Un bacio a Carla e Davide che accolgono i profughi

Come il colibrì. Abbiamo iniziato questo esperimento nel 2011 ed abbiamo ricevuto così tanto da questi ragazzi che con la grande migrazione del 2014 abbiamo scelto di ampliare questo servizio. Diamo i nostri numeri di cellulare ai ragazzi e loro ci chiamano quando qualcosa non va. A volte hanno bisogno di aiuto, altre volte vogliono semplicemente raccontare qualcosa. All’inizio – dice Carla – avevo timore di non riuscire ad integrarmi con loro essendo io donna e loro tutti musulmani. Ecco, questo è un mito da sfatare. Non solo non ho mai avuto questo problema, ma abbiamo accolto coppie miste di cristiani e musulmani. Molti vengono dall’Africa nera e quasi tutti sono passati per la Libia, chi per cercarvi lavoro, chi per fuggire da situazioni già difficili. Hanno trovato un paese in cui non ci sono più regole e il razzismo degli arabi nei confronti dei neri è fortissimo. Capita che i bambini arabi si procurino delle pistole e giochino al tiro a segno con i ragazzi di colore. Restiamo legati ai tanti passati sotto al nostro tetto e ora spostati in altre zone. Qualcuno siamo andati a trovarlo in Puglia, abbiamo preso un treno notturno e siamo stati là 3 giorni. Ci immedesimiamo nella storia del colibrì che vuole spegnere un incendio portando una goccia d’acqua col becco. Il leone lo rimprovera dicendogli che non riuscirà a spegnerlo, ma lui risponde: io faccio la mia parte.