa la persona ricercata (in genere giovani), veniva portata via ed alla famiglia si diceva che se volevano rivedere il loro caro, Il regime argentino adottò una strategia diversa, più subdola rispetto alla dittatura di Pinochet in Cile dove si spariva sotto gli occhi di tutti, in pieno giorno, senza troppi problemi. In Argentina apparentemente era tutto “normale” e nella normalità si svolsero i mondiali di calcio del ’78. Invece alla fine della dittatura si contarono oltre 40.000 desapaidos. E che dire della prigione delle tenebre di Guantanamo. Ora si chiede all’Amministrazione statunitense di «fare luce sulla prigione delle tenebre», ricordando che «nessuna persona, quale che sia il suo presunto crimine, dovrebbe essere detenuta in prigioni segrete o essere sottoposta a torture del genere” e molta di questa povera carne da macello era di figli di italiani immigrati…
In Terra Santa tra i tanti siti archeologici ce n’è uno che mi ha impressionata moltissimo : si tratta enorme fossa interamente scavata nel sottosuolo a mo’ di imbuto, le pareti sono di roccia calcarea gelide e puzzolenti a causa della profondità e mancanza di luce. Solo di recente sono stati scavati dei gradini rudimentali per permettere ai pellegrini di accedervi all’interno poiché in origine i condannati venivano, dopo tortura e flagellazione calati in quelle infernali cavità per poi richiudere l’imboccatura. Ho ho provato a scendervi, ma sono dovuta immediatamente risalire in superficie per un attacco di claustrofobia. Ebbene in quella fossa venne calato Gesù dopo il supplizio e molti altri dopo di Lui, sono visibili degli schizzi di sangue dei segni graffiti tracciati col sangue dei condannati. Ecco, credo che in questi 2000 anni non sia cambiata di molto la crudeltà umana, e chissà quanti martiri come il Signore stanno tribolando in questo momento…
..”se volevano vedere il loro caro avrebbero dovuto tacere sull’accaduto, divenire in sostanza complici dei carnafici..”
P.S
rileggendo mi sono accorta della frase incompleta…
Giusto, guarda qua.
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/190681
ORRORE !!!
Mi unisco all’abbraccio ad Ingrid.
Terribile ciò che sta avvenendo in India.
Un saluto a Luigi, a Clodine e a tutti i bloggers.
F.
A Clodine: ma Gesù dopo il supplizio non fu portato nel sepolcro nuovo di Giuseppe d’Arimatea?
In quella fossa orrenda, ad imbuto, profondissima, dott. Luigi, il Signore venne rinchiuso sia prima che dopo il flagello avvenuto nel lisostrotos. Quindi venne estratto e caricato del martirium -grosso legno trasversale il quale legato con corde alle braccia serviva a comporre la croce- dopo di che inizia il percorso nella via dolorosa che lo conduce al calvario dove trova la morte nella maniera che tutti conosciamo.
In quel luogo venivano scaraventati i corpi sanguinolenti dei condattati sia prima che dopo il supplizio, quindi corpi maciullati e non . Probabilmente Gesù la condivise con altre persone, i ladroni sicuramente. Tuttavia non vi sostò molto sia a causa delle condizioni fisiche piuttosto critiche a causa del flaggelo che era sfuggito di mano, che in vista del sabato…
un caro saluto
premetto che è un percorso lunghissimo la via dolorosa. Praticamente dall’esterno si entra dentro la città vecchia -una specie di gasba, piena di vuizze e botteghe, gente che vende , che urla, chi fuma incurante delle continue ” Via Crucis” che noi cristiani percorriamo a memoria del nostro Signore crocifisso. Senza rispetto ci ridono in faccia, sia gli arabi che gli ebrei, i quali continuano imperterriti ad urlare a strattonarci per attirare l’attenzione sulle loro mercanzie: chi ti fuma addosso nei momenti di riflessione tra una stazione e l’altra mentre stuoli di ragazzini scalzi e nudi ti girano attorno per venderti rosari a basso costo. Non è cambiato nulla da quando Gesù vi passò carico della croce- alla fine si sbuca sul tetto della basilica costantiniana del S.Sepolcro. Su quel tetto, rinchiusi in piccolissimi sgabbuzzini anneriti di muffa vi soggiorna una comunità di monaci eritrei. Quindi Si scendono degli scalini angusti e ci si ritrova all’interno, dove un fortissimo profumo frammisto di cera incenso e nardo invade le narici….e poi una lunga fila per baciare la sacra pietra dove il Signore venne deposto, unica testimone della Resurrezione…e lì il cuore si ferma!
La condizione dei cristiani sul pianeta è quella delle liturgie di Roma, Costantinopoli, Mosca, Canterbury e Ginevra, o quella della “via dolorosa” di Gerusalemme?
Grazie Clodine della tua descrizione dal vivo. Due volte sono stato nei luoghi che descrivi e tutto ritrovo, compresi i fuligginosi monaci eritrei, ma non conoscevo la latomia dei flagellati.