Da tempo vado proponendomi di tenere un diario delle parole più errate che vengono scambiate sui due fronti della guerra di Ucraina. Lo apro oggi e parto da Dmitrij Medvedev, già presidente e già premier della Federazione Russa, nonchè attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza: insomma, uno che per la posizione che ricopre dovremmo poter paragonare a Mattarella, o Draghi, o Amato. Il sagace Dmitrij parla degli “occidentali” e degli “europei” come imbecilli, bastardi, degenerati, feccia. Questo quanto agli appellative. Quanto invece ai contenuti dice che si impegna anima e corpo per farci “sparire”. Nei commenti alcune sue parole alate e una mia noterella. Attenzione: parto dal più furbo ma non mi fermo a lui. E il prossimo loquente lo prendo dall’Occidente.
Ucraina – la guerra delle parole – parto da quelle “mai udite prima” di Dmitrij Medvedev
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Dmitrij Medvedev dixit. Ha scritto il volenteroso Medvedev due giorni addietro su Telegram: “Mi viene spesso chiesto perché i miei post sono così duri. La risposta è che li odio. Sono bastardi e degenerati. Vogliono la nostra morte, quella della Russia. E finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire”.
Mostriciattolo. Se qualcuno dei visitatori dispone di altri testi probanti di Medvedev li segnali: potrebbero essere utili a intendere la lingua di quest’uomo. Leggo che il 13 aprile aveva definito Zelensky «un mostriciattolo». Per il momento mi fermo a questi reperti. Dico che non ho trovato nulla di peggio in queste settimane. E aggiungo che le parole sono importanti. Lo sono sempre e lo sono anche in guerra. E’ ciò che esce dall’uomo che contamina l’uomo e anche i vicini, i dirimpettai, gli avversari. Le parole dei capi possono dare un’idea di dove siamo arrivati, o di dove stiamo per arrivare. Le parole che ci stiamo scambiando sull’Ucraina sono ogni giorno più preoccupanti. Una volta Putin disse che avrebbe potuto colpire “immediatamente” con armi “mai viste” chi avesse osato attentare alla sicurezza dell Russia. Parafrasandolo dirò che Medvedv ci ha colpito con parole “mai udite”.